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Fourier dei segnali di ingresso e di risposta con le trasformate discrete
di Fourier, un procedimento numerico classico che viene indicato con FFT
( Fast Fourier Transform): questo procedimento richiede che il segnale
venga forzatamente trattato come un segnale periodico.
Ingresso random: in questo caso, molto importante per le possibilità che
offre alla sperimentazione, il segnale di ingresso ed il segnale di
risposta sono di tipo random. Non viene rispettata la condizione di
Dirichlet (il segnale non è limitato nel tempo) non sono quindi
definibili le trasformate di Fourier sia per l’ingresso che per la
risposta.
Un segnale di tipo random viene descritto con un approccio statistico in
quanto il singolo segnale non è rappresentativo. Il carattere random
indica che in una serie di misure, apparentemente condotte in uguali
circostanze, si ottengono dati diversi. Questo significa che una singola
misura non è indicativa, ma si richiede una descrizione statistica. Si
devono impiegare metodi diversi per la descrizione di segnali random: nel
dominio del tempo con la definizione della funzione di correlazione e nel
dominio della frequenza con la definizione della funzione di densità
spettrale di potenza ( PSD, Power Spectral Density )che si ottiene dalla
trasformata di Fourier della funzione di correlazione.
Un segnale random si definisce stazionario se le sue proprietà
statistiche, in particolare la media, non cambiano nel tempo. La media di
un segnale random stazionario ed ergodico, cioè con medie nel tempo
uguali alle medie di insieme,e quindi tale che le sue proprietà
statistiche si possono valutare con una sola registrazione di durata
sufficientemente grande, si definisce con la :
x = lim (1/T)∫ x(t) dt (6)
il valore quadratico medio del segnale random si definisce con la:
2 2
x = lim (1/T)∫ x (t) dt (7)
la (7) da una indicazione della entità della variazione del segnale. Una
grandezza a questa collegata è la radice quadrata del valore quadratico
medio indicata con x (root mean square). Una funzione importante è la
rms
funzione di autocorrelazione, che misura la variazione nel tempo del
segnale e quindi valuta l’entità del campione statistico. La funzione di
autocorrelazione indicata con R (τ) è definita dalla:
xx 3
Strutture Aeronautiche 2008-2009 Analisi dinamica
sperimentale
R (τ)=lim (1/T)∫x(t)x(t+τ)dt (8)
xx
Questa funzione rappresenta la velocità di variazione del segnale e
risulta funzione di τ , che indica la differenza temporale tra il segnale
x(t) e lo stesso segnale traslato nel tempo, per τ = 0 la funzione di
autocorrelazione assume il valore quadratico medio del segnale infatti in
questo caso la (8) viene a coincidere con la (7). La funzione di
autocorrelazione ( o di correlazione incrociata se riferita a due segnali
diversi) ha il significato del valor medio del prodotto di un segnale per
lo stesso segnale traslato nel tempo. Si tratta ancora di una funzione
del tempo, come la funzione da cui deriva, ma è limitata nel tempo e
risponde alle condizioni che sono richieste per definire la sua
trasformata di Fourier. La trasformata di Fourier della funzione di
autocorrelazione (8) definisce una funzione di densità spettrale di
potenza indicata con: -jωτ
S (ω)=∫ R (τ)e dτ (9)
xx xx
Con questa funzione definita dalla (9) si ottiene una descrizione nel
dominio della frequenza della funzione random x(t). Naturalmente le
definizioni (8),(9) si applicano anche al caso di due funzioni diverse
x(t), y(t). Si nota che le funzioni di autocorrelazione sono funzioni
reali ed anche le funzioni di autodensità spettrale di potenza sono reali
(mentre le funzioni di cross densità spettrale sono complesse coniugate).
In questo modo si sono definite, attraverso le operazioni di correlazione
e di trasformazione secondo Fourier sulle funzioni di correlazione, le
funzioni che permettono di trattare i segnali random in maniera analoga a
quanto avviene per i segnali deterministici.
