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Punti principali da considerare
1. Non si parla più di "ritardo mentale".
2. Viene data uguale importanza al QI e alle funzioni adattive dell'individuo.
3. Sulla base del funzionamento adattivo si distinguono quattro livelli di severità:
- Lieve (83-83% dei casi).
- Moderata (10-14% dei casi).
- Grave (3-4% dei casi).
- Estrema (1-2% dei casi).
4. La prevalenza è tra 1-6%, ovvero circa 6 individui su 1000.
Principali cause delle disabilità intellettive
Le principali cause delle disabilità intellettive possono essere:
- Prenatali: anomalie cromosomiche e genetiche (sindrome di Down, sindrome di Williams), malattie metaboliche (fenilchetonuria), malformazioni cerebrali, malattie materne e influenze ambientali (agenti teratogeni, uso di droghe).
- Perinatali: eventi avvenuti in concomitanza del parto.
- Postnatali: danno ischemico (ictus), traumi cerebrali, infezioni.
- Nel 30-40% dei casi non è possibile identificare una causa ben definita.
Le caratteristiche principali di...
cui si deve tener conto sono:- Eterogeneità dei profili e disarmonie cognitive.
- Compromissione degli apprendimenti scolastici.
- Deficit delle funzioni cognitive di base come memoria e attenzione.
- Pensiero concreto e rigidità nel ragionamento.
- Difficoltà metacognitive (mancata consapevolezza del proprio funzionamento cognitivo e del funzionamento cognitivo generale e incapacità di usare le strategie che si dovrebbero mettere in atto per compensare una debolezza o per sfruttare una competenza).
- Spesso sono presenti difficoltà linguistiche.
- Ritardo nelle acquisizioni motorie e goffaggine motoria.
- Maggiore vulnerabilità a disturbi psichiatrici o difficoltà psicologiche.
Nell'ambito della disabilità intellettiva un aspetto particolare è quello del funzionamento intellettivo limite (FIL), che non rappresenta una disabilità vera e propria perché il QI dell'individuo è al di
sopra della norma ma l'individuo ha un funzionamento cognitivo nella fascia bassa. L'individuo con FIL può avere difficoltà in ambito scolastico e lavorativo, ma può acquisire piena autonomia e l'identificazione avviene solitamente nel periodo scolare. – In particolare, nel caso di bambini piccoli generalmente si attende a fare la diagnosi di disabilità intellettiva e nel periodo prescolare si utilizza la diagnosi di Ritardo globale dello sviluppo, quando il bambino non sta sviluppando le competenze con le stesse modalità e gli stessi tempi rispetto allo sviluppo tipico e questo ritardo tende ad essere generalizzato su tutti i fronti (competenze cognitive, relazionali, socio-affettive, delle autonomie...) (nel primo sviluppo motorio il bambino presenta ipotonia, nel primo sviluppo linguistico si presenta un ritardo nella comparsa della lallazione e delle prime parole). In questa fase si parla di ritardo perché si riconosce.Che in questa fascia d'età si possono fare tanti errori, siccome vi sono tante situazioni di ritardo che tendono a migliorare nel tempo non sfociando in una disabilità intellettiva. I principali campanelli d'allarme di cui tenere conto sono:
- Dai 3 mesi di età:
- Non sembra rispondere a stimoli sonori intensi.
- Non controlla il capo.
- Non segue gli oggetti con lo sguardo.
- Non sorride in modo direzionato alle persone.
- Dai 4 ai 7 mesi di età:
- Non porta gli oggetti alla bocca.
- Mostra ipertono o rigidità muscolare.
- Mostra ipotono come una bambola di pezza.
- La testa cade all'indietro quando lo si tira su seduto.
- Afferra gli oggetti con una mano sola o tendenzialmente con una mano.
- Non sorride spontaneamente a 5 mesi.
- Non riesce a stare seduto con appoggio a 6 mesi.
- Non cerca attivamente di afferrare gli oggetti dai 6 mesi.
- Non presenta la lallazione a 8 mesi.
- Dagli 8 ai 12 mesi di età:
Non gattona.
Non riesce a stare in piedi se sostenuto.
Non cerca oggetti che vengono nascosti alla sua vista mentre guarda.
Non dice nemmeno una parola.
Non impara il linguaggio gestuale (fare "no" con la testa oppure fare "ciao ciao" con la mano).
Non indica oggetti o immagini.
Gli interventi precoci per questi bimbi dovrebbero avere le seguenti caratteristiche:
- Fornire un ambiente arricchito, ovvero un ambiente fisico e sociale che possa facilitare la stimolazione cognitiva, motoria e sensoriale perché questi bambini mancano di iniziativa. (i bambini tipici vanno a cercarsi le stimolazioni, ad esempio gattonando verso un oggetto per andare a vedere che cosa sia, mentre i bambini con ritardo globale dello sviluppo appaiono molto passivi).
- Fornire un supporto all'apprendimento motorio, perché occorre favorire i movimenti autonomi e auto-generati (questi bambini molto difficilmente mettono in atto dei comportamenti spontanei).
Dettati dalla motivazione, i bambini tipici cercano di alzarsi autonomamente per prendere un libro più in alto, mentre i bambini con ritardo globale dello sviluppo devono essere supportati, ad esempio fornendo un angolo in cui vi siano chiari appigli e aiuti per alzarsi e fornendogli degli obiettivi interessanti).
