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MARKETING MARKET-DRIVEN MANAGEMENT
Orientamento all’azione o Integrazione dei due rami del marketing.
all’analisi.
Arriva al cliente. Guarda anche agli altri attori di mercato.
Confinato alla funzione Coinvolge funzioni come la produzione, la
commerciale. logistica, la finanza, ecc.
Market-driven management vuol dire cercare di proporsi sul mercato prima e meglio
dei concorrenti. E’ una politica di sviluppo aziendale di medio e lungo periodo in cui i
vantaggi concorrenziali di costo si valutano in rapporto al soddisfacimento della
domanda e al confronto positivo con la concorrenza.
Market-driven management nei mercati globali
Nei mercati globali si interfacciano:
Le economie in scarsità d’offerta (es. carburanti), in cui il sistema delle imprese
offerenti immette sul mercato quantità inferiori alle capacità di assorbimento della
domanda. Queste imprese:
- hanno accesso diretto alle risorse caratteristiche (per cui le controllano)
- lavorano in condizione di monopolio o quasi perché hanno delle concessioni sul
mercato locale. Possono anche trovarsi nella situazione temporanea di
monopolio dell’innovatore, per cui hanno immesso sul mercato un’innovazione
di rottura e per un certo periodo restano sole sul mercato, finché persiste il
valore di novità dell’innovazione
- la quantità prodotta eguaglia la quantità venduta, per cui il sistema di gestione
delle scorte ha poco peso
- i distributori hanno un ruolo passivo, per cui i produttori controllano la
distribuzione
- i consumatori tendono a valutare i prodotti per la loro dimensione materiale e
non immateriale (es. marca, ecc.)
- c’è una debole dinamica di innovazione del prodotto, mentre si investe
maggiormente nell’innovazione dei processi
- sono le stesse imprese produttrici che stabiliscono la quantità di prodotto da
immettere sul mercato per determinare il prezzo di vendita dei prodotti
- hanno un orientamento interno, focalizzandosi sui processi produttivi piuttosto
che sul mercato e sulla domanda
- sono verticalmente integrate, per cui controllano non solo la fase produttiva ma
tutte le fasi della supply chain (produzione, trasporto, distribuzione e vendita)
- attivano alleanze statiche;
Le economie in concorrenza controllata (es. birre), in cui domanda e offerta arrivano
a livelli più o meno simili tra loro, essendo in equilibrio dinamico.
Se c’è differenziazione di prodotto, le imprese iniziano dunque a sviluppare varianti di
offerta per soddisfare i diversi segmenti di mercato (quindi la domanda non è più
considerata come un aggregato).
In questi mercati:
- i consumatori iniziano a valutare non solo la funzione d’uso, ma anche i
componenti immateriali di offerta (marca, qualità, design, ecc.)
- iniziano ad esserci anche scorte di prodotto finito, che si possono però portare
sul mercato tramite prezzi cedenti e promozioni, spingendo sul marketing
- i distributori hanno un ruolo attivo, potendo condizionare il consumo
dell’individuo: ci sono diversi retail che possono vendere tante proposte
alternative, e possono scegliere quali prodotti mostrare sui loro scaffali
- esistono global players che hanno una certa notorietà in vari Paesi, ma a livello
dei singoli mercati ci sono imprese più piccole che entrano in competizione con
esse
- c’è un elevato controllo della diffusione delle innovazioni, che determinano
nuove varianti di prodotto o che puntano sugli aspetti intangibili
- la finalità non è più produrre, ma vendere;
le economie in eccesso d’offerta, ossia quelle market-driven management, in cui
l’offerta complessiva supera i livelli di domanda complessiva. In questi mercati:
- l’innovazione tecnologica è molto frequente e accelerata, anche se si tratta di
innovazioni incrementali per il miglioramento di prodotto. In seguito
all’innovazione, si innesca rapidamente un meccanismo di imitazione da parte
dei concorrenti
- c’è un’alta intensità competitiva, per cui esistono diverse classi di prodotto e
con diverse funzioni d’uso, ed i consumatori valutano gli elementi immateriali
del prodotto
- resta dell’invendibile: ci sono scorte, ma spesso non si riesce nemmeno a
gestirle proponendole sul mercato ed è quindi necessario sostenere un costo di
smaltimento
- l’accesso al mercato va negoziato con i distributori, che hanno un ruolo
competitivo, mentre si sta ancora realizzando il prodotto
- la finalità è quella di anticipare i concorrenti.
Questa distinzione tiene conto di:
- domanda e offerta complessiva presenti sul mercato
- valutazione delle relazioni tra imprese (se sono stabili e perdurano nel tempo,
se tendono a coinvolgere sempre gli stessi attori, se sono di tipo equity per cui
l’alleanza si fonda su un legame patrimoniale, ecc.).
