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POLIMERICHE
Fluidic nanoprecipitation sistem
Il sistema di nanoprecipitazione fluidica è un
metodo utilizzato per produrre nanoparticelle
polimeriche. Questo sistema sfrutta la
miscelazione di due soluzioni in un flusso
continuo per ottenere particelle di dimensioni
nanometriche. Il meccanismo di funzionamento è
basato sulla formazione di una fase dispersa e
una fase continua, che vengono mescolate in un
dispositivo microfluidico per produrre le
nanoparticelle.
Caratterizzazioni delle
nanoparticelle
Per studiare le nanoparticelle polimeriche
prodotte con il sistema di nanoprecipitazione
fluidica, è necessario effettuare diverse
caratterizzazioni. Tra queste, le più importanti
sono le dimensioni delle particelle, che possono
essere analizzate tramite microscopia a
scansione e spettroscopia di fotocorrelazione.
Inoltre, è fondamentale valutare il potenziale Z
delle particelle, ovvero la carica superficiale che
influisce sulla stabilità delle dispersioni colloidali.
Altre analisi importanti riguardano il caricamento
del farmaco, il rilascio del farmaco e lo stato
fisico del farmaco all'interno del polimero. È
inoltre necessario verificare la presenza di tracce
di solventi organici, che possono essere
inquinanti, e di stabilizzanti, iniziatori di
polimerizzazione, residui monomerici e aggregati
polimerici, che possono essere tossici o causare
problemi di forma delle particelle.
Potenziale Z
Il potenziale Z è un parametro fondamentale da
valutare nelle nanoparticelle polimeriche
prodotte con il sistema di nanoprecipitazione
fluidica. Esso indica la carica superficiale delle
particelle e influisce sulla stabilità delle
dispersioni colloidali. Un valore elevato del
potenziale Z, sia positivo che negativo, indica
una maggiore stabilità della dispersione. Tuttavia,
è importante considerare il valore assoluto del
potenziale Z, indipendentemente dal suo segno,
per valutare la carica superficiale delle particelle.
È necessario mantenere un valore ottimale del
potenziale Z per garantire la stabilità delle
nanoparticelle e prevenire reazioni indesiderate a
livello del nostro organismo.
Tracce di solventi organici
Nella produzione di nanoparticelle polimeriche, è
importante valutare la presenza di tracce di
solventi organici. Questi solventi possono essere
inquinanti e, pertanto, è preferibile eliminarli
completamente. Tuttavia, in alcuni casi, è
necessario utilizzarli e, in tal caso, è
fondamentale assicurarsi di averli eliminati
completamente per evitare problemi di ordine
normativo. È importante prestare attenzione
anche alla presenza di stabilizzanti, iniziatori di
polimerizzazione, residui monomerici e aggregati
polimerici, che possono essere tossici o causare
problemi di forma delle particelle.
Analisi dimensionale delle
nanoparticelle
L'analisi dimensionale delle nanoparticelle è
fondamentale per valutare la distribuzione delle
particelle a livello micrometrico e nanometrico.
Per ottenere una visione completa, è necessario
utilizzare sia lo spettrofotometro per foto-
correlazione che la fotocorrelazione, in quanto
quest'ultima non è in grado di rilevare particelle
al di sopra di un certo valore. Inoltre, è
importante effettuare una purificazione delle
nanoparticelle per eliminare eventuali aggregati
o particelle di dimensioni maggiori che
potrebbero causare problemi.
Metodi di purificazione delle
nanoparticelle
Per garantire l'efficacia delle nanoparticelle come
carrier per farmaci, è necessario eliminare il
farmaco non intrappolato all'interno delle
particelle. Ciò può essere fatto attraverso tre
metodi: dialisi, gel-filtrazione e
ultracentrifugazione. In particolare,
l'ultrafiltrazione è spesso associata
all'extravasazione, in quanto permette di
eliminare il farmaco non intrappolato attraverso
una membrana con un cut-off specifico. Questo
metodo è adatto per tutte le nanoparticelle
colloidali, come liposomi e solid liquid
nanoparticles.
Vie di somministrazione delle
nanoparticelle
La via endovenosa è la via preferenziale per la
somministrazione di nanoparticelle, in quanto
permette di raggiungere facilmente la
destinazione desiderata grazie a modifiche
superficiali sulla superficie delle particelle. Una
tecnologia importante in questo ambito è la NAB
technology, che impedisce l'utilizzo di sostanze
dannose durante la produzione di nanoparticelle
proteiche come l'albumina. Un esempio di utilizzo
di questa tecnologia è rappresentato dal farmaco
antitumorale tassolo, che viene somministrato
tramite nanoparticelle di albumina legate al
farmaco stesso.
Il problema del cremophor per la
veicolazione del paclitaxel
Il cremophor è un veicolo utilizzato per
solubilizzare il paclitaxel, una molecola molto
utilizzata ma non solubile. Tuttavia, il cremophor
è tossico e può causare problemi come
ipersensibilità, iperlipidemia e neuropatia
periferica. Inoltre, la sua lunga emivita di 80 ore
comporta una prolungata esposizione al farmaco,
aumentandone la tossicità. Il cremophor può
anche influenzare la deposizione del farmaco
nelle cellule tumorali e alterarne la
farmacocinetica.
