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I punti di contatto tra Saussure e i formalisti emergono nel saggio di
Tynjanov e
Problemi di studio della letteratura e del linguaggio
Jakobson (1928),
in cui si afferma che la storia letteraria è costituita da un insieme di
leggi strutturali.
La critica strutturalista nasce nel 1929.
Lo strutturalismo è la teoria e metodologia affermatesi dal primo
Novecento, fondate sul presupposto che ogni oggetto di studio
costituisce una struttura, un insieme organico i cui elementi non
hanno un valore autonomo ma lo assumono nelle relazioni distintive
di ciascun elemento rispetto a tutti gli altri elementi dell’insieme.
LEZIONE 12
Lo straniamento è la capacità che ha l’arte di presentare un oggetto
abituale come se venisse visto per la prima volta. È un artificio
narrativo che produce lo scarto dell’abitudine. Accade che le cose
considerate come ordinarie appaiono insolite e incomprensibili
poiché vengono presentate da un punto di vista estraneo.
In “L’arte come procedimento” Šklovskij evidenzia che il carattere
peculiare dell'arte è quello di rompere le abitudini della percezione e
di presentare nuovi modi di vedere la realtà a partire da precise
tecniche testuali, come lo straniamento.
Šklovskij si sofferma sullo straniamento di Tolstoj, sostenendo che
nello scrittore l’artificio consiste nel non nominare per nome le cose
ma nel descriverle come se le vedesse per la prima volta e ogni
evento viene presentato come se accadesse per la prima volta. In un
suo racconto gli eventi vengono narrati da un cavallo e le cose
vengono estraniate attraverso la percezione dell'animale.
Šklovskij è dell'opinione che lo straniamento si trovi quasi dovunque
esistano immagini.
LEZIONE 13
Landolfo Rufolo era un mercante che veniva da Ravello al quale non
bastava la sua ricchezza e desiderava raddoppiarla.
Andò per mare.
Rubò i legni dei turchi di Costantinopoli.
Naufragò.
Venne salvato da una feminetta nell’isola di Gurfo.
Trovò delle pietre preziose.
Montato sopra a una barca, tornò a Trani.
Fece ritorno a Ravello.
Ringraziò coloro che lo aiutarono e visse onorevolmente fino alla
fine.
LEZIONE 15
La principessa si allontana da casa con il vagabondo.
Il granchio ha il ruolo del mezzo magico.
La fata ha il ruolo dell’antagonista.
Inizio della reazione da parte della principessa per salvare il principe.
La principessa deve affrontare la prova, ovvero liberare il principe
dall’incantesimo.
Vittoria
La fiaba si conclude con la funzione delle nozze.
LEZIONE 16
Secondo Barthes, l’effetto di realtà si produce quando chi narra dà
l’illusione di essere stato testimone dei fatti e di averli vissuti. È una
tecnica narrativa dove rivestono un ruolo centrale i dettagli, che non
hanno alcuna funzione all’interno della struttura narrativa ma creano
nel lettore l’impressione di trovarsi effettivamente in quel salotto.
L’effetto del reale viene dato al lettore attraverso l’esibizione dei
dettagli testuali.
Quando i dettagli dovrebbero denotare il reale, non fanno altro che
significarlo, ad esempio il barometro e la porticina non dicono
nient’altro che questo: noi siamo il reale. Si produce un effetto del
reale, fondamento del verosimile inconfessato che costituisce
l'estetica di tutte le opere correnti della modernità.
LEZIONE 17
Ho scelto il racconto “La Piccola Fiammiferaia” di Hans Christian
Andersen.
Soggetto: la bambina, la Piccola Fiammiferaia
Oggetto di valore: la libertà
Opponente: il padre
Aiutante: la nonna
LEZIONE 18
Ho scelto il racconto “La Piccola Fiammiferaia” di Hans Christian
Andersen.
I momenti del percorso narrativo canonico sono:
manipolazione: il padre fa vendere i fiammiferi alla bambina;
performanza: la bambina accende i fiammiferi;
sanzione: la bambina è premiata con la liberazione.
Le modalità presenti sono volere e dovere.
LEZIONE 19
Ho scelto il racconto “La Piccola Fiammiferaia” di Hans Christian
Andersen.
I valori fondamentali su cui si basa il racconto sono la sofferenza e la
libertà.
