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Meccanismi di Resistenza cromosomica:
Ridotta affinità per il bersaglio: se l'antibiotico ha un suo bersaglio
specifico la mutazione potrebbe interessare il gene che produce quel
bersaglio, andandolo a modificare l'antibiotico non lo potrà più riconoscere
e quindi il ceppo diventerà resistente.
Iperproduzione del bersaglio: l'antibiotico si legherà al bersaglio ma
siccome viene prodotto in grossi quantitativi la funzione di quel bersaglio
non verrà inficiata.
Meccanismi di resistenza extracromosomica:
Inattivazione intracellulare dell'antibiotico: provocata dalla produzione di
enzimi che inattivano l'antibiotico come la β-lattamasi.
Diminuita penetrazione dell'antibiotico nella cellula batterica: dovuta
alla produzione di trasportatori di membrana che eliminano
l'antibiotico dalla cellula.
Sostituzione del bersaglio: il bersaglio di un antibiotico viene sostituito da
un'altra molecola che svolge la stessa funzione.
Un'altra ragione per cui c'è un eccesso di ceppi resistenti è quella che quando
un medico prescrive un antibiotico lo fa a largo spettro perché non fa delle
indagini preliminari per trovare un antibiotico che sia effettivamente specifico
per quel responsabile di quella determinata infezione. Questo è un male
perché contribuisce alla farmaco-resistenza di molti ceppi.
Vediamo la tecnica della determinazione della concentrazione minima
inibente che è la concentrazione che stabilisce il dosaggio minimo inibente
cioè ci dice qual è il limite tra la concentrazione efficace e la concentrazione
non efficace. Una volta stabilita la concentrazione minima inibente che sarà
verificata anche per vedere se questa concentrazione minima inibente è
statica o cida. Da queste provette in cui si va a stabilire qual è la
concentrazione e si fanno delle diluizioni al dimezzamento per stabilire qual è il
range efficace, quindi la concentrazione dell'antibiotico viene dimezzata, la
concentrazione della sospensione rimane costante in tutte le provette,
mettiamo ad incubare ed avremo delle risposte differenti nelle varie provette.
In alcune provette si ha la torbidità perché la concentrazione è troppo bassa
per impedire la crescita del microrganismo, mentre altre sono limpide perché
le concentrazioni sono efficaci che non hanno permesso la crescita di nessun
microrganismo. La concentrazione minima inibente è la più bassa
concentrazione dell'antibiotico cha ha impedito la crescita microbica per cui è
20 mg/L. La domanda successiva è se questa concentrazione è veramente
efficace e ha determinato la morte delle cellule o sono in uno stato statico per
cui riprenderanno nel momento in cui si allontana l'antibiotico? A questo punto
prenderemo un'ansata da questa provetta e la metteremo su piastra
con terreno specifico, se crescono vuol dire che l'azione è batteriostatica
mentre se non crescono è battericida. Questo è un macrometodo perché si
utilizzano le provette.
Invece spesso si usa il micrometodo cioè si utilizzano delle piastre a pozzetti in
cui possiamo fare la stessa prova con quantitativi molto più ridotti della
sospensione dell'antibiotico. Si fanno molti controlli negativi perché la lettura
sarà fatta con una serie di pozzetti in cui non ci sarà crescita perché non
metteremo nè l'antibiotico nè il microrganismo, controlli positivi con pozzetti in
cui avremo il massimo della crescita perché abbiamo messo il microrganismo.
Sono diverse concentrazioni di varie molecole che stiamo saggiando e
mettiamo in evidenza la torbidità per cui usiamo uno spettrofotometro per le
piastre e vedremo la torbidità di queste piastre comparate con il controllo
negativo che sarà lo zero e con il controllo positivo che sarà il massimo
possibile da quella sospensione. Poi si colorano per poterle vedere bene anche
nel tempo. Inoltre è difficile trovare delle molecole antibiotiche che agiscano
bene nei confronti gram negativi perché sono molto più resistenti.
La tecnica dell'antibiogramma o di kirby bauer ci permette di saggiare più
antibiotici contemporaneamente ed è un metodo altamente standardizzato
nella composizione del terreno perché i componenti del terreno non devono
interferire sull'attività dell'antibiotico e la piastra deve essere preparata con un
quantitativo di terreno costante. Ad esempio se andiamo dal dottore perché
abbiamo mal di gola, il medico ci dirà di fare un tampone faringeo che verrà
fatto in laboratorio e il tampone verrà seminato direttamente nella piastra
contenente un terreno specifico per la presunzione di microrganismo che
vogliamo isolare. Una volta isolato l'organismo lo si deve cimentare con
l'antibiotico e passano alcuni giorni. Quindi la tecnica dell'antibiogramma
prevede di allestire una sospensione e di metterla in una fase
metabolicamente attiva (perché l'antibiotico funziona soltanto quando le
cellule non sono in quiescenza) per due ore in modo che raggiunga la fase
esponenziale, prendiamo il tamponcino e lo imbeviamo nella sospensione che
avrà una certa torbidità e la seminiamo sulla superficie del terreno agarizzato.
