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COMUNICAZIONE

COMITATO ECONOMICO E SOCIALE E AL COMITATO DELLE REGIONI Promuovere

l’apprendimento delle lingue e la diversità linguistica: Piano d’azione 2004-2006, pp.8-9

13

trentadue paesi europei e il CLIL viene considerato come un approccio innovativo

nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere, essendo allo stesso tempo un

modello di apprendimento di lingua e di contenuto.

In conclusione, le iniziative e i progetti CLIL hanno trovato nel corso degli anni

sempre più sostegno: l’apprendimento di materia attraverso una lingua straniera viene

considerato un modo per migliorare e diversificare l’insegnamento delle lingue.

Attualmente, il CLIL può essere considerato un utile strumento per la promozione della

conoscenza delle lingue comunitarie e, di conseguenza, del plurilinguismo e

dell’integrazione dei popoli in Europa.

2.2 Il CLIL in Italia

In Italia sono state numerose le iniziative che hanno portato all’introduzione

della metodologia CLIL nelle scuole. Mentre in alcune regioni come la Valle d’Aosta e

il Trentino Alto Adige c’era già una tradizione di educazione bilingue, nel resto d’Italia

si hanno le prime esperienze di insegnamento di discipline non linguistiche in lingua

straniera tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta, quando i progetti

ministeriali hanno permesso la nascita di licei europei e internazionali in cui una o più

materie curricolari vengono insegnate in lingua straniera.

Nel panorama normativo italiano si riscontra un primo richiamo al CLIL con la

Legge sull’Autonomia Scolastica (D.P.R. del 15 marzo 1999, n. 59), con la quale si

permette ad ogni istituto scolastico di avviare dei progetti che rispondano alle esigenze

delle singole scuole. Tra tali progetti rientra anche la possibilità di insegnare discipline

non linguistiche in lingua straniera. La legge sull’Autonomia scolastica, dunque, ha

14

avviato la possibilità di realizzare moduli CLIL nelle scuole di ogni ordine e grado:

nonostante le scuole superiori abbiano avviato un maggior numero di esperienze, hanno

offerto esperienze più significative le scuole primarie e medie.

Dal 2000, è stato decisivo il Progetto Lingue 2000, finalizzato al rinnovamento

dell’insegnamento e dell’apprendimento delle lingue straniere, in particolare della

lingua inglese, attraverso l’acquisizione di precise competenze comunicative da parte

degli allievi di ogni ordine e grado.

Tuttavia fino al 2009, in Italia, l’apprendimento integrato di lingue e discipline

non linguistiche non era incluso nei programmi ufficiali, tranne che per le classi bilingui

dei licei europei. Di conseguenza, nonostante un numero sempre maggiore di docenti di

lingua straniera proponesse, in collaborazione con docenti di altre discipline, lezioni

basate sull’apprendimento integrato di lingua e contenuti tramite la metodologia CLIL,

si trattava comunque di progetti che erano il frutto di singole iniziative.

La metodologia CLIL diventa obbligatoria con la Riforma del ministro Gelmini

e riceve, dunque, la sua regolamentazione giuridica con l’entrata in vigore dei decreti

attuativi della riforma: D.P.R. 87/2010 (riguardante gli istituti Professionali), D.P.R.

88/2010 (riguardante gli istituti Tecnici), D.P.R. 89/2010 (riguardante i Licei).

L’insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera secondo la

metodologia CLIL è stato introdotto nei Licei Linguistici già a partire dall’anno

scolastico 2012/2013. Per gli altri Licei e per gli Istituti tecnici il CLIL è previsto

solamente nel quinto anno e per una sola disciplina, mentre per gli Istituti Professionali

l’attuazione della metodologia CLIL non ha carattere di obbligatorietà ed è rimessa

all’autonomia delle istituzioni scolastiche. 15

La metodologia CLIL viene menzionata anche nella Legge 107 del 13 luglio

2015 (la Buona Scuola del governo Renzi), che ha incoraggiato la sperimentazione di

attività CLIL anche nel primo ciclo. Infatti, tra gli obiettivi formativi prioritari c’è la

valorizzazione e potenziamento delle competenze linguistiche, auspicando l’utilizzo

9

della metodologia CLIL in tutti i gradi e gli ordini di scuola .

È importante sottolineare che dai vari Rapporti Eurydice emerge che l’Italia è in

linea con gli altri paesi europei in quanto a offerta formativa diffusa in tutti i livelli

scolastici ed emerge che l’Italia segue una politica di inclusività, in quanto le classi

CLIL possono essere attivate senza selezionare gli alunni in base alle loro attività

10

linguistiche o alle capacità nelle materie insegnate in lingua straniera .

2.3 L’insegnante CLIL

L’interesse della Commissione Europea per la figura dell’insegnante CLIL e le

sue competenze è sempre stato molto forte. I compiti dell’insegnante CLIL non si

basano solo sulla sua competenza linguistica o disciplinare, ma bisogna tener conto

anche di altre competenze, come quella metodologica, didattica, comunicativa e

relazionale. Questa precisazione esclude la possibilità di affidare il CLIL solo a docenti

madrelingua, in quanto è necessario che ci sia un alto livello di competenza paritario

della lingua e della disciplina. Il docente deve operare scelte didattiche che permettano

di snellire i contenuti e di renderli comprensibili agli studenti e deve essere in grado di

9 Cfr. Rachidi S., Youcanprint, 2016, Tricase, pp. 17-30.

CLIL. Un’immersione nella lingua straniera,

Ting Y.L. Teresa, Libreriauniversitaria.it edizioni, Padova,

10 Fare Clil. I perchè, i principi, le prove,

2018, pp. 14-15. 16

scegliere degli approcci che siano produttivi, attivi e interattivi. Infatti, è importante che

gli studenti non siano percepiti come soli ascoltatori, ma è necessario che il docente sia

in grado di attivare processi di scoperta, supposizione e soluzione di problemi.

