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Pt05CoE 0,5% 10% E55 H PtCl + Co(NO ) *6H O
2 6 3 2 2
Pd05S 0,5% / C.A da Sansa PdCl 2
Pd05CoS 0,5% 10% C.A da Sansa PdCl + Co(NO ) *6H O
2 3 2 2
Pd05E 0,5% / E55 PdCl 2
Pd05CoE 0,5% 10% E55 PdCl + Co(NO ) *6H O
2 3 2 2 10
Sigla Pt o Pd Co Supporto Sali precursori
Pt1S 1% / C.A da Sansa H PtCl
2 6
Pt1CoS 1% 10% C.A da Sansa H PtCl + Co(NO ) *6H O
2 6 3 2 2
Pd1S 1% / C.A da Sansa PdCl 2
Pd1CoS 1% 10% C.A da Sansa PdCl + Co(NO ) *6H O
2 3 2 2
Sigla Co Supporto Sale precursore
Co10S 10% C.A da Sansa Co(NO ) *6H O
3 2 2
Co10E 10% E55 Co(NO ) *6H O
3 2 2
Tabella 2. Catalizzatori mono e bimetallici preparati
2.3 Riduzione a temperatura programmata TPR
La tecnica TPR è utilizzata per caratterizzare i catalizzatori a base di ossidi metallici.
Durante la riduzione a temperatura programmata, una miscela al 5% di Idrogeno in
Argon è fatta scorrere in un reattore tubolare, dove è posto il catalizzatore da analizzare,
e allo stesso tempo la temperatura è incrementata linearmente secondo un
programmatore di temperatura. Sfruttando un catarometro è misurata la differenza in
concentrazione della miscela riducente in ingresso ed in uscita dal reattore. Il rivelatore
utilizzato per eseguire questo compito è un rivelatore a conducibilità termica (TCD). È
possibile osservare come tramite i profili TPR è possibile correlare informazioni di
natura cinetica e di conseguenza le proprietà catalitiche del catalizzatore stesso. Inoltre
permette di studiare ed ottimizzare il pretrattamento che i catalizzatori devono subire
prima di essere utilizzati nei processi industriali. La reazione che è osservata nella
riduzione TPR che coinvolge gli ossidi metallici è la seguente:
MO + H M + H O
2 2 11
Possiamo schematizzare l’apparecchiatura TPR utilizzata per questo lavoro di tesi nel
seguente modo:
Figura 3. Schema dell’apparecchiatura per TPR; 1) valvola a spillo, 2) valvola di regolazione del
flusso, 3) unità di controllo della portata, 4) deoxo, 5) catarometro, 6) valvola a tre vie, 7) trappola a
setacci molecolari, 8) reattore, 9) fornetto, 10) computer, 11)integratore/registratore,
12)termocoppia
L’apparecchiatura è costituita da diversi elementi. Principalmente è presente un reattore
(8) contenente il catalizzatore che si vuole analizzare posto in un forno (9) la cui
temperatura è controllata da un computer tramite un opportuno programma (10) dove
allo stesso tempo sono registrati i dati sperimentali. La miscela riducente composta al
5% di H in Argon passa attraverso un deoxo (4) che serve ad impedire che nel reattore,
2
durante la riduzione, arrivino tracce di ossigeno garantendo un contenuto di ossigeno
inferiore a 0,1 ppm. In questo modo si impedisce la reazione di eventuali tracce di
ossigeno con il nostro metallo che quindi andrebbe ad aumentare la quantità di idrogeno
necessaria alla reale riduzione a quella determinata temperatura. Dopo essere passato
dal deoxo passa attraverso un controllatore del flusso (2) che ne regola la portata e ciò
permette un controllo del flusso anche in caso di perdite di carico durante la reazione. Il
flusso passa quindi attraverso una trappola a setacci molecolari (7) contenuta in un
dewar con una miscela refrigerante bifasica composta da acetone solido-liquido a -80
12
°C. Grazie a questo modo è possibile eliminare tracce di acqua presenti perché sono
adsorbite dai setacci molecolari. A questo punto il flusso purificato entra nel sistema di
misura TCD (5) e attraverso una valvola a tre vie (6) giunge nel reattore dove avviene la
reazione con il catalizzatore relazionata all’aumento della temperatura. Il TCD è
composto da una sorgente elettrica riscaldata termicamente la cui temperatura a potenza
elettrica costante dipende dalla conducibilità termica del gas circolante. L’elemento
riscaldato può essere un sottile filo di platino, oro tungsteno o più spesso leghe quali
costantana oppure un termistore a semiconduttore. Andando a misurare la resistenza del
filo è possibile ottenere una misura della conducibilità termica del gas.
Figura 4. Cella per rivelatore a termoconducibilità
Figura 5. Disposizione delle due celle del campione e delle due celle di riferimento del TCD. 13
Nella figura 5 osserviamo come è composto il TCD. Sono presenti due coppie di
resistenze che sono attraversate dal flusso gassoso prima e dopo il reattore. Tramite
questo circuito, conosciuto come il ponte di Wheastone, si possono misurare le
differenze di resistenza fra i due rami. Quando la resistenza del ramo campione varia è
generato un segnale di corrente che viene registrato. Nel caso del TPR il consumo di
idrogeno determina un abbassamento notevole della conducibilità termica della miscela
riducente, perché presente in piccole quantità (5%) nella miscela iniziale, determinando
un aumento rilevabile della temperatura da parte del rilevatore. Riassumendo possiamo
dire che grazie al catarometro siamo in grado di rilevare le variazioni della
concentrazione di idrogeno nella miscela gassosa. Le variazioni registrate dal
catarometro sono registrate mediante l’utilizzo di un computer (10). Quest’ultimo
controlla anche gli incrementi del forno elettrico (9) tra il valore iniziale (temp
ambiente) e quello finale (500 °C) impostati all’inizio dell’esperienza. Il controllo è
effettuato tramite una termocoppia (12) tipo K che è posta all’interno del fornetto
all’altezza del catalizzatore. La temperatura è controllata tramite un sistema a feedback
che comanda un variatore di tensione che alimenta il forno in modo da ottenere una
costante variazione di temperatura. L’output del catarometro è mostrato sul monitor in
un grafico come consumo di idrogeno in confronto alla temperatura.
