Variabili del PIL
Il PIL è dato dalla somma di alcune variabili: consumo, spesa pubblica, investimento ed esportazione nette. Il consumo considera tutti i beni e i servizi acquistati dai consumatori di una nazione in un determinato periodo di tempo. La spesa pubblica indica tutti i beni e i servizi acquistati dallo stato, considerando le attrezzature per gli uffici fino ad arrivare alle infrastrutture. L'investimento considera tutti gli investimenti fissi fatti da privati e aziende e fanno parte sia gli investimenti non residenziali, quindi, l'incremento dei macchinari e degli impianti da parte degli imprenditori, sia gli investimenti residenziali cioè gli acquisti di nuove abitazioni da parte dei singoli individui. Le esportazioni nette invece si riconoscono dalla differenza tra esportazioni e importazioni, chiamato anche saldo commerciale e se è positivo si parla di avanzo mentre se è negativo si parla di disavanzo, infine se è nullo si parla di pareggio.
Disoccupazione: dipendenza e problematiche
La disoccupazione è data da tutte quelle persone in cerca di lavoro ma che non riescono a trovarlo, quindi risulta difficile decifrare il tasso di disoccupazione. In passato, per definire il numero di disoccupati venivano considerate le liste di iscrizione presso i centri per l'impiego, però non era uno strumento affidabile perché chi non apparteneva a determinate categorie o non aveva diritti a sussidi e l'iscrizione nelle liste non era considerata. Per questo, in un paese con basso sistema di sussidi, c'era un numero inferiore di disoccupati. Oggi, per far fronte a questo problema vengono svolte indagini campionarie a base familiare, dove si determina il numero di disoccupati e di conseguenza il numero dei lavoratori scoraggiati, rapportando la forza lavoro con la popolazione in età lavorativa. Gli economisti danno particolare importanza al tasso di disoccupazione sia perché è problema di tipo finanziario e psicologico e sia perché il tasso di disoccupazione è un indicatore che l'economia non sfrutta in modo efficiente le risorse disponibili.
Inflazione: dipendenza e problematiche
Il tasso di inflazione rappresenta la variazione dei prezzi. Se è positivo, si parla di aumento e quindi c'è l'inflazione, mentre se è negativo, si parla di riduzione e quindi c'è deflazione. L'inflazione può essere calcolata in due modi: il primo metodo di valutazione è quello del deflatore del PIL, dove si mette in rapporto il PIL nominale con quello reale di un determinato tempo, ma ha un forte limite, considera solo i beni appartenenti al PIL e quelli appartenenti alla nazione. Poi vi è il secondo metodo di valutazione, quello dell'indice dei prezzi al consumo, che considera un paniere di beni rappresentati al consumatore medio urbano, con la caratteristica di staticità del paniere fisso per dieci anni. Gli economisti sono interessati allo studio dell'inflazione per diversi motivi. In realtà non esiste l'inflazione pura, cioè la crescita dei salari nominali nella stessa proporzione dei prezzi e se ci fosse, poi vi sarebbe una distribuzione diversa del reddito fra le diverse classi sociali. Con l'inflazione ci sono anche delle modifiche dei prezzi in modo rapido che comporta l'incertezza nel futuro e quindi si è meno propensi agli investimenti. Dal punto di vista della tassazione, l'inflazione pura non crea il "fiscal drag", nel quale si va a pagare in base ad uno scaglione non commisurato al reddito reale.
Politiche per incentivare la tutela ambientale
La politica ambientale si basa sui principi della precauzione, dell'azione preventiva e della correzione dei danni causati dall'inquinamento, nonché sul principio "chi inquina paga". Le politiche ambientali che vengono adottate sono la salvaguardia, la tutela e il miglioramento dell'ambiente; la protezione della salute umana; l'utilizzo razionale delle risorse naturali; la promozione di misure destinate a risolvere i problemi dell'ambiente a livello regionale o mondiale. L'elemento principale della politica ambientale è l'incentivo, capace di modificare il comportamento degli individui e di raggiungere uno sfruttamento sostenibile di risorse, però se si dovesse creare il fallimento di mercato si può intervenire con un inserimento di una tassa (pigouviana) che agisce sull'operato di un'impresa che inquina, internalizzando i costi di degrado ambientale, per cui si vanno a correggere le esternalità negative che si formano quando non si considera il bene ambientale.
