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Ogni volta che Merida apre una porta sparisce, questo perché sono fatte con lo stesso principio di
"Monsters & Co.": trasportano nel tempo e per questo la rossa protagonista non riesce a trovare la
strega.
Negroni conclude dicendo che l'amore per Sully è il punto cruciale di ogni film Pixar: l'amore di
persone diverse, tra specie diverse, che trovano il modo di vivere sulla Terra senza distruggerla.
http://jonnegroni.com/2013/07/11/the-pixar-theory/
4.3 Dreamworks
La DreamWorks SKG è uno studio cinematografico statunitense che sviluppa, produce e
distribuisce film, cortometraggi, musica e programmi televisivi ed è stato fondato, tra tanti, da
Steven Spielberg nell’ottobre del 1994, autore anche del logo della casa di produzione,
rappresentato da un ragazzino seduto sulla luna e intento a pescare nell’oceano sottostante.
Dalla fine degli anni ‘90 iniziano ad essere prodotti e distribuiti film soprattutto nel campo
dell’animazione e trattano vari argomenti, dalle storie della Bibbia ai racconti mitologici come: The
Prince of Egypt [Il principe d’Egitto, 1998], Joseph: King of Dreams [Giuseppe il re dei sogni,
1999], The Road to El Dorado [La strada per El Dorado, 2000] e How to Train Your Dragon
[Dragon Trainer, 2010] e altri lungometraggi che raccontano di favole con protagonisti gli animali:
Antz [Z la formica, 1998], Spirit: Stallion of the Cimarron [Spirit – Cavallo selvaggio, 2002],
Shark Tale (2004), Over the Hedge [La gang del bosco, 2006] e Bee Movie (2007), ma è nel 2001
che viene prodotta la pellicola di maggior successo: Shrek. Il film (2001), diretto da Andrew
Adamson e Vicky Jenson e basato sulla fiaba omonima del 1990 di William Steig, racconta la
storia dell’orco Shrek che vive da solo nella sua palude.
Sulla scia del successo di Shrek, seguono Shrek 2 (2004), Shrek the Third [Shrek Terzo, 2007] e
Shrek Forever After [Shrek e vissero felici e contenti, 2010], ma gli ultimi due non raggiungono la
popolarità del primo. Con Madagascar (2005), iniziano le vicende di un gruppo di animali bizzarri:
la zebra Marty, l’ippopotamo Gloria, il leone Alex e la giraffa Melman, rinchiusi in uno zoo di New
York che tentano di fuggire, con l’aiuto di quattro pinguini, per tornare in Africa. Wallace &
Gromit: The Curse of the Were-Rabbit [Wallace & Gromit: La maledizione del coniglio
mannaro, 2005] viene creato in stop-motion da Nick Park e dalla sua casa di produzione Aardman
Animations in collaborazione con la DreamWorks Pictures, vincitore del premio Oscar 2006 come
Miglior Film d’Animazione. Racconta le disavventure di Wallace e del suo cane Gromit che
decidono di dedicarsi alla disinfestazione degli orti da conigli e altri parassiti delle verdure.
Un’altra pellicola molto famosa è quella di Kung Fu Panda (2008), incentrata sulla storia di Po, un
panda intento ad imparare le arti marziali. Il film ha ricevuto ben 10 Annie Awards, il premio rivolto
alle pellicole d’animazione, dopo il primo è stato realizzato Kung Fu Panda 2 (2011) e anche una
serie di cartoni che raccontano le avventure del Panda, sempre ispirate ai film.
Altro lungometraggio singolare che narra la passione di una lumaca per il mondo delle corse è
Turbo (2013), mentre l’ultimo lungometraggio, tuttora nelle sale, è Mr. Peabody & Sherman
(2014). Mister Peabody, cane parlante vincitore di un Premio Nobel, ha inventato una macchina del
tempo che consente a lui e al figlio adottivo umano Sherman di vedere con i loro occhi gli eventi
che hanno cambiato il mondo nel corso dei secoli. Il film è l’ennesima conferma dell’affermazione
sempre crescente della casa di produzione americana che in pochi anni è riuscita a raggiungere, se
non addirittura a superare, un colosso come la Disney.
