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IL RAPPORTO TRA LE IDEE E LE COSE

Nonostante la grande differenza tra le idee e cose, esse sono molto collegate.

Infatti le idee sono:

criteri di giudizio delle cose, ovvero la condizione di pensabilità degli

 oggetti; imitano

causa delle cose, ossia i modelli che le cose o di cui le cose

 partecipano.

Le idee si relazionano con le cose sensibili in termini di imitazione,

partecipazione e presenza:

mimesi, quando le cose sensibili sono copie delle idee (imitazione);

 metessi, quando le cose sensibili sono parte dell’idea, ne sono compresi

 (partecipazione);

parusìa, quando cosa sensibile e idea coincidono (presenza).

Platone, identificando la verità con le idee, raggiunge un punto di vista

universale, nel quale ci sono principi validi per tutti.

LE IDEE: QUALI SONO

Ci sono due tipi di idee:

idee valori (principi etici ed estetici, politici, il bene, la giustizia);

 idee matematiche (aritmetica e geometria). Platone parla di idee

 matematiche perché nella realtà non troviamo mai l’uguaglianza perfetto

del quadrato perfetto cui parla la matematica, ma solo copie

approssimative.

Platone inoltre parla anche di un terzo e quarto gruppo: le idee naturali, come

l’idea dell’uomo (umanità), e le idee di cose artificiali, come l’idea di letto.

Le idee formano un ordine gerarchico-piramidale nel quale le idee-valori si

trovano sopra e l’idea del Bene al vertice.

LE IDEE: DOVE E COME ESISTONO

Le idee vanno considerate come un ordine eterno di forme o valori ideali

che come tali non esistono in alcun luogo. Secondo Platone, le idee, quindi la

verità, risiedono nell’Iperuranio. L’Iperuranio è una regione trascendentale e

aspaziale (paragonata all’empireo dantesco o al paradiso cristiano) dove ha

origine l’anima. Esso va al di là del cielo, si trova nella metafisica

LE IDEE: COME SI CONOSCONO

Platone deve spiegare la modalità per cui l’uomo riesce ad accedere alla

conoscenza di esse. Platone, dunque, ricorre alla dottrina-mito dell’anàmnesi,

o della reminiscenza, cioè del ricordo: come già detto in precedenza, l’anima

ha origine nell’Iperuranio, dove risiede contemplando le idee fino a quando non

si incarna nel nostro corpo. Tale contemplazione si trasferisce in noi come un

ricordo sopito il quale riaffiora mano a mano grazie all’esperienza delle cose.

Tutto ciò porta a considerare la conoscenza umana una forma di innatismo,

essendo la conoscenza basata su idee (o “metri” di giudizio) presenti da

sempre nel soggetto conoscente, e non basata sull’esperienza sensibile

(empirismo).

L’IMMORTALITÀ DELL’ANIMA

La reminiscenza parla dell’immortalità dell’anima che diviene oggetto del

Fedone. In quest’opera Platone elenca altre prove dell’immortalità dell’anima:

1. una prima, detta “dei contrari”, con cui afferma che la morte si genera

dalla vita e la vita si genera dalla morte, nel senso che l’anima rivive

dopo la morte del corpo;

2. una seconda, detta “della somiglianza”, sostiene che l’anima essendo

simile alle idee, che sono eterne, sarà anch’essa eterna;

3. una terza, detta “della vitalità”, sostiene che l’anima è vita e partecipa

all’idea di vita e non può accogliere in sé l’opposta idea della morte.

Conoscere diventa così ricordare, e rappresenta una forma di innatismo, in

quanto deriva appunto dai ricordi delle idee che portiamo dentro di noi, e non

deriva dall’esperienza sensibile, e di empirismo, in quanto è poi l’esperienza

sensibile a far emergere tali ricordi.

A tal proposito nel Fedone troviamo la dottrina platonica della filosofia come

“preparazione alla morte”, infatti se filosofare significa morire ai sensi e al

corpo per poter cogliere meglio le idee, la vita del filosofo risulta essere una

preparazione alla morte. La teoria dell’immortalità dell’anima serve a

Platone per chiarire il problema del destino. Platone ritiene infatti che la

sorte di ogni individuo dipenda da una scelta compiuta in precedenza dalla sua

anima nel mondo delle idee. Platone illustra la sua tesi mediante il mito di Er

secondo cui l’uomo sceglie il proprio destino condizionato da ciò che in vita ha

voluto essere ed è stato

L’ANIMA E IL DESTINO: IL MITO DI ER

Il mito narra di Er, un soldato morto in battaglia che poi resuscita e racconta

ciò che aveva cisto mentre era morto: racconta che la sua anima era stata

messa in un prato al cui centro vi era una Parca, divinità mitologica, che nel

grembo aveva i destini di tutti gli uomini che erano con lui sul prato. Agli

uomini venivano gettati a caso dei numeri e, a seconda del numero che

capitava a ciascuno, le persone avevano il diritto di scegliersi il destino.

Il fatto che sono le anime a scegliere il loro destino vuol dire che l’uomo è libero

ed è artefice del proprio destino. Il mito di Er è perciò simbolo della libertà che

ha l’uomo di Platone.