Favorire la comunicazione, parlando al bambino interagendo faccia-a-faccia, proponendo attività in piccolo gruppo con pari e favorendo la lettura diadica con libro condiviso.
Avere un comportamento responsivo, in cui l'adulto aiuta il bambino a sviluppare capacità di regolazione e relazioni, è infatti all'interno della relazione che il bambino piccolo impara a regolarsi (co-regolazione). L'adulto deve quindi essere in grado di interpretare e comprendere gli stati emotivi del bambino e di utilizzare strategie di regolare questi stati (eteroregolazione).
Favorire il coinvolgimento dei genitori, supportandoli e accompagnandoli,
condividendo il progetto educativo e scegliendo obiettivi che siano significativi anche per la famiglia. Gli interventi sulla disabilità intellettiva si focalizzano su aspetti specifici (linguaggio, competenza motoria...) ma devono necessariamente tenere in conto l'individuo nella sua globalità: - Aspetti affettivo-relazionali (capacità di regolazione, socializzazione, partecipazione...). - Aspetti cognitivi (linguaggio, motricità, percezione...). - Aspetti ambientali (ambiente arricchito e stimolante e un intervento che possa integrare valori e obiettivi della famiglia). DISTURBI DEL LINGUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE: All'interno delle competenze comunicative generali sono presenti: - Quelle linguistiche: che si esprimono attraverso il linguaggio orale, suddivise in: - Fonetica/Fonologia: si riferisce a come si producono i suoni (s, r, gl...) che si concludono intorno ai 4/5 anni. - Lessicale/Semantica: si riferisce...all'ampiezza del vocabolario e alla comprensione delle parole che hanno uno sviluppo tra i 18/24 mesi ma hanno una curva evolutiva molto lunga.
Grammaticale: si riferisce al modo in cui si mettono insieme le parole per formare delle frasi corrette dal punto di vista della lingua italiana, la grammatica di base si acquisisce già nel periodo prescolare.
Pragmatica: si riferisce alla capacità di utilizzare correttamente il linguaggio orale adatto al contesto, all'interlocutore e a quello che si vuole esprimere ed ha una evoluzione molto più prolungata. (mentre si sa di essere registrati in una situazione formale si cerca di essere precisi e parlare lentamente, mentre se si è al bar con un amico si avrà un linguaggio più colloquiale).
Quelle non linguistiche: che si esprimono attraverso i gesti, le espressioni, la distanza fisica...
I disturbi del linguaggio e della comunicazione possono essere:
Associati ad altri disturbi, come l'autismo,
disturbi dell'udito o disabilità intellettiva. Relativamente circoscritti all'area linguistica e prendono il nome di disturbo primario del linguaggio (in passato chiamati disturbi specifici del linguaggio). Con i bambini piccoli è difficili riuscire a distinguere queste due categorie, perché infatti c'è un'altra categoria che si aggiunge denominata del "ritardo di linguaggio", cioè bambini che non hanno problemi di nessun tipo ma che imparano a parlare in ritardo rispetto al solito. Nel DSM-5 sono inseriti nei disturbi del neurosviluppo e vengono definiti come disturbi della comunicazione e ne vengono indicate diverse tipologie: 1. Disturbo del linguaggio: definito come la difficoltà ad acquisire le competenze comunicative generali e ad utilizzarle dovuto a deficit di comprensione e produzione e caratterizzata da un lessico ridotto, una limitata strutturazione delle frasi e una compromissione dellecapacità discorsive.
2. Disturbo fonetico-fonologico: è un disturbo più specifico e viene definito come la difficoltà nella produzione di suoni linguistici che non permettono di capire il discorso o impedisce la comunicazione verbale. Questo disturbo è molto presente nella prima infanzia, ma molto gestibile con la logopedia ed in molti casi si recupera spontaneamente.
3. Disturbo della fluenza con esordio nell'infanzia (balbuzie): definito come l'alterazione della normale fluenza e della prosodia dell'eloquio che risultano essere inappropriate per l'età e per le abilità linguistiche. Nei bambini, infatti, non può essere identificata prima della scuola elementare, perché è troppo frequente in questi periodi di sviluppo il tartagliare.
4. Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica): definito come la persistente difficoltà dell'utilizzo sociale del linguaggio verbale e non verbale,
L'individuo ha una buona competenza linguistica dal punto di vista fonologico, lessicale e grammaticale, ma ha difficoltà ad esempio a modificare la comunicazione per renderla adeguata al contesto, difficoltà di rispettare i turni, nel riconoscere significati ambigui e non esplicitati, stare troppo vicino alle persone sconosciute mentre gli si parla... (tipico dell'autismo ad alto funzionamento). Nei bambini è molto difficile individuare questo disturbo perché le capacità pragmatiche vengono sviluppate maggiormente più avanti.
Il disturbo primario del linguaggio viene definito come una compromissione in uno o più ambiti della competenza linguistica però in assenza di altri deficit (cognitivi, sensoriali, motori, affettivi...). Possono essere presenti difficoltà in alcune aree cognitive come la memoria procedurale (memorizzare le procedure, come l'allacciarsi le scarpe), l'attenzione, la memoria.
di lavoro (competenza che consente d