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2.2 IL CAPM COME MODELLO DI FATTORIALE
Con l’espressione “modello fattoriale di mercato” si spiega l’andamento
di un particolare mercato a partire da un numero ridotto di fattori comuni
o esplicativi, che rappresentano una sintesi del sistema economico. Una
21
delle proprietà rilevanti del CAPM è che è possibile caratterizzare il
trade-off rischio rendimento per tutte le attività trattabili sul mercato
senza tener conto dell’intera matrice di correlazione tra il rendimento, ma
limitandosi a considerare solamente la correlazione tra il rendimento di
ogni singola attività e il rendimento del portafoglio di mercato.
Questa proprietà dipende dal fatto che il CAPM può essere interpretato
come modello fattoriale, detto anche mono fattoriale o mono-indice,
ipotizzando che i movimenti imprevedibili dei rendimenti di tutte le
attività di mercato siano spiegati dai movimenti di un unico fattore
comune, che è individuato nel rendimento del portafoglio di mercato.
Questa rappresentazione è basata sull’osservazione empirica che i prezzi
dei singoli titoli tendano a muoversi nella stessa direzione del mercato
nel suo complesso; costituisce però, un’ipotesi fortemente semplificativa.
L’attuazione di questa ipotesi ha condotto alla costruzione dell’Arbitrage
un’estensione del CAPM.
Pricing Theory (APT),
L’approccio statistico utilizzato per spiegare la relazione lineare tra il
rischio e il rendimento è quello tipico della regressione lineare in cui,
comunque scelte due variabili aleatorie Y e Z, con Var(Z) > 0, sia
sempre possibile esprimere Y come:
Dove X è una variabile aleatoria con Cov(X,Z) = 0, cioè correlata con Z,
e il coefficiente β è definito come :
(2.2.b) ( )
( )
Se β è il rapporto tra la – βZ,
Cov(Y,Z) e la Var(Z) e X := Y allora si ha
che : ( ) [( ) ] 22
( ) ( )
( )
( ) Var(Z) = 0
( )
La relazione (2.2.a) è nota come regressione lineare di Y su z d è alla
base dell’interpretazione del CAPM come modello fattoriale. Il
coefficiente beta è il coefficiente di regressione della (2.2.a).
È possibile ora sfruttare l’approccio statistico della regressione lineare
per esprimere il rendimento dei titoli in funzione dell’indice di mercato.
Si considera l’indice di mercato variabile indipendente, e la variabile
aleatoria è considerata variabile dipendente.
Facendo riferimento a un generico asset si rappresenta la variabile
aleatoria nella forma:
(2.2.c)
Dove:
è una variabile aleatoria che misura la componente del rendimento
indipendente dall’andamento del mercato .
misura la sensibilità (sensivity) del rendimento alle variazioni
dell’indice di mercato . Rappresenta la reattività attesa del rendimento
rispetto all’indice di riferimento.
può essere scomposto come la somma di “media + scarto”:
( ) ( )
Con e 23
, detto termine di errore, è la componente non-anticipata di e, per
( )
costruzione, ha media nulla e varianza pari a .
ha correlazione nulla con l’indice di mercato, per cui la covarianza
del termine con sarà nulla:
( ) ( ))( )]
[(
Per i rendimenti si adotta il modello lineare:
(2.2.d)
Con termini di errore a media nulla e non-correlati con .
È possibile, allora, esprimere anche il rendimento atteso come
funzione lineare del valore atteso del fattore di mercato :
(2.2.e)
Considerando i valori attesi dei due membri della (2.3.d) si ottiene:
( ) ( ) ( )
In cui non figura il valore atteso dello scarto perché per costruzione è
nullo. Si ricava dalla (2.3.e) e si sostituisce nella (2.3.d).
Analiticamente diventa:
(2.2.f)
Si mette in evidenza e si ottiene: 24
( )
( )
Si definisce e la (2.3.f) diventa:
(2.2.g)
La componente non anticipata del rendimento del titolo
rappresenta il contenuto d’incertezza ed è scomparsa nella somma di un
termine , proporzionale alla componente non anticipata del
fattore di mercato, e di un termine di errore indipendente dall'
esprime l’incertezza dovuta alle variazioni
andamento di mercato.
impreviste dell’indice , e genera il rischio specifico del titolo .
Il rischio sistemico del titolo è determinato dalla covarianza del
titolo con il fattore di mercato.
Applicando la relazione (2.3.c) al portafoglio che definisce l’indice di
mercato. Diventa:
(2.2.h)
Che implica e , per cui .
Se il rischio specifico è nullo, il portafoglio di mercato è privo di
rischiosità specifica.
Il portafoglio di mercato è quello che da la migliore combinazione
rischio-rendimento, perché azzera il rischio specifico senza ridurre il
rendimento. Tra i portafogli composti esclusivamente da titoli rischiosi è
quello più efficiente ma non a rischio nullo, giacché esiste sempre la
componente di rischio sistematico non eliminabile. 25
Il ruolo cruciale del modello si svolge attorno all’andamento e ai valori
che i due coefficienti, , possono assumere.