2.4 Spettrometro di massa
All’uscita del sistema di rivelazione TCD, quindi subito dopo la fase del TPR, è
collegato uno spettrometro di massa che permette di analizzare cosa succede durante
questa fase al catalizzatore. Principalmente è possibile osservare se ci sono fenomeni di
metanazione del supporto oppure i gas che si liberano durante la riduzione del sale
precursore. I dati ottenuti possono essere correlati sovrapponendo i dati ottenuti dal TPR
con quelli della massa e osservare le correlazioni con le formazioni di gas. Per
descrivere lo strumento è possibile dividerlo in quattro parti principali: sistema di
introduzione del campione, camera di ionizzazione, analizzatore a quadrupolo e il
-6 -8
detector ionico. Nella camera di ionizzazione è presente una pressione di 10 – 10
mmHg in modo da impedire gli urti con gli altri gas atmosferici che andrebbero a
14
determinare risultati poco riproducibili ed errati. La ionizzazione del campione avviene
tramite impatto elettronico usando un filamento di tungsteno beta emettitore.
L’analizzatore a quadrupolo permette di isolare e trasmettere solo determinati ioni con
un certo rapporto di massa/carica (m/z) mentre tutti gli altri sono scartati.
Figura 6. Schema del principio di funzionamento del quadrupolo
Nel funzionamento di un analizzatore a quadrupolo possiamo osservare la presenza di
quattro barre collegate elettricamente fra loro, una coppia al polo positivo mentre l’altra
al polo negativo. La coppia collegata al polo positivo è alimentata tramite un generatore
variabile di corrente continua. Sempre a queste barre è applicato inoltre un potenziale
variabile in corrente alternata a radiofrequenza con uno sfasamento di 180 gradi. In
assenza di potenziale in corrente continua gli ioni tenderanno a convergere verso il
centro durante il semiciclo positivo e di divergere durante il negativo. L’evento che uno
ione positivo colpisca una delle barre dipende da diversi fattori come la velocità di
traslazione dello ione lungo l’asse longitudinale del quadrupolo, dal suo rapporto
massa/carica, dalla frequenza e dal valore del potenziale in corrente alternata. Lo ione
che attraversa il quadrupolo quindi risente dell’attrazione del potenziale in corrente
alternata in relazione al peso dello ione stesso. Se questo avrà un rapporto massa/carica
troppo bassa allora colliderà sulla sbarra. Affinché riesca ad attraversare tutto il
15
quadrupolo sino al rivelatore è necessario che abbia una traiettoria stabile lungo i due
piani costituiti dalle coppie di barre della stessa carica oppure sufficientemente pesante
da non collidere sugli elettrodi. Quindi al quadrupolo giungeranno solo ioni con un
determinato intervallo di valori m/z.
Figura 7. Schema complessivo del quadrupolo
2.5 Svolgimento prove di attività catalitica
Le prove di attività per i diversi catalizzatori sono state eseguite in batch sempre nelle
stesse condizioni andando a variare solo i differenti catalizzatori in modo da attribuire la
variazione nella conversione solo ed esclusivamente al catalizzatore stesso in analisi.
Vengono impiegate delle quantità note di una soluzione di NaBH con una determinata
4
quantità di catalizzatore. Tramite un flussimetro a bolla è possibile misurare la quantità
di idrogeno che viene liberato utilizzando il catalizzatore. È possibile notare che la
reazione è esotermica per cui viene utilizzato un particolare reattore dotato di
termocoppia che permette di monitorare la temperatura. Sfruttando la camicia intorno al
reattore è possibile mantenere la temperatura costante. Inoltre durante tutta la fase di
reazione viene mantenuta un’agitazione costante in modo da garantire
l’omogeneizzazione del gas prodotto. La soluzione di sodio boro idruro deve
necessariamente contenere il 4% in peso di NaOH in modo da evitare la formazione
spontanea di H dovuta alla reazione di idrolisi e non a quella di idrolisi catalitica. È
2
possibile correlare l’attività con il tempo impiegato dalla bolla a muoversi lungo il
flussimetro. 16
Di seguito una schematizzazione dell’impianto impiegato:
Figura 8. Schema dell’impianto per le prove batch
Descrivendolo è possibile osservare come l’impianto prevede un reattore termostato per
mantenere la temperatura costante durante tutta la reazione. Per fare ciò il reattore è di
tipo incamiciato dove all’interno della camicia scorre del glicole etilenico per mantenere
la temperatura costante sfruttando un criotermostato. È presente inoltre un agitatore
magnetico per favorire la miscelazione oltre a diverse aperture sul reattore stesso per
poter aggiungere la soluzione e il catalizzatore. Tramite una delle aperture è inserita una
termocoppia che misura costantemente la temperatura per osservare come varia nel
tempo. Un altro dei fori invece è collegato ad un tubo che porta al flussimet