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CAPITOLO QUINTO: LE PEDAGOGIE DELLA CRISI
- I maestri del sospetto
Prospettive educative al di là dei due fondamentali modelli pedagogici (naturalistico e umanistico).
Filosofo Paul Ricoeur ha parlato di Marx, Nietzsche e Freud come di tre “maestri del sospetto”, in
quanto alla loro riflessione sarebbe da far risalire la crisi della concezione classica dell’uomo, crisi
fondata sul ricorso ad una specie di dubbio sistematico circa la possibilità di essere pienamente
cosciente delle sue azioni. Attraverso Marx, Nietzsche e Freud non si verificherebbe soltanto lo
smontaggio della razionalità classica, ma si porrebbero le premesse per cogliere una realtà più
complessa e nascosta rispetto al dato della coscienza. M, N e F non sarebbero, perciò soltanto,
maestri del sospetto, ma anche maestri dell’astuzia, nel senso che la loro critica renderebbe
praticabile un ampliamento di prospettive e opportunità prima non considerate. Tutti e tre gli autori
presi a simbolo della crisi hanno comunque così profondamente incisa sulla cultura e mentalità
contemporanea da non poter fare a meno di considerarne le ricadute anche in campo educativo e
pedagogico, in particolare per la critica ai principi di razionalità, libertà e volontà su cui si basa la
concezione antropocentrica della cultura occidentale. Psicoanalisi, marxismo, nichilismo hanno in
comune l’analisi e l’interpretazione dei fenomeni umani attraverso modelli culturali in grado di
cogliere quanto nel comportamento umano è determinato da forza non controllabili come, per
esempio le dinamiche economiche e sociali o gli istinti e le pulsioni o la volontà di potenza.
L’ipotesi pedagogica che scaturisce da queste premesse mette in discussione molte certezze che
hanno a fondo segnato i processi formativi e, in particolare, il fatto che non è legittimo ricondurre
l’educazione soltanto all’insieme delle pratiche razionali e trasparenti mediante cui maturano sia
l’uomo classico sia l’uomo della natura di Rousseau. Educazione e pedagogia avrebbero invece
bisogno di venire preliminarmente decodificate, analizzate e infine ricostruire alla luce di nuovi e
più complessi paradigmi interpretativi.
- Lo sfondo storico delle culture della crisi
cultura della crisi-crisi della ragione rifiuto di un ordine assoluto di certezze origine
psicoanalisi!
- Il bambino psicoanalitico: la natura come pulsione
Con l’analisi dei sogni Freud ripercorre, a ritroso, le tracce della rimozione (processo psichico che
si oppone inconsciamente ad un impulso attraverso cui un evento un’emozione ecc rimangono
confinati nel sistema dell’inconscio e, quindi, restano privi di espressione) lungo un itinerario che
conduce fino ai primi conflittuali vissuti infantili e a traumi di natura sessuale. Nei tre saggi sulla
teoria sessuale F fa precedere la sua teoria evolutiva della sessualità da una elaborata trattazione
delle perversioni con l’effetto incrociato per cui le anomalie trovano. La loro spiegazione nello
sviluppo infantile, mentre la sessualità dei bambini si rivela perversa e poliforma. F intende
dimostrare che ciò che appare patologico nell’adulto costituisce la normalità per il bambino!! La
sessualità infantile in parte evolve spontaneamente in forme successive e in parte in forme rimosse,
incontrandosi con le barriere del pudore e della moralità che la società innalzata nei loro confronti.
Il desiderio infantile tende alla soddisfazione diretta, per questa sua caratteristica la sessualità
infantile è nettamente separata da quella adulta. Da queste premesse campiamo come F porti alla
luca con la scoperta della sessualità infantile un’immagine diversa di bambino: non più
condizionato da un peccato originale, ma soggetto al centro di complessi dinamismi psichici e
affettivi, con una esperienza interiore densa di conflitti, di pulsioni e di emozioni. Il problema
dell’educazione si costituisce proprio nella necessità di imporre all’individuo il passaggio dalla vita
sessuale infantile a quella adulta. La funzione repressiva non costituisce una distorsione
dell’educazione, ma coincide con la sua essenza e la sua ragion d’essere. È l’educazione che porta
all’alienazione irreversibile del desiderio e alla repressione fondamentale da cui derivano
l’inquietudine e l’instabilità dell’uomo. Non solo: l’educazione attivando un complesso di angosce,
di inibizioni e di sensi di colpa può causare una rimozione troppo forte fino a provocare forme
nevrotiche. Nonostante questo, non si può fare a meno dell’educazione: la normatività
dell’educazione costituisce il mezzo che consente di instaurare in luogo del principio del piacere, il
principio della realtà. Non solo, può promuovere esperienze di alto significato scientifico, artistico,
filosofico e religioso. L’educazione si presenta in forme ambivalenti, la dinamica educativa naviga
in un mare incerto e tempestoso, affidata all’esperienza degli educatori. È il modo di essere
educatore a contare veramente nella strutturazione della personalità infantile e nelle interazioni più
o meno positive delle relazioni formative.
