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GEOLOGIA
Morfologicamente il territorio comunale è caratterizzato da una varietà paesaggistica: a nord formato da
un paesaggio a terrazzamenti, a nord-est da un anfiteatro di medi rilievi collinari, a sud da un terreno
pianeggiante che condivide con la parte nord-ovest dei comuni della provincia reggina, il quale a più
ampia visione si ricollega alla vasta pianura alluvionale, che raggiunge le falde dell’Aspromonte. Il
territorio pianeggiante è attraversato da alcune piccole vene fluviali e dal più importante fiume Mesima.
Infine ad ovest, a ridosso della costa sabbiosa costituita da piccole particelle, si distribuisce una lunga
fascia di pineta mediterranea, che si qualifica come ultimo residuo di vegetazione fitta.
ultimi contrafforti meridionali dell’altopiano del Poro, che si affacciano a
Nicotera è impiantata sugli
picco sul mare, su di un’ampia “platea” granitica, con impalcatura di base costituita da formazioni
metamorfiche del paleozoico, con prevalenza di paragneiss e scisti biotici in associazione con orto gneiss-
granitoidi e graniti. Questi sono in prevalenza omogenei: di colore bianco-grigiasto, con ortoclasio e
oligoclasio lattei, e presenza di quarzo incolore talora in concentrazioni a bande; lievemente discordanti e
5
rari, graniti con ortoclasio rosa geminato .
da “Marmi Antichi” di Patrizio Pensabene, p.85
5 A. Solano, Su una cava romana di granito a Nicotera, 9
Giuseppe Lombardo, “Il ”
castello di Nicotera: storia e vicissitudini
Infatti dall’antichità sul territorio comunale non mancano cave di granito, già per i Romani era un
importante comparto economico-sociale, per estrarre il detto materiale da utilizzare nei lavori edili e per
l’esportazione, questa prassi continuò per molti secoli avvenire.
Il centro contemporaneo si è sviluppato nella zona nord-est del tessuto storico e del castello, in una zona
pressoché pianeggiante.
Poi, spingendosi verso nord a partire dall’ubicazione attuale della città, è un territorio costiero ripido,
composto da rocce granitiche, la cui composizione è rappresentata da muscovite, sillimanite e allanite,
perciò la struttura petrografica è caratterizzata da quarzo come materiale essenziale.
A quanto detto, mentre gli altri graniti sono composti da orneblenda, il nostro granito composto da quarzo
è classificato di “Nicotera” (marmor nicoterensi). 10
Giuseppe Lombardo, “Il ”
castello di Nicotera: storia e vicissitudini
DAL VI ALL’XI
Cap. I - BIZANTINI, UNA LUNGA PRESENZA SECOLO
quindi l’antropizzazione
Per sommi capi la presenza bizantina, e della Calabria si fa coincidere già con la
guerra greco-gotica, consumatasi alla prima metà del VI secolo, dove si avvia una lotta per il possesso di
questa provincia; in questo lasso di tempo tra IV e VI secolo si percepisce anche un marcato cambiamento
–
degli antichi centri iniziato già un secolo prima -, con il passaggio dalla città romana al castrum
altomedievale.
Gli aspetti militari e strategici per il saldo controllo del territorio, sono il fenomeno più caratteristico delle
operazioni bizantine in questa terra, e di conseguenza ci fu una continua evoluzione insediativa dei centri,
in quanto nel lungo arco di tempo che va dal VI al X-XI secolo, la Calabria fu invasa da popoli diversi.
Con la prima conquista bizantina avvenuta defitivamente nel VI secolo, si concretizzò un generale
continuava la generale crisi della città e dell’amministrazione romana, ed
cambiamento in diversi ambiti;
alcuni principali centri persero il ruolo di città-territorio, nella zona di alcune di esse ritornarono in auge i
vicus, che gravitavano intorno alle villae dei possessores, vale a dire insediamenti a carattere produttivo
basate sullo sfruttamento del territorio agricolo, perciò agglomerati incastonati al centro di territori rurali.
Tra le prime trasformazioni citiamo Blanda, Temesa, Turium, Thurii, Scolacium, Locri.., tutte ubicate
nelle strisce fertili costiere, e connotandosi in realtà rurali .
In epoca tardo antica, il territorio della Calabria era suddiviso in proprietà terriere, e l’elitè urbana tra cui
all’economia terriera,
anche possessores, che godevano questi fondi agricoli, iniziavano ad interessarsi
iniziando ad investire in questi luoghi e lasciando da parte la vita urbana, creando al centro la loro
scrive: “Ritornino i proprietari
residenza (ville rustiche). Anche Cassiodoro a proposito del Bruzio e i
funzionari del Bruzio alle loro città; poiché ci sono i coloni che coltivano i campi, abbiano la pazienza di
allontanarsi dai loro possessi fondiari, giacché ad essi abbiamo concesso delle cariche con pubblici poteri
che meritano di essere onorati”. continua a descrivere la fertilità e l’opulenza del
Cassiodoro
territorio Bruzio, ma conclude così:«E tuttavia i possessores non vogliono dedicarsi alla cura di questa
Provincia, che però proclamano di prediligere a patto che se ne stiano nelle loro terre».
Nei pressi di queste ville raggruppano la manodopera agricola ed artigianale, creando insediamenti
chiamati vicus, che fiancheggiano queste villae.