La tecnologia NAB per la
somministrazione del paclitaxel
La tecnologia NAB (Nanoparticle Albumin-Bound)
è stata sviluppata per risolvere il problema del
cremophor nella somministrazione del paclitaxel.
Consiste nell'emulsionare il paclitaxel in un
solvente organico e poi in una soluzione di HSA
(human sieroalbumin), una proteina solubile.
Questo permette di evitare l'utilizzo del
cremophor e di ottenere una maggiore solubilità
del farmaco. Tuttavia, il meccanismo esatto di
questa tecnologia è ancora sconosciuto.
Preparazione della nano-
emulsione
La preparazione della nano-emulsione avviene
attraverso l'utilizzo di un omogenizzatore ad alta
pressione, che permette di ottenere particelle
con un diametro medio di circa 130 nm. Il
solvente organico viene poi allontanato e la
preparazione viene centrifugata e liofilizzata per
ottenere un prodotto solido che viene
successivamente ricostituito in una soluzione
salina.
Meccanismo di formazione della
nano-emulsione
Il meccanismo di formazione della nano-
emulsione non è ancora del tutto chiaro, ma si
ipotizza che dopo l'evaporazione del solvente
organico, si formino delle nanogocce che si
aggregano attorno alle proteine presenti
nell'interfaccia tra il solvente e l'acqua. Questo
processo è complesso e non è ancora stato
spiegato in modo esaustivo a causa della
copertura brevettuale.
Stabilità della nano-emulsione
La nano-emulsione è stabile per un lungo periodo
di tempo, garantendo una conservazione fino a
36 mesi a temperatura ambiente. Tuttavia, è
necessario risospenderla immediatamente prima
dell'utilizzo per garantire la sua efficacia.
Caratteristiche del prodotto
Il prodotto è una polvere bianco-gialla sterile che
deve essere ri-sospesa in una soluzione salina
per ottenere una concentrazione massima di
10mg/ml. Rispetto ad altri sistemi, garantisce
una minore quantità di prodotto iniettabile e una
maggiore stabilità a lungo termine.
Composizione dell'Abraxane
L'Abraxane è un farmaco che contiene come
eccipienti sostanze utili come antiossidanti, tra
cui il N-acetil-L-triptofano e il sodio octanoato.
Queste sostanze svolgono un ruolo importante
nella protezione del sistema e nella
stabilizzazione del prodotto.
Meccanismo d'azione
dell'Abraxane
L'Abraxane sfrutta il meccanismo dell'albumina
per entrare nel sistema tumorale. L'albumina,
trasportando con sé i nutrienti necessari,
favorisce la neoangiogenesi, ovvero la
formazione di nuovi vasi sanguigni che sono
fondamentali per la crescita dei tumori. Inoltre,
alcune evidenze suggeriscono che l'Abraxane
possa interagire con una proteina chiamata
SPARC, presente nei tessuti tumorali,
aumentando così la sua efficacia.
Via di somministrazione
dell'Abraxane
L'Abraxane può essere somministrato tramite
diverse vie, tra cui quella endovenosa,
intramuscolare e sottocutanea. Tuttavia, la via
orale non è tra le preferite poiché solo una
piccola percentuale del farmaco viene assorbita.
Inoltre, la degradazione del polimero utilizzato
nel farmaco influisce sul tempo di rilascio del
principio attivo.
Assorbimento delle particelle di
Abraxane
L'assorbimento delle particelle di Abraxane
dipende dalle loro dimensioni. Particelle di 50
nanometri vengono assorbite al 34%, mentre
quelle di dimensioni maggiori hanno
un'assorbimento più basso. Inoltre, una parte di
queste particelle si ritrova nei tessuti dove è
presente il sistema RES (reticolo endoteliale
splenico), come il fegato, la milza e il midollo
osseo.
Via orale di somministrazione
La via orale di somministrazione dell'Abraxane è
poco utilizzata a causa della bassa percentuale di
assorbimento del farmaco. Tuttavia, alcune
ricerche hanno proposto l'utilizzo delle cellule M e
delle placche del Peyer, presenti nell'intestino,
per favorire l'assorbimento delle particelle di
Abraxane tramite la via linfatica.
Microparticelle
Le microparticelle sono particelle di dimensioni
maggiori rispetto a quelle utilizzate nell'Abraxane
e non sono iniettabili. La microincapsulazione è
un processo importante per rendere queste
particelle utilizzabili, ma la loro dimensione le
rende poco adatte per il targeting specifico dei
tumori.
Preparazione delle
microparticelle
La preparazione delle microparticelle è simile a
quella delle nanoparticelle, con la differenza che
le dimensioni delle prime sono comprese tra 1 e
1000 micron. È importante non confondere le
tecniche di preparazione e prestare attenzione
alla formazione di aggregati più grandi, che
possono portare alla precipitazione o alla
flocculazione delle particelle. Le microparticelle
possono essere suddivise in sistemi matriciali e
sistemi reservoir.
Definizione di microparticelle
Le microparticelle sono sistemi colloidali con
dimensioni comprese tra 1 e 1000 micron. A
differenza delle nanoparticelle, sono più instabili
e soggette alla forza di gravità, quindi richiedono
maggiori attenzioni per evitare la formazione di
aggregati o l