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Il modello DPSIR si articola in cinque componenti principali:
• Driver (Determinanti): Rappresentano le cause primarie, come i cambiamenti
demogra ci, economici o tecnologici, che determinano le attività antropiche con un
impatto sull'ambiente.
• Pressure (Pressioni): Sono le conseguenze dirette delle attività umane, come l’emissione
di inquinanti, la deforestazione o l’uso eccessivo di risorse naturali.
• State (Stato): Descrive le condizioni attuali delle risorse ambientali (acqua, aria, suolo) e
degli ecosistemi, in uenzate dalle pressioni.
• Impact (Impatti): Misura gli effetti dei cambiamenti di stato sull’ambiente, sulla
biodiversità e sul benessere umano, come il degrado degli habitat o l’aumento di malattie.
• Response (Risposte): Comprende le azioni intraprese per prevenire, mitigare o adattarsi
agli impatti, come politiche ambientali, innovazioni tecnologiche o campagne di
sensibilizzazione.
Questa sequenza logica facilita l'analisi integrata e la formulazione di interventi mirati.
1.4
Il modello DPSIR viene utilizzato in una vasta gamma di contesti, dall'elaborazione di politiche
ambientali alla gestione sostenibile delle risorse. È uno strumento fondamentale per:
• Valutazioni di impatto ambientale (VIA).
• Redazione di rapporti ambientali nazionali o internazionali.
• Piani cazione territoriale e urbana, per integrare aspetti ambientali.
• Monitoraggio degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG).
• Educazione e sensibilizzazione ambientale, per favorire un approccio sistemico ai
problemi.
Grazie alla sua essibilità e alla capacità di rappresentare relazioni complesse, il DPSIR è
adottato da organizzazioni governative, enti di ricerca e ONG, diventando un riferimento
centrale nella governance ambientale.
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Sezione 2 - indicatori ambientali
Tema ambientale: Coste (cognome Celiento)
1. Indicatore 1, determinante: “Costa arti cializzata con opere marittime e di difesa”
Questo indicatore descrive la quota di litorale trasformata da infrastrutture come porti, dighe foranee,
frangi utti o altri interventi permanenti. In un contesto DPSIR, assume il ruolo di “Determinante”
poiché la presenza di un alto livello di arti cializzazione può spingere a ulteriori opere o a politiche di
gestione costiera più complesse. In diverse regioni italiane, il turismo e la necessità di proteggere
insediamenti costieri hanno incrementato nel tempo la realizzazione di queste strutture. Ciò può
generare un circolo vizioso: più la costa è urbanizzata, più si sente l’esigenza di ulteriori difese, con
conseguente impatto sugli ecosistemi marini e terrestri.
2. Indicatore 2, pressione: “piani di gestione regionali (coste)”
Sebbene i Piani di gestione costiera possano apparire come uno strumento di governo del territorio e,
quindi, una potenziale “risposta”, in questa traccia vengono considerati “Pressione”. Questo perché, se i
piani non sono adeguati o applicati in modo ef cace, possono dare il via libera a uno sviluppo urbanistico
che pesa ulteriormente sugli equilibri litoranei. La disomogeneità fra regioni (alcune dispongono di piani
dettagliati, altre no) può generare situazioni in cui la fascia costiera viene occupata in maniera non
sostenibile, aumentando la pressione sugli ecosistemi. Pertanto, un piano di gestione non adeguato diventa,
di fatto, una spinta che favorisce la trasformazione ulteriore del litorale.
3. Indicatore 3, Stato : “Costa protetta”
L’indicatore “Costa protetta” misura la percentuale o l’estensione lineare di coste che godono di vincoli di
conservazione (aree marine protette, parchi, riserve, siti Natura 2000). Rappresenta lo “Stato” perché
fornisce una fotogra a attuale della tutela esistente. Le zone costiere protette, se ef cacemente gestite,
aiutano a salvaguardare habitat di pregio, sistemi dunali, zone umide retrodunali e altre aree
particolarmente sensibili. Inoltre, un’adeguata protezione naturale della costa contribuisce a frenare i
fenomeni erosivi, a preservare la biodiversità e a garantire servizi ecosistemici essenziali. Tuttavia, la sola
presenza di vincoli formali non sempre impedisce il degrado se non accompagnata da controlli e gestione
attiva.
