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IL CODICE ROSSO: MISURE CAUTELARI E DI PREVENZIONE
08.
Dal 9 agosto è entrata in vigore la Legge 19 luglio 2019. La legge prende il nome di Codice
Rosso e riguarda le modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni
in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere: è stata modificata la misura
cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa: sono introdotte
novità che rendono il procedimento più efficace e protettivo per le donne. Vi è il divieto per il
carnefice di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima, anche grazie a strumenti elettronici,
come ad esempio il braccialetto elettronico.
La legge introduce nuovi 4 reati: il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente
dell’aspetto
espliciti senza il consenso delle persone rappresentate; il reato di deformazione della
persona mediante lesioni permanenti al viso; - il reato di costrizione o induzione al matrimonio,
con aggravante in caso di minore; violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa
familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
l’avvio
La procedura prevede una accelerazione per del procedimento penale per alcuni reati
quali i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e la violenza sessuale: viene introdotto un canale
prioritario nella fase che segue alla decisione delle vittima di procedere con la denunciadi quanto
accaduto.
La procedura segue varie tappe: non è più compito degli inquirenti stabilire se una denuncia o
una querela per un reato di violenza domestica o di genere meriterà di esseretrattata con
prontezza
La polizia giudiziaria, una volta appreso il fatto, ha il compirto di riferire la notizia
immediatamente al ministero
Ora il compito passa al ministero, che entro 3 giorni, termine che può essere prorogato solamente
in presenza di di tutela di minori o della riservatezza delle indagini, deve assumere informazioni
dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato.
Gli atti d'indagine delegati dal pubblico ministero alla polizia giudiziaria devono avvenire senza
ritardo.
LEZIONE 26
6. La violenza contro le donne immigrate
Dalla relazione approvata il 6 febbraio 2018 dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul
femminicidio e ogni forma di violenza in genere, le donne immigrate hanno la stessa percentuale
di denunce delle donne italiane per quanto riguarda le violenze da loro subite: anzi, la differenza
sta nella maggioe gravità degli atti violenti ch esse subiscono.
Questo succede prchè queste donne non conoscono i propri diritti e sono disinformate sull'aiuto
lOMoARcPSD|985 298 2
che potrebbero ricevere e perchè, pur trovandosi regolarmente in italia, il loto passaporto è
spessp trattenuto dal marito o da un familiare.
Purtroppo le questure chiedono la presenza del familiare a cui il permesso di soggiorno è
collegato, facendo in modo che l'autonomia delle donne migranti sia ridotta drasticamente.
Secondo le Disposizioni in materia di soggiorno per motivi familiari, il permesso è
revocato se al matrimonio non è conseguita la convivenza, salvo il caso in cui vi sia una prole:
quindi le donne senza figli temono maggiormente di l'irregolarità se decidono di allontanarsi dal
partner abusante.
Per ovviare a questo problema, basterebbe essere più informati, in quanto esiste un permesso di
soggiorno consente a queste donne di sottrarsi alla violenza
LEZIONE 28
Il velo islamico
Uno degli argomenti legati alla libertà della donnae che crea vari dibattiti, è sicuramente quello
dell'uso del velo islamico: ne esistono 4 tipi, usati in base all'area geografica di appartenenza.
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Esistono 4 tipi di velo: dal meno al più coprente abbiamo il hijab, che copre la testa e il collo
lasciando libero il volto, e che è quello più usato dalle donne mussulmane che vivono in Europa; Il
chador, molto diffuso in Iran, lascia scoperto solo il viso coprendo i capelli, le orecchie e il
collo, ed il mantello copre tutto il corpo; Il niqab, lascia scoperti solo gli occhi, ed è molto
diffuso in Arabia Saudita; Il burqa, diffuso Afghanistan, copre integralmente il corpo e il volto,
compresi gli occhi, e le donne possono vedere fuori attraverso una retina ad altezza degli occhi
L'obbligo dell'uso del velo per la donna islamica nasce dal Corano, in cui compare la parola
“velo”, “parti belle”, quindi le
khumur, ovvero che dovrebbe coprire il seno e le le parti intime.
Da specificare è che il corano si rivolge alla sfera sociale e non a quella religiosa, regolanto
un’abitudine anteriore all’Islam, ovvero quella di coporirsi il capo per proteggersi dal sole: il
velo poi diventa un simbolo perchè se ne è tratto una istanza politico-religiosa e diventa un vero
e proprio simbolo della religiosità islamica.
Nel corano non c'è scritto che il velo debba essere indossato per forza dalla donna islamica.
LEZIONE 29
I primi editti per l'abolizione della fasciatura
La pratica cinese della fasciatura dei piedi, conosciuta anche come pratica del loto d´oro o Gigli
d’oro, risale circa all'anno mille ed è abolita nel 1902
Era una pratica culturale che rappresentava uno status symbol.
Allebambine di 5 anni, si fasciavano tutte le dita tranne l'alluce sotto alla pianta: ciò causava
dolori, impossibilità a camminare, infezioni a causa della rottura delle ossa e nei casi estemi si
arrivava alla morte.
Il piede cresceva al massimo 8 centimetri ed era considerato espressione di ricchezza: erano
donne ricche in quanto non potendo camminare, non potevano nemmeno lavorare o avere
autonomia, quindi erano totalmente dipendenti dal marito.
