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Antibatterici: meccanismi di resistenza
Le resistenze possono avvenire attraverso 4 meccanismi principali:
1. Produzione di enzimi inattivanti il farmaco (es. betalattamasi)
che trasformano il farmaco in metaboliti inattivi
2. Modifica del target biologico:
A. modifica strutturale del binding site che non riconosce più il
farmaco o riconosce con maggior affinità il substrato naturale
B. sostituzione della via metabolica inibita con un’altra via parallela
C. Over-espressione del target biologico
3. Alterata permeabilità cellulare volta a ridurne la [] intrabatterica
A. Riduzione dei trasportatori per influsso
B. Aumento dei trasportatori per efflusso
4. Inattivazione dell’enzima che attiva il farmaco (profarmaco)
Antibatterici: meccanismi di resistenza
Le resistenze insorgono essenzialmente a causa di un uso eccessivo,
inappropriato ed empirico degli antibatterici specie quelli ad ampio
spettro. Antimetaboliti
Inibitori del metabolismo
dell’acido folico
L’acido folico e i suoi analoghi
L’acido folico e i suoi analoghi
L’acido tetraidrofolico (FH4) è coinvolto in reazioni enzimatiche come precursore
di cofattori che donano unità carboniose ed è essenziale sia nell’uomo sia nei
batteri, ma…
• L’uomo non è in grado di biosintetizzare FH4 e lo assume dalla dieta
(vitamina)
• I batteri non sono in grado di assumere FH4 dall’esterno ma sono capaci di
biosintetizzarlo secondo le necessità, quindi:
Inibire enzimi coinvolti nella biosintesi del FH4 colpisce i batteri ma non l’uomo
(selettività d’azione)
L’acido folico e i suoi analoghi
La diidropteroato sintasi (DHPS)
Idrossimetil diidro è un’enzima chiave e specifico
pteridina pirofosfato della sintesi di FH4; è presente
solo nei batteri
Acido diidropteroico
L’acido folico e i suoi analoghi
Fino alla sintesi del DHF le vie metaboliche sono
specifiche dei batteri, le reazioni successive che
portano alla sintesi e all’utilizzo del THF e del suo
metilen derivato nella sintesi della timidina sono
comuni con l’uomo
I sulfamidici
1935: Gerhard Domagk scopre che il colorante azoico Prontosil rubrum ha una spiccata
attività antibatterica e per questa scoperta vince il premio Nobel per la medicina nel 1939
4-[(2,4-diamminofenil)azo] benzenesulfonammide
Gerhard Domagk
(1895 – 1964) I sulfamidici
1936: Daniel Bovet scopre che il prontosil rubrum è in realtà il profarmaco della
sulfanilamide che è la molecole dotata di attività antibatterica. Premio Nobel nel 1957
Attivo in vivo ma
non in vitro
Attivo in vivo e in
vitro
Daniel Bovet L’urina degli animali trattati con Prontosil risultava priva di
(1907 – 1992) Prontosil, ma ancora attiva come antibatterico
I sulfamidici
1940: Woods e Fildes propongono che la sulfanilamide agisca con un meccanismo di
antagonismo competitivo ossia spiazzando il metabolita naturale (il PABA) e bloccando
l’enzima la cui reazione richiede tale substrato (ossia la diidropteroato sintasi).
pKb = 11.6
pKb = 11.6
pKa = 4.9 pKa = 10.4
SO NHAr: pKa 6
2
I sulfamidici
I sulfamidici possono agire con due meccanismi:
- Inibendo la diidropteroato sintetasi
- Formando intermedi pterin-sulfamidici che non
possono più reagire con l’acido glutammmico
I sulfamidici
• I sulfamidici hanno ampio spettro
d’azione. Agiscono sulla maggior
parte dei batteri Gram+ e Gram-, su
protozoi, miceti e clamidie.
• Sono stati utilizzati anche contro la
malaria, e sono ancora in uso per la
toxoplasmosi e la blastomicosi
sudamericana.
• Non sono attivi contro gli
actinomiceti, le spirochete e le
ricketsie.
• Trovano ancora impiego contro le
infezioni delle vie urinarie,
dell'intestino, dell'occhio,
dell'orecchio e delle prime vie
respiratorie.
• Non vengono usati per applicazioni
topiche perché hanno scarsa
efficacia.
I sulfamidici: relazioni struttura –attività (SAR)
• Il gruppo para-NH2 è essenziale per l’attività
• Il gruppo SO NHR deve essere direttamente collegato
2
all’anello
• Anelli diversi dal fenile o sostituiti in 2,3,4 e 5 inducono
inattività
• Sostituenti R all’azoto solfonamidico, specialmente se
eterociclici, aumentano l’attività e allargano lo spettro
• antibatterico ( Gram -), mentre solfonamidi bisostituite
sono inattive
• Sostituenti R’ all’azoto amminico portano ad inattività a meno
che non siano profarmaci ossia gruppi idrolizzabili che in vivo
liberano il gruppo NH (per esempio sulfamidici intestinali)
2
I sulfamidici: relazioni struttura –attività (SAR)
Se il sostituente R contiene gruppi proton donatori, il sulfamidico viene
assorbito con difficoltà (sulfamidici intestinali)
sulfaguanolo
sulfaguanidina Acido sulfalossico
I sulfamidici: relazioni struttura –attività (SAR)
Se il sostituente R contiene gruppi proton accettori, il sulfamidico viene
assorbito facilmente e lentamente eliminato (sulfamidici sistemici)
Sulfadimetossina t = 35 h Sulfametossipiridazina t = 40 h
1/2 1/2
Sulfametossipirazina t = 65 h Sulfadossina t = 100 h
1/2 1/2
I sulfamidici: relazioni struttura –attività (SAR)
Se il sostituente R non contiene gruppi che instaurano forti legami di
idrogeno, il sulfamidico viene facilmente assorbito e rapidamente escreto
(sulfamidici urinari). Si ricordi che la capacità degli eterocicli di formare
legami di idrogeno è limitata Sulfametossazolo t = 10 h
1/2
Sulfafurazolo t = 6 h
Sulfatiazolo t = 4 h 1/2
1/2
I sulfamidici: lipofilia e acidità
Sulfamidici ad elevata lipofilia hanno
una buona biodisponibilità anche se la
molecola deve esprimere un
compromesso bilanciato tra gruppi
lipofili e idrofili per consentire il
riconoscimento da parte dei
trasportatori tubulari ed evitare una
rapida eliminazione.
