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DE STIJL: L’EVOLUZIONE E LA DISSOLUZIONE DEL NEOPLASTICISMO; 1917-1931
Il movimento olandese De Stijl (in italiano “Lo Stile”), la cui durata fu di soli 14 anni
(1917-1931), era centrato attorno all'attività di tre persone: i pittori Piet Mondrian e Theo van
Doesburg e il designer e architetto Gerrit Rietveld. De Stijl cercò di creare un linguaggio
artistico universale basato su forme geometriche essenziali e colori primari. De Stijl era
fondato su principi chiari e radicali. guida. Questo approccio vedeva l'arte come una forma di
espressione puramente spirituale, astratta e priva di riferimenti naturali. Le opere neoplastiche
erano caratterizzate da forme geometriche semplici, linee rette, colori primari (rosso, blu e
giallo) e non-colori (nero, bianco e grigio).
Il primo progetto architettonico legato a De stijl fu creato da Robert van’t Hoff, che avea visto
l’opera di Wright durante un viaggio in America prima della guerra, e che, nel 1916, realizzò una
villa wrightiana nella periferia di Utrecht. A parte questa casa sperimentale in calcestruzzo
armato e un certo numero di altre case wrightiane, le prime fasi di De stijl furono caratterizzate
da un’attività architettonica relativamente scarsa. In effetti, non esisteva gran che di
architettura neoplastica prima del 1920, quando questa fece la sua prima comparsa nell’opera
di Rietveld.
Il 1917 vide la creazione della famosa sedia Rosso e Blu di Rietveld. Questo semplice pezzo di
arredamento costituì la prima occasione per una proiezione dell’estetica neoplastica nelle tre
dimensioni. Oltre alla sua articolazione, la sedia era notevole per l’uso esclusivo di colori
primari insieme a una struttura nera, una combinazione che, con l’aggiunta del grigio e del
bianco, doveva diventare lo schema cromatico usuale del movimento De Stijl. Questa struttura
consentì a Rietveld di dimostrare la possibilità di una organizzazione architettonica aperta
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(sempre Gesamtkunstwerk), dichiaratamente autonoma rispetto all’influenza di Wright.
Un’opera architettonica su questa linea fu realizzata da Rietveld nel 1920 con il suo progetto
per lo studio del dottor Hartog, realizzato a Maarssen.
A partire dal 1922, dopo che i membri van der Leck e Vantongerloo, cant’Hoff si erano
dissociati dal gruppo, van Doesburg si convinse della necessità di aprire il De Stijl verso
orizzonti internazionali. Dei nuovi membri di quell’anno soltanto uno era olandese, mentre gli
altri erano russi e tedeschi. Invitato al Bauhaus da Gropius, il breve soggiorno di van Doesburg
fu di notevole impatto sugli studenti, ma anche su Gropius stesso che nel 1923 progettò una
lampada sospesa per il suo studio che presentava una inequivocabile affinità con l’arredo
progettato da Rietveld per Hartog.
Di maggiore importanza per la seconda fase del movimento De stijl, che durò fino al 1925, fu
l’incontro di van Doesburg con Lissitzky, esponente dell'elementarismo russo.
Nel 1923 van Doesburg e van Eesteren riuscirono a fissare lo stile architettonico del
Neoplasticismo in una mostra delle loro opere, tenutasi presso la galleria di Léonce Rosenberg
a Parigi. Questa mostra ebbe un successo immediato e, conseguentemente, fu ripresentata a
Parigi in altre gallerie e successivamente a Nancy. Essa comprendeva vari studi sull’asimmetria,
il progetto di una casa per Rosenberg e lavori anticipatori come il progetto per Casa di artista.
Nel frattempo Rietveld iniziò a lavorare al progetto della Casa Schrröder a Utrecht. Questa
casa, terminata nel 1924, era sotto molti aspetti la formalizzazione dei sedici punti del saggio
“Verso un architettura plastica” di van Doesburg. Essa era infatti elementare, Economica e
funzionale; non monumentale e dinamica; anti cubica nella forma e anti decorativa nel colore.
L’architettura è liberata dall’ingombro di pareti portanti e dalle restrizioni imposte da aperture
fisse nei muri.
La terza e ultima fase dell’attività di De Stijl durò dal 1925 al 1931 e fu annunciata da una
drammatica frattura tra Mondrian e van Doesburg, poiché quest’ultimo aveva introdotto
elementi diagonali in contrasto con l’originale canone neoclassico. Anche Rietveld seguì questa
direzione. Anche egli infatti si allontanò gradualmente dai caratteri estetici originali del
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movimento De Stijl, introducendo nelle sue creazioni superfici curve (poiché più funzionali) e
abbandonando l’ossessione per i colori primari.
CAPITOLO 18
LE CORBUSIER; 1907-1931
Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, svolse un ruolo assolutamente
fondamentale nell’evoluzione dell’architettura del XX secolo.
nacque nel 1887 nella città svizzera di La Chaux-de-Fonds. Nel 1905, appena diciottenne,
costruì Villa Fallet, secondo uno stile che mostrava l’influenza del suo maestro L’Eplattenier,
ovvero la maniera Jugendstil. La forma di Villa Fallet è frutto della modifica della fattoria in
legno e pietra del Giura, mentre le decorazioni sono ispirate alla flora e alla fauna della zona. E’
riconosciuto come un edificio di importanza culturale dal Governo Svizzero. Nel 1907 Le
Corbusier venne invitato a Vienna, dove rifiuta un’offerta di lavoro, e inizia ad abbandonare la
corrente del Jugendstil. Lo stesso anno conobbe Garnier, e trascorse un periodo della sua vita
in “comunità” in Toscana.
