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RISULTATI
L’obbiettivo della modellazione è quello di osservare il comportamento strutturale della parete
all’azione di un sisma. Tale forze sono
muraria sottoposta a forze orizzontali statiche equiparabili
state applicate al livello degli impalcati rigidi dei due piani nodo 3 e 13, di intensità pari a 100 kN
con direzione concorde all’asse X del sistema di riferimento globale. I nodi alla base nodo 1,4,7
sono stati vincolati mediante l’inserimento di un incastro. un’analisi statico lineare:
Di seguito si riportano i risultati ottenuti dalla modellazione, effettuando
Fig. 7.3 Modello strutturale della parete muraria XY 18
Fig. 8.3 Modello strutturale della parete muraria Isodiametrica
Fig. 1.3 Deformata (5%) con risultante degli spostamenti nelle 3 direzioni 19
Fig. 10.3 Diagramma dei Momenti
Fig. 2.3 Diagramma del Taglio 20
Fig.12.3 Diagramma Sforzo Assiale
Fig. 13.3 Risultante degli Spostamenti alla rotazione nelle 3 direzioni 21
CONCLUSIONI
La scelta di modellare la parete con un telaio equivalente, come si nota dall’osservazione della
con quello di un telaio “Shear-Type”.
deformata, il comportamento della struttura è compatibile presentino un’entità
Come si evince dai risultati ottenuti dagli spostamenti, si nota come questi
maggiore a livello superiore, anche se i setti murari si deformano in maniera meno accentuata
rispetto a quelli del piano terra, quindi questo risultato rispecchia in pieno il comportamento atteso
della struttura. meccanico di un telaio “Shear –
Fig. 14.3 Comportamento Type”
Considerando le sollecitazioni, si nota come nei 2 livelli vi sia una netta disomogeneità nelle
rigidezze dei vari setti murari e si osserva che i setti centrali sono più sollecitati dal momento e dal
taglio, rispetto ai setti perimetrali e viceversa per quanto riguarda le sollecitazioni di tipo assiale.
Infine per poter valutare la bontà del modello, si devono tener conto delle approssimazioni fatte:
della muratura con un’analisi
Viene simulato il comportamento del tipo lineare, durante il
processo di carico fino al collasso, la muratura presenta un comportamento non lineare dettato
dal verificarsi dello schiacciamento, fessurazione, scorrimento, attrito. Nel caso studio, si
suppone che il maschio murario abbia un comportamento lineare elastico finché non sia
verificato uno dei possibili criteri di rottura.
di un
La modellazione dei setti murari viene fatta con elementi trave, monodimensionali, l’uso
elemento 1D è limitato a quelle strutture i cui elementi murari sono abbastanza snelli da poterli
confondere con il loro asse ovvero tali che vi sia una dimensione di entità 10 volte superiore
rispetto alle altre. 22
ELEMENTI TRAVE NELLA MODELLAZIONE DELLE STRUTTURE IN MURATURA
Le strutture in muratura possono essere modellate con gli elementi finiti FEM tramite l’uso di
elementi monodimensionali 1D (beam) o piani (piastre), nel caso di elementi 1D si può far
“Metodo “Metodo
riferimento a diversi metodi tra cui il POR”, il a Telaio Equivalente SAM”,
mentre per gli elementi piani si può far riferimento all’impiego di metodi a macroelementi
bidimensionali, i quali sintetizzano danneggiamenti, rottura, scorrimenti e rotazioni in zone
precostituite sulla base di assunzioni meccaniche di implementazioni di legami non lineari.
METODO POR è stato sviluppato negli anni ’80,
Questo metodo dal ricercatore Tomazevic e presuppone la
modellazione della muratura come un insieme di pareti collegate fra loro, da un solaio infinitamente
rigido e con fasce di piano infinitamente rigide, che delimitano i maschi murari i quali tendono ad
“Shear-Type”
assumere un comportamento di tipo spaziale dove i g.d.l., sono gli spostamenti
verticale dei diaframmi di piano. Di conseguenza, il
orizzontali e le rotazioni attorno all’asse
metodo POR prevede un’analisi dei meccanismi di piano, i quali presuppongono, per una parete in
muratura, il meccanismo di collasso più probabile, sia quello di rottura per taglio dei maschi di un
certo piano, detto piano debole definito come quel piano caratterizzato dalla presenza di cerniere
plastiche alle estremità dei pilastri, questa ci porta ad avere una deformabilità diversa e più accurata
rispetto ai restanti piani.
Fig. 15.3 Individuazione dei maschi murari e il collasso per meccanismo di piano
Il metodo POR è un metodo di verifica e le sue ipotesi di calcolo alla base sono:
Struttura in muratura con meccanismo resistente di tipo scatolare;
Solai infinitamente rigidi; 23
Muri e solai perfettamente ammorsati;
Pareti nelle quali le fasce di piano risultano rigide;
Rottura dei maschi per taglio con lesioni a 45°;
Comportamento elasto-plastico dei maschi murari;
Si trascura la resistenza di elementi diversi dai maschi.
I limiti del metodo POR:
Non ammette il danneggiamento delle parti considerato infinitamente rigide e non è possibile
effettuare verifiche strutturali su tali elementi;
Ipotizza un solo meccanismo di collasso per i maschi murari, trascurando una possibile rottura a
presso-flessione il ribaltamento o a taglio-scorrimento.
In seguito, l’applicazione del “Metodo Dolce” in tale contesto apportò un miglioramento nella
modellazione, introducendo opportuni criteri di rottura aggiuntivi a quelli esistenti.