In analogia con la (4) si ha poi una relazione che lega le funzioni di
densità spettrali dei segnali di ingresso ed uscita con la FRF della
struttura : 2
S (ω) = │H(ω)│ S (ω) (10)
xx ff
La (10) non è sufficiente per la valutazione della FRF della struttura in
quanto fornisce informazioni soltanto sul modulo della H(ω) ; si devono
impiegare delle ulteriori relazioni che fanno intervenire anche delle
funzioni di crossdensità spettrale; le funzioni di cross densità
spettrale sono complesse e consentono quindi di ricavare la H(ω) in forma
complessa dalle relazioni:
S (ω) = H(ω)S (ω) (11)
fx ff
S (ω) = H(ω)S (ω) (12)
xx xf
Le (11),(12) permettono di ricavare la matrice delle FRF, H(ω), della
struttura a partire da misure sperimentali condotte con un segnale di
ingresso di tipo random, le (11),(12) offrono due stime possibili per la
H(ω) e dal confronto di queste due stime diverse si può valutare anche la
qualità dei dati ottenuti. L’apparato di misura base dell’analisi modale,
analizzatore multicanale, è in grado di calcolare le (10),(11),(12) con
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sperimentale
diversi procedimenti numerici. Naturalmente la valutazione delle densità
spettrali è sempre approssimata visto che si dispone nella
sperimentazione di un blocco di dati di durata temporale finita. Le (11),
(12) offrono due stime diverse della FRF se si indica con H (ω) la stima
1
ottenuta dalla (11) e con H (ω) la stima ottenuta dalla (12) per valutare
2
l’affidabilità della misura si definisce una funzione di coerenza
2
indicata con γ definita dalla :
2
γ = H (ω)/H (ω)= (S (ω)S (ω))/(S (ω)S (ω)) (13)
1 2 fx xf ff xx
Questa funzione deve avere sempre valori uguali od inferiori ad uno
2
e la condizione limite γ = 1 indica condizioni ideali di misura in cui
le funzioni definite dalle (11),(12) sono uguali. Naturalmente la
presenza del rumore in ingresso ed uscita danneggia la misura in maniera
diversa sulle H (ω), H (ω). Valori molto bassi della funzione di
1 2
coerenza, che rendono la misura non accettabile, possono dipendere da un
comportamento non lineare della struttura o da una risoluzione in
frequenza insufficiente. Le relazioni (11),(12) definite per ingresso
random vengono anche impiegate nel caso di eccitazione impulsiva, in
genere ottenuta con l’impiego di un martello con cella di carico.
3. Il sistema di eccitazione
Può avere caratteristiche diverse ma in genere si tratta di uno shaker o
di un martello con cella di carico. Nel caso dello shaker il segnale di
eccitazione può essere random, sinusoidale o di altro tipo; il sistema di
eccitazione deve essere collegato alla struttura e si ha quindi un
effetto di inserzione che altera la misura. Il collegamento dello shaker
con la struttura avviene con uno stinger una asta sottile che isola lo
shaker dalla struttura riducendo l’effetto di inserzione. Nel caso del
martello con cella di carico la sperimentazione è più semplice e rapida
con minimi effetti di alterazione della misura. Tuttavia nel caso di
strutture di grandi dimensioni, come un velivolo completo, può non essere
possibile dare l’energia sufficiente per l’eccitazione di tutta la
struttura e vi sono anche delle incertezze sulla direzione di
applicazione della sollecitazione.
4. Determinazione dei parametri modali
La determinazione dei parametri modali,frequenze naturali, coefficienti
di smorzamento modale e deformate modali,a partire dai dati sperimentali
che sono le FRF richiede una scelta tra un approccio semplice, basato
sulla idea che sia possibile isolare il singolo modo intorno ad ogni
frequenza di risonanza ed utilizzare una ricostruzione modale fondata su
di un modello SDOF, ed un approccio più generale basata su di una
ricostruzione modale con un modello MDOF. In sintesi se si considera un
termine generico della matrice della FRF in funzione dei parametri modali
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e nell’ipotesi di smorzamento viscoso con caratteristiche di smorzamento
di tipo proporzionale si ha:
ir jr 2 r2
H (ω) = ( ∑ *Φ *Φ )/( -ω + ω + j2ωω ζ ) (14)
ij r r r
Si può considerare, nell’intorno di una frequenza naturale r-sima, che
partecipi di fatto nella definizione della H (ω) la sola frazione
ij
corrispondente alla pulsazione r-sima (modello SDOF). Più in generale si
deve considerare l’influenza di altri modi, oltre al modo r-simo(al
limite di tutti i modi) si tratta del modello MDOF. L’ipotesi di poter
lavorare su di un modello SDOF richiede che i modi presenti nel campo di
frequenza di interesse siano ben separati in frequenza e non siano
fortemente smorzati, perché nel caso di smorzamento elevato si crea un
accoppiamento anche tra modi relativamente separati in frequenza. Al
contrario il caso di modi molto debolmente smorzati presenta dei problemi
legati alla risoluzione in frequenza molto elevata richiesta da una
sperimentazione attendibile. Comunque l’approccio SDOF è utile almeno per
una prima valutazione dei parametri modali: in questo caso si seguono i
passi seguenti.
Si valuta la frequenza propria di vibrazione in corrispondenza del punto
di massimo locale del diagramma del modulo della FRF in funzione della
frequenza. Si ricorda che la frequenza propria si ritrova per ogni
funzione della FRF e si può valutare anche attraverso il diagramma della
parte reale o della parte immaginaria della funzione. Il coefficiente di
smorzamento si valuta dalla :
ζ = (ω – ω )/(2ω ) (15)
2 1 n
dove ω indica la pulsazione naturale del modo ed ω ,ω indicano i punti
n 1 2
di massimo e di minimo relativo della parte reale della FRF (o i punti a
mezza potenza intorno al massimo locale del modulo della FRF). Anche il
coefficiente di smorzamento si ritrova modo per modo per ogni funzione
della FRF. Per quanto riguarda la stima della deformata modale questa si
può ricavare da una riga delle FRF e richiede quindi un numero di punti
di misura corrispondenti al numero delle componenti modali che si
vogliono determinare. La misura delle pulsazioni naturali e dei
coefficienti di smorzamento è una misura globale che si ottiene anche da
un solo punto di misura mentre la valutazione delle deformate modali
richiede un numero di misure corrispondente al numero di componenti che
si devono acquisire.
5. Deformate modali compl