Il market-driven management è l’orientamento della gestione aziendale alla
conoscenza del mercato, che è visto come un customer ecosystem in cui diversi attori
(anche appartenenti a mercati e settori diversi) collaborano tra di loro con contratti
anche brevi per cercare di rispondere ad alcune esigenze di mercato. Tra questi attori
osserviamo:
clienti: -
- diretti, a cui vende l’impresa stessa, ma che non per forza rappresentano il cliente
finale (es. distribuzione)
- finali, che consumano il prodotto, ma che non per forza sono clienti diretti
partner e domanda indiretta, il cui supporto è necessario se non si riesce a
realizzare internamente in modo efficiente alcune attività:
- integratori, ossia imprese abili nell'integrare due prodotti. Si occupano di una
fase produttiva per cui all’interno di un prodotto viene inserito un altro prodotto,
in modo da risultare più completo e appetibile agli occhi del consumatore
- syndicators, ossia imprese che si occupano di confezionare e imballare il
prodotto in maniera lineare con le esigenze di diversi mercati geografici
- aggregatori, ossia imprese che valutano la proposta congiunta di due prodotti
che possono essere venduti anche singolarmente sul mercato. Aggregano quindi
le offerte per creare un prodotto più in linea con le esigenze del mercato locale,
proponendo un insieme di prodotti ad un prezzo unico (che non è la somma)
- licenziatari, parte del contratto di licensing che ha per oggetto la cessione del
diritto d’uso di un marchio (insieme al licenziante = società che è proprietaria
del marchio e può decidere di darlo in concessione al licenziatario tramite diritto
d’uso). Il licenziatario può utilizzare il marchio in cambio del pagamento di
quote, anche per una classe di prodotto differente. Queste sinergie possono
essere utili per aumentare la notorietà di marca, preparando il consumatore al
fine di raggiungere mercati anche geograficamente distanti
- sottoscrittori, ossia i finanziatori dei progetti
- educatori, ossia insiemi di imprese abili nella realizzazione di comunicazioni utili
ad educare il consumatore circa l’acquisto o il consumo di determinati prodotti;
distributori, che sono grandi gruppi per i ricavi che realizzano e lavorano con punti
di vendita in diversi mercati geografici; essi investono in un proprio marketing fatto di
leve proprie (= “retailing mix”), detto retail-marketing, al fine di conquistare la
domanda finale; tra le leve del retailing mix c’è:
- assortimento, potendo scegliere come combinare i prodotti disponibili alla
vendita
- prezzo, potendo cambiare il prezzo del bene
- comunicazione
- merchandising, potendo decidere della gestione dello spazio espositivo
- private label, entrando in competizione diretta con i produttori.
Essi hanno completa autonomia nelle decisioni che riguardano il prodotto, in
quanto diventano proprietari dei beni che acquisiscono, influenzando così il
mercato. Se ci sono disallineamenti tra produttori e distributori si può creare
confusione nella testa del consumatore, limitando l’efficienza della
distribuzione. Essi entrano in nuove attività, sviluppando attività che vanno al di
là del grocery;
market facilitators, ossia attori che facilitano lo scambio dando garanzia in più al
consumatore, in modo da avvicinarlo alla domanda. Essi possono essere:
- GTM = market facilitators, che lavorano offline (es. compagnia di spedizioni, che
si occupa della consegna fisica del prodotto)
- GEM = online market facilitators, che lavorano online (es. compagnie che si
occupano dell’assicurazione dei prodotti online);
concorrenti, che non per forza devono appartenere al proprio raggruppamento
strategico per essere pericoli. Si suddividono in tre categorie:
a. concorrenti sostituti, che soddisfano gli stessi bisogni ma con prodotti o processi
diversi (es. Italo / Ryanair)
b. concorrenti diretti
c. concorrenti potenziali;
prescrittori e influenzatori, ossia gli attori che possono consigliare, raccomandare o
prescrivere marche, imprese, prodotti o servizi. Si suddividono in diverse categorie:
1. prescrittori, che prescrivono il prodotto a clienti e distributori, condizionando i
risultati delle imprese e riducendo la libertà di scelta del consumatore. Non sono
presenti in tutti i mercati. Tale prescrizione può assumere diverse forme:
- la selezione → il prescrittore, a fronte di un bisogno del consumatore, seleziona
un insieme di beni idonei a soddisfare quel bisogno
- la valutazione → a fronte di un bisogno, il prescrittore identifica un insieme di
beni che possono soddisfarlo, ma ordinandoli per importanza
- l'injunction → il prescrittore definisce la marca e la quantità di prodotto da
acquistare (es. medici);
2. agenzie di certificazione, che raccomandano il prodotto ponendo una
certificazione di qualità
3. opinion leaders, che consigliano il prodotto lasciando libertà di scelta al
consumatore. Tra questi rientrano anche i social media influencers:
le celebrities, ossia attori, artisti o atleti con più di 1 milione di
followers sui social media channels
i macro-influencers, ossia esperti, ricercatori, giornalisti o bloggers con
followers tra 10k e 1 milione. Nei loro confronti, le imprese non hanno una
grande influenza
i micro-influencers, ossia persone comuni con followers tra 1000 e 10k.
Le imprese hanno più influenza nei loro confronti
i nano influencers, con all’incirca 1000 followers
i non human influencers, anche con milioni di followers ma che sono
stati creati dalle imprese stesse con caratteristiche definite;
4. altri stakeholders.
Market-space e time-based competition
Le imprese market-driven fanno dello spazio e del te