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CONTEMPORANEASTORIA CONTEMPORANEA IV C PROF.SSA SOCRATEMANUELE AMBROSINIBALVANO 3 MARZO 1944: UNA TRAGEDIA NELL'OBLIO
INDICE:
- Contesto Storico
- La Vicenda
- Fonti orali e metodologia
- La videointervista
- Il documentario
- Videointervista e documentario a confronto
- Conclusioni
1) Contesto storico
La tragica vicenda del disastro ferroviario, avvenuto a Balvano, un piccolo paesino situato in provincia di Potenza; il 3 Marzo del 1944, si sviluppa storicamente nel periodo della Resistenza italiana al nazifascismo. L'8 Settembre aveva sancito la fine dell'alleanza con i tedeschi e aveva catapultato l'Italia in una situazione paradossale: gli alleati passarono dal lato dei nemici e viceversa, generando una incisiva confusione all'interno della società civile, ma soprattutto, tra le truppe italiane. Si era creato un vuoto di potere. Nel meridione italiano si costituì il Regno del Sud caratterizzato dalla presenza monarchica sancita dallo
Spostamento della capitale prima a Pescara e poi a Brindisi, luogo in cui si erano rifugiati i reali d'Italia. Nel Nord-Italia si costituì la Repubblica di Salò; un tentativo di riorganizzazione fascista da parte di Mussolini. Si può da subito evidenziare come la Resistenza nel Sud sia stata una realtà di breve durata in cui la contrapposizione tedesca fu molto feroce infatti l'opposizione nazista nel settembre 1943 fece conoscere alle popolazioni meridionali il sistema di terrore nazista. La Resistenza nel sud non ha costruito in ogni caso una forte memoria collettiva come per quella combattuta nel Centro-Nord. L'opposizione al nazifascismo può essere definita "passiva" e, cioè, organizzata attraverso assalti e saccheggi a forni e ai depositi dei viveri. Altrettanto importanti come forma resistenziale furono gli scioperi e le manifestazioni per la pace. In questo contesto gli eccidi e le rivolte che avvennero in particolare.
In Basilicata furono abbastanza cruenti e, in particolare, accadde che a Rionero in Vulture, in Provincia di Potenza, il 16 Settembre 1943 due civili furono uccisi dai nazisti che sparavano sulla folla che aveva assalito un deposito di viveri militare. Il 24 vennero fucilati diciassette ostaggi per rappresaglia contro il ferimento di un soldato tedesco, si salvò soltanto un giovane perché creduto morto. Il massacro non può essere isolato dai ferimenti che maturavano nel contesto regionale e che aveva portato, già nell'agosto, alla costituzione "della 3 Repubblica contadina antifascista" di Maschito e soprattutto alla rivolta di Matera del 21 Settembre.
I problemi da risolvere divennero strettamente "quotidiani"; si doveva sopravvivere, ma c'erano vari aspetti che incisero su questa forte instabilità. In particolare il ritorno dei reduci costituì un forte disagio sociale, così come la presenza di profughi civili.
Sfollati e senzatetto. Nessuna risposta
Per un'introduzione alla storia della Repubblica di Salò si veda: E. Zucconi, Autobiografia della Repubblica Sociale Italiana: uomini, fatti, idee, RaRa, Cuneo 1999.
G. Chianese, Il Regno del Sud, in E. Collotti, R. Sandri, F. Sessi (a cura di) Dizionario storico della Resistenza I, Einaudi, Torino 2000, p. 78.
Ivi p. 81. 3arrivò, ovviamente, dal "nuovo" Regno monarchico, il cui governo venne affidato al generale Badoglio. In questa fase la posizione della Chiesa Cattolica vide nelle figure dei parroci, all'interno delle piccole realtà locali, un'importantissima risorsa attraverso la quale poter dare assistenza a tutte le categorie sopracitate.
In tal modo la Chiesa si faceva stato proprio a partire dal terreno della vita quotidiana, ma nel medesimo tempo costruiva una prospettiva che andava oltre la contingenza dell'immediato dopoguerra senza porre le brusche cesure con il sostegno dato al regime fascista.
Il problema venne semplicemente accantonato. In questa fase confusionaria la sfera economica vedeva, nel mercato nero, la sua massima espressione. Il contrabbando si reggeva su una serie di reti delinquenziali, poggiate sullo scambio illegale di merci e generi alimentari che avveniva direttamente con i contadini. Gli alleati, che ormai avevano preso il controllo dei territori nel Sud, si ritrovarono a dover contrastare questo tipo di attività anche attraverso l'istituzione di tribunali che tutelassero l'attività dei "borsari", non arrivando quasi mai al cuore delle organizzazioni. La protezione della mafia e il clientelismo di stampo liberale nel sud erano ancora ben radicati e con la caduta del fascismo si ebbe un forte ritorno a pratiche di stampo trasformista. Il mercato rappresentava dunque un aspetto del clima di illegalità e violenza che segnava la vita quotidiana del Regno del Sud. In questa condizione di forte instabilità i partiti.cominciarono a riorganizzarsi ed ebbero un ruolo fondamentale nella costituzione di un nuovo assetto istituzionale. Il 9 Settembre del 1943 la DC, Il PCI, il PSIUP, il Pd'A, la DL e il PLI costituirono a Roma il Comitato Di Liberazione Nazionale. Il grande assente a questa chiamata fu il Partito Repubblicano, poiché, va sottolineato, in Italia era ancora viva e presente la Monarchia, ma i repubblicani parteciparono lo stesso molto attivamente alla Resistenza. Negli ambienti monarchici, vivi soprattutto al Sud, si cominciava a temere per il mantenimento dell'istituzione regia: a questo punto iniziarono a costituirsi i primi movimenti di tutela della Monarchia. Nella sola Roma prendono forma e iniziano un'attività clandestina, dopo l'8 settembre, le seguenti formazioni: il Centro della Democrazia Italiana (che pubblica L'Italia Nuova, diretta da Enzo Selvaggi); il Partito di Unione (con il giornale l'Italiano, diretto da Alberto Consiglio); Il PartitoSocialdemocratico; il Centro Nazionale del Lavoro, L'Unione Nazionale della Democrazia Italiana; il comitato clandestino di resistenza IVE; i Gruppi di Azione Monarchica (con il quindicinale La Libertà nazionale); Il Movimento Monarchico Italiano. [...] I principali movimenti monarchici si posero in una posizione che prevedeva la salvaguardia del paese da una probabile "dittatura rossa". Queste posizioni monarchiche furono caratterizzate dalla richiesta che la guerra potesse essere condotta da un governo nazionale a base democratica con la partecipazione di tutti i partiti politici. Il 28 e 29 Gennaio 1944 si tenne il primo Congresso del CLN a Bari dove i partiti concordarono una linea comune per ciò che riguardava la questione istituzionale. La monarchia fu vista sempre come il trampolino di lancio del fascismo e, infatti, la decisione presa fu quella di destituire Vittorio Emanuele III dopo la liberazione di Roma.
