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Nonostante l’impronta fortemente ideologica dell’opera del drammaturgo, le sue opere
presuppongono sempre, nel contenuto e ancor di più nella forma, un elogio al dubbio e al
desiderio di conoscenza, allo sforzo di comprensione. È su questo che per Brecht dovrebbe
fondarsi un vero rinnovamento della società.
Si illustri la pièce Der aufhaltsame Aufstieg des Arturo Ui. Scritta durante l’esilio in
22. Finlandia, La resistibile ascesa di Arturo
Ui è stata definita dallo stesso Brecht una farsa storica. Il testo, infatti, rimanda a una serie di
eventi storici relativi all' ascesa di Hitler al potere e lo fa in maniera caricaturale. Gli stessi nomi
dei personaggi rimandano a quelli dei personaggi reali: il vecchio Dogsborogh rimanda a Paul
von Hindenburg, generale della prima guerra mondiale e presidente della Repubblica di Weimar;
Giri rimanda a Hermann Göring, braccio destro di Hitler; Roma è Ernst Röhm, capo delle SA;
Dullfeet è Engelbert Dollfuß, cancelliere austriaco di
orientamento fascista. La pièce è ambientata a Chicago, importante città industriale americana
attraversata da tensioni sociali di vario tipo. Arturo Ui, che ovviamente rappresenta Adolf Hitler,
vuole conquistare il monopolio sul mercato di cavolfiori e per farlo è sì disposto a tutto, ma sa
anche muoversi con intelligenza. Così, quando il suo luogotentente Roma gli propone di imporre
il pizzo ai fruttivendoli, Ui inizialmente rifiuta per paura della polizia. Poi però ricatta l’influente
Dogsborough per avere protezione dalla polizia minacciandolo di rivelare delle notizie sul suo
conto che provocherebbero uno scandalo e poi prende lezioni di teatro per imparare a parlare in
maniera convincente in pubblico e così riesce a convincere molti ad ottenere la sua protezione
dietro pagamento. Chi lo critica, vede la propria attività bruciata. Per rafforzare la sua posizione,
Ui riesce a convincere Dollfeet, del vicino paese Cicero, a collaborare con lui e Ui riesce infine ad
imporre con la violenza i propri affari anche lì. A livello formale, il testo rientra nella categoria
del teatro epico. La pièce, infatti, si apre con un monologo nel quale un attore si rivolge
direttamente al pubblico e illustra i fatti ai quali assisterà. In questo modo gli spettatori potranno
concentrarsi non sull’azione in sé, bensì sulle dinamiche che la sottendono. Inoltre, a scelta di
dare già una spiegazione dell’opera all’inizio può essere interpretata come un segno del fatto
che in quest’opera i principi del teatro epico (la rottura della finzione scenica) e quelli del teatro
didattico (l’intento pedagogico) in qualche modo si compenetrano. Va anche sottolineato che il
testo si serve di un linguaggio e di uno stile elevati, in contrasto con la materia trattata. Non
solo: numerosi sono i riferimenti colti, soprattutto a Shakespeare (a Riccardo III, a Macbeth e a
Giulio Cesare). Tutto questo accentua l’elemento grottesco già implicito nell’azione stessa, nella
natura stessa dei personaggi. In questo senso si può parlare, dunque, di dramma storico satirico.
Si illustri la pièce Der kaukasische Kreidkreis. Brecht lavora a quest’opera negli ultimi anni
23. dell’esilio americano, tra il 1944
e il 1945. La pièce può essere considerata un modo diverso di sperimentare la fusione tra teatro
epico e teatro didattico. Da un lato, infatti, egli sceglie di presentare la trama principale, dalla
quale deriva anche il titolo dell’opera, come un racconto nel racconto; dall’altro, egli tenta di
declinare le possibilità pedagogiche del teatro didattico facendo ricorso a una delle forme di
narrazione pedagogica più antiche e radicate nelle culture, ossia la parabola, il racconto semplice
con uno sfondo morale e un intento educativo di cui è costellato tanto l’Antico, quanto il Nuovo
Testamento. Il cerchio di gesso del Causo riesce addirittura a coniugare in qualche modo
tradizione orientale e tradizione occidentale, in quanto fa sì riferimento a una storia tradizionale
orientale, ma ricorda molto da vicino una parabola presente nell’Antico Testamento. Essa vede
protagonista il re Salomone, che deve decidere quale donna sia da considerare la vera madre di
un bambino, dopo che, a seguito della morte del proprio figlio, una donna rivendica come
proprio il figlio di un’altra donna. Salomone propone provocatoriamente dividere il bambino a
metà, ma la vera madre, quella naturale, non permette che si faccia del male al proprio figlio e
dunque rinuncia ad esso. Riconoscendo nella disponibilità al sacrificio per amore una prova
inconfutabile della maternità, Salomone affida il bambino alla vera madre. Nella storia orientale
che Brecht porta in scena, al contrario, non è la madre naturale a dimostrarsi amorevole, bensì
una donna che ha scelto di accudire un bambino che era stato abbandonato da una avara regina.