Nel rapporto Eurydice del 2006 si delinea la figura dell’insegnante europeo

CLIL:

L’insegnamento di tipo CLIL richiede agli insegnanti, ed è ciò che

caratterizza il loro profilo, la capacità di insegnare una o più materie del

programma di studi in una lingua diversa dalla lingua di insegnamento

usata abitualmente e, attraverso questo processo, di insegnare la lingua

11

stessa. Questi insegnanti hanno quindi una doppia specializzazione .

Al di là delle diverse caratteristiche che la formazione del docente CLIL assume

nei diversi paesi europei, nella ricerca Eurydice Key Data on Teaching Languages at

School in Europe (2012) emergono alcuni punti in comune: nella maggioranza dei paesi

ai docenti viene richiesta una laurea in lingue o di dimostrare una sufficiente

conoscenza della lingua (livello B2 o C1).

Per ciò che riguarda la formazione dei docenti CLIL in Italia, a partire dal

gennaio 2011 con il Regolamento per la formazione (n. 244/2010) si è stabilito che tutti

i futuri docenti, per conseguire l’abilitazione per le scuole di ogni ordine e grado,

devono essere in possesso di valutazione o certificazione di competenze linguistiche in

lingua inglese di livello B2. L’articolo 14, in particolare, stabilisce che si diventa

11 INDIRE, Apprendimento integrato di lingua e contenuto (Content and Language Integrated

I Quaderni di Eurydice Italia, 2006, p. 44.

Learning – CLIL) nella scuola in Europa, 17

docenti CLIL con un Corso di perfezionamento per l’insegnamento di una disciplina

non linguistica in lingua straniera.

Sono stati emanati diversi decreti ministeriali che regolano l’azione formativa. Il

decreto del 30 settembre 2011 definisce i criteri e le modalità per lo svolgimento di tali

corsi di perfezionamento: sono stabilite le finalità del corso e l’articolazione dei 60

crediti formativi universitari; possono accedere al corso i docenti in possesso sia

dell’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado sia di

competenze linguistiche certificate al livello C1.

Per i docenti in servizio il decreto del 16 aprile 2012 ha previsto un corso di

perfezionamento di 20 cfu. Le competenze richieste al docente CLIL riguardano tre

ambiti: linguistico, disciplinare e metodologico-didattico. Nel primo rientrano la

competenza nella lingua straniera di livello C1, le competenze linguistiche adeguate alla

gestione di materiali disciplinari in lingua straniera e la padronanza della microlingua

disciplinare (lessico specifico, tipologie discorsive, generi testuali ecc.). Per ciò che

riguarda l’ambito disciplinare si richiede al docente di utilizzare i saperi disciplinari in

coerenza con la dimensione formativa dei curricula nelle materie relative al proprio

ordine di scuole e di trasporli in chiave didattica integrando lingua e contenuti. Infine,

per quanto riguarda l’ambito metodologico-didattico, il docente deve essere in grado di

progettare percorsi in sinergia con i docenti di lingua straniera e di altre discipline; di

reperire, adattare, creare, materiali e risorse didattiche per ottimizzare le lezioni,

utilizzando anche le risorse tecnologiche e informatiche; di realizzare autonomamente

un percorso impiegando metodologie e strategie finalizzate all’apprendimento attraverso

la lingua straniera; di elaborare e utilizzare sistemi di valutazione condivisi e integrati,

coerenti con la metodologia. 18

In materia di formazione dei docenti CLIL, di assegnazione dei corsi di

formazione e di fondi stanziati per il loro finanziamento si sono succeduti nel tempo

diversi Decreti Ministeriali. Inoltre, accanto alla formazione istituzionale, sono sorte

anche delle iniziative di formazione attuate da singole scuole o reti di scuole, che hanno

avvertito l’esigenza di preparare i propri docenti. Esistono, infine, corsi di formazioni

12

CLIL online o blended, organizzati da associazioni professionali .

12 Ting Y.L. Teresa, Libreriauniversitaria.it edizioni, Padova,

Fare Clil. I perchè, i principi, le prove,

2018, pp. 17-19; Ricci Garotti F. , Il futuro si chiama CLIL. Una ricerca interregionale

IPRASE del Trentino, Trento 2006, pp- 48-49.

sull’insegnamento veicolare, 19

CAPITOLO 3

Il CLIL e la filosofia: una scommessa per docenti e alunni

3.1 L’insegnamento della filosofia

Filosofia, dal greco “amare” e “sapienza”: “amore del sapere”.

phileîn sophía

Ma cos’è il sapere oggi e qual è il senso della filosofia per i ragazzi? Oltre allo studio

sistematico dei vari filosofi e del loro pensiero, l’insegnamento della filosofia ha una

missione: formare menti autonome e critiche. In questo modo, la scuola diventa il luogo

dove si sviluppa il proprio senso critico e dove si insegna ad esercitare la propria

capacità di ragionare correttamente. Come ha sottolineato Pietro

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
30 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DadaBen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Content and Language Integrated Learning e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Nitti Paolo.