Nel 1908 ottenne un incarico a Parigi. Qui per la prima volta si trovò a dover utilizzare il
calcestruzzo armato. Nel 1910 Le Corbusier si recò in Germania per approfondire lo studio del
nuovo materiale. Qui entrò in contatto con il gruppo tedesco del Werkbund, che lo influenzò
nella progettazione di Villa Jeanneret Pèrett del 1912 e del Cinema alla Scala del 1916.
Nel 1913 aprì il proprio studio nella sua città di nascita, specializzato in calcestruzzo armato.
Nel 1915 reinterpretò la struttura Hennebique nella Maison Dom-Ino e sviluppò le Villes
Pilotis, ovvero città ideate su piloni. Nel 1916 costruì Villa Schwob con un sistema di campate
alternativamente larghe e strette, con una pianta simmetrica e una struttura palladiana. Le
Corbusier da qui in poi iniziò ad utilizzare dei tracciati regolatori per mantenere le proporzioni.
Negli anni successivi sviluppa il tema della “casa palazzo”, sviluppato in due modalità diverse: o
come villa individuale o come alloggio collettivo e residenziale. Trascorse poi cinque anni a
Parigi nei quali lavorava come direttore di una fabbrica di mattoni e nei quali utilizzava il tempo
libero per applicarsi in arti come la pittura e la scrittura. Nel 1922 abbandona questo lavoro e
apre uno studio con il cugino, nel quale mirava a perfezionare l’idea del costruttivismo.
Perfezionamento che attua nei progetti di Dom-Ino e Villes Pilotis.
Dom-Ino nacque come prototipo di casa standardizzata, venne sviluppata con una pianta
simmetrica, e venne inoltre sviluppata in modo tale da ricordare il Falansterio. Le Corbusier
voleva rendere Dom-Ino una soluzione architettonica realizzabile in serie, come se fosse un
elemento di design, ma si rese conto che fosse un’idea irrealizzabile, perché richiedeva una
manodopera qualificata su tutto il lavoro. Una soluzione quindi poco economica. Nel 1922 sia la
Maison Dom-Ino che le Villes Pilotis vennero sviluppate nella Maison Citrohan e la Ville
Contemporaine. La Maison Citrohan era sviluppata longitudinalmente e aperta su due lati, per
la prima volta Le Corbusier utilizza il soggiorno a doppia altezza. Ville Contemporaine fu
pensata come una soluzione residenziale per un’intera città. La struttura era composta da
blocchi alti da 10 a 20 piani, nella zona centrale avrebbero dovuto realizzare delle torri di 60
piani, per gli uffici, e al centro di questi blocchi avrebbero posizionato un parco pittoresco.
Nonostante fosse stata pensata minuziosamente, la realizzazione di Ville Contemporaine
rimase un’idea, un prototipo non realizzato. 13
La realizzazione che più si assomigliava al concetto di Ville Contemporaine fu l’Immeuble-Villa.
Una soluzione che consiteva nell’unione di più Maison Citrohan con piani che si alternavano in
terrazze giardino. Inoltre Le Corbusier rese l’Immeuble-Villa un prototipo di Padiglione
dell’Esprit Nouveau, esposto a Parigi nel 1925, con l’intenzione di renderla una struttura da
produrre in massa per le zone ad alta densità. Sempre nel 1925 Le Corbusier riprese il tema
della villa borghese, con la Maison Cook del 1927, e Villa Meyer che anticipava Villa Savoye e
Villa a Garches. Queste case rispettavano i cinque punti di Le Corbusier, ovvero, erano presenti
i pilotis che sollevavano la casa da terra, avevano una pianta libera, una facciata libera, una
lunga finestra orizzontale scorrevole e il tetto giardino. Villa Stein a Garches (1927) fu la
soluzione che conciliò il comfort e la pianta libera e irregolare, fu realizzata sviluppando una
planimetria irregolare interna, che veniva nascosta da una facciata libera.
Villa Savoye fu la quarta di quattro composizioni, la prima la Maison La Roche con una pianta a
L, la seconda aveva una pianta realizzata a forma di prisma ideale e la terza fu la villa a Garches.
Le Corbusier nel 1927 insieme al cugino ricevette un incarico da parte della Società delle
Nazioni. Il progetto prevedeva la costruzione di due edifici destinati a segretariato e
assemblea. L’approccio che Le Corbusier adottò per le proposte di questo progetto fu
elementalista. Infatti decise di studiare prima la forma del singolo edificio e dopodichè di
pensare come combinarli. Le proposte furono all’incirca otto si dividevano in proposte con
combinazioni simmetriche e asimmetriche. Venne infine scartato perché non si era valso di un
adeguato mezzo grafico per presentare le proposte.
CAPITOLO 20
MIES VAN DER ROHE E L’ESPRESSIONE DELLA REALTA’; 1921-1933
L'ispirazione di Ludwig Mies van der Rohe derivò dalla visione architettonica di Berlage e dalla
scuola prussiana del Neoclassicismo. Manifestò un crescente interesse per la tradizione degli
Schinkel Schuler e l'approccio della Baukunst. Dopo la prima guerra mondiale, Mies iniziò a
concepire un'architettura più organica e assunse la direzione della sezione di architettura del
Novembergruppe nel 1919, entrando così in contatto con le idee della Catena di Vetro di Taut.
Nel 1921, nelle sue prime realizzazioni come il progetto per la Friedrichstrasse, Mies integrò il
vetro in modo innovativo, concependolo come una superficie riflettente suscettibile di
trasformazioni sotto l'influenza della luce. Nel 1923, presentò un progetto di edificio per uffici
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a sette piani, caratterizzato da una struttura di calcestruzzo armato e da eleme