1) Il contesto storico
Il periodo successivo all'8 settembre 1943, quando l'Italia firmò l'armistizio con gli Alleati, fu caratterizzato da una profonda incertezza politica e istituzionale. Il re Vittorio Emanuele III nominò suo figlio Umberto luogotenente del Regno. La posizione decisiva per la liberazione nazionale venne data dal Pci che, con la svolta di Salerno di Togliatti, accantonò ogni pregiudiziale istituzionale. In questo clima di profonda incertezza e tendenza alla difesa della propria sfera domestica, Balvano assume un significato che potremmo definire essere l'emblema del vuoto di potere istituzionale venutosi a creare dopo l'8 Settembre.
2) La Vicenda
Il treno 8017, composto da 47 vagoni di cui solo 12 carichi e 2 riservati ad alcuni passeggeri, partì da Napoli con destinazione Potenza con lo scopo di caricare del legname per la ricostruzione di alcuni ponti. Giunto a Battipaglia, il treno fu trainato da due locomotive a vapore in quanto nella tratta Battipaglia-Potenza la linea elettrica non era ancora stata installata. Il treno, dunque, si presentava come treno merci, ma si ritrovò a non esserlo più nel momento in cui, stazione dopo stazione, un gran
Un numero di persone salirono clandestinamente. Questi erano principalmente viaggiatori che provenivano dai grandi centri e volevano arrivare nella parte montana della Lucania per scambiare le merci distribuite dagli americani con derrate alimentari. Il treno contava più di 600 persone a bordo. Ripartito da Balvano per raggiungere la stazione di Bella-Muro Lucano, giunto alla Galleria delle Armi, accadde l'inenarrabile: il treno cominciò a perdere aderenza sulle rotaie così da far slittare le ruote!!! A questo punto il treno cominciò a perdere velocità e si bloccò all'interno della Galleria e solo gli ultimi due vagoni riuscirono a rimanere al di fuori della stessa. La lunga sosta e il tentativo di far ripartire le due locomotive sviluppò, all'interno della Galleria, una notevole quantità di monossido di carbonio e acido carbonico. I passeggeri prima persero i sensi e
6 A.G. Ricci, P. Buongiorno, La Rinascita dei Partiti in Italia,
Edizioni Nuova Cultura, Roma 2009, p. 212.
Per un maggiore approfondimento della gestione e ammodernamento della linea ferroviaria italiana durante il periodo fascista si veda: S. Cecini, Fascismo ed elettrificazione ferroviaria tra ammodernamento tecnico e politica di prestigio pp. 187-228, in Dimensioni e problemi della ricerca storica 2.2012, Carocci, Roma 2012.
Poi vennero asfissiati dai gas tossici. Le due principali cause di stagnamento di questi gas furono l'assenza di vento all'interno della galleria e la presenza di un solo e piccolo condotto di areazione che non consentì il riciclo dell'aria.
L'intera dinamica del sinistro è contraddistinta dal subdolo e implacabile veleno che intossicò e portò alla morte oltre seicento persone: il monossido di carbonio (CO). Un gas insapore, incolore e inodore, che non si ossida a temperature normali senza uno speciale catalizzatore e può rimanere in aria in uno spazio chiuso per molte ore.
La quantità di monossido di carbonio emessa da una locomotiva varia grandemente e aumenta in caso di clima fortemente umido, generando elevate concentrazioni di cenere.
Il bilancio finale delle vittime ammonta a più di 500 morti, ma ancora oggi non siamo in grado di stabilire esattamente il numero dei deceduti. Fu molto complicato e lo è tuttora stabilire la responsabilità dell'accaduto. Nella seduta del consiglio dei ministri del 9 Marzo del 1944 tenutasi a Salerno nel palazzo municipale venne comunicato e attestato l'accaduto, ma sorprende che gran parte della responsabilità sia stata attribuita agli alleati: Il Ministro delle Comunicazioni riferisce sul sinistro ferroviario della linea Potenza il quale è da attribuirsi alla pessima qualità di carbone fornito dagli Alleati. I morti sono 517. Tutto il personale ferroviario addetto al treno è deceduto, all'infuori di un fuochista. Tutti gli altri erano.
viaggiatori di frodo.Il Segretario Philipson
Il Capo del Governo Badoglio
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