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IL METODO SPERIMENTALE

Uno degli obiettivi principali che la psicologia, in quanto scienza, si pone è quello di offrire un

contributo empiricamente fondato e teoricamente consistente in merito alla descrizione e alla

previsione del comportamento e, in generale, di tutte le manifestazioni della vita psichica. Tale

obiettivo è conseguito ponendo attenzione al mantenimento di una circolarità tra la formulazione di

teorie e la verifica empirica, circolarità che orienta la metodologia della ricerca.

La ricerca in psicologia non si avvale di un unico metodo, ma utilizza una pluralità di metodologie

che variano in base a quello che è il soggetto della ricerca e le finalità che ci si propone nello studio.

Spesso, inoltre, può essere conveniente usare contemporaneamente più metodi nello studio dello

stesso fenomeno.

I metodi della ricerca in psicologia si possono raggruppare in due tipologie principali, ossia i metodi

sperimentali, che vengono adoperati per studiare i comportamenti semplici, circoscritti

intenzionalmente dal ricercatore e i metodi clinici che analizzano comportamenti complessi in una

prospettiva più globale. Il metodo osservativo e quello psicometrico, invece, rappresentano, due

punti di contatto tra il metodo sperimentale e quello clinico.

Il metodo sperimentale è un metodo empirico che implica un intervento attivo dello sperimentatore

con l’obiettivo di individuare leggi esplicative generali, estendibili cioè dal fenomeno osservato a

fenomeni simili. Storicamente la psicologia assume dignità di scienza nel momento in cui adotta la

sperimentazione, tipica delle altre discipline scientifiche. La svolta rivoluzionaria nella storia della

psicologia è, infatti, segnata dal momento in cui Wundt fa ricorso al metodo sperimentale, che

consiste nella formulazione di ipotesi e nella loro verifica sperimentale, quindi in un processo di

ricerca che permette di verificare possibili relazioni di “causalità” tra gli eventi a partire da

un’ipotesi prestabilita. La ricerca sperimentale prevede l’isolamento delle variabili così da poter

individuare e definire la relazione esistente tra i fattori considerati. La sperimentazione più semplice

consiste nella manipolazione,vale a dire nella variazione sistematica, di una condizione, detta

variabile indipendente (x) per potere osservare le conseguenze su un’altra, detta variabile

dipendente (y). Tuttavia nella realtà vi sono più variabili che operano contemporaneamente per cui,

rispetto all’esame dell’effetto di una singola variabile, è sicuramente più proficuo considerare

l’effetto congiunto di più variabili sul fenomeno da indagare. Quando la variabile indipendente è

costituita da caratteristiche dei soggetti esaminati come, ad esempio, l’età o il sesso si parla più

precisamente, di metodi differenziali, la cui differenza con i metodi sperimentali veri e propri

consiste nel fatto che, mentre nel metodo sperimentale il ricercatore provoca intenzionalmente delle

variazioni, nei metodi differenziali le variabili indipendenti sono esistenti nella natura stessa.

In una ricerca sperimentale, possiamo distinguere alcune fasi specifiche: la scelta del fenomeno da

studiare e la formulazione delle ipotesi; la definizione del campione e degli strumenti da

somministrare nella ricerca; l’analisi dei dati ottenuti e l’interpretazione dei risultati e, infine, la

verifica delle ipotesi e la comunicazione dei risultati all’interno della comunità scientifica.

La scelta del fenomeno da indagare dipende fondamentalmente dagli interessi del ricercatore e dalle

esigenze culturali del contesto in cui lavora. Partendo da un’analisi della bibliografia già esistente

sul fenomeno oggetto di studio, il ricercatore formula una o più ipotesi generali. Dall’ipotesi

generale si giunge a quella operativa, che tiene conto delle variabili che si intendono manipolare,

delle operazioni necessarie alla verifica e delle varie fasi che si seguiranno nella ricerca.

Il campione da sottoporre alla ricerca deve essere rappresentativo dell’universo dei soggetti su cui si

vuole indagare. La funzione principale del campionamento è quella di limitare o controllare le

possibili fonti di interferenza per cui il campione deve essere omogeneo rispetto ad alcuni fattori,

selezionati dal ricercatore, ed eterogeneo rispetto ad altri fattori che potrebbero influire sul risultato

della ricerca. Tale condizione, insieme alla numerosità del campione, contribuisce a neutralizzare

l’influenza di fattori esterni. Dopo la definizione delle variabili e la selezione del campione, occorre

individuare gli strumenti in grado di darne una misurazione più obiettiva e fedele possibile. Tra gli

strumenti utilizzabili all’interno di disegni di ricerca sperimentali ricordiamo l’osservazione, i test

psicometrici, apparecchiature varie e i colloqui, più o meno strutturati. Non esiste uno strumento

migliore di un altro in quanto la scelta dipende dagli obiettivi e dalle ipotesi di ricerca. Più il

processo di misura è automatizzato, più accresce la validità interna dei dati raccolti. Un eccessivo

allontanamento della situazione sperimentale dalle condizioni quotidiane dei soggetti studiati può

comportare, tuttavia, una minore validità esterna. La validità interna rappresenta il grado di certezza

relativo al fatto che la variabile indipendente sia la causa degli effetti osservati nella variabile

dipendente mentre la validità esterna attiene alla generalizzabilità dei risultati di una ricerca a

soggetti e situazioni diverse.

