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Le trasformazioni del corpo durante la pubertà
Le trasformazioni riguardanti il corpo nel periodo della pubertà sono di tre tipi: fisico-somatico, organico-funzionale e sessuale. I cambiamenti di tipo fisico somatico riguardano tessuti, ossa e muscoli del corpo e determinano la crescita in altezza e nel peso; quelli di tipo organico-funzionale riguardano tutte le funzionalità degli organi interni e degli apparati; infine, le trasformazioni che avvengono nell'apparato riproduttivo comportano nei ragazzi un ingrossamento degli organi genitali, un cambiamento della voce, un aumento della massa muscolare e la comparsa di barba e baffi; nelle donne avviene un aumento del seno, un allargamento del bacino, un'accentuazione della massa adiposa e infine la comparsa del menarca. Tutti questi cambiamenti hanno una risonanza psicologica nei ragazzi: avviene ad esempio il cosiddetto scatto di crescita che comporta una repentina crescita che porta a dover creare una nuova percezione del proprio corpo, una nuova identità corporea.
Questo cambiamento porta l'individuo di fronte a un corpo modificato e che non riconosce a cui adattarsi e abituarsi e nei confronti del quale esprimere apprezzamento o insoddisfazione. Questi cambiamenti avvengono con consapevolezza da parte del fanciullo, a differenza di quelli a cui si va incontro nei primi due anni di vita, in cui non si ha la percezione di quello che succede. Questa consapevolezza del fanciullo può produrre da un lato malessere, dall'altro aiuta a riflettere su di sé e a costruire una nuova identità corporea. Questo viene detto processo di rimentalizzazione del corpo. C'è però una differenza di genere per quanto riguarda questi cambiamenti: infatti nelle ragazze l'inizio della pubertà avviene circa con due anni d'anticipo rispetto ai ragazzi. Per quest'ultime, in più, la trasformazione del proprio corpo è motivo di vergogna che provoca un senso di inadeguatezza e porta a conflitti.
famigliari più marcati in seguito a uno più stretto controllo dei genitori. I maschi invece temono il ritardo puberale, essi vorrebbero che i loro corpi combaciassero il prima possibile con i modelli culturali maschili di forza e virilità.
13. Autostima e depressione in adolescenza. L'autostima è un valore attribuito ai differenti aspetti dell'identità persona. Essa nel periodo adolescenziale subisce un forte calo sia nei maschi che nelle femmine, anche se in queste ultime il calo di registra maggiormente. I momenti in cui l'autostima cala sono due: il prima è quello della fase adolescenziale, il secondo avviene nel periodo della vecchiaia in cui l'anziano si ritrova a dover convivere con il calo delle proprie potenzialità. L'adolescente che registra maggiore autostima è colui che è da tutti considerato come un esempio e un modello da seguire, è quindi popolare sia in ambito scolastico che extra-scolastico.
Quest’ultima condizione però è minoritaria. L’adolescenza è caratterizzata da sentimenti spesso negativi: frustrazione, sentimenti di perdita, di lutto, avvilimento… Questi vengono considerati disturbi depressivi e si associano ad autovalutazioni negative in diversi ambiti, come l’intelligenza, l’aspetto fisico, il profitto scolastico, la personalità. I ragazzi afflitti da questo disturbo si dimostrano non interessati ad apprendere, stanchi, apatici e frustrati, quest’ultimo sentimento provoca atteggiamenti di irritabilità che fanno sì che ci sia un rifiuto dell’aiuto da parte dei genitori.
14. Le strategie di coping.
Le strategie di coping riguardano le modalità con le quali si affrontano i problemi e le preoccupazioni quotidiane. Queste strategie sono molteplici, ma raggruppabili in due macrocategorie e cioè quella di coping attivo e quella di coping passivo. Le strategie di coping attivo riguardano
L'eliminazione o l'evitamento del fattore generatore di stress. Ne fanno parte la pianificazione e cioè la riflessione su come affrontare l'elemento generatore di stress; il sostegno sociale e strumentale e cioè la ricerca di consigli, aiuto o informazioni; il sostegno sociale ed emotivo e cioè ottenere l'empatia di qualcuno; la soppressione delle attività concomitanti, vale a dire interrompere le altre attività in corso per concentrarsi nel gestire l'elemento generatore di stress; la religione e quindi il coinvolgimento nelle attività religiose, infatti le persone che aderiscono a una religione affrontano con maggiore forza le croci della vita; c'è poi la reinterpretazione positiva e la crescita, cioè la capacità di sfruttare al meglio il problema traendone insegnamenti; infine c'è l'umorismo: la capacità di utilizzare barzellette e humor per ridurre il malessere e l'angoscia.