I vantaggi del Metodo sono:
Basso numero di g.d.l.;
Analisi piano per piano;
Stato deformativo del generico maschio murario individuato dal solo spostamento relativo tra le
facce terminali;
Stato tensionale del generico maschio murario individuato dalla sola sollecitazione tagliante;
Applicabilità della teoria della trave.
Fig. 16.3 Tipo di rottura maschio a taglio-scorrimento (sinistra) e a flessione(destra) 24
METODO A TELAIO EQUIVALENTE (SAM)
Quando l’ipotesi di fasce di piano infinitamente rigide non è giustificata, un’alternativa
esiste
all’analisi separata, piano per piano ed è rappresentata dai modelli a macroelementi, nei quali le
pareti vengono assimilate a telai equivalenti i cui elementi deformabili maschi murari e fasce di
piano, collegano tra loro nodi cioè porzioni di muratura, in cui non si riscontrano e non si
danneggiano, considerati generalmente rigidi.
sull’analisi dei
Esso si basa quadri fessurativi di edifici esistenti in muratura, i meccanismi di
danneggiamento più frequenti si concentrano nei maschi murari e nelle fasce di piano, senza
interessare i nodi rigidi. Perciò in conseguenza si schematizzano gli elementi resistenti come
“Trave–Pilastro”,
elementi di telaio ovvero i maschi murari ad asse verticale e gli elementi fascia
ad asse orizzontale, deformabili assialmente e a taglio. Se si suppone che gli elementi nodo siano
infinitamente rigidi e resistente, è possibile modellarli numericamente introducendo opportuni
bracci rigidi “Offset” alle estremità degli elementi maschio e fascia. Si suppone che il maschio
murario abbia un comportamento elasto-plastico con limite di deformazione. In fase elastica, la
matrice di rigidezza è assimilabile a quella per elementi di telaio con deformazione a taglio e viene
determinata dopo aver definito le grandezze:
E (Modulo di Young);
G (Modulo di Taglio);
Geometria della sezione.
Nei confronti delle azioni orizzontali, la modellazione a telaio equivalente trascura il contributo
resistente delle pareti in direzione ortogonale al proprio piano.
Fig. 3.3 Schematizzazione del telaio equivalente di una parete caricata nel piano 25
MECCANISMI DI ROTTURA MASCHIO MURARIO
Rottura per pressoflessione o ribaltamento:
Si ha quando il momento flettente M, in una delle sezioni estreme della parte deformabile del
maschio i-j raggiunge il valore ultimo, corrispondente allo schiacciamento della zona compressa
della sezione in cui si è posto, nella sezione in cui viene raggiunto il momento ultimo, viene
introdotta una cerniera plastica (con ipotesi di comportamento perfettamente plastico).
Rottura per taglio con fessurazione diagonale:
Avviene quando il taglio V nel maschio raggiunge il valore ultimo V , il taglio è inteso come il
u
minore fra due valori associati rispettivamente alla fessurazione diagonale per cedimento dei
giunti di malta e alla fessurazione diagonale per rottura dei conci V può essere valutato in base
u nell’elemento
a diversi criteri di resistenza. Nel caso di rottura per taglio, si suppone che
abbiano luogo deformazioni taglianti plastiche, in cui viene posto un limite alla deformazione
angolare oltre il quale la resistenza si annulla.
–
Rottura per taglio scorrimento:
Si assume che la rottura del maschio per scorrimento avvenga lungo un letto di malta, in
corrispondenza di una delle due sezioni estreme o della parte deformabile.
Fig. 18.3 Danneggiamento pareti in muratura per azioni nel piano
MECCANISMI DI ROTTURA FASCIA DI PIANO
Per le fasce di piano si ipotizza che la parte deformabile corrisponda approssimativamente, con la
luce libera dell’apertura e la restante parte sia modellata con elementi infinitamente rigidi, la
funzione principale delle fasce di piano, ovvero le porzioni di muratura orizzontale al di sopra dei
vani è quella di fornire accoppiamento tra i maschi murari in termini di resistenza e deformabilità,
“Tenso –
in assenza di elementi Resistente”, quali cordoli e architravi in c.a. oppure tiranti e catene,
si trascura il contributo resistente delle fasce nei confronti delle sollecitazioni orizzontali,
svincolando i maschi nei confronti della sollecitazione assiale e dei momenti, in queste condizioni,
in caso di fasce “a
non risultano accoppiati e hanno un comportamento a mensola. Viceversa,
esse risultano
trave”, solidali con il telaio e sono accoppiati. 26
“Tenso-Resistente” (a) e con fasce “Tenso
Fig.19.3 Comportamento dei maschi murari senza fasce
– Resistente” (b) Fig. 20.3 Schemi diversi di rottura delle fasce
“Sismo –
Gli elementi fascia Resistenti” sviluppano due meccanismi di rottura:
Rottura per pressoflessione:
come nell’elemento maschio, nella
Il momento limite è simile sezione in cui viene raggiunto il
momento ultimo viene introdotto una cerniera plastica, ipotesi di comportamento perfettamente
plastico.
Rottura per taglio:
La resistenza a taglio della fascia, viene espressa con criteri simili a quelli utilizzati per
l’elemento maschio, tenendo conto della diversa giacitura dei letti di malta rispetto alla linea
d’asse dell’elemento e considerando che la compressione normale ai letti di malta al di sotto
delle aperture è quasi nulla.
“Tenso &nda