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Il carattere analogo o simile fra due termini di confronto

Ben poco si argomenta, in sentenza, sull'effettiva sussistenza del carattere analogo o simile fra due termini di confronto, sebbene una tale argomentazione sia poi essenza stessa dell'analogia legis. Un convincente e recente contributo sull'analogia legis si deve a: Vito Velluzzi. Quanto al fondamento del ragionamento analogico: Il fondamento del ragionamento analogico è nell'eguaglianza "come nucleo razionale", ferma la rilevanza quantitativa e qualitativa delle somiglianze ovvero delle differenze, capace di condizionare l'esito del ragionamento comparativo. Quanto all'esistenza di un criterio che guidi o orienti il ragionamento comparativo: Si, si tratta del criterio della ratio legis. Da un esame, anche sommario della giurisprudenza relativamente alla formula "ubi eadem ratio, ibi eadem dispositio" è possibile affermare che: L'uso della formula è ancora vivo e, anzi, vivificato nel tempo attraverso una sua costante citazione.

Consiglio di Stato, sez. V, con sent. del 05/10/2005, n. 5316, ha stabilito che: Il principio dell'etero-integrazione negoziale, sancito dall'art. 1339 c.c., risulta assolutamente inapplicabile alla materia controversa neanche in via analogica, in considerazione della diversità delle due situazioni (ubi eadem ratio, ibi eadem iuris dispositio)6

La Cassazione civile, sez. II, con sent. del 14/09/2005, n. 18194 ha stabilito che: Si era venuta a verificare una situazione sostanzialmente analoga a quella disciplinata dall'art. 1125 c.c., per cui doveva trovare applicazione il principio "ubi eadem ratio, ibi eadem legis dispositivo"7

Il T.A.R. Bari, con sentenza del 17/12/2004, n. 6036, ha affermato che: La decisione con la quale la provincia decide di sopprimere una propria agenzia è espressione di una scelta tipicamente programmatica siccome finalizzata al riassetto organizzativo politico amministrativo dell'Ente, opzione che, tra l'altro, trova giustificazione in via di "analogia legis".

(in ragione del rapporto di somiglianza o comunque affinità tra le due fattispecie) Circa l'esistenza di un significato dell'espressione "ratio legis", si osserva: Si, nel suo variegato significato, la cd. "ratio legis" corrisponde o si riferisce alla volontà della legge quale scopo pratico o fine perseguito e realizzato dalla stessa legge. Esistono più rationes legis: Si, esistono senza dubbio più rationes legis. Circa l'ammissibilità giuridica di una pluralità di rationes legis, si osserva: Solo quelle rationes coerenti e compatibili con il sistema, e cioè non assurde ovvero confliggenti con altri valori del sistema, descriveranno un "ventaglio" di rationes giuridicamente ammissibili, all'interno delle quali l'interprete "sceglie". Secondo l'art. 12 co. 2 delle disposizioni preliminari al codice civile: se una controversia non può essere decisa con una precisa disposizione, si ha riguardo: Alle disposizioniche regolano casi simili o materie analoghe; se il caso rimane ancora dubbio, si decide secondo i principi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato. Attenta dottrina ha evidenziato che l'espressione "principi generali" (utilizzata dall'art. 12 co. 2 delle preleggi) abbia nel corso della storia del diritto subito modificazioni. L'art. 15 del codice civile albertino del 1837 definiva i principi generali come "principi generali del diritto", accogliendosi una trascrizione quasi letterale del Codice civile austriaco del 1811 (art. 7), dove ci si limitava a togliere la formula "principi del diritto naturale". Con il codice civile del 1942 (art. 12 co. 2 delle preleggi cit.) l'espressione "principi generali del diritto" è dunque sostituita dalla espressione: "principi generali dell'ordinamento giuridico dello Stato". Nella declinata prospettiva storica di mutamento di senso dellalocuzione.

“principi generali”, si osserva che, oggi, si pone il seguente problema

Il problema di valutare se l'attuale quadro delle fonti del sistema giuridico italiano permetta di considerare dello“Stato” anche principi che provengono da fonti non statali, con riferimento ai principi del diritto dell? UE

L'art. 12 co. 2, seconda parte, delle disposizioni preliminari al codice civile permette di affermare che la funzione ivi assegnata ai principi generali dell'ordinamento dello Stato consiste:

Nella integrazione del diritto al fine di decidere fattispecie non disciplinate da altra precisa disposizione (e, dunque, a fronte di una lacuna

Nel caso dell'analogia iuris l'interprete utilizza un principio che può definirsi:

Generale

Il principio, onde essere applicato, abbisogna di un processo di concretizzazione e ciò consiste nel:

Ricavare dal principio una regola inespressa

I principi possono essere classificati in:

Espressi/inespressi

Tutti i principi

Norme indeterminate (ovvero a fattispecie aperta o defettibili o generiche)

1 Il divieto di applicazione analogica in materia penale trova positiva definizione nelle seguenti disposizioni normative:

  • Art. 14 disp. prel. cod. civ.
  • Art. 1 c.p.
  • Art. 199 c.p.
  • Art. 25 co. 3 Cost