Le strategie di coping passivo, invece, comportano una fuga dalla realtà. Il coping passivo è caratterizzato dall'assenza di coping e quindi la sospensione di questo finché non potrà essere usato; c'è poi rassegnazione o accettazione; focalizzazioni e sfogo delle emozioni: acquisire consapevolezza della propria angoscia e sfogare i sentimenti ad essa legati; negazione: rifiuto della realtà e dell'elemento generatore di stress; disimpegno mentale: si utilizza il sonno o altri metodi per evitare l'elemento generatore di stress; disimpegno comportamentale: viene interrotta l'attività con cui interferisce l'elemento generatore di stress; infine si fa uso di alcol e droghe al fine di liberarsi dall'elemento generatore di stress. 15. Lo status sociometrico. Uno dei problemi ricorrenti a partire dal periodo adolescenziale è quello delle misure sociometriche e cioè quello della posizione sociale degliadolescenti all'interno del gruppo dei pari. Questo momento avviene nel passaggio dall'asilo alla scuola materna, infatti i bambini vengono etichettati in popolari, in scolasticamente e socialmente competenti, oppure al contrario vengono rifiutati e isolati e considerati inadatti. Nel periodo adolescenziale queste differenze si rendono sempre più evidenti: si è scoperto che coloro che vengono accettati per la loro forma fisica, per il loro carattere gentile e amichevole interagiscono positivamente e in modo collaborativo, hanno dei buoni voti a scuola e sono caratterizzati da un basso livello di aggressività; ci sono poi i rifiutati aggressivi, cioè coloro che si presentano aggressivi nei confronti degli altri, disturbatori e non collaborativi, sono caratterizzati da uno scarso controllo delle emozioni e sono consapevoli di non piacere agli altri. C'è poi il rifiutato introverso, cioè colui che ha un carattere timido ed ha sempreaspettative negative nei confronti degli altri, possiede bassa autostima e non raggiunge risultati scolastici significativamente positivi. Infine c'è il trascurato, ovvero colui che è indeciso e inadatto socialmente. Quest'ultimo gioca da solo, preferisce la solitudine e rifiuta il trascorrere del tempo in gruppo, inoltre è il più a rischio di depressione. Le misure sociometriche permettono di studiare l'immagine che un soggetto ha nella mente degli altri: anche se tendenzialmente una persona può non essere aggressiva, nel caso in cui questa venisse etichettata come tale nella mente degli altri risulterà aggressiva a prescindere.
16. Le condotte a rischio in adolescenza. Se la partecipazione a un gruppo può essere un punto di riferimento per gli adolescenti, d'altra parte potrebbe portare ad assumere atteggiamenti, condotte rischiose per i ragazzi. Bisogna partire dal presupposto che le amicizie cambiano in base al genere:
infatti daparte dei ragazzi c'è una tendenza a fare gruppo, mentre le ragazzesolitamente stringono i legami più forti con una o due amiche,creando dei rapporti più intimi. Possiamo dire che l'adolescenza èun'età in cui è normale la messa in atto di condotte a rischio,queste potrebbero portare all'utilizzo di sostanze psicoattive, adassumere comportamenti devianti (come il non rispetto delleregole). Ciò accade perché è l'età in cui si sente il bisogno dirischiare per sperimentare possibilità di controllo. Dal punto di vistaeducativo, però, non si può pensare di favorire un comportamentonegativo, ma coloro che hanno superato il rischio possono esserestimolati a riflettere nella prospettiva di avere controllo. Nell'etàsuccessive l'esposizione a rischio diminuisce, questo perché si iniziaad entrare nel mondo degli adulti, c'è
L'acquisizione e l'affermazione di autonomia, l'affermazione e la sperimentazione di sé.
17. Lo sviluppo dell'amicizia
La costruzione delle relazioni tra i pari è un compito di sviluppo molto ricorrente, che non si affronta solamente nel periodo adolescenziale, ma che si ripresenta in diversi momenti del ciclo di vita. Nell'adolescenza assume un significato particolare, in quanto il processo di rimentalizzazione del corpo non sarebbe possibile senza il confronto coi coetanei. Le relazioni tra i pari si diversificano in rapporti di amicizia, partecipazione a gruppi o instaurazione di legami sentimentali e fungono da spalla forte a cui poggiarsi durante il fisiologico allontanamento psicologico dalla famiglia. La scuola consente una frequentazione quotidiana degli amici, ma bisogna ricordare che comunque già nella fase preadolescenziale i ragazzi hanno raggiunto un'autonomia tale da potersi incontrarsi anche fuori dalla scuola senza il controllo.
di un adulto. In più oggi i rapporti sono cambiati: grazie alle nuove tecnologie e alla possibilità di sentirsi più frequentemente, i ragazzi possono tenere vivi i rapporti anche a distanza. La massiccia partecipazione a gruppi caratterizza proprio il periodo dell'adolescenza ed è per questo motivo che quando la frequenza dei momenti trascorsi insieme ai pari diminuisce, si individua la conclusione della fase adolescenziale. I gruppi adolescenziali si dividono in istituzionali e culturali: i primi sono rappresentati soprattutto dalla scuola, gli ultimi dall'appartenenza a gruppi giovanili allargati. Il rapporto di amicizia è quindi una relazione stretta tra i pari, questi ultimi condividono affetto, divertimento... Solitamente le relazioni amicali sono diadiche o triadiche e si instaurano principalmente tra individui dello stesso sesso. Solitamente coloro che instaurano