Questi centri rurali, diventeranno luoghi di convergenza di tutte le produzioni agricole dei latifondi
circostanti, molti di essi erano già importanti stationes, ovvero luoghi di sosta e di rifornimenti, sulle
strade litoranee, provvisti di porti e di importanti vie di comunicazioni, tra questi annoveriamo sul
versante tirrenico Paola, Nicotera e Taureana e sul versante jonico Altanum (zona di Palizzi), Caulonia e
Roscianum (Rossano).
Il fenomeno di questo insediamento territoriale, si concretizza archeologicamente nel lusso delle villae
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sempre più frequentate dai padroni, che vi si fanno seppellire, arredate di terme e di teatri .
estratto da “Atti del XXXVIII
6 G. Noyè, I centri del Bruzio dal IV al VI secolo, Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 2-4 ottobre
1998”, Taranto 2000, distribuito in formato digitale da Reti Medievali; 11
Giuseppe Lombardo, “Il ”
castello di Nicotera: storia e vicissitudini
Alcuni centri come Reggio, Crotone e Vibona, già in epoca magno greca e romana erano capisaldi
strategici ed amministrativi, e grandi porti in grado di accogliere le navi di un certo tonnellaggio, dove
convergono le merci locali e che ridistribuiscono le importazioni africane ed orientali, perciò fiorenti
anche nell’età proto-bizantina.
Reggio sullo Stretto diviene sede del corrector della provincia, poi del Ducato Bizantino, grosso mercato
dell’olio e del vino prodotti dal suo territorio densamente popolato, e base nella rotta delle navi dalla
o dall’Oriente verso Roma.
Tunisia di
In questo periodo, le importanti città a trazione commerciale, nonché portuali videro l’installazione
tra l’antico
nuovi quartieri artigianali e di magazzini, perimetro urbano ed il mare.
Anche Crotone, specialmente durante la guerra greco-gotica mantiene il suo ruolo strategico militare ed
assieme a Reggio fino all’VIII secolo diventa punto di frequentazione per i
economico, e dopo Otranto
Bizantini. Infine Vibona nel VI secolo, aveva funzione di deposito commerciale; da studi archeologici un
muro di contenimento per le alluvioni fu costruito nel porto di Bivona, da dove il legno e la pece sono
7
ancora imbarcati verso Roma .
Con l’arrivo di Belisario e le sue armate, la situazione in Calabria era anche caratterizzata da una fase
delle grandi famiglie latifondiste,
acuta di crisi della città e dell’apogeo che fra V e VI secolo erano
favorite dal governo goto, ricevendo sgravi fiscali e assenza di controllo militare. I grandi proprietari
terrieri avevano possibilità di manovrare i propri rustici, spingendoli ad atti di brigantaggio contro il
governo o procedendo a vere e proprie leve in occasione della guerra (a favore dei Bizantini), aveva
riportato alla ribalta il mondo del saltus, ovvero il retroterra montagnoso da sempre temuto dai Romani,
quale regno delle barbarie. La ruralizzazione del paesaggio calabrese non è dunque il risultato di
un’imprecisata crisi economica 8 .
9
Ghisline Noyè ha pensato che potrebbe essere questo il momento in cui la città si trovò marginalizzata di
fortificati dell’interno,
fronte ai grandi dominii, e anche il momento in cui si getterebbero le fasi dei centri
diretti discendenti degli oppida italici smantellati dai Romani.
Nel 536 il generale Belisario approdò a Reggio, dove trovò una città priva di fortificazioni e di mura, gli
abitanti anche per questo erano in odio verso i Goti, così il Generale Bizantino riuscì a conquistare la città
senza sforzi, e a detta dello storico/cronista Procopio che lo seguì nelle sue battaglie, sappiamo che la
città non era fortificata da molto tempo prima. Da qui iniziò la risalita verso l’Italia, per avviare la
cacciata dei Goti.
Anche a Rossano i Bizantini avevano un phourion, cui Totila si insediò sotto le mura con le sue truppe tra
il 549-550 tentando di assaltare, ma senza successo, così la Calabria come tutto il Meridione nella
definitivamente nell’orbita bizantina
seconda metà del VI secolo entrò .
(fig.1)
7 Ibdem; Editore M. D’Auria, Napoli 2008, pag. 57;
8 R. Arcuri, La Calabria nella guerra greco-gotica di Procopio di Cesarea, Editore M. D’Auria, Napoli
9 G. Noyè, Villes economie, estratto da R. Arcuri, La Calabria nella guerra greco-gotica di Procopio di Cesarea,
2008, pag.58; 12
Giuseppe Lombardo, “Il ”
castello di Nicotera: storia e vicissitudini
Figura 1: Calabria e Meridione bizantino
Di città prive di fortificazioni e di mura, sotto i Goti, troviamo anche il caso di Crotone, a questo, sempre
“la
a detta di Procopio ci tramanda che: mentalità bizantina interpretava la città con mura o dotata di
in cui l’esercito poteva posizionarsi e di sostenere un assedio anche a lungo raggio nel territorio
phouria,
circostante”. l’esportazione, ma con tempi molto
La guerra sicuramente dovette disturbare i processi di produzione e
brevi per rilevare tracce archeologiche. Probabilmente vi furono periodi di interruzione all’economia delle
dovette essere la crisi generalizzata nel VI secolo dell’intero
esportazioni. Di particolare importanza,
che giustificava l’esistenza del latifondo dell’età precedente.
gruppo sociale,
Fu infatti la scomparsa di questo gruppo, forse per gli stermini durante la fase della guerra con Totila, a
segnare la crisi delle strutture edilizie del territorio, ovvero le grandi ville produttivo-residenziali, che non
si ripresero neanche con il rit