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LE FORME DEL DIVENIRE

Aristotele concepisce il divenire con il movimento:

-Il movimento locale—> consiste nello spostamento di un corpo da un

posto ad un altro.

-Il movimento qualitativo—> avviene quando in una sostanza cambia una

caratteristica accidentale.

-Il movimento quantitativo—> consiste nell’accrescimento o nella

diminuzione e ha luogo quando cambia una certa quantità di una

sostanza.

-Il movimento sostanziale—> Aristotele lo speci ca come “generazione”

ffi fi fi ffi fi fi ffi fi fi fi fi

e “corruzione”, vale a dire come la nascita e la morte.

I primi 3 movimenti avvengono in una sostanza che resta immutata.

Il quarto tipo di movimento riguarda la sostanza.

POTENZA E ATTO

Potenza—> la possibilità da parte della materia di assumere una

determinata forma.

Atto—> entelechia, realizzazione.

Aristotele con gura il divenire come il passaggio dalla potenza all’atto.

I principi che scandiscono il divenire sono dunque:

-la potenza e l’atto;

-la privazione e la forma;

-la materia;

Aristotele dice che l’atto possiede una priorità:

-gnoseologica;

-cronologica;

-ontologica;

La potenza aristotelica è una possibilità senso unico, una sorta di

necessità che deve essere ancora partorita.

L’ESSERE

PARMENIDE:

-è unico e omogeneo;

-è necessario, in quanto non può non essere nè essere diverso da com’è.

-esclude il divenire in quanto logicamente indispensabile, perché implica il non essere.

ARISTOTELE:

-è unico ma polivoco;

-è necessario in quanto forma necessaria delle cose e atto che realizza una determinata potenza;

-ammette il divenire in quanto passaggio della potenza all’atto da un tipo di essere a un altro.

LA MATERIA PRIMA E LA FORMA PURA

La materia prima di cui parla Aristotele è quel “qualcosa” che non è nè fuoco nè acqua ecc., ma può divenire fuoco, acqua ecc..

La materia prima di Aristotele è la materia madre; è indeterminata ed è pura nozione teorica—> ciò che esiste nel mondo è materia formata.

LA CONCEZIONE ARISTOTELICA DI DIO

Rimangono da chiarire altri due signi cati:

1)La meta sica è la scienza delle cause prime;

2)La meta sica è la scienza di Dio;

Teologia—> indaga l’essere più alto è la causa suprema del cosmo: Dio.

LA DIMOSTRAZIONE DELL’ESISTENZA DI DIO

È tratta dalla teoria del movimento inteso come possibilità di assumere nuove condizioni o forme; a erma che ciò che è in moto è

necessariamente mosso da altro, Dio. Deve essere presente un principio “primo” e “immobile”.

GLI ATTRIBUTI DI DIO

Dio è:

-atto puro;

-forma pura/sostanza incorporea;

-si muove come causa nale l’oggetto d’amore;

-essere eterno;

-causa nale del mondo;

-entità perfetta e compiuta;

L’Universo è uno sforzo della materia verso Dio e cioè un desiderio

incessante. Il mondo dell’Universo aristotelico si auto-ordina e auto-

determina.

LA CONCEZIONE ARISTOTELICA DELLA LOGICA (CAP.3)

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Logica: ha per oggetto la forma comune di tutte le scienze. È un

procedimento dimostrativo o le varie modalità di ragionamento.

-Logica del concetto;

-Logica della proposizione;

-Logica del sillogismo/ragionamento;

LA LOGICA DEI CONCETTI

Gli oggetti del discorso sono concetti disposti lungo scale gerarchiche.

L’ordinamento gerarchico dei concetti coincide con la loro classi cazione

mediante un rapporto di genere e specie.

Specie: concetto che include un maggior numero di caratteristiche che

può essere riferito a un minor numero di individui.

Le scale dei concetti o rono un progressivo aumento di comprensione e

una progressiva diminuzione ed estensione, giungendo alle specie in me

(individui). Le scale dei concetti aumentano e diminuiscono di estensione

arrivando ai generi sommi.

Vi sono 10 zone categoriali e ognuna di queste rappresenta una struttura

piramidale. Poiché tra le categorie la sostanza è quella fondamentale,

anche la zona dell’essere che le corrisponde giocherà un ruolo

fondamentale rispetto alle altre. 2 tipi di individui:

-Individui sostanziali (concreti);

-Individui non sostanziali (specie in me);

I generi possono essere distinti dalle specie in categorie di sostanza:

-sostanze prime: individui sostanziali;

-sostanze seconde: specie e generi entro cui le sostanze prime sono

classi cate dal punto di vista logico.

Solo le sostanze prima sono sostanze in senso proprio.

LA LOGICA DELLE PROPOSIZIONI

Aristotele dice che non tutti i tipi di discorso rientrano nell’ambito della

logica, la quale riguarda il discorso, assertivo o dichiarativo.

Un enunciato dichiarativo è detta proposizione. La proposizione

costituisce l’espressione verbale dei “giudizi”, cioè atti mentali con cui

uniamo determinati concetti nella struttura di base oggetto-predicato che

costituisce ogni frase.

I DIVERSI TIPI DI PROPOSIZIONI E I LORO RAPPORTI

Proposizioni a ermative o negative; possono essere distinte a seconda

della quantità o estensione.