È possibile individuare i fiammiferi come valori d’uso, in quanto
aiutano la bambina a vedere la nonna e ad essere così liberata.
LEZIONE 22
Gadda ha elaborato uno stile che corrisponde alla sua complessa
epistemologia, in quanto sovrapposizione dei vari livelli linguistici e
dei vari lessici.
Lo scrittore sfrutta il potenziale semantico delle parole, tutta la
varietà di forme verbali e sintattiche con le loro connotazioni e
coloriture.
LEZIONE 23
Il modo di Spitzer di affrontare i testi letterari potrebbe essere
sintetizzato nel motto Wort und Werk (parola e opera). Le
osservazioni fatte sulla parola si estendono a tutta l’opera. Fra
l’espressione verbale e il complesso dell’opera deve esistere,
nell’autore, un’armonia fra volontà creativa e forma verbale.
Sosteneva anche che un’espressione linguistica è il riflesso e lo
specchio di una particolare condizione di spirito.
Il suo unico strumento di lavoro era la lettura approfondita delle
opere per derivarne lo stile linguistico dello scrittore.
LEZIONE 24
Secondo Sartre lo sforzo congiunto dell’autore e del lettore farà
nascere quell’oggetto concreto e immaginario che è l’opera dello
spirito.
L’artista deve affidare ad altri la cura di compiere ciò che lui ha
iniziato, poiché può cogliersi come essenziale alla propria opera solo
attraverso la coscienza del lettore. Scrivere e fare appello al lettore
in modo che conferisca un’esistenza obiettiva all’opera per mezzo
del linguaggio.
LEZIONE 25
Secondo Iser, il ruolo del lettore è implicito, concetto che ha le sue
radici saldamente piantate nella struttura del testo. Se si provano a
capire gli effetti causati e le risposte tratte dalle opere letterarie, si
può tener conto della presenza del lettore senza predeterminare le
sue caratteristiche o la sua situazione storica. Esso include tutte
quelle predisposizioni necessarie all'opera letteraria per esercitare i
suoi effetti, predisposizioni progettate mediante il testo stesso.
È una struttura testuale che anticipa la presenza del ricevente senza
necessariamente definirlo.
Il processo di composizione del significato del testo non è qualcosa di
privato, non conduce ad un sognare ad occhi aperti, ma alla
soddisfazione delle condizioni che sono già strutturate nel testo. In
questo sta la sovradeterminazione del testo: una struttura che rende
capace il lettore di interrompere il complesso delle sue convenzioni
abituali.
LEZIONE 26
Secondo Umberto Eco, il testo chiede la cooperazione del lettore
come condizione di attualizzazione. Un testo è un prodotto e
generarlo significa attuare una strategia di cui fan parte le previsioni
delle mosse altrui.
Per organizzare la propria strategia testuale un autore deve riferirsi a
una serie di competenze che conferiscano contenuto alle espressioni
che usa. L'insieme di competenze a cui si riferisce deve essere lo
stesso a cui si riferisce il lettore, perciò prevede un lettore modello
capace di cooperare all’attualizzazione testuale.
Prevedere il proprio lettore modello significa muovere il testo in
modo da costruirlo.
LEZIONE 27
Nei testi “Ventimila leghe sotto i mari” e “Il viaggio del mondo in 80
giorni” di Jules Verne si presuppone che il lettore possegga
conoscenze storiche e geografiche.
LEZIONE 28
Non è facile definire che cosa è un racconto e che cosa non lo è.
Genette osserva che la parola “racconto” è ambigua e bisogna
distinguerne tre significati:
- il racconto è il discorso orale o scritto che rende conto di una
serie di fatti, è un enunciato narrativo, un testo materiale che
può essere acustico o cartaceo oppure filmico o multimediale;
- il racconto è la serie di fatti reali o fittizi espressi dall'enunciato
narrativo. Genette propone di chiamare l'oggetto del racconto
“storia”;
- il racconto è l'atto del narrare, che Genette definisce
“narrazione”.
Il racconto è il significante, la storia è il significato e la narrazione è
l’atto narrativo che produce il racconto.
Genette scrive che storia e narrazione esistono solo per
l'intermediario del racconto.