(Enrico Nanni, DreamWorks: storia di una fabbrica di sogni, Il cinemaniaco.it, 2008
Dreamworks, wikipedia)
4.4 Studio Ghibli
In diverse occasioni, Miyazaki ha dichiarato di non essere particolarmente interessato né attratto
dalla fantascienza in senso stretto: i viaggi interstellari, le profondità del cosmo, i mondi alieni non
lo attraggono quanto le piante, le nuvole e i paesaggi terrestri. Anche quando parla di epoche
[
lontane che anticipano il futuro (Kaze no tani no Naushika Nausicaä della Valle del Vento,
1984]), che recuperano un passato remoto (Mononoke-hime [Principessa Mononoke, 1997]) o che
mostrano luoghi su cui si sono sviluppate una flora e una fauna bizzarre (Tenkū no shiro Rapyuta
[Laputa – castello nel cielo, 1986]) le forme restano riconoscibili e riconducibili all'esperienza
quotidiana.
In fondo, persino chi si avventura negli abissi dello spazio per affascinare e spaventare finisce per
trovare ispirazione sulla Terra: è il caso, famosissimo, della mostruosa creatura di Alien, la cui
bocca riproduce quella di un vorace insetto a cui pochissimi hanno prestato attenzione prima e dopo
il film di Ridley Scott.
Tenendo gli occhi aperti sugli ecosistemi terrestri, riproducendo in modo realistico ciò che è irreale
- o modificandolo leggermente ma sensibilmente rispetto al suo corrispondente reale - Miyazaki
non intende sostenere il primato del nostro pianeta sul resto dell'universo: la supremazia di un'idea,
una specie o un sistema su un altro è un concetto a lui estraneo: "Non amo una società che si pone
come l'unica società giusta. La legittimità degli Stati Uniti, dell'Islam, della Cina, di questo o di
quel gruppo etnico, di Greenpeace, degli imprenditori... Tutti pretendono di avere ragione e invece
obbligano gli altri ad adeguarsi ai loro standard".
Nei film di Miyazaki i rapporti tra individui diversi per sesso, età, cultura e convinzioni sono
organizzati in modo non convenzionale, evidenziando pregi e difetti di tutti e sottolineandone il
diritto a vivere. Un'ulteriore conferma di ciò viene dal fatto che il regista non fissa l'attenzione solo
sui rapporti umani e non fa mai dei suoi personaggi, siano essi uomini o donne, l'arrogante centro
della storia. Anzi, parlando di Kurenai no buta [Porco Rosso, 1992] ha affermato: "Sono disgustato
dall'idea che l'essere umano sia il più evoluto, il prescelto da Dio. Credo invece che ci siano in
questo mondo altre cose belle, importanti e per le quali vale la pena di lottare. Ho fatto del mio
eroe un maiale perché ciò rifletteva al meglio le mie convinzioni".
In termini di resa visiva questo significa che un filo d'erba e l'espressione scocciata di Chihiro
hanno lo stesso valore e dunque vengono riprodotti con la stessa cura: entrambi contribuiscono a
dare spessore e profondità al film. Ogni personaggio umano è immerso nel mondo in cui vive e
agisce: molte sequenze di Tonari no Totoro [Il mio vicino Totoro, 1988] si aprono con
un'inquadratura in campo lungo o medio che illustra il paesaggio che circonda Satsuki e Mei e
spesso, per ribadire l'importanza di ogni più piccolo contributo, in primo piano è disegnato un
dettaglio altrimenti invisibile, come lo stelo di un fiore su cui si arrampica una lumaca.
