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RAPPRESENTAZIONE: V K V —> V G V.
La rappresentazione fonologica nel modello lineare, si può attuare anche attraverso la descrizione
del cambiamento dei tratti.
Per descrivere un cambiamento fonologico che coinvolge un'intera categoria (la sonorizzazione
delle occlusive, per esempio) si utilizza appunto la descrizione per tratti.
I modelli lineari hanno due problemi:
- la natura ibrida dei tratti fonologici, alcuni dei quali codificano informazioni
soprasegmentali invece che segmentali
- l’arbitrarietà delle regole: il modello lineare può rappresentare anche fenomeni impossibili;
non ci dice perchè certi fenomeni avvengono nelle teorie lineari il contesto spesso non è
alla base del cambiamento: ecco perché sono state ideate le teorie multilineari; inoltre, non
coglie il fatto che i fenomeni coinvolgono segmenti vicini fra loro.
MODELLO NON LINEARE
Teorie non lineari: concetto che i segmenti e le proprietà non segmentali rispondano a principi a
principi organizzativi diversi e debbano essere tenuti separati nella rappresentazione fonologica.
Esempio: nelle lingue tonali, in cui il tono è una caratteristica lessicale distintiva, schemi tonali
diversi corrispondono a schemi segmentali uguali, e la corrispondenza segmenti-toni non è uno a
uno: assimilazione tonale.
Caratteristica della rappresentazione non lineare: autosegmentale, in cui i segmenti e i toni sono
collocati su assi autonomi e paralleli collegati tra loro da linee di associazione. La concezione
autosegmentale si è poi estesa all’organizzazione fonologica nel suo complesso.
Problemi risolti:
ibridità dei tratti: informazioni rappresentate su assi diversi
● arbitrarietà: nelle rappresentazioni non lineari, rappresentati solo fenomeni adiacenti.
●
Lo scheletro è l’elemento fondamentale della rappresentazione fonologica non lineare: consiste in
una sequenza di unità che rappresentano le unità segmentali ma non le caratteristiche fonetiche
e prosodiche dei segmenti stessi.
Allo scheletro sono affiancati altri livelli di rappresentazione su cui sono rappresentate le diverse
proprietà dei segmenti:
1. asse del contenuto fonetico,, costituito da tratti
2. altre caratteristiche fonetiche non intrinseche ai segmenti (come i toni)
3. la posizione dei segmenti all’interno della sillaba e dei costituenti prosodici
superiori
Nei primi modelli, lo scheletro era costituito da una sequenza di C (consonanti) e V (vocali) nei
modelli successivi di scheletro, esso contiene invece unità indifferenziate contrassegnate dal
simbolo “X” che corrisponde a una porzione di tempo: l’asse delle x è dunque un asse temporale
su cui si rappresentano le proprietà di lunghezza o quantità dei segmenti e degli interi enunciati.
Le altre informazioni sono rappresentate su altri livelli.
Non vi è necessariamente una corrispondenza uno a uno fra x e unità di contenuto fonetico: i
segmenti a contorno (consonanti affricate o dittonghi) sono unità caratterizzate da un contenuto
fonetico che muta durante un’articolazione che si sviluppa in due fasi successive (infatti al suono
“ts” corrisponde un solo tempo (una x).
Nella rappresentazione dell’assimilazione delle nasali, notiamo che
la diffusione di materiale fonetico tra posizioni non adiacenti è impossibile (non si possono
● incrociare linee)
si può rappresentare il fenomeno dinamico (linea tratteggiata) ma anche quello statico
● (liena continua)
La separazione dell’asse delle separazioni segmentali da quello del contenuto fonetico spiega
diversi tipi di assimilazione. L’assimilazione totale dei nessi di occlusive nel passaggio dal latino
all’italiano (nocte/ notte: la geminata della forma italiana è dovuta alla diffusione dell’intero
contenuto fonetico dalla x corrispondente alla seconda consonante della geminata alla x
precedente) è una dimostrazione dell’autonomia della struttura temporale dal materiale fonetico ad
essa associato.
La separazione tra struttura temporale e materiale fonetico risulta più motivata in base ai processi
di monottongazione (riduzione di un dittongo a un’unica vocale) /dittongazione (processo inverso).
Una loro rappresentazione lineare costituirebbe solo una sostituzione di tratti, mentre in termini
autosegmentali i fenomeni sono spiegati da una correlazione esplicita fra fenomeno e contesto:
monottongazione e dittongazione consistono in un cambiamento delle relazioni fra le posizioni
dello scheletro e l’asse del contenuto fonetico: il cambiamento non è arbitrario, ma determinato
dalle caratteristiche stesse del segmento. Il materiale fonetico in gioco resta costante, quello che
cambia sono i rapporti di associazione.
La separazione tra livello temporale (scheletro: sono le x messe in fila) e livello fonetico è
dimostrata da fenomeni quantitativi, che riguardano la
lunghezza dei segmenti. Un esempio è l’allungamento di compenso che consiste nell’allungamento
di una vocale in conseguenza della cancellazione di una consonante adiacente (es.fun
ftedesco=fuuf): è causato dalla cancellazione di consonanti in posizioni intervocalica; il segmento
che subisce il cambiamento quantitativo è la vocale precedente.