Questa, infatti, aveva preferito mettere in salvo i propri beni materiali anziché il proprio figlio in
fasce dopo l'uccisione di suo marito. Groucha, la balia del piccolo, decide di prendersi cura del
bambino come se fosse suo. Quando la situazione politica si rasserena, la regina rivuole per sé il
bambino in quanto è l’unico mezzo che ha per giustificare il suo ritorno al potere, ma Groucha,
che ama il bambino come se fosse suo, non vuole lasciarlo andare. La questione arriva davanti al
giudice che decide di servirsi di uno strumento tradizionale, ossia il cerchio di gesso. Il bambino
viene legato a una fune e intorno gli viene disegnato un cerchio di gesso. La donna che riuscirà a
tirare il bambino dalla sua parte sarà dichiarata sua madre. Groucha non ha alcuna intenzione di
rischiare di ferire il bambino e ogni volta che viene ripetuta la prova lascia cadere la corda. Il
giudice, convinto che quello sia un chiaro segno di amore materno, affida a lei il bambino.
Questa storia è in realtà una storia all’interno di un’altra. Nel prologo, infatti, lo spettatore si
trova davanti un altro caso giudiziario, quello tra coltivatori di frutta e coltivatori di capre per il
possesso di vasti terreni. Il giudice chiamato a decidere sulla situazione affida i terreni agli
agricoltori in quanto faranno prosperare la terra. Questi per ringraziarlo mettono in scena con
canti e musiche la storia tradizionale cinese del cerchio di gesso. Il riferimento a questa cornice
torna anche nel finale dell’opera in cui si ribadisce il concetto fondamentale dell’opera: i beni
appartengono a chi li fa fruttare non in modo egoistico bensì tenendo in conto anche e
soprattutto il bene degli altri.
023. Quale tendenza del rapporto con la tradizione si può scorgere nella pièce Der
kaukasissche Kreidkreis? Il cerchio di gesso
del Causo riesce addirittura a coniugare in qualche modo tradizione orientale e tradizione
occidentale, in quanto fa sì riferimento a una storia tradizionale orientale, ma ricorda molto da
vicino una parabola presente nell’Antico Testamento. (parte sottolineata). L’opera sviluppa
episodi drammatici di straordinaria forza e vitalità: comica, tenera, vendicativa, maliziosa ma
sempre ricca di affetto, la pièce seduce continuamente con un’umanità autentica, che non si
presta mai alle imposture dei ‘buoni sentimenti’, ma sa trovare in ogni situazione la strada di una
morale concreta, di una solidarietà effettiva tra gli uomini, non nominale.
025. Si parli del lavoro di Brecht al Coriolano di Shakespeare. All’inizio degli anni Cinquanta,
Brecht inizia a lavorare alla riscrittura di un dramma shakespeariano, Coriolano, un’opera
ispirata a eventi storici e che riflette sulle possibilità di un governo del popolo. Caio Marzio,
detto Coriolano, un valoroso militare romano, si mostra più volte sprezzante nei confronti della
plebe e viene accusato dal popolo di aver fatto sparire le riserve di grano; quando viene
nominato console per i suoi meriti militari si scontra con i tribuni della plebe, dei quali mette in
discussione il diritto a partecipare al governo. Per questo motivo egli viene allontanato e decide
di vendicarsi alleandosi coi Volsci e guidandone l’esercito contro Roma. Viene infine dissuaso dal
distruggere la città e finisce col farsi promotore di un trattato di pace tra i Volsci e Roma, per poi
essere ucciso da uno dei Volsci stessi per tradimento. Brecht non portò a termine il suo lavoro
al testo. Anche il testo che nel 1964 è stato usato come base per la prima rappresentazione
dell’opera in realtà non è stato autorizzato dall’autore. Quello che invece è stato pubblicato in
forma di dialogo è uno studio sul Coriolano stesso e sul lavoro alla sua riscrittura, interessante
testimonianza delle riflessioni di Brecht sull’opera. Brecht mette dunque in rilievo come le
apparenti conquiste democratiche del popolo siano in realtà delle concessioni strumentali da
parte delle classi aristocratiche che comunque non sono pronte a digerire un cambiamento
nell’assetto sociale e politico e si mantengono letteralmente sul piede di guerra. Se per ovvi
motivi Brecht era interessato a questa materia drammatica, di fatto il suo giudizio sul modo in
cui essa viene trattata da Shakespeare è negativo, poiché le classi oppresse non appaiono né
unite nella lotta all’oppressione né una vera e propria massa indistinta, come pure spesso
accade. In realtà secondo molti critici il lavoro di Brecht al Coriolano sarebbe una semplificazione
dell’originale shakespeariano, troppo marcata politicamente. Il drammaturgo Heiner Müller, che
pure vedeva in Brecht il suo principale modello, ha criticato la lettura shakespeariana del suo
maestro. Di base c’è una differenza profonda nel modo di interpretare il valore dell’opera di
Shakespeare in generale. Brecht stesso vede in Shakespeare un modello superