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Klimt per il metallo prezioso aumentò dopo il soggiorno a Ravenna del 1903. Rimasta preminente per quasi
un decennio, la ricerca sulle potenzialità dell’oro sarebbe stata battezzata dagli storici “stagione aurea”. La
sua conclusione risale al 1909 circa, quando Klimt dipinse Salomè.
L’inizio delle Avanguardie con l’Espressionismo.
L’espressionismo fu un movimento artistico europeo d’avanguardia, che si diffuse nel primo ventennio del
Novecento, come reazione al naturalismo ed impressionismo. Il senso dell’Espressionismo costituisce il
moto inverso dell’Impressionismo: dall’interno all’esterno, dell’anima alla realtà, espressione senza
mediazioni. La natura di questa avanguardia è ricca di contenuti sociali e di drammatica testimonianza della
realtà, formando due movimenti paralleli: “I Fuaves” in Francia e “Die Brücke “in Germania. Henri Matisse
è il massimo esponente e fondatore del gruppo “I Fuaves”, ha però sviluppato vari stili nei suoi ritratti, anche
differenziandosi dal gruppo.
Con l’uso simbolico del colore, lontani dai colori presenti nella realtà, come nell’opera “Ritratto con la riga
verde”, utilizza più colori e anche spesso contrastanti per esprimere emozioni e stati d’animo. Usò molto
spesso la semplificazione formale, le linee e le forme sono essenziali, ed infine anche l’introspezione
psicologica. Successivamente Matisse si concentrò ai nudi. Il nudo per lo più femminile è testimone stesso
della sua evoluzione personale oltre che artistica: negli anni si vede il passaggio dal corpo reale alla sua
idealizzazione. Paul Signac aveva descritto “Gioia di vivere” come nudità “dai colori ripugnanti”. E’ ancora
Matisse e il nudo la chiave per comprendere l’opera e il pensiero dell’artista: la nudità è solo un pretesto, il
punto di partenza. Il corpo diventa sempre più irriconoscibile, sempre più pretesto per riflettere sul colore.
Nel celebre “Nudo rosa” si perde lo sfondo, i suoi ritratti si differenziano sempre di più dalla realtà. I nudi
rosa vennero superati dai nudi blu, sempre più astratti ed essenziali.
Ernst Ludwing Kirchner, esponente dell’Espressionismo tedesco Die Brücke, a differenza di quello francese
e di Matisse, era caratterizzato da una forte voglia di denunciare la politica- sociale. I suoi volti e corpi nei
ritratti sono spesso allungati, spigolosi, con colori acidi, contrastanti e simbolici. Le linee sono taglienti,
rapide, irregolari quasi “graffiate” sulla tela. Le scene molto spesso sono ambienti urbani, rendendo lo
spazio psicologico più che reale, come in “Scene di strada” (Strassenszen) .
Kirchner si è spesso ritratto anche in condizioni psicologiche difficili; come in “Autoritratto da soldato”
(1915) il proprio braccio è mozzato come metafora di guerra devastante. Si è ritratto anche in “Autoritratto
con modella” (1910), in condizione di riflessione sul ruolo creativo.
Kirchner non vuole abbellire, ma rilevare, esprimere una denuncia visiva dell’alienazione moderna. I ritratti
diventano specchi dell’inquietudine esistenziale.
Dalla Francia alla Germania l’espressionismo si propagò rapidamente nella vicina Austria, com i suoi
esponenti: Oskar Kokoschka e Egon Schile.
I ritratti di Kokoschka riflettono il suo intento di esprimere la sociologia interiore dei soggetti, com un tratto
pittorico nervoso e istintivo, il suo pennello è quasi violento, cariche di tensione emotiva. Utilizzava colori
accessi, contrastanti, spesso non realistici, il colore diventa un elemento espressivo. Nei suoi ritratti cercava
di catturare l’anima del soggetto, esempio celebre “Alma Mahler”1913, sua amante.
Schile è importante per i suoi ritratti e autoritratti intensamente espressivi, che riflettono una profonda
introspezione psicologica e una visione radicale del corpo umano.
La sua arte attribuisce grande valore all’esperienza interiore, Schile scava nei propri personaggi per mettere a
nudo l’anima, proiettando in essi le stesse inquietudini che lo divorano, anche a costo di suscitare grande
scandalo nella Vienna moralista del tempo.
Schile fa uso di linee angolari e contorni marcati, corpi contorti e posture inquietanti, come vediamo nel suo
autoritratto “Lottatore” 1913. Gli sguardi dei suoi ritratti sono penetranti con espressioni facciali intense, fa
uso di una semplicità dello sfondo, ridotto a tonalità monocromatiche.
Dopo l’avanguardia dell’Espressionismo si colloca il Cubismo, fondato da Pablo Picasso e Georges Braque. I
pittori cubisti si sforzano di costruire una nuova realtà, data dal tempo e il movimento, ecco che la variabile
temporale entra nel processo di produzione artistica: nasce la quarta dimensione, come vediamo in “Le
Demosilles D’Avigon”. Nei ritratti di Picasso, egli abbandona la rappresentazione realistica per esplorare una
visione simultanea e frammentata. Egli fa uso di una linea netta, angolare e strutturale, la linea non serve più
a delineare la figura ma a costruire una scultura sulla tela. Il colore viene ridotto e analitico, nella fase
analitica del cubismo 1909-1912 i colori sono sobri e neutri. Nella fase sintetica, dal 1912, i colori diventano
poi vivaci.
Picasso nel suo periodo blu (1901) fa uso esclusivamente di colori freddi com rappresentazione di personaggi
poveri ed emarginati come in “Poveri in riva al mare”.
Nel periodo rosa (1905) i suoi ritratti provengono dall’ambiente del circo e dei saltimbanchi, colore
prevalente, appunto, il rosa.
Nel suo periodo africano (1906) Picasso si interessa alla scucitura rituale e africana come vediamo nelle
facce ritratte in “Le Demosilles D’Avigon.”, quadro del suo periodo cubista, ma con ancora riferimenti al
periodo africano.
Braque era molto propenso a voler ritrarre la donna e gli strumenti, con volumi squadrati e tozzi, come
vediamo nel suo periodo che va dal 1909 al 1912, con “Tête de femme”, “Femme à la guitare”, “Femme à la
mandoline” …
Altro pittore importante del cubismo, in cui i suoi ritratti stanno andando verso una resa geometrica delle
forme, è Juan Gris. Egli ritrasse Picasso in suo dipinto del 1912, con una decisa impostazione geometrica in
cui lo spazio è frammentato.
Nel 1911 nasce un gruppo chiamatosi “il cavaliere azzurro”, il nuovo movimento che si forma a Monaco di
Baviera a cui aderisce Kandinsky e Paul Klee, sostiene che occorra dipingere la forma ideale , originaria ed
essenziale delle cose; si sta aprendo una via verso l’Astrattismo, la loro arte di può definire anche
“Espressionismo lirico”. Nel 1910 Kandinsky si convince che la pittura debba essere sempre più simile alla
musica e che i colori debbano assimilarsi quanto più possibile ai suoni.
Con Kandinsky si inizia a perdere il ritratto delle persone, ma bensì inizia un ritratto che va oltre la realtà, ma
verso la forma geometrica ed astratta delle cose. In “ Blu cielo” 1940, possiamo vedere come ormai i
soggetti, puramente astratti, non creano più armonia ma soprattutto non comunicano fra di loro.
Abbiamo anche Alexey von Jawakensky che nonostante conosce Kandinsky, rappresenta le impressioni
ricevute dalla realtà, filtrate attraverso il proprio animo. Dal 1913 al 1937 l’interesse di Jawakensky si
concentra sui volti (“la grande arte deve essere dipinta con un sentimento religioso che può esprimersi solo
nel volto umano”), successivamente, infatti crea una serie chiamata “Le teste”:
La serie de “Le teste” sono caratterizzate da linee orizzontali e verticali e colori che nelle prime
raffigurazioni sono chiari e man mano vanno a scurirsi.
Futurismo prima e dopo la guerra
All’inizio del Novecento, l’Europa è scossa da un rapido sviluppo tecnologico e industriale che trasforma
profondamente la società. Con l’aumento della ricchezza e l’avvento della modernità, lo stile di vita e il
mondo cambiano nettamente e anche l’arte subisce una rivoluzione. Se prima dominava l’Impressionismo,
ora emergono movimenti frammentati che si rincorrono l’un l’altro noti come avanguardie, così chiamate per
la loro capacità di anticipare tendenze future, come un reparto d’assalto che precede il grosso dell’esercito.
Le avanguardie, infatti, anticipano tendenze che solo in futuro verranno condivise e quando ciò accade,
vengono superate da nuove. L’arte si fonde con la vita quotidiana e coinvolge tutte le forme espressive:
pittura, letteratura, poesia, teatro, musica e architettura. In questo contesto nascono i manifesti, pubblicati su
quotidiani e riviste specializzate, come veri e propri programmi culturali: “si lanciavano appelli, si
puntualizzavano bersagli e si avanzavano strategie di intervento”. Tra questi spicca il Manifesto del
Futurismo, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti il 20 febbraio 1909 in prima pagina su Le Figaro. Il
testo manifestava un’ideologia anticonformista esterna ai valori borghesi e invitava a rompere culturalmente
con il passato, esaltando valori come energia, entusiasmo, audacia, ribellione, lotta, guerra. La chiave di
lettura è la netta rottura con il passato, vista come ostacolo al progresso. Per Marinetti “la guerra è sola igiene
del mondo”. Il Futurismo nasce quindi prima su carta e solo successivamente si traduce in pittura e scultura.
Marinetti, insieme a Boccioni, è il leader riconosciuto del movimento. In Ritratto di Filippo Tommaso
Marinetti 1911 realizzato da Carlo Carrà, Marinetti è rappresentato tutto proteso in avanti e circondato da un
colore rosso sprizzante. L’orologio sullo sfondo segna la mezzanotte, ma la scena trasmette luce e dinamicità.
Il suo volto calvo, i baffi ispidi, la sigaretta in bocca e lo sguardo magnetico lo fanno sembrare un robot,
simbolo perfetto della modernità. Ad affiancare Marinetti in questa nuova corrente ci sono Carrà, Russolo,
Boccioni e Severini, i cinque grandi nomi del Futurismo. Vogliono superare la rappresentazione naturalistica,
convinti che l’uomo, che per secoli aveva occupato il centro dell’universo, avrebbe ceduto il primato
diventando parte di un tutto in movimento. La sfida è rappresentare la percezione della vertigine cittadina.
Umberto Boccioni emerge come uno dei più importanti interpreti. Nel suo Autoritratto del 1908, si raffigura
affacciato al balcone della sua abitazione in via Castel Morrone a Milano. Sullo sfondo si riconoscono
cantieri edili e il cavalcavia ferroviario Acquabella. Il quadro, eseguito con tecnica divisionista, presenta
brevi pennellate di col