I fenomeni fonologici che riguardano la quantità (allungamento di compenso) dimostrano che la
consistenza temporale dei segmenti assume un valore diverso a seconda della loro posizione
all’interno della sillaba. una consonante che precede il nucleo sillabico (la vocale) non ha peso
sillabico. Questo fatto è rappresentato dalla mora, unità di peso sillabico.
La costituenza prosodica
La forma fonologica delle parole ed i cambiamenti che può subire sono determinate sia da
caratteristiche fonologiche che dal contesto strutturale (sia livello segmentale che livello
soprasegmentale-prosodia). La parola nella fonologia è studiata come sillaba e piede.
Ci occuperemo di stabilire i principi e le condizioni universali che regolano i rapporti tra segmenti
(posizioni x nello scheletro) e che determinano la scomposizione degli enunciati in sottoparti
dette costituenti prosodici.
Nell’organizzazione fonologica due ragioni fondamentali motivano i costituenti prosodici:
1. Motivazione di tipo fonotattico: i segmenti si seguono nell’enunciato in modo non casuale
(ad esempio la successione di consonanti e vocali risponde a dei principi universali che
individuano nell’alternanza perfetta di consonanti e vocali la sequenza fonotattica
fondamentale e universale che soddisfa i requisiti generali e specifici in tutte le lingue). Gli
enunciati sono quindi costituiti dalla ripetizione di una sequenza fondamentale = cv, che
corrisponde al primo costituente della struttura prosodica = la sillaba).
2. Le unità che formano il flusso sonoro tendono a instaurare tra loro rapporti asimmetrici
dando luogo ad un’alternanza di unità forti ed unità deboli. Gli enunciati sono dunque
scomponibili in sottoparti, che conterranno un’unità forte e una o alcune deboli.
L’asimmetria si manifesta in primo luogo nell’accento, in quanto le sillabe accentate sono
prominenti rispetto alle sillabe atone: il dominio formato da una sillaba accentata e dalle
sillabe atone da questa dipendenti corrisponde al costituente prosodico superiore alla
sillaba, cioè il piede.
La fonologia è formata da costituenti che seguono un ordine gerarchico.
La parola fonologica, costituita dal piede che porta l’accento principale, prevalente sui piedi che
portano accento secondario, è costituita da sintagma intonativo e da sintagma fonologico,
costituenti superiori ad essa.
La presenza di costituenti accomuna la fonologia ad altre parti della grammatica.
La legittimazione fonologica
È una condizione necessaria perché le unità fonologiche possano esistere, cioè essere interpretate
foneticamente. A ogni livello della struttura prosodica, le unità che formano il costituente devono
essere legittimate da una unità prominente, la testa del costituente. Ciò che legittima un’unità che
forma un costituente è la testa del costituente.
Rapporti tra unità all’interno dei costituenti:
Implicazione: un’unità legittimata implica un legittimatore cioè una testa (elemento obbligatorio). La
testa può influenzare in vario modo le unità che legittima, determinandone alcune caratteristiche
(armonia vocalica, è la testa della parola a influenzare le vocali atone). Ad esempio, il nucleo
vocalico legittima la sillaba. Il meccanismo della legittimazione caratterizza l’organizzazione
fonologica assumendo due diverse forme: legittimazione autosegmentale e legittimazione
prosodica.
La legittimazione autosegmentale si realizza nell’associazione fra le posizioni temporali e l’asse
fonetico. La legittimazione prosodica si esprime orizzontalmente e regola i rapporti tra le posizioni
temporali.
Nella struttura fonologica, la posizione forte di un dato costituente legittima le posizioni forti dei
costituenti inferiori, che a loro volta legittimano le posizioni da loro dipendenti. Le relazioni che si
creano sono dunque di tipo gerarchico.
La gerarchia prosodica
La costituenza prosodica, unita ai rapporti di prominenza, è una della proprietà universali del
linguaggio. Essa, però, assume delle diverse forme a seconda della lingua in questione; è
universale però il tipo e il numero di costituenti.
• I costituenti prosodici sono la sillaba, il piede, la parola fonologica, il gruppo clitico, il
sintagma fonologico, il sintagma intonativo e l’enunciato.
• All’interno dei costituenti prosodici possono presentarsi fenomeni fonologici
spiegabili solo facendo riferimento al costituente fonologico stesso e non con una
sequenza lineare di segmenti sonorizzazione di /s/ in dialetto settentrionale non ha
luogo se VsV si estende su due parole: il dominio di questo fenomeno è la parole
fonologica
• La costituenza prosodica possiede una struttura gerarchica. Il principio della struttura
gerarchica è indicato con l’espressione “Ipotesi della stratificazione uniforme”: questa
teoria afferma che ciascun costituente prosodico è contenuto in un costituente di livello
superiore: ogni sillaba è contenuta in un piede che a sua volta è contenuto in una parola
fonologica…
• Ciò che può variare è la dimensione dei costituenti che cambia da lingua a lingua, e
soprattutto la posizione della testa: o nodo forte, cioè la direzione della legittimazione.
Designated terminal element: posizione sillabica che è dominata esclusivamente da nodi forti
(legittima le altre a tutti i livelli).
“Optimality Theory&