Esistono proposizioni:

-universali: il soggetto è universale.

-particolari: il soggetto si riferisce solo a una parte di una certa classe.

-singolari: il soggetto è un ente singolare.

A queste di aggiungono le proposizioni singolari, il cui soggetto è un ente

singolare.

fi ff ff fi fi fi

-Proposizioni contrarie: vi sono due proposizioni corrispondenti di cui una

sia in forma universale a ermativa e l’altra in forma universale negativa.

Non possono essere entrambe vere però possono essere entrambe false.

-Proposizioni contraddittorie: vi sono due proposizioni corrispondenti di

cui una sia in forma universale a ermativa e l’altra in forma particolare

negativa. Si escludono a vicenda: se una è vera, l’altra è falsa.

-Proposizioni sub-contrarie: vi sono due proposizioni corrispondenti che

siano l’una particolare a ermativa e “l’altra particolare negativa. Possono

essere entrambe vere ma non entrambe false.

-Proposizioni subalterne: realizzano un rapporto logico di indipendenza di

una proposizione particolare, mentre dalla verità del particolare non si

può in erire la verità universale.

Aristotele considera le modalità delle proposizioni: -Asserzione (A è B);

-Possibilità (A è possibile che sia B);

-Necessità (A è necessario che sia B);

LA CONCEZIONE DELLA VERITÀ

Vi sono 2 teoremi fondamentali aristotelici a proposito della verità:

1)La verità è nel pensiero o nel discorso, non nell’essere o nella cosa.

2)La misura della verità è l’essere o la cosa, non il pensiero o il discorso.

Per Aristotele la verità consiste nel congiungere ciò che è realmente congiunto e disgiungere ciò che è realmente disgiunto. È innegabile che

tra il linguaggio, pensiero ed essere esista una serie di rimandi necessari.

LA LOGICA DEL SILLOGISMO

Per Aristotele il ragionamento per eccellenza è il sillogismo. Il sillogismo-tipo risulta composto da 3 proposizioni, due delle quali fungono da

antecedenti (premessa maggiore e premessa minore) e la terza (la conclusione) da conseguente. Nel sillogismo si hanno tre termini:

-termine maggiore: ha l’estensione maggiore e compare come predicato nella prima premessa;

-termine minore: ha l’estensione minore e compare come soggetto nella seconda premessa;

-termine medio: ha un’estensione media e si trova in entrambe le premesse, una volta come soggetto e l’altra come predicato;

L’elemento grazie a cui avviene l’unione è il termine medio, che funge da “cerniera” o da elemento connettivo tra gli altri due, e quindi da

perno dell’intero sillogismo. Il termine medio da un lato risulta incluso nel termine maggiore e dall’altro include in sé il termine minore.

Il sillogismo costituisce per Aristotele la controparte logico-linguistica dell’articolazione interna della sostanza; per Aristotele, il rapporto tra

una cosa è una sua determinazione o proprietà si può stabilire soltanto sulla base di ciò che quella cosa è necessariamente, cioè sulla base

della sua sostanza.

La connessione tra la sostanza e sillogismo spiega anche perché le premesse di quest’ultimo siano sempre universali: esse devono sempre

riferirsi al concetto nella sua totalità, cioè alla sua essenza necessaria, che non ammette eccezioni. In base alla posizione del termine medio,

Aristotele distingue varie gure del sillogismo:

-1 gura: il termine medio è soggetto della premessa maggiore e predicato della minore;

-2 gura: il termine medio è predicato di entrambe le premesse;

-3 gura: Il termine medio è soggetto di entrambe le premesse;

Queste gure se ne può aggiungere una quarta, nella quale il termine medio è predicato della maggiore e soggetto della minore.

IL PROBLEMA DELLE PREMESSE

La “validità” di un sillogismo non si identi ca con la sua “verità”, in quanto un sillogismo, pur essendo logicamente è corretto, può partire da

premesse false e quindi condurre a conclusioni false. Aristotele si so erma su quel particolare sillogismo che, oltre a essere formalmente

corretto, è anche vero: questo è il sillogismo scienti co o dimostrativo. Talvolta sembra che per Aristotele le premesse prime del

ragionamento scienti co si identi chino con i “postulati” delle varie scienze, i principi che, ad esempio il matematico o il sico assumono

come basi per le loro dimostrazioni; altre volte sembra che si tratti degli “assiomi”, principio ancor più generali, proposizioni intuitivamente

vere, che possono risultare comuni a più scienze o addirittura a tutte le scienze.

-Principio di non-contraddizione: (se A è vera, non-A è falsa);

-Principio di identità: ogni cosa è uguale a se stessa (A = A);

-Principio del terzo escluso: di due proposizioni contraddittorie, 1 è vera e 1 è falsa e non si da una terza possibilità.

I principi devono essere accompagnati da una de nizione, dagli assiomi e dai postulati.

Una “de nizione” si ottiene predicando il “genere prossimo” di un concetto e la sua “di erenza speci ca”. Le de nizioni quindi cercano di

focalizzare quella nota particolarissima, che serve ad individuare un tipo di ente nella sua peculiarità. Le “categorie”, in quanto generi sommi,

sono per A

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Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

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