Con queste premesse, non stupisce di trovare nei film di Miyazaki una presenza costante di
comprimari non umani per origine e non per scelta, come nel caso di Porco Rosso. I comprimari
possono essere animali più o meno magici, rei, kami, esseri meccanici dotati di sensibilità come i
robot di Laputa o di una vita biologica come il Soldato Invincibile di Nausicaä della Valle del
Vento. In ogni caso, non sono "spalle" nel senso disneyano del termine: il loro ruolo non è costruito
su un canovaccio immutato di film in film con lo scopo di allentare la tensione, strappare una risata
o riportare all'ordine qualche gesto di insubordinazione.
Sebbene riconducibili a qualche specie terrestre, spesso gli animali di Miyazaki sono il risultato,
armonico e coerente, della combinazione di più razze. In sostanza sono animali che non esistono,
ma che potrebbero esistere se solo un dettaglio della loro evoluzione fosse stato modificato: stabilire
se Teto, l'animale che Yupa regala a Nausicaä, sia una volpe, uno scoiattolo o un fennec non è
importante. Il fatto essenziale è che la somma di caratteristiche fisiche o psicologiche familiari sia
qualcosa di inaspettato. Secondo il regista, infatti, ciò permette di azzerare ogni meccanismo di
anticipazione negli spettatori: se Yupa o Ashitaka usassero come cavalcature un qualsiasi animale
destinato allo scopo, dal cavallo al cammello all'elefante, l'immaginazione degli spettatori li
collocherebbe in un contesto usuale. Ad esempio, un giovane giapponese in abiti tradizionali armato
di frecce e su un cavallo corrisponderebbe a un samurai. E questo non deve succedere. Yupa, quindi,
deve spostarsi grazie a Kui e Kai, una coppia di uccelli simili a moa, resistenti, veloci, affidabili e
soprattutto affezionati a colui che è un compagno piuttosto che un padrone. E Ashitaka deve
condividere i pericoli del viaggio verso ovest con Yakul, una specie di stambecco dall'aspetto
mansueto, affezionato come un cane e coraggioso come un leone. Sebbene inseparabili, Yakul e
Ashitaka non riescono a comunicare tra loro a parole e assomigliano un po' alla coppia composta da
Kiki e Jiji nel momento in cui perdono la magia della comunicazione verbale tra di loro. Ashitaka e
Kiki sono la dimostrazione concreta che non occorre essere mononoke e correre con i cani selvatici
per comunicare con gli animali: affetto e amicizia sopperiscono egregiamente alla logica del
linguaggio.
Proprio Jiji, di tutti gli animali protagonisti, è l'unico ad appartenere a una specie precisa, perché la
sua eccezionalità non sta nell'aspetto ma nel fatto di saper parlare. Jiji è il più indipendente - non a
caso è un gatto! - e forse l'unico animale di cui vengono raccontati con continuità episodi che non
prevedono la presenza umana (nella fattispecie quella di Kiki): è protagonista di una divertente e
imbarazzata sequenza in cui osserva il marito di Osono al lavoro; subito dopo è in una casa
sconosciuta in balia degli eccessi d'affetto di un vecchio cane; infine vince la resistenza della
vezzosa Lily e, durante i titoli di coda, si ritrova padre di quattro cuccioli. In nessun caso, però, le
parole o le reazioni di Jiji sono la caricatura semplificata di un gatto reale.
(Anna Antonini, L'incanto del mondo, Il cinema di Miyazaki Hayao, Il principe costante editore, Udine 2005)
CAPITOLO 2
Interazione Uomo/Animale
1. Il rapporto tra l'uomo e gli animali
La relazione uomo-animale inizia circa 10.000 anni fa con l’addomesticamento del lupo, la prima
specie verso la quale l’uomo ha rivolto il proprio interesse per ottenere dei benefici con un animale
vivente. In questo caso entrambe le specie, umana e animale, traevano vantaggio. Infatti si instaurò