Una volta seminato con questo tamponcino in maniera omogenea perché si
deve ottenere una patina, mettiamo i dischetti nell'antibiotico. La dose che
stiamo saggiando è quella che abbiamo determinato con la concentrazione
minima inibente. Dopo 24-48 ore avremo tutta una serie di risposte che ci
permetteranno di dire se è efficace o no.
ESPERIMENTO
Abbiamo vari esempi di piastre già pronte in cui si vede l'antibiotico e una
patina funginea quindi sono delle candide che sono cresciute ad eccezione
nelle zone in cui la concentrazione dell'antibiotico è stata efficace, infatti ci
sono antibiotici antimicotici poco efficaci o nullo efficaci mentre altri
determinano un'inibizione chiamata alone di inibizione che andremo a
misurare in millimetri. Quando siamo in laboratorio dobbiamo essere in grado di
capire quale è più efficace tra quelli presenti e ci sono delle tabelle di
riferimento che ci dicono perché ogni antibiotico può avere una propria
solubilità nel terreno per cui alcuni che danno un alone di inibizione più piccoli
perché sono poco solubili quindi hanno costruito dei range di riferimento per
dire quando considerare sensibile o resistente un determinato antibiotico.
Quindi misuriamo i diametri e vediamo in una piastra un effetto in cui gli
organismi sono sensibili ad entrambi gli antibiotici e c'è un effetto
congiunto per cui l'alone di inibizione sarà molto più grande. In un’altra piastra
vediamo un caso strano perché il dischetto contiene la dose che abbiamo
messo dell'antibiotico e abbiamo un effetto diffusione che si esplica sia in
orizzontale che in verticale e per questo dobbiamo considerare il terreno
sempre costante in modo da considerare soltanto la diffusione orizzontale
perché sennò avremo dei comportamenti anomali; in questo caso intorno al
dischetto abbiamo la massima concentrazione e via via si avrà la diffusione
cioè la diminuzione della concentrazione dell'antibiotico, quindi in questa
piastra abbiamo un effetto anomalo perché vediamo che alla concentrazione
maggiore abbiamo la presenza di un certo numero di colonie funginee di
candida e poi abbiamo un alone grande di inibizione. Questo avviene perché in
questo caso abbiamo messo in evidenza quei ceppi che sono parte della
popolazione che è resistente e quindi questa popolazione non è più così
omogenea come pensavamo ma ha delle colonie resistenti, cellule che erano
già resistenti a monte e che mettiamo in evidenza con l'antibiotico. Non
possiamo consigliare questo antibiotico al paziente perché siccome sono i suoi
batteri faremmo più danno che altro perché selezioneremmo la popolazione
resistente e la faringite del paziente peggiorerà sempre di più
ANTIBIOGRAMMA
Se sappiamo che il batterio studiato è sensibile a particolari antibiotici
sappiamo già quali usare. Ma soprattutto oggi esistono molti batteri che hanno
sviluppato resistenza agli antibiotici per via dell’utilizzo spropositato di questi
ultimi da parte dell’uomo. Motivo per cui non sapendo a quale antibiotico il
batterio è sensibile è necessario fare l’antibiogramma testando la sua
antibiotico sensibilità.
MIC= “minima concentrazione inibente”, sono le basse concentrazioni di
antibiotico che riescono ad inibire la crescita del batterio.
I test che facciamo sono test in vitro, che ci dicono se il batterio è sensibile
all’antibiotico o meno. Per fare questi test si può utilizzare un terreno liquido o
un terreno solido e alla fine si vede una risposta se il batterio cresce vuol dire
che è resistente all’antibiotico, se non cresce vuol dire che la sua crescita è
stata inibita dall’antibiotico. Nel terreno liquido la crescita si vede perché il
liquido diventa torbido, nel terreno solido crescono le colonie.
MBC=”minima concentrazione battericida” se inibisce non è detto che il
batterio muore, dunque esiste una concentrazione sempre bassa in cui il
batterio viene ucciso, quantomeno il 99% della popolazione.
La cosa fondamentale di questi test è che tutti i metodi in uso vengano
standardizzati. Esiste la CLSI Clinical Laboratory Standards Institute e la 2006
ne è nata una europea l’EUCAST e sono dei gruppi di ricerca che forniscono a
tutta la comunità europea il modo con cui fare un antibiogramma, una MIC,
ecc…
Dobbiamo partire sempre da una coltura pura e da un’inoculo standard.
Uno dei primi metodi è il macro metodo “metodo della diluizione in brodo”.
Macro metodo perché si fa in brodo in delle provette. Si diluisce non il batterio,
ma l’antibiotico, perché vogliamo trovare la concentrazione attiva
dell’antibiotico. Quindi inizialmente abbiamo in tutte le provette lo stesso
terreno, e poi facciamo delle diluizioni con l’antibiotico con riduzioni scalari a
W/2. Dopo si inocula il batterio 5x10alla quinta CFU/ml. Si semina il batterio e si
incuba per 18 ore a 37°. Dove la concentrazione dell’antibiotico è più bassa
continueranno a crescere i batteri, ma via via si sona che ci sarà una diluizione
in cui l’antibiotico ha fatto effetto e ha inibito la crescita, questa concentrazione
si chiama la minima concentrazione inibente che