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o di brevetto, un’invenzione deve possedere i
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novità: non deve essere già compresa nello stato della tecnica;
originalità: non deve essere nota a persona esperta del
settore;
industrialità: deve essere passibile di sfruttamento
industriale. Non sono brevettabili le scoperte, le teorie
scientifiche, i metodi matematici, i metodi di trattamento
chirurgico;
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n deve essere contraria all’ordine pubblico e al buon
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Quali sono gli elementi di base del modello di Edgeworth?
Nel modello di Edgeworth si introduce un vincolo di capacità
produttiva: nel caso di prezzi particolarmente bassi, questa
limitazione impedisce di soddisfare l’intero mercato riducendo
ulteriormente il prezzo. Sotto le ipotesi del modello, una volta
raggiunto un equilibrio, questo è particolarmente instabile, vista
la tentazione per ogni impresa di alzare il prezzo, senza perdere
tutti i clienti.
Quali sono le principali differenze tra il modello di Bertrand e quello
di Cournot?
Se confrontiamo il modello di Bertrand e quello di Cournot
vediamo come quest’ultimo arrivi a dimostrare che un piccolo
aumento della quantità venduta non ha effetti sul profitto. In altri
termini, la competizione sul prezzo sembra costringere le imprese
a ridurre continuamente il prezzo di vendita, fino ad un valore
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pari al costo marginale.
Quali sono le differenze tra oligopolio cooperativo e non
cooperativo?
L’oligopolio è una forma di mercato caratterizzata dalla presenza
di poche imprese che producono un bene omogeneo o
differenziato, per soddisfare una domanda di tipo atomistico. Le
imprese che operano in un oligopolio non cooperativo sono
coscienti della reciproca influenza, ma scelgono le strategie di
mercato l’una indipendentemente dall’altra, a differenza di quanto
avviene nell’oligopolio cooperativo, dove la strategia è unica e
frutto di un accordo.
Quali sono i fondamenti del modello di Stackelberg?
Nel modello di Stackelberg una impresa (impresa leader) si trova
in una posizione dominante e detiene una forza di mercato
superiore all'altra impresa (impresa follower o impresa satellite).
L'impresa leader (A) è sempre la prima a decidere la quantità di
produzione mentre l'impresa follower (B) si adegua. Pur essendo
la prima a decidere, l'impresa leader non può scegliere il proprio
livello di produzione (QA) senza considerare la reazione
dell'impresa follower (QB). Per massimizzare il profitto l'impresa
leader deve conoscere l'offerta complessiva del bene sul mercato
ossia la quantità di produzione del bene da parte di entrambe le
imprese duopoliste (QA+QB). L'impresa leader conosce già la
reazione (risposta) dell'impresa follower per ciascun livello di
produzione e, di conseguenza, può decidere la quantità di
produzione (QA) che gli consente di massimizzare il profitto. In tal
modo l'impresa leader decide indirettamente anche la
produzione dell'impresa follower (QB). Nel modello di Stackelberg
le imprese determinano la propria quantità ottimale di
produzione per massimizzare il profitto (massimizzazione di
profitto) tenendo conto della reazione dell'altra impresa.
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Quali sono gli elementi distintivi di un distretto?
Il distretto industriale è definibile come un sistema produttivo
caratterizzato dalla presenza di molte imprese specializzate nella
realizzazione di un bene omogeneo. Ognuna delle imprese
occupa una o più fasi della filiera produttiva. I primi due elementi
di distinzione del distretto sono: la prossimità spaziale delle
imprese e l’elevata specializzazione produttiva. A queste
possiamo aggiungere la formazione di un unico mercato del
lavoro e una rete di fitti contatti tra imprese.
Quali sono gli elementi distintivi di un distretto?
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Il distretto industriale è definito come un sistema caratterizzato
da molte imprese specializzate in determinate produzioni. Con il
decreto legislativo 228 vengono identificati due nuove tipologie
di distretto:
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a una forte integrazione tra attività
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il distretto agroalimentare, sistema produttivo con
un’elevata interdipendenza tra le imprese agricole
presenti. In sintesi sono elementi caratterizzanti il
distretto:
presenza di economie esterne locali
rendimenti di scala crescenti
riduzione dei costi di transazione
riduzione dei costi di apprendimento
sviluppo tecnologico
Quali sono gli stadi dell'attività di ricerca e sviluppo?