Per analizzare il discorso narrativo, Genette parte da tre categorie: il
tempo, il modo e la voce. Il tempo riguarda l’ordine, la durata e la
frequenza. Il racconto è una sequenza doppiamente temporale: c’è il
tempo della cosa raccontata e il tempo del racconto. Il modo
analizza come vengono organizzate le informazioni narrative. La
voce riguarda il tempo della narrazione, il narratore e i livelli
narrativi.
LEZIONE 29
“Memorie di una geisha” di Arthur Golden è un esempio letterario di
anacronia omodiegetica. Il testo ripercorre la vita di Sayuri e del
percorso che ha intrapreso per diventare una geisha.
La portata è molto lontano dal presente e l’ampiezza ha una durata
di oltre mezzo secolo.
LEZIONE 30
Ho scelto il romanzo “Il quartiere” di Vasco Pratolini. Il testo è diviso
in 33 capitoli che comprendono un arco temporale di 11 anni.
I primi 7 capitoli sono ambientati nel 1932. I capitoli dall’8 al 21 sono
ambientati nel 1934 e il capitolo successivo nell’anno dopo. I capitoli
dal 23 al 33 coprono gli anni che vanno dal 1940 al 1943.
LEZIONE 31
Pausa
Lo studio era grande e accogliente, le piante ben curate e la
scrivania ordinata.
Ellissi
Giorgio arrivò a casa con un amico, si sedette alla scrivania e si mise
a leggere un libro.
Scena
«Ciao Giorgio» disse l’amico «stasera andiamo a cena fuori?»
«Certo, andiamo al ristorante “La Rupe” alle otto.»
Sommario
In quegli anni, Giorgio non aveva fatto altro che dedicarsi ai libri.
LEZIONE 32
Racconto ripetitivo
Il sole era alto nel cielo e il rumore dell’acqua che scorreva rendeva
nullo qualunque altro suono.
«Ti amo» dico al mio ragazzo
«È limpida quest’acqua.» mi risponde
Una farfalla si posa sulla mia mano, lui la fa volare via e mi guarda
negli occhi.
«Ti amo» gli dico
«Ti amo anche io.»
Racconto iterativo
Ogni giorno alle dieci di sera vado sul balcone ad osservare le stelle.
LEZIONE 34
Discorso diretto
- Svegliati! - disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto
alla siepe polverosa, col capo fra le braccia.
Discorso diretto libero
- Taci!
- Ladra! ladra!
- Taci!
- Andrò dal brigadiere, andrò!
- Vacci!
I discorsi diretti sono costituiti dalle battute pronunciate dai
personaggi.
Nel discorso diretto libero il dialogo è scorrevole, vivace e naturale.
Discorso indiretto libero
E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima
che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell'anima e nel corpo
quando fu guarito.
Il discorso indiretto libero è costruito come il discorso indiretto, ma in
esso non ci sono i verbi del dire o del pensare. Le parole dei
personaggi appaiono più immediate, più efficaci e più vicine al
parlato.
LEZIONE 35
Io, il maestro Arturo Saracino, stavo dirigendo al teatro Argentina la
ottava Sinfonia di Brahms e avevo appena attaccato l'ultimo tempo,
il glorioso "allegro appassionato". Ad un tratto accadde qualcosa. Mi
accorsi che il pubblico mi stava abbandonando, e questa per un
direttore d’orchestra è l’esperienza più angosciosa. Sapevo per certo
che non fosse colpa mia e mi parse di percepire tra il pubblico un
sommesso brusìo. Giunse uno stridore, vidi delle ombre uscire e dal
loggione qualcuno zittì. Subito dopo si levarono fruscii, passi furtivi e
spostamenti di sgabelli. Realizzai che qualcosa di spaventoso doveva
essere accaduto in qualche parte della terra, e ora stava
precipitando su Roma. In quei giorni erano lecite le più rovinose
ipotesi. Se fosse scoppiata la guerra che ne sarebbe stato di me, dei
miei cari, dei miei cani e della mia casa? Precipitai in un pozzo di
sgomento. Pensai che la gente fosse vigliacca ad andarsene,
fregandosene della mia musica per salvare le loro esistenze
miserabili. All’improvvisò capii che la salvezza era stare fermo, non
lasciarmi trascinare via, continuare il mio lavoro fino in fondo. Così
alzai la bacchetta, gettando all'orchestra una spavalda e allegra
occhiata, ristabilendo il flusso vitale. L'orchestra si impennò e partì al
galoppo. Il brusìo e i passi tacquero e nessuno si mosse, tutti