Il coefficiente , in un sistema di assi cartesiani, non è altro che
l’intercetta sull’asse delle ordinate della retta di regressione il cui
coefficiente angolare è beta.
può assumere due valori:
: il titolo è capace di mettere a segno guadagni,
indipendentemente dal movimento dell’indice di riferimento.
: il titolo è capace di mettere a segno perdite,
indipendentemente dal movimento dell’indice.
può assumere valori in quattro range:
: il titolo reagisce alle variazioni della situazione
economica generale nella stessa misura in cui reagisce il
portafoglio di mercato. Si deve corrispondere al titolo un premio
al rischio pari a quello da corrispondere per il portafoglio di
mercato. L’investimento è privo di rischio specifico.
: il titolo non ha rischio, e il suo rendimento atteso
coincide con il tasso privo di rischio.
: la variazione del rendimento del portafoglio si ripercuote
sul rendimento atteso del titolo. Il titolo risulta reattivo in misura
più che proporzionale. Il premio al rischio dovrà essere maggiore
a quello che viene corrisposto per il portafoglio di mercato
: il titolo è poco reattivo, per cui le reazioni del mercato si
riflettono meno che proporzionalmente sul rendimento atteso del
titolo. Il premio al rischio dovrà essere inferiore a quello che
viene corrisposto per il portafoglio di mercato. 26
È possibile mettere in atto delle strategie, in base ai valori assunti dai due
coefficienti:
1. In presenza di una tendenza rialzata: la scelta dovrebbe cadere sui
titolo con un valore di e, a parità di beta, con .
2. In presenza di una tendenza ribassista: la scelta dovrebbe cadere
su titoli a basso beta, e, preferibilmente, con .
In presenza di una tattica “aggressiva” e al ribasso:
3. la scelta
dovrebbe concentrarsi su titoli ad alto beta e con .
DELL’INDICE DI MERCATO
2.3 LA SCELTA
La derivazione originale del modello d’equilibrio sul mercato delle
attività finanziarie, prevede che tutti gli investitori allochino parte della
propria ricchezza, in misura proporzionale alle scelte di consumo (asset
nel “portafoglio di mercato”, ove con questo termine si fa
allocation),
riferimento all’insieme di tutte le attività rischiose, ponderate per il
proprio peso relativo sul totale delle attività medesime.
Una prima approssimazione per la stima del rendimento di un mercato
potrebbe essere data dal rendimento offerto dall’indice rappresentativo di
tutte le azioni trattate; si pensi, ad esempio, al MIBTEL con riferimento
al caso italiano.
Tale approccio, per quanto teoricamente ineccepibile, pone dei
termini di: trattazione di una mole d’informazioni
sostanziali problemi in
tanto più elevata quanto più risulti sviluppato il mercato, tasso di
rotazione delle imprese al suo interno, da cui discende la non
confrontabilità nel tempo dei risultati estratti da tali valori.
di aggirare l’ostacolo è possibile ricorrere a un’ulteriore
Al fine
approssimazione. In luogo dell’indice di mercato calcolato sul paniere
complessivo di titoli, è possibile ricorrere a un sottoinsieme
27
rappresentato da indici statistici. Tale procedura risulta avallata anche
dall’elevatissima correlazione (superiore sempre a 0.9) espressa da tali
indici rispetto al mercato del quale costituiscono una proxy.
Di seguito sono riportati nella tabella i principali indici azionari nazionali
e internazionali utilizzati.
CITTA' INDICE CITTA' INDICE
New
Francoforte FDAX 30 S&P 500
York
New DOW JONES
Londra FTSE 100 York 30
Madrid IBEX 35 Parigi CAC 40
Milano MIB 30 Tokyo NIKKEY 225
COMIT
Milano Toronto TSE 300
30
Particolare cautela deve essere posta nella definizione dei criteri di
costruzione e revisione dell’indice considerato. Alcuni indici risultano,
infatti, costituiti da un paniere di titoli costante nel tempo in termini di
composizione. Tale caratteristica, se da un lato rende eccellente la
confrontabilità nel tempo, dall’altro ne inficia la validità sia in termini di
rappresentatività e realismo rispetto alle dinamiche di mercato, sia in
termini di efficacia, allorquando titoli inseriti al suo interno cessino di
esistere come titoli quotati e debbano perciò essere sostituiti.
All’estremo opposto, si trovano quei panieri costruiti in maniera tale da
riflettere continuamente i titoli a capitalizzazione maggiore, presenti in
una data economia. Quanto più aderente al reale si propone di essere
ciascuno di tali indici, tanto più frequenti dovranno necessariamente
essere le revisioni del paniere sottostante, con il rischio di introdurre una
variabilità tale da ridurne considerevolmente il valore informativo,
rendendo impossibile, ad esempio, effettuare confronti intertemporali; è
questo il caso, in Italia, del COMIT 30. La scelta della proxy è una
decisione di estrema delicatezza che, sebbene non problematica dal
28
richiede l’esplicitazione delle ipotesi poste alla
punto di vista operativo,
base dei criteri di selezione.
Particolare cura bisogna dedicare al calcolo del premio a rischio, al fine
di non commettere l’errore di utilizzare dati relativi a mercati azionari
di appartenenza dell’attività da valutare. Occorre
diversi da quello
considerare come l’entità del premio al rischio dipenda fortemente dal
contesto geografico di riferimento.