4. Indicatore 4, Impatto: “Dinamica litoranea”
Con “Dinamica litoranea” si indica lo spostamento naturale o arti ciale della linea di riva (arretramento,
avanzamento o stazionarietà). Lo consideriamo un “Impatto” perché ri ette le conseguenze delle pressioni
antropiche (e di quelle naturali) sull’assetto costiero. Nelle zone dove le opere di difesa sono molto diffuse,
possono veri carsi arretramenti in alcuni tratti e depositi in altri, modi cando l’ecosistema e le attività
umane (es. perdita di spiagge balneabili, criticità per strutture turistiche). Monitorare la dinamica litoranea
consente di valutare l’ef cacia o la necessità di interventi correttivi, come i ripascimenti o la rimozione di
barriere non più funzionali.
5. Indicatore 5, Risposta: “Opera di difesa costiera”
Le opere di difesa costiera (pennelli, barriere soffolte, scogliere frangi utti, ripascimenti) costituiscono la
“Risposta” più immediata ai problemi di erosione e alle mareggiate. Quando le pressioni risultano
eccessive, i decisori politici e le comunità locali ricorrono a soluzioni ingegneristiche per proteggere
abitazioni, infrastrutture e stabilimenti balneari. Tuttavia, se tali opere non vengono piani cate in modo
integrato (tenendo conto del trasporto dei sedimenti, delle correnti marine e degli aspetti ecologici),
possono creare impatti indesiderati in aree vicine. In altri casi, si scelgono approcci più “morbidi” come i
ripascimenti periodici, che mirano a restituire sabbia alle spiagge, ma presentano anch’essi costi ricorrenti
e potenziali effetti sui fondali marini.
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Sezione 3 - Caso Studio
Denominazione progetto: Realizzazione di un porto turistico
(Allegato II, Parte Seconda, D.Lgs. 152/2006)
Di seguito si illustra come i cinque indicatori descritti in Sezione 2 (ciascuno associato al modello
DPSIR) possano essere utilizzati nell’ambito di una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per
la costruzione di un nuovo porto turistico. L’obiettivo è comprendere come l’opera in uenzi la
fascia costiera e quali misure si possano prevedere per gestire o mitigare i possibili impatti.
1. determinante: Costa arti cializzata con opere marittime e di difesa
In primo luogo, occorre veri care il livello di antropizzazione del litorale prima
dell’intervento. Se la costa è già caratterizzata da numerose strutture rigide (porti, pennelli,
dighe), un nuovo porto rischia di incrementare la complessità gestionale, richiedendo
ulteriori interventi nel tempo. In quest’ottica, la VIA valuterà la compatibilità del progetto
con l’assetto urbanistico già esistente e la possibilità di interventi di riquali cazione o
razionalizzazione delle opere esistenti.
2. Pressione: Piani di gestione regionali (coste)
I Piani di gestione regionali dovrebbero prevenire uno sviluppo costiero disordinato, ma se
sono poco chiari o non ancora aggiornati, possono favorire una pressione aggiuntiva
sull’ambiente. Nel processo di VIA, è indispensabile veri care la coerenza del nuovo
porto con tali piani: se è prevista l’espansione portuale, se ci sono linee guida per opere di
compensazione ambientale. L’esito di questa analisi in uisce sulla scelta della
localizzazione, delle dimensioni e delle tecnologie da impiegare.
3. Stato: Costa protetta
Prima di autorizzare il porto, bisogna accertare la vicinanza ad aree tutelate (parchi,
riserve, zone marine protette). Se il progetto insiste su tratti di costa protetta o vicini ad
essi, la VIA deve approfondire gli aspetti di conservazione della biodiversità, la
compatibilità con i vincoli ambientali e l’eventuale necessità di speci che misure di
salvaguardia (ad esempio, ripristino di habitat dunali o monitoraggio biologico).
4. Impatto: Dinamica litoranea
La realizzazione del porto può modi care i regimi idrodinamici, con possibili effetti
erosivi o deposizionali nei tratti vicini. Nell’analisi di impatto, si eseguono studi
modellistici per prevedere come le nuove banchine o le dighe di protezione altereranno il
trasporto solido costiero. Ciò permette di anticipare possibili criticità per le spiagge
contigue e di impostare strategie di mitigazione adeguate.
5. Risposta: Opera di difesa costiera
Se la valutazione evidenzia rischi di erosione o di alterazioni ambientali, si possono
prevedere opere di difesa (barriere soffolte, pennelli, ripascimenti) o interventi di
ingegneria naturalistica. Queste soluzioni, però, devono essere integrate in una logica di
gestione sostenibile, per evitare l’“effetto domino” che sposta i problemi da un’area
all’altra.
In conclusione, utilizzare in modo sinergico i cinque indicatori DPSIR consente di
veri care in che misura il porto incida sul litorale e quali risposte siano più idonee,
bilanciando così le esigenze di sviluppo con la salvaguardia dell’ecosistema costiero.
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