L'influenza sociale dei mass media è una delle questioni più rilevanti e spinose della nostra epoca. Fin dai primi anni del Novecento numerosi studiosi di varia estrazione disciplinare si sono confrontati sul tema dai due classici versanti degli apocalittici e degli integrati. I primi vedono nei media soltanto manipolazione,persuasione occulta, distorsione della realtà; i secondi ci rassicurano che non c'è niente da temere e che viviamo nel migliore mondo possibile.
Ma , al di là di questa suddivisone perentoria, com'è realmente la situazione?
Ciò che è certo è che i media siano un potente strumento per la creazione ed il mantenimento delle ideologie: nella nostra società il razzismo è sicuramente una delle più radicate.
Essi infatti hanno la capacità di veicolare l'interpretazione della realtà di coloro che ne fanno uso e adempiono il ruolo di fonti primarie di conoscenza.
L'ideologia razzista sarà qui considerata in veste di “arma per il dominio”: sembra che le élite politiche dominanti, con il contributo determinante dell'universo mediatico, ne facciano ampio uso per il mantenimento dello status quo. Nel lavoro che seguirà si cercherà di portare alla luce gli elementi ed i fattori che alimentano e tengono in vita il razzismo all'interno della stampa italiana, per poi verificare empiricamente quale sia la rappresentazione mediatica dell'immigrato prendendo in esame un episodio di evidente xenofobia avvenuto nel Nord Italia.
In un primo momento si tenterà di spiegare cosa s'intenda realmente per ideologia e razzismo, e verranno considerate tutte le componenti che promuovono l'atteggiamento razzista nella nostra società: i pregiudizi, gli stereotipi, le rappresentazioni sociali, i modelli mentali dell'individuo.
Successivamente si entrerà più nel vivo del tema osservando la dimensione nella quale il razzismo serpeggia maggiormente senza indugi: il discorso.
È proprio il discorso, ed in special modo la conversazione quotidiana, che fomenta l'odio razziale nella nostra comunità, attraverso un uso sapiente di elementi semantici e sintattici.
Sarà poi tracciato un quadro generale delle più grandi teorie mediatiche del secolo breve, quali ad esempio “la spirale del silenzio”, “la teoria ipodermica”, o ancora “l'agenda setting”: ipotesi che più di altre hanno contribuito a svelare alcuni meccanismi latenti nella comunicazione mediatica.
Una volta delineato un quadro generale, l'attenzione verterà su un medium in particolare: la stampa.
Si cercherà di cogliere quale sia l'immagine trasmessa dell'immigrazione facendo un'analisi prima in termini strutturali, vale a dire l'organizzazione fisica di un quotidiano, e a seguire in termini semantici, ossia verrà preso in esame il lessico, l'organizzazione dei periodi, il valore cognitivo dei titoli, la struttura gerarchica degli articoli, la costante presenza dell'immigrazione nella cronaca nera, e così via.
Un'attenzione particolare sarà rivolta al lessico: saranno interpretate alcune parole tossiche o tabù che irrompono nelle prime pagine dei giornali, vuoi per pigrizia dei giornalisti, vuoi per un imposizione che viene dall'alto.
La stampa italiana infatti, più di qualunque altra nel vecchio continente, sembra avere stretti legami con i poteri politici ed economici, dei quali cura gli interessi.
Se il mito fondante della stampa mondiale è quello del dogwatch, il cane da guardia che difende il popolo dagli abusi di potere, in riferimento alla stampa nostrana si parlerà ironicamente di cane da riporto, per il fatto appunto di non essere riuscita ad ottenere una totale indipendenza dal potere e dal denaro.
Nell'ultima parte si entrerà nel cuore del lavoro, quella che maggiormente ha permesso di cogliere il peso reale della distorsione e della manipolazione della comunicazione mediatica.
Sarà preso in esame quello che è stato definito “il caso la Continassa”: un vero e proprio linciaggio, anche se pogrom sarebbe il termine ideale, rivolto ad una comunità rom insediata nella periferia Nord di Torino nel dicembre del 2011.
La vicenda vede un centinaio di persone infuriate per un presunto stupro ai danni di una sedicenne, poi rivelatosi falso. Una massa violenta ha aggredito un campo rom con fuoco e bastoni con un unico obiettivo: la loro eliminazione. Saranno esaminati tutti gli articoli di cinque testate nazionali in riferimento alla vicenda: di ciascuno di essi verrà analizzato il discorso nel suo insieme, il lessico, e l'immagine che emerge della comunità rom, per poi trarre alcuni conclusioni in merito.
Questo lavoro nasce dalla volontà di conoscere approfonditamente uno dei primi mezzi di comunicazione, che più di altri è stato ed è tuttora una quotidiana fonte di conoscenza e cultura.
Dato un forte interesse rivolto al giornalismo, ho desiderato accrescere le mie conoscenze a riguardo, ma in special modo ho voluto cogliere gli innumerevoli elementi che si celano dietro un'apparente semplicità.
In verità, ho cercato di rispondere ad un dilemma personale: la stampa “è lo strumento democratico per eccellenza della libertà” o è forse “l'arma più potente dell'ignoranza”? Uno tra De Tocqueville o Tolstoj dovrà pur averne colto l'essenza.
...continua