UN ANTIDOTO AL RELATIVISMO SOFISTICO

Di fronte al relativismo sofistico, per Platone non vi è altra via di scampo se

non la restaurazione di una qualche forma di assolutismo. La dottrina

delle idee diviene pertanto lo strumento più prezioso e decisivo della

filosofia. Infatti, grazie a essa, Platone può asserire la presenza di strutture o

perfezioni ideali che hanno validità oggettiva e universale. Il tal modo vi è

quindi il superamento dell’umanismo sofistico e socratico. Non è più, infatti,

l’uomo a misurare le cose, ma è la verità (idee) a misurare l’uomo. Allo stesso

modo il relativismo morale e conoscitivo dei sofisti crolla totalmente.

LA FINALITÀ POLITICA DELLA TEORIA DELLE IDEE

Platone ritiene che il relativismo non possa che produrre disordine e

violenza, di conseguenza con la dottrina delle idee Platone vuole offrire agli

uomini uno strumento che consenta loro di uscire dal caos delle opinioni e

dei costumi e che li tragga fuori dalle lotte e dalle violenze.

L’assolutismo rappresenta dunque in Platone il principale strumento di

battaglia contro il relativismo politico e l’anarchia sociale.

LA TEORIA DELL’AMORE E DELLA BELLEZZA

Il sapere stabilisce tra l’uomo e le idee un rapporto che non è puramente

intellettuale, perché impegna l’uomo anche dal punto di vista della volontà.

Questo rapporto è definito da Platone come amore. Alla teoria dell’amore

(èros) Platone dedica due dialoghi:

Simposio: si focalizza sull’amore, ossia sulla bellezza e vuole stabilirne i

 gradi gerarchici;

Fedro: si focalizza sull’amore nella sua soggettività che aspira a

 raggiungere il mondo delle idee, dove vi è l’idea di bellezza

IL SIMPOSIO

Si tratta del momento conclusivo di un banchetto durante il quale

commensali bevevano vino e celebravano la poesia e l'amore; Platone descrive

attraverso la forma del dialogo e in cui ogni commensale pronuncia un lungo

discorso su cos’è l’èros.

1. Fedro—> per lui Eros è il più antico degli dei che dona agli uomini il

maggiore tra i beni

2. Pausania—> distingue un eros volgare, che si rivolge ai corpi; è un eros

celeste che si rivolge alle anime

3. Erissimaco—> amore come una forza cosmica che domani su tutto

4. Aristofane—> “mito degli androgini” = in origine la figura dell'essere

umano era tonda e doppia cioè composta da due esseri uniti (che

creavano tre generi umani, maschio, femmina, androgino) ma un giorno

Zeus decise di dividere gli esseri umani in due per diventarne la potenza

d'allora le due parti vanno luna alla ricerca dell’altra.

5. Agatone—>eros è il più felice tra gli dei e il più bello, più buono, più

giovane portatore di virtù e valori; inoltre l'amore con il desiderio di

qualcosa che non sia: l'amore è mancanza. (Amore infatti è figlio di

povertà e abbondanza e non è tanto un Dio quanto un demone ovvero di

natura intermedia tra quella umana e quella divina infatti se gli dei sono

sapienti, eros non ha sapienza in quanto aspira ad averla ed è quindi

filosofo).

Quindi amore non ha la sapienza ma aspira ad averla (filosofo) e non ha

bellezza ma la desidera e per raggiungerla bisogna superare vari gradi: prima

si è attratti dalla bellezza di un solo corpo bello, poi ci si accorge che la

bellezza è presente in più corpi (bellezza corporea nella sua totalità); al di

sopra c’è la bellezza dell’anima e al di sopra ancora la bellezza delle leggi,

poi la bellezza delle scienze e infine la bellezza in sé (eterna, superiore al

divenire e alla morte, perfetta e fonte di ogni altra bellezza). Ai diversi grandi

della bellezza corrispondono i diversi gradi dell’amore che vanno dall’amore

per la bellezza corporea all’amore filosofico.

Amore platonico è un amore visto come strumento per una

conoscenza superiore.

IL FEDRO

LA NATURA DELL’ANIMA

Qui Platone distingue

l’anima in tre parti:

la parte razionale, che

ha sede nel cervello e

grazie alla quale l’essere

umano ragiona e

Nel Fedro, Platone distingue l’anima in tre parti:

la parte razionale, che ha sede nel cervello e grazie alla quale l’essere

 umano ragiona e domina gli impulsi corporei;

la parte concupiscibile, o desiderante, che ha sede nel ventre ed è il

 principio di tutti gli impulsi;

la parte irascibile, o coraggiosa, che ha sede nel petto e dà sostegno

 alla parte razionale, lottando per ciò che la ragione ritiene buono e

giusto.

Questa tripartizione viene chiarita da Platone con il mito del carro alato, nel

quale l’anima è paragonata a una biga alata, guidata da un auriga e trainata

da una coppia di cavalli.

L’auriga corrisponde alla parte razionale dell’anima, che deve guidare la

 vita dell’individuo;

Il cavallo bianco corrisponde alla parte coraggiosa dell’anima, che

 obbedisce alla ragione;

Il cavallo nero corrisponde alle pulsazioni irrazionali e agli impulsi

 corporei, che cercano il piacere e la soddisfazione dei desideri materiali.

L’auriga cerca di condurre il carro nel cielo, al seguito degli dei, verso

l’iperuranio. In questa regione sta la “vera sostanza”, priva di colore e di

forma, che può essere contemplata solo dalla ragione. Questa sostanza è la

totalità dell

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A.A. 2024-2025
51 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulyrag05 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi della Basilicata o del prof Longhitano Sergio.