2 Il divieto di analogia in materia penale si ricollega a due miti dell'esperienza e della cultura giuridica moderna, consistenti:

  • Nella certezza del diritto
  • Nella collegata visione egicentrica del diritto

3 Dal divieto di analogia in materia penale è possibile trarre le seguenti considerazioni:

  • Se è vietata l'analogia in malam partem è per converso consentita l'analogia in bonam partem; inoltre, divieto di applicazione analogica della norma penale non significa divieto di interpretazione estensiva della stessa

4 L'analogia in bonam partem in materia penale incontra dei limiti?

Si, si pongono essere una disposizione eccezionale, l'eadem ratio deve essere

Desunta da fonti sostanziali, infine ci sideve trovare a cospetto di una lacuna5 Il ricorso all'analogia legis o argumentum a simili implica laeffettuazione di:Una comparazione tra classi omogenee per grado digeneralità, e non tra una fattispecie concreta e una astratta6 Applicare analogicamente una disposizione ad un caso che nontrovi in altra e precisa disposizione la propria disciplina significa:Pervenire ad una conclusione di sicura e maggiorerilevanza delle somiglianze che intercorrono tra due classidi casi, con conseguente conclusione della irrilevanza delledifferenze che tra quelle classi vengono riscontrate7 Il criterio che guiderà l'interprete nel decidere dell'applicazioneanalogica della norma è:Il criterio della ratio legis ovvero della eadem ratio, intesaquale "ragion d'essere immanente, di perché, di fine , discopo o motivo della norma"8 L'espressione contenuta nell'art. 14 delle preleggi deve intenderesiin un senso

particolare e cioè: Poiché ogni norma legale in fondo è o può considerarsi una regola generale, l'espressione contenuta nell'art. 14 delle preleggi va intesa nel senso di "direttive generali dell'ordinamento". Per aversi una legge eccezionale occorre: - L'esistenza di una disposizione che disciplini un gruppo di casi, fissando una regola corrispondente alle direttive generali dell'ordinamento giuridico e che poi a tale regola vengano introdotte delle limitazioni in forma derogatoria. In sede di teoria generale, si ritiene eccezionale ogni norma che: - Deroghi o faccia eccezione ad altra norma relativamente più generale, ossia ne circoscriva il campo di applicazione sotto il profilo personale, spaziale o temporale. I maggiori contributi sullo studio dell'analogia nel diritto amministrativo, si devono a: - I contributi principali in tema si debbono, per quanto consta, ai saggi di Camerlengo, Fracanzani, Baccarini e Romano Tassone. SecondoGiannini: L'interpretazione della p.a. si identifica con la discrezionalità amministrativa la quale, a sua volta, si distingue tanto dalla interpretazione quanto dall'integrazione3. La posizione di Cammeo è nel senso di: Ammettere la piena applicabilità dell'art. 3 delle preleggi (del codice del 1865) in quanto il diritto amministrativo è un diritto non eccezionale ma speciale4. Secondo Camerlengo il tema della analogia nel diritto amministrativo va inquadrato come: Problema di completabilità dell'ordinamento5. Si deve a Giannini il merito di: Aver ricostruito il problema dell'analogia giuridica come problema di integrazione e non di interpretazione del diritto nonché quello di aver chiaramente affermato che il procedimento analogico non è applicabile alle cd. norme eccezionali6. Il periodo che va dagli anni del secondo dopoguerra a tempi recentissimi si connota per: Una sostanziale assenza di un significativo ruolo ricostruttivo dell'istituto dell'analogia ad.opera delladottrina del diritto amministrativo7 Il periodo che va dagli anni recenti temporalmente identificabili in quelli successivi agli anni 2000 si coincide: Con la "crescente diffidenza verso l'utilizzo di tecniche interpretative e fortemente estensive" ad opera del giudice amministrativo8 Secondo Fracanzani: Va nettamente distinta l'interpretazione estensiva dalla analogia9 Fracanzani ritiene che: è possibile predicare l'interpretazione estensiva di una norma allorché caso disciplinato e caso non disciplinato rivelino identità di ratio e telo10 La sola identità di ratio è atta a: Fondare l'applicazione analogica della disposizione normativa1 La posizione da cui muove Velluzzi è quella di chi: Distingue le attività integrative del diritto – tra cui rientra il ragionamento analogico - e quelle interpretative in senso stretto, muovendo da una prospettiva moderatamente scettica in campo interpretativo2 Nell'opera di Giannini, vieneindividuato un argumentum a contrario inteso:Come regola di chiusura del sistema tributario3 Secondo Tesauro:Non è possibile pensare che la disposizione tributaria impositrice si estenda a casi escludere quella analoghi perché, non prevedendoli, il Legislatore ha voluto per essi imposizione4 In quali articoli della Costituzione, si rinvengono disposizioni che sono utili per un discorso sull'analogia in diritto tributario:Artt. 3, 23 e 53 Cost5 Velluzzi dimostra che:Il principio di eguaglianza della capacità contributiva può offrire un sostrato
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A.A. 2023-2024
102 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LeoMe10x di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di teoria generale del diritto e dell'interpretazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universita telematica "Pegaso" di Napoli o del prof Nocerino Raimondo.