lipofilia Questo compromesso è ben documentato
dalla relazione tra MIC e pK del gruppo
sulfonamidico che deve essere
abbastanza acido per mimare il carbossile
del PABA ma non troppo acido per evitare
che il composto sia completamente
ionizzato a pH fisiologico e incapace di
permeare le membrane pK ottimale 6.3
I sulfamidici: metabolismo
I sulfamidici possono in generale dare tre principali metaboliti:
1) N4-acetilazione
Gli N-acetil metaboliti sono meno solubili del farmaco tal quale e possono provocare
cristalluria ossia formazione di cristalli a livello renale con effetti nefropatici. Ciò si
verificava soprattutto con i primi derivati che erano di norma poco idrosolubili. I
sulfamidici più moderni hanno una maggiore idrosolubilità e pertanto presentano una
minor probabilità di dare precipitati
I sulfamidici: metabolismo
I sulfamidici possono in generale dare tre principali metaboliti:
2) N1-Glucuronazione
Si tratta di un metabolismo competitivo tra l’acetilazione e la glucuronazione: in teoria
entrambe le reazioni metaboliche possono avvenire su entrambi gli atomi di azoto; in
pratica sia ha quasi esclusivamente la N1 glucuronazione e la N4 acetilazione. Il
glucuronide molto idrofilo concorre ad aumentare la idrosolubilità dell’acetilderivato
evitando così la formazione di precipitati a livello renale.
I sulfamidici: metabolismo
I sulfamidici possono in generale dare tre principali metaboliti:
2) N4-Ossidazione
L’ossidazione del gruppo N4 a nitroso derivato produce un metabolita elettrofilo reattivo
che, se non detossificato dal GSH, può dare addotti covalenti su gruppi cisteinici delle
proteine. Questi addotti possono scatenare risposte immunitarie pertanto i sulfamidici si
comportano da pro-apteni.
I sulfamidici: effetti tossici
I sulfamidici sono considerati farmaci relativamente sicuri e con un buon
indice terapeutico. Tale profilo di ridotta tossicità è ulteriormente migliorato
con i derivati più recenti. I principali effetti tossici riscontrati sono così
schematizzabili:
• Comuni: reazioni allergiche, fotosensibilizzazione, febbre
• Meno comuni: danni epatici e renali, anemia emolitica
• Molto rari: eritema multiforme (talvolta fatale), ulcerazione delle
membrane (occhi, bocca uretra)
A parte gli effetti nefropatici dovuti alla scarsa solubilità degli acetil metaboliti,
tutti gli altri effetti collaterali sono sostanzialmente riconducibili alla
formazione di metaboliti reattivi con formazione di addotti proteici. Gli eventi
molto rari sono esempi di reazioni idiosincratiche
I sulfamidici: farmacoresistenza
I sulfamidici possono indurre farmacoresistenza attraverso 4 diversi
meccanismi:
• Minore affinità (1:200) per il sulfamidico che per il PABA dovuta a
mutazioni a livello dell’enzima che alterano la specificità del legame al
substrato
• Sovrapproduzione di PABA
• Capacità di assumere e utilizzare FH2 dell’ospite
• Alterata permeabilità del microrganismo ai sulfamidici
I sulfamidici: sulfasalazina
La sulfasalazina a livello intestinale libera la mesalazina che ha azione antiinfiammatoria
intestanale e la sulfapiridina con effetto antibatterico.
La sulfasalazina viene utilizzata nel trattamento delle infiammazioni dell'intestino, della
diarrea, di emorragie intestinali e del dolore addominale nei pazienti con colite ulcerosa
o Malattia di Crohn. La diidrofolato reduttasi (DHFR)
La via metabolica è comune all’uomo ed ai
batteri, ma l’enzima implicato (DHFR) presenta
differenze tali da consentire il disegno di
inibitori specie specifici.
Molti enzimi sono conservati tra le specie
come ruolo metabolico e meccanismo
catalitico ma presentano mutazioni sostanziali
nel sito di legame (isoenzimi)
La diidrofolato reduttasi (DHFR): inibitori
La diidrofolato reduttasi (DHFR): inibitori
METOTRESSATO
• Utilizzato come antimetabolita nella terapia antitumorale
• Utilizzato nel trattamento della psoriasi (proliferazione eccessivamente elevata delle
cellule epidermiche)
• Potente inibitore delle reazioni immunologiche ed impiegato come
immunosoppressore (es. nei trapianti di organo, lupus)
TRIMETOPRIM
• Antibatterico ad ampio spettro: attivo verso la maggioranza dei microrganismi sia
Gram+ sia Gram-
• Può indurre farmacoresistenza se somministrato da solo
• Impiegato in associazione con sulfametossazolo con cui instaura un’azione sinergica
PIRIMETAMINA
• Molto efficace nei confronti dei plasmodi