Nell’ambito di un disegno di ricerca sperimentale, accanto alla validità interna e a quella esterna, è

importante garantire la validità di costrutto che si riferisce alla capacità degli strumenti utilizzati di

misurare effettivamente il fenomeno che si è scelto di indagare. Dopo aver formulato un’ipotesi

operativa è necessario formulare un’ipotesi statistica per quantificare gli eventi studiati, le

reciproche relazioni e stabilire se tali relazioni siano dovute al caso o siano collegabili attraverso

l’ipotesi operativa. In particolare, in statistica, si verifica l’ipotesi nulla, si ipotizza cioè che la

relazione osservata sia casuale per cui, se ciò non si verifica, l’ipotesi operativa può essere

confermata. Dopo l’analisi statistica dei dati e la loro interpretazione si passa alla stesura di un

articolo che descriva la ricerca effettuata. Particolarmente importante è la necessità di fornire ogni

informazione utile per la replicabilità dell’esperimento.

Da quanto esposto si evince come il procedimento logico che caratterizza il metodo sperimentale è

di tipo ipotetico- deduttivo e la finalità perseguita è conoscitiva, si fonda cioè sulla ricerca di leggi

esplicative e sulla misurazione dei costrutti teorici avvalendosi di tecniche matematico-statistiche. I

vantaggi che il metodo sperimentale presenta sono relativi al controllo rigoroso su variabili non

desiderate che potrebbero inficiare la ricerca, la precisione delle informazioni sul comportamento

osservato che consente la replicabilità dell’esperimento. Nonostante i numerosi vantaggi il metodo

sperimentale presenta diversi limiti, primo fra tutti la difficoltà di rispettare la validità ecologica, in

quanto il comportamento reale non equivale a quello osservato in laboratorio. Inoltre, il metodo

sperimentale tralascia la soggettività in nome dell’oggettività.

Il metodo sperimentale gode di una consolidata tradizione di applicazione nelle ricerche, soprattutto

sugli animali. In tal senso, ricordiamo i nomi di Watson, Pavlov, Skinner e Thorndike legati a noti

esperimenti sull’apprendimento animale. Il metodo sperimentale, inoltre, è la metodologia elettiva

di indagine all’interno del panorama di ricerca nell’ambito delle neuroscienze e, in particolare, della

neuropsicologia. METODOLOGIA DELLA RICERCA

Il problema del metodo da adottare nella ricerca ha sempre accompagnato la psicologia fin dalla sua

nascita come disciplina autonoma. La necessità di impiegare metodi di ricerca ottimali nello studio

della psicologia risponde a diverse esigenze, tra cui, garantire l’obiettività, la fedeltà

nell’osservazione e descrizione dei fenomeni, riconducendoli a principi e ipotesi generali, rendendo

possibili applicazioni e predizioni.

Non esiste e non viene applicato un unico metodo, ma una pluralità di metodologie che variano in

base a quello che è il soggetto della ricerca e le finalità che ci si propone nello studio. Spesso,

inoltre, può essere conveniente usare contemporaneamente più metodi nello studio dello stesso

fenomeno.

I metodi maggiormente impiegati nella ricerca in ambito psicologico sono quello sperimentale,

quello clinico, quello dell’osservazione sistematica e quello psicometrico.

Il metodo sperimentale è un metodo di ricerca empirica rigoroso, si fonda su osservazioni obiettive

e accurate, e definisce con chiarezza la modalità di studio e gli aspetti da analizzare. La spiegazione

dei fatti è affidata alla rilevazione di relazioni di tipo causale tra variabile dipendente e

indipendente. L’obiettivo perseguito è quello di individuare leggi esplicative generali, estendibili

cioè dal fenomeno osservato a fenomeni simili. L’osservazione, all’interno dell’approccio

sperimentale, possiede due caratteristiche fondamentali, quelle della sistematicità e del controllo

che permetterà di riprodurre in laboratorio una situazione artificiale sovrapponibile a quella reale.

Sulla base di tali osservazioni si formulano ipotesi da verificare, impostando ad hoc la procedura

sperimentale. La fase di sperimentazione prevede l’isolamento delle variabili così da poter

individuare e definire la relazione esistente tra i fattori considerati, si manipola la variabile

indipendente (x) per valutare quali effetti produce sulla variabile dipendente (y). Prima di giungere

all’elaborazione dei dati occorre definire il disegno sperimentale, è necessario cioè, individuare il

metodo statistico più adeguato a rilevare le informazioni di interesse. Il passo successivo è quello di

esplicitare le leggi che regolano il fenomeno osservato, ossia di verificare le ipotesi iniziali, per

poter così giungere alla generalizzazione dei risultati e infine alla definizione della teoria

esplicativa. Da quanto esposto si evince come il procedimento logico che caratterizza il metodo

sperimentale è di tipo ipotetico-deduttivo e la finalità perseguita è conoscitiva, si fonda cioè sulla

ricerca di leggi esplicative e sulla misurazione dei costrutti teorici avvalendosi di tecniche

matematico

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A.A. 2012-2013
125 pagine
16 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher INFO-PSICO di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Scienze Storiche Prof.