Rapporto tra crescita e tutela ambientale
La crescita economica e la tutela ambientale sono due concetti che possono sembrare in conflitto. Tuttavia, è possibile trovare un equilibrio tra i due attraverso l'adozione di politiche e pratiche sostenibili. La crescita economica si riferisce all'aumento della capacità produttiva di un'economia, misurata attraverso il Prodotto Interno Lordo (PIL). Questa crescita può portare a un aumento del consumo di risorse naturali e dell'inquinamento, se non gestita in modo sostenibile. La tutela ambientale riguarda la conservazione e la protezione dell'ambiente naturale. Questo può includere la protezione della biodiversità, la riduzione dell'inquinamento e la promozione di pratiche sostenibili. Il rapporto tra crescita economica e tutela ambientale quindi può essere complicato. Da un lato, la crescita economica può portare a un maggiore sfruttamento delle risorse naturali e a un aumento dell'inquinamento. D'altra parte, una maggiore ricchezza può permettere agli individui e alle società di investire in tecnologie e pratiche più sostenibili.
Storia del PIL: elementi principali
Il primo concetto di PIL è stato formulato da Adam Smith, ma a sviluppare l'idea di PIL moderno, però, ha contribuito l'economista Simon Kuznets, premio Nobel per l'economia nel 1971. Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è la somma di beni e servizi finali prodotti in un determinato paese in un certo periodo di tempo (anno): redditi provenienti dall'estero + redditi diretti all'estero. I redditi provenienti dall'estero sono i redditi dei residenti nel nostro paese derivanti da attività svolte in Italia o all'estero, i redditi diretti all'estero sono i redditi dei non residenti nel nostro paese derivanti da attività svolte in Italia. Quindi, il PIL è dato dalla somma delle sue componenti: consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette.
Riconversione industriale
La riconversione industriale è un processo che consente alle imprese di inserirsi in settori di produzione a domanda più elevata, rispetto a quello in cui già operano attraverso l'introduzione di nuovi impianti o la trasformazione di quelli già esistenti. Lo scopo è quello di poter produrre beni o servizi differenti da quelli precedentemente prodotti o erogati. A differenza della ristrutturazione, la riconversione richiede una riduzione dei livelli occupazionali. I motivi principali che spingono le imprese ad adottare una politica di riconversione industriale sono:
- La volontà di decentrare delle unità produttive di grandi dimensioni in unità più piccole, per ottenere maggiore mobilità di lavoro e attenuare la conflittualità.
- Il progresso tecnico associato all'azione della concorrenza, che rende obsolete sia le tecniche di produzione che la produzione in sé.
Valutazione economica totale per l'ambiente
Il concetto di Valore Economico Totale (VET) è dato dalla totalità dei beni e servizi che un determinato ecosistema produce a favore dell'uomo. Il VET è composto da due categorie: il valore d'uso e il valore di non uso. Il primo dipende dalla possibilità di ottenere un beneficio personale tramite un'interazione fisica con il bene ed è composto da:
- Valore d'uso diretto che riguarda i benefici derivanti da un consumo attuale, atteso o possibile di un bene.
- Valore d'uso indiretto che riguarda tutti i servizi di cui si beneficia indirettamente.
- Valore d'uso d'opzione che riguarda il valore che un bene acquisisce in virtù della possibilità di poterlo usare in futuro.
Invece, il valore di non uso ha a che fare con la componente altruistica del comportamento umano ed è composto di:
- Valore di esistenza basato sulla consapevolezza che il bene in questione esiste e continua ad esistere anche se non si userà mai in futuro.
- Valore di lascito che riguarda il valore che si ripone nell'idea che le generazioni future siano in grado di usufruire di un certo bene.
Esternalità ambientali: spiegazione ed esempi
Il bene pubblico è di per sé un fallimento di mercato e che a sua volta può generare anche altri fallimenti che sono appunto le esternalità. Le esternalità si presentano ogni volta che il soggetto ha modifiche reali e non monetarie nelle sue funzioni di utilità. Quando si parla di esternalità si devono tenere presenti due casi:
- Esternalità negative dette anche diseconomie esterne. Ad esempio, l'inquinamento atmosferico, idrico, acustico o del suolo.
- Esternalità positive o economie esterne, come ad esempio i benefici che hanno i terzi da ricerche effettuate da altri. Sempre nel caso di economia ambientale possiamo fare l'esempio con un nuovo sistema di depurazione dell'acqua, la biodiversità, il godimento di un paesaggio ecc.
Costi ambientali
I costi ambientali rappresentano la somma dei costi delle misure adottate da un ente o da un'azienda (o da terzi per suo conto) per prevenire, ridurre e/o riparare i danni causati all'ambiente dalle proprie attività operative e di quelli sostenuti per la conservazione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili. I costi ambientali possono essere classificati anche per destinazione, ad esempio: attività di protezione dell'aria, attività di protezione delle acque, attività di ricerca e sviluppo. È molto importante classificare questi costi perché è utile ai fini del controllo e della coerenza dell'allocazione delle risorse, in quanto permette di operaredi.
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