Alla riflessione oggettiva di Hegel, Kierkegaard contrappone quindi una riflessione
soggettiva connessa all’esistenza—> il singolo uomo è coinvolto, quindi è una
riflessione appassionata e paradossale.
NB Kierkegaard ha combattuto tutta la vita contro il panteismo idealistico, cioè contro
la pretesa di identificare l’uomo e Dio, affamermando invece l’infinita differenza
qualitativa tra finito ed infinito.
L’idealismo hegeliano abolisce l’individuo in quanto lo priva della capacità di
pensare, sostenendo che è il pensiero a pensare se stesso attraverso l’individuo—
> in Hegel manca il soggetto concreto e ineludibile del pensiero
NB L’annientamento hegeliano dell’individuo non si configura solo come un errore
logico ma come una vera e propria posizione anti-umana perché nell’ individualità si
concretizza infatti un’esperienza esistenziale e religiosa irripetibile—> le questioni
umane rimandano alla scelta e all’azione di qualsiasi singolo soggetto
La rivalutazione kierkegaardiana dell’immediatezza della scelta individuale non
equivale a negare i condizionamenti storici ed economici—> la storia non va intesa
come sfondo o mezzo per l’attuazione dell’assoluto ma come il farsi incerto e privo di
garanzie dell’individuo
La dialettica Kierkegaardiana è qualitativa perche non si sviluppa da un vuoto
gioco del pensiero ma dalla tragica concretezza della vita e si compie nell’aut-aut
NB l’aut-aut è una raccolta di scritti che presentano l’alternativa tra i due stadi
dell’esistenza: la vita estetica e la vita etica—> il titolo indica che questi due stadi non
sono due gradi di un unico sviluppo ma tra di essi vi è un abisso perché ogni stadio forma
una vita a se e si presenta all’uomo come un’alternativa che esclude l’altra
Gli stadi dell’esistenza
Lo stadio etico è la forma di vita di chi esiste nell’atto fuggevole ed irripetibile—>
l’esteta è colui che vive poeticamente nutrendosi di immaginazione e riflessione
insieme. Egli si rapporta alle situazioni della vita concreta come se fossero frutto
dell’immaginazione poetica, costruendo per se stesso un mondo da cui bandisce
tutto ciò che è banale e meschino e nel quale vive in uno stato di permanente
ebrezza intellettuale.
La vita estetica non tollera la ripetizione che contraddistingue la quotidianità e
viene esemplificata dalla figura del Don Giovanni, il quale trae godimento dai piaceri
intendo
Nonostante questa vita appaia perfetta, la sua inadeguatezza conduce necessariamente
alla noia ed in ultimo alla disperazione.
NB Proprio lasciandosi completamente andare a quest’ultimo sentimento si può
compiere un salto all’altra alternativa, ovvero la vita etica.
La vita etica nasce dalla scelta della disperazione ed implica stabilità e continuità
che la vita estetica non può dare.
Lo stadio etico è il dominio della riaffermazione di se, del dovere e della fedeltà a se
stessi, ovvero il dominio della libertà.
NB La vita etica è rappresentata dalla figura del marito poiché il matrimonio, secondo
Kierkegaard, è l’espressione tipica dell’eticità.
La persona etica, inoltre, vive del proprio lavoro, il quale costituisce la sua vocazione
poiché lo mette in relazione con altre persone e perché adempiendo il proprio
compito, egli adempie a tutto ciò che può desiderare dal mondo
Quindi la caratteristica della vita etica è costituita dalla scelta che l’uomo fa di se
stesso, ed è una scelta assoluta e di libertà.
L’individuo non può rinunciare a nulla della propria storia, nemmeno agli aspetti più
dolorosi e crudeli e riconoscendosi in tali, egli si pente—> il pentimento costituisce
l’ultima parola della vita etica perche serve a rivelare l’insufficienza di questa.
NB La scelta assoluta è dunque il pentimento e il riconoscimento della propria
consapevolezza—> si tratta dello scacco finale della via etica che permette di passare
alla vita religiosa (Non c’è continuità tra lo stadio etico e quello religioso)
La vita religiosa viene rappresentata dal personaggio biblico di Abramo e dalla sua
vicenda (riceve da Dio l’ordine di uccidere il figlio, infrangendo la legge per la quale è
vissuto).
L’affermazione del principio religioso sospende interamente l’azione del principio
morale e tra i due non c’è possibilità di conciliazione.
NB la fede non è un principio generale ma un rapporto privato tra l’uomo e Dio, quindi
è il dominio della solitudine —> da ciò deriva il carattere incerto è rischioso della vita
religiosa
La fede è certezza angosciosa, ovvero angoscia che si rende certa di se stessa ed in
essa c’è una contraddizione poiché è paradosso e scandalo—> il segno di ciò è
Cristo, il quale si deve riconoscere come Dio mentre soffre e muore come uomo
(l’uomo è quindi posto davanti ad un bivio: credere o non credere)
NB Kierkegaard credeva che solo il cristianesimo rivelasse la sostanza della vita
dell’uomo e polemizzò contro la chiesa danese non tanto per difendere il messaggio
Cristiano originale ma quanto per difendere il significato dell’esistenza
L’angoscia
Dopo aver approfondito gli stadi fondamentali dell’esistenza, Kierkegaard
approfondisce il tema dell’angoscia, la quale è elemento costitutivo dell’uomo
poiché è generata dal possibile ed è strettamente connessa con il peccato.
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