Dopo l'eliminazione della pratica, si dice che fosser stesso le donne a continuare ad attuarla per
circa 50 anni, poichè permetteva loro di sposare un uomo facoltoso e risollevare le sorti della
propria famiglia: si dubita fortemente che il loro volere fosse quello, erano più che altro
soggiogare dal volere sociale.
Negli ultimi anni dell'800 si ha un'importante battaglia che vedeva contrapposto il voler
mantenere tale tradizione e l'abolirla a favore del progresso.
Nel 1902, la dinastia imperiale emanò i primi editti per abolire la fasciatura, ma la pratica fu
combattuta legalmente solo nel 1911 con la caduta dell'impero e la nascita della Repubblica di
Cina.
Tuttavia, nonostante gli editti che si succedettero per la sua abolizione, la fasciatura rimase un
"costume" e come tale. l'unica possibilità di eliminarla era un'educazione sia ad uomini che
donne, che facesse capire loro quanto essa fosse brutta e vergognosa.
La guerra contro il Giappone segnò un passaggio decisivo per abolire tale costume, ed anche il
nuovo governo del Partito comunista Cinese, nel 1949, vietò la pratica insieme anche al
matrimonio combinato.
Negi anni 50, con la mibilitazione delle donne al lavoro, la pratica scomparve del tutto.
Le mutilazioni genitali femminili
02.
Il termine mutilazioni genitali femminili, sono le pratiche volte al parziale o totale rimozione
delle parti esteriori dei genitali delle donne, praticate per ragioni culturali o religiose.
L'OMS divide tale pratica in 4 tipi, a seconda della sua gravità: Clitoridectomia (tipo I) -
L’infibulazione (tipo
Asportazione (tipo II) - III) - Non classificate (tipo IV ), in cui rientrano
pratiche come piercing, cauterizzazione, taglio della vulva,
Le bambine sottoposte a tali pratiche, hanno grvi problemi fisici e psichici: l'utilizzo di oggetti
rudimentali e la totale mancanza di igiene e anestesia, fanno si che queste pratiche abbiano un
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altissimo tasso di mortalità a causa delle infezioni, oltre ai problemi che causano durante il parto.
A tali pratiche barbare, si scontrano un ampia serie di diritti delle donne e diritti umani, quali
diritto alla dignità, all'integrità fisica e morale, riconosciuti dalla maggior parte del trattati
internazionali.
In alcuni paesi, come la somalia e l'Egitto, la percentuale di bambine e donne mutilate supera
l’80 per cento; in altri paesi, come per esempio la Nigeria, la percentuale va dal 26% al 50%.
Le motivazioni di tale pratica sono legate alla cultura, non per forza alla religione: secondo
queste culture, la mutilazione dei genitali femminili, migliorerebbero la fertilità, preserverebbero
la verginità e manterrebbero vive le tradizionioni.
Secondo la legge 9 gennaio 2006, chiunque pratici mutilazioni genitali femminile, è punito con
la reclusione da 4 a 12 anni, pena aumentata di 1/3 se la mutilazione viene compiuta su una
minorenne.
Ovviamente è necessario adottare misure di prevenzione per cui, il Ministero della salute ha
emanato linee guida destinate alle figure sanitarie che si occupano delle comunità di immigrati
provenienti da Paesi dove si effettuano lOMoARcPSD|985 298 2
pratiche di MGF: il documento vuole affermare il rispetto della donna come persona, della sua
all’integrità del suo corpo, alla salute, all’esercizio delle libertà fondamentali,
dignità, del diritto
oltre a sovvenzionare la formazione e le campagne volte all'informazione e sensibilizzazione di
tale argomento.
La pratica cinese del loto d'oro
03.
I primi editti per l'abolizione della fasciatura
La pratica cinese della fasciatura dei piedi, conosciuta anche come pratica del loto d´oro o Gigli
d’oro, risale circa all'anno mille ed è abolita nel 1902
Era una pratica culturale che rappresentava uno status symbol.
Allebambine di 5 anni, si fasciavano tutte le dita tranne l'alluce sotto alla pianta: ciò causava
dolori, impossibilità a camminare, infezioni a causa della rottura delle ossa e nei casi estemi si
arrivava alla morte.
Il piede cresceva al massimo 8 centimetri ed era considerato espressione di ricchezza: erano
donne ricche in quanto non potendo camminare, non potevano nemmeno lavorare o avere
autonomia, quindi erano totalmente dipendenti dal marito.
Dopo l'eliminazione della pratica, si dice che fosser stesso le donne a continuare ad attuarla per
circa 50 anni, poichè permetteva loro di sposare un uomo facoltoso e risollevare le sorti della
propria famiglia: si dubita fortemente che il loro volere fosse quello, erano più che altro
soggiogare dal volere sociale.
Negli ultimi anni dell'800 si ha un'importante battaglia che vedeva contrapposto il voler
mantenere tale tradizione e l'abolirla a favore del progresso.
Nel 1902, la dinastia imperiale emanò i primi editti per abolire la fasciatura, ma la pratica fu
combattuta legalmente solo nel 1911 con la caduta dell'impero e la