La teoria di Alfred Adler (in polemica con Freud) fu largamente aperta ai problemi educativi e
pedagogici: per lui la sessualità era soltanto una componente dell’ambitio, vale a dire la forza
intrinseca alla natura umana che spinge ciascun individuo a vivere secondo la volontà di potenza. In
ogni fase del suo sviluppo l’individuo è guidato dal suo desiderio di affermazione: nella misura in
cui esso è frustato, si scatenano processi di compensazione atti a sostenerlo. Le dinamiche della
volontà di potenza personale spiegano le differenze individuali: è molto importante determinare
quale è, per ciascuno, l’insieme degli obiettivi che si intendono raggiungere. In questo modo si
possono scoprire non solo l’origine profonda delle motivazioni, ma si saprà anche da dove
cominciare un’azione educativa. Lo stesso Adler si fece educatore.
Queste questioni, comunque, furono oggetto di ulteriori approfondimenti, anche dalla stessa figlia
di Freud, Anna Freud. Lei era favorevole alla terapia analitica soltanto nei casi di vera e propria
nevrosi infantile e riconobbe una valenza positiva ai rapporti educativi a condizione che sfuggissero
alle logiche direttive e autoritarie. Per lei l’ideale era uno sviluppo armonico nel quale fossero
ridotti al minimo i conflitti tra mondo esterno e mondo interno e tra le istanze psichiche tra loro.
Cercò di sensibilizzare i puericultori, gli insegnanti, i medici nonché i genitori a cogliere in modo
precoce i bisogni infantili prima che l’indifferenza degli adulti li trasformasse in disturbi.
Diverso fu l’orizzonte teorico della KLEIN, secondo cui esiste un Io estremamente precoce che, fin
dalla nascita, sarebbe in grado di provare angoscia, di usare meccanismi di difesa e di stabilire
rapporti oggettuali primitivi nella fantasia e nella realtà, sede di lotte, distruzioni, autopunizioni e
riparazioni. Per lei allo scenario dell’inconscio fa riscontro il teatro dell’analisi in un tempo e in uno
spazio quanto più possibili isolati senza contatti con la realtà. Il bambino è chiamato a confrontarsi
con le angosce inconsce, con i suoi desideri ed i suoi fantasmi come se essi avessero un’esistenza
autonoma. Su queste basi la Klein mise a punto particolari tecniche ludiche co l’organizzazione di
uno specifico ambiente in grado di rendere esplicite le psicopatie e le nevrosi infantili attraverso
giochi e simboli ludici. due diversi modi di considerare i rapporti con l’educazione e la stessa
riflessione pedagogica. Da una parte si guardò alla psicanalisi come ad una opportunità per
rinnovare e, in un certo senso, cambiare la pedagogia, dall’altra operarono quanti erano convinti
della sostanziale incompatibilità tra pedagogia e psicanalisi. Sul piano storico: esiti diversi:
approccio empirico della psicoanalisi ai problemi educativi consentì un notevole aumento di
conoscenze sulla natura e sulle fasi di sviluppo del bambino.
Si arrivò alla graduale consapevolezza che anche il vissuto infantile non fosse così lineare come si
era a lungo ritenuto, risultando, invece, complesso, contraddittorio, ambivalente richiamo
all’importanza dell’affettività, riscoperta della corporeità.
- Le esperienze autoritarie negli anni ’20 e ‘30
Tra gli anni 20 e 30 si svolsero alcune esperienze in tal senso come l’asilo di VERA SCHMIDT a
Mosca, la scuola di Summerhill di Alexander Neill in Inghilterra…costituiscono documenti
dell’incontro tra educazione e psicoanalisi in chiave “antipedagogica”. Nel 1921 Vera Schmidt
fondò a Moca un asilo d’infanzia governato da principi educativi antiautoritari di esplicita
derivazione analitica. L’educatrice si inseriva in una tradizione di “educazione libera” nel 1907
era uscita a Mosca la rivista “educazione libera” intorno a cui si raccolsero intellettuali e uomini di
scuola, convinti che nella scuola non vi dovesse essere posto per alcuna costrizione. La causa
principale di ogni male e degenerazione era individuata nell’autorità in qualunque forma essa di
manifestasse: famiglia scuola stato. ..> educazione capace di formare uomini liberi!! Sostenitrice di
queste tesi fu la stessa moglie di Lenin NADEZDA KRUSPKAJA: l’ethos comunista si sarebbe
dovuto costruire attraverso esperienze collettive centrate sulla vita in comune e sulla reciprocità
dell’aiuto e ispirate alla massima valorizzazione delle capacità degli individui.
Asilo di Vera Schmidt: bandite ingiunzioni e proibizione, no ordini e restrizioni. Clima liberatorio
che aveva scopo di far accettare e amare la libertà senza rinunciare ai piaceri ritenuti incompatibili
con la vita sociale (es erano permessi giochi sessuali), per promuovere uno sviluppo spontaneo. Lei
era convinta che l’educazione impartita fuori dalla casa paterna, rendesse meno conflittuali i
rapporti con i genitori, eliminando uno dei fattori di nevrosi: esperimento fu breve.
Altro esempio: esperienza promossa da Siegfried a Vienna. Istituto viennese fondato per provvedere
ad alcune centinaia di orfani di guerra ebrei in età compresa tra i 3 e i 16 anni, con il metodo del
libero sviluppo del fanciullo: fu data ampia libertà di scelta delle materie di studio e di assistere alle
lezioni secondo un codice di disciplina non formale, non erano previsti né vori né punizioni
corporali.
Scuola di Summerhill, 1925, Alexander Neill: ispirata alle pratiche educative antiautoritarie di
matrice psicoanalitica. La sc