L’attività di ricerca e sviluppo, base fondante di qualunque
innovazione, è una delle modalità più rilevanti di concorrenza tra
imprese. Sulla
scorta delle diverse teorizzazioni effettuate possiamo riconoscere i
seguenti stadi dell’attività di R&S:
ricerca di base. A questo proposito Schumpeter parlava
d’invenzione, in altre parole di creazione di un’idea e
realizzazione iniziale: è una ricerca molto onerosa e dall’esito
incerto, per questo motivo difficilmente è sviluppata dalle
imprese. Più spesso è appannaggio di università o centri di
ricerca di natura pubblica;
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sviluppo: è la fase in cui dall’idea di passa alla produzione
commerciale. È una fase che richiede un massiccio impiego di
mezzi;
produzione commerciale, quindi realizzazione su larga scala di
un nuovo prodotto;
diffusione, ossia divulgazione delle nuove idee all’interno
dell’impresa e nel mercato, con inizializzazione di un
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processo imitativo da parte delle imprese concorrenti.
Quali sono le caratteristiche del mercato di concorrenza
monopolistica?
Il mercato di concorrenza monopolistica è un mercato in cui sono
presenti molti compratori e venditori, non esistono barriere
all’ingresso e all’uscita dal mercato, i beni offerti dono
differenziati. La funzione di domanda si presenta più elastica di
quella del monopolista. L’impresa che opera in concorrenza
monopolistica nel lungo periodo realizza un profitto normale,
come le imprese in concorrenza perfetta, anche se pratica un
prezzo superiore al costo marginale. Per questo motivo anche
questo mercato è inefficiente dal punto di vista allocativo.
Quali sono i fattori che spingono alla collusione? Argomentare
Il cartello si forma quando nell’industria le imprese hanno strutture
di costo simili, produzioni
omogenee, e sono molto concentrate. Il cartello, quindi, è una
delle più comuni forme di collusione, attraverso cui le imprese di
un medesimo settore si accordano per decidere la quantità da
produrre. Secondo Williamson la possibilità di colludere dipende
da: capacità di predisporre contratti chiari e completi;
possibilità di raggiungere un accordo sui profitti;
incertezza e variabilità ambientale;
controllo sul cartello;
sanzioni.
In ordine al controllo va precisato che spesso l’opportunità di
sviluppare concorrenze non di prezzo, spinge a non tener fede al
cartello ed agli accordi individuati. In merito alle sanzioni, quindi, il
cartello è quasi universalmente avversato dalle normative
nazionali e, quindi, in caso di mancato rispetto dell’accordo non
esistono strumenti di giustizia esperibili da parte dei membri
‘traditi’. lOMoARcPSD|985 298 2
Quali sono i risultati delle indagini empiriche sui cartelli?
A livello empirico si è riscontrato come i cartelli siano di breve
durata e spesso poco profittevoli nel processo di massimizzazione
del profitto, per- ché, spesso, gli obiettivi del gruppo non risultano
così vantaggiosi se valutati con riferimento alla singola impresa
(Marquez, 1992). Si è visto come l’alta concentrazione dei
venditori spesso favorisca la formazione del cartello: la medesima
condizione sembra anche fornire stabilità all’accordo, perché il
ridotto numero d’imprese esistenti rende più agevole il controllo
e l’eventuale impostazione di politiche di repressione di
comportamenti elusivi delle regole poste dal cartello stesso.
Quali criticità presenta il cartello in ordine al controllo e
all'eventuale imposizione di sanzioni?
La capacità di comminare sanzioni ai soggetti che non rispettano
il cartello è un altro fattore di grande importanza per n la
stabilità, tenendo presente che il cartello, in quanto accordo non
palese, non prevede la tutela ordinaria attraverso la giustizia
statale. Una sanzione spesso utilizzata è quella della riduzione del
prezzo da parte di tutte le imprese aderenti all’accordo in modo
da colpire pesantemente il concorrente sleale, arrivando, talvolta a
provocarne l’uscita dal mercato
Quali sono le critiche mosse alla regola del mark-up?
Tuttavia, in alcuni casi, la regola del mark up è criticabile. In altre
parole, il cost plus pricing è equivalente alla regola di
massimizzazione del profitto solo se il costo medio è costante e il
mark up è posto uguale a 1/(ε-1). La regola del mark up produce
valore positivo solo se il valore assoluto dell’elasticità della
domanda rispetto al prezzo è maggiore dell’unità: quanto più è
rigida rispetto al prezzo la domanda dell’impresa, tanto maggiore
sarà il mark up richiesto per la massimizzazione del profitto. In
mercati fortemente competitivi il valore dell’elasticità è alto, con
un mark up relativamente contenuto.
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Quali sono le critiche mosse alla teoria neoclassica dell'impresa?
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Secondo la teoria neoclassica la struttura di concorrenza perfetta
è la più desiderabile tra le strutture di mercato, perché permette
un’opportuna remunerazione dei fattori della produzione e un
contributo efficiente anche per il consumatore. Numerose sono le
criti