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LE METODOLOGIE DIDATTICHE DA UTILIZZARE CON BAMBINI IPOVEDENTI
2.1 La struttura del setting
Un bambino ipovedente può avere difficoltà a vedere chiaramente, anche con l'uso di
occhiali o lenti a contatto, questo può influire sulla sua capacità di apprendere in un
ambiente scolastico tradizionale. Ha soprattutto bisogno di percepire l’ambiente
scolastico adeguato alle sue specifiche esigenze e capace di modificarsi a favore
della sua personale specificità. Il grado di autonomia di un bambino ipovedente a
scuola dipende dalla possibilità di fruire di materiali didattici ingranditi, dalla
postazione del banco adeguata, ma, soprattutto, dalla certezza che è indispensabile
sfruttare al massimo il suo residuo visivo che lo aiuta a riorganizzare e/o a integrare
tra loro le abilità e le percezioni rimaste intatte, senza limitare le sue possibilità
ipotizzando che diventerà un bambino cieco (Caldin, Polato 2023).
Innanzi tutto, l’aula deve esser ben illuminata, gli ipovedenti sono molto spesso più
sensibili alla luce che i normovedenti. È perciò importante che l’ambiente e la luce
siano adeguatamente pianificati ( , 2012); potrebbe essere necessario
Scevola
aggiungere luci supplementari o utilizzare lampade da tavolo per aumentare
l'illuminazione. Inoltre, il bambino dovrebbe essere posizionato in modo da poter
vedere chiaramente la lavagna e l'insegnante; questo potrebbe significare farlo sedere
in prima fila o in un angolo particolare dell'aula. Bisognerebbe anche utilizzare colori
contrastanti per evidenziare le informazioni importanti. Ad esempio, scrivere con un
gesso bianco su una lavagna nera può essere più facile da vedere. Bisogna anche
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assicurarsi che tutti i materiali didattici siano disponibili in formati accessibili, come
testi in Braille, testi ingranditi, audiobook o versioni digitali che possono essere letti
utilizzando un lettore di schermo o un sintetizzatore vocale. Utilizzare materiali
tattili, come mappe tattili o modelli tridimensionali, per aiutare il bambino a
comprendere concetti spaziali e geografici. Creare percorsi tattili all'interno
dell'edificio scolastico per aiutare nella navigazione. Soprattutto promuovere un
ambiente scolastico inclusivo in cui gli insegnanti e i compagni di classe siano
sensibili alle esigenze del bambino e incentivare la partecipazione sociale. La
disposizione degli arredamenti e degli oggetti presenti nell’aula dovrebbe essere
mantenuta il più possibile stabile, in modo che il bambino non debba continuamente
modificare i riferimenti, talvolta faticosamente conquistati, riorganizzando le
informazioni ottenute e fissate nella propria mappa spaziale (Erickson, 2015).
La strutturazione di un ambiente scolastico per un bambino ipovedente richiede una
pianificazione attenta, la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti e l'adattamento
continuo delle pratiche educative per soddisfare le esigenze individuali del bambino.
L'obiettivo è fornire un ambiente in cui il bambino possa apprendere e svilupparsi al
meglio delle sue capacità.
2.2 Le strategie di intervento
Le strategie didattiche che consentono a un alunno con disabilità visiva di vivere un
percorso di apprendimento accessibile e inclusivo fanno riferimento a una
prospettiva di tipo esperienziale (Erickson, 2015). I bambini non vedenti
costruiscono i loro apprendimenti attraverso la riflessione sulle loro azioni e sulle
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loro conseguenze. La scelta di un approccio educativo che parta dall'esperienza e da
lì si muova in una diversa direzione di senso non solo rimanda alla modalità di
intervento che meglio risponde alle caratteristiche percettive e cognitive dei
bambini/ragazzi con disabilità visiva, ma anche, più in generale, alla necessità che la
scuola riscopra un contatto diverso e più diretto con le esperienze reali. I bambini
ipovedenti in età prescolare scoprono che gran parte del loro potenziale di
apprendimento viene accettato e valorizzato. Qui i bambini imparano a integrare le
abilità sensoriali, percettive, motorie, linguistiche e cognitivi, e ad accedere e
categorizzare le informazioni attraverso i sensi vicarianti (tatto, udito, gusto e olfatto)
e le sensazioni vicarianti (sensazione termica, sensazione cinestetica…).
Attivando e integrando correttamente i suoi sensi, impara a muoversi in maniera
autonoma in un ambiente conosciuto, a orientarsi e a cercare dei riferimenti per
organizzare i suoi percorsi. La possibilità di agire, spiegare, fare domande e dare
risposte rimane la situazione di apprendimento più favorevole e ricca di ricadute
cognitive ed emotive. Se queste esperienze vengono poi riprese e riverbalizzate, in
un altro momento e in un altro luogo, il bambino potrà organizzare il suo pensiero,
stimolare la memoria, accedere a nuovi e più elaborati mezzi linguistici ed espressivi
e facilitare la costruzione di nuove competenze e abilità. In ambito scolastico gli
alunni ipovedenti hanno bisogno di un supporto per mantenere l’attenzione e che
incoraggi le domande e le opportunità di
apprendimento autoregolato. Un esempio è
il codice Braille (figura 2), il suo
apprendimento necessita dello sviluppo di
schemi motori – immaginativi che si
Figura 2 La tavola di Snellen 27
acquisiscono tramite la percezione tattile e l’uso di immagini tattili. Se il programma
della scuola dell’infanzia risultasse ben articolato e strutturato, questi prerequisiti
dovrebbero entrare a far parte del repertorio espressivo e motorio del bambino che
inizia la scuola primaria. L’insegnante dovrà verificare se i concetti topologici e di
lateralizzazione siano acquisiti poiché collegati alla disposizione dei punti Braille
all’interno del casellino.
Al fine di evitare eccessive differenze tra il bambino con disabilità visiva e i coetanei
per quanto riguarda l’acquisizione delle abilità di lettura e scrittura, sarebbe da
iniziare l’approccio al Braille già nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia,
impegnandosi in attività e approcci pre – grafici al Braille e introducendo la
conoscenza di strumenti e ausili tiflodidattici.
Per soddisfare le esigenze percettive e cognitive della persona ipovedente, è
essenziale esaminare le caratteristiche individuali della funzione visiva. L’alunno
ipovedente, se in possesso di un adeguato residuo visivo e di una buona capacità di
utilizzarlo in maniera funzionale, legge e scrive <<in nero>> con opportuni
accorgimenti e sussidi (Erickson, 2015):
Uso di caratteri ingranditi e con spessore maggiore
- (solitamente in stampatello minuscolo);
Sfondo e testo in contrasto cromatico;
- Quaderni con righe e quadretti evidenziati;
- Scrittura con pennarello a punta media o fine;
- Libri a caratteri ingranditi;
- Sussidi tiflodidattici (videoingranditore, software
- ingrandenti).
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In generale, le attività più adatte alle caratteristiche dei bambini con disabilità visive
sono attività di gruppo in cui vengono assegnati ruoli chiari, regole condivise,
materiali e un ambiente organizzato per facilitare la comunicazione e la
partecipazione attiva, con consapevolezza di tutte le componenti. Riflettendo su
questo contesto non possiamo non richiamare l’attenzione sulla necessità di aiutare
tutti gli attori a trovare nuove e proattive modalità di interazione. Le strategie di
intervento si concentreranno sull’aiutare le persone a adottare comportamenti
funzionali e a creare un ambiente accogliente e rispettoso per tutti.
L’approccio al bambino ipovedente non si esaurisce nell’intervento riabilitativo in
senso stretto, ma richiede una particolare cura anche degli aspetti educativi e didattici
(Guerreschi, 2009).
2.3 Gli ausili e le tecnologie assistive
Lo standard internazionale ISO 9999 definisce ausilio “Qualsiasi prodotto,
strumento, attrezzatura o sistema tecnologico di produzione specializzata o di
comune commercio, utilizzato da una persona disabile per prevenire, compensare,
alleviare o eliminare una menomazione, disabilità o handicap”. Gli ausili sono
“concepiti per uso individuale nella vita quotidiana non con finalità cliniche” (E.
Medea, 2003). Gli ausili possono essere suddivisi in tre categorie in base alla loro
funzione: ausili per la comunicazione, ausili per l'apprendimento, ausili per il lavoro;
ausili per la vita quotidiana e ausili per la mobilità. Del primo gruppo fanno parte
tutte le apparecchiature che supportano le attività di lettura, scrittura e informatica,
ma anche le apparecchiature per il disegno e la comunicazione interpersonale,
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telematica e audiovisiva, comprendendo quindi i software di videoscrittura, i leggii,
le lenti ipercorrettive, le tastiere speciali e gli apparecchi acustici. La seconda
categoria riguarda tutti gli strumenti che supportano le attività quotidiane, come la
cura personale, la manipolazione di oggetti e le attività del tempo libero, come
dispositivi facili da impugnare o strumenti musicali adattati. Infine, la terza categoria
riguarda argomenti relativi alla mobilità personale, alla postura e al movimento con
diversi mezzi di trasporto.
Sono molti gli ausili disponibili specificatamente per le persone con disabilità visive,
ma non tutti i potenziali beneficiari e le loro famiglie ne sono a conoscenza, sia
perché sono di nicchia e quindi difficili da reperire, sia perché spesso le persone non
vedenti e ipovedenti vivono in una famiglia di normovedenti, e quindi devono
provvedere a sé stessi (soprattutto con l’avanzare dell’età), questo perché non tutte le
persone con disabilità visive ammettono di esserlo e quindi non sanno che esistono
ausili sul mercato. Questi ausili sono mirati, tecnicamente complessi e costosi;
tuttavia, i cittadini identificati come disabili possono ricevere donazioni dal
Ministero della Salute e dalle autorità sanitarie locali per acquistare ausili con valore
protesico.
Per molte persone con disabilità la tecnologia informatica ha portato benefici, ma per
coloro che non vedono o poco, ha indubbiamente cambiato la loro vita. Oggi ciechi e
ipovedenti sono in grado di fare cose che una generazione fa erano ritenute
impossibili, come ad esempio leggere un quotidiano in maniera autonoma. I vantaggi
che le tecnologie informatiche possono offrire agli studenti con disabilità visiva sono
enormi, tali da cambiare radicalmente il modo di far scuola (Erickson, 2015). Il
vantaggio principale deriva dalla multimodalità, ossia dal fatto che i documenti
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elettronici possono essere consultati in modi diversi pur mantenendo lo stesso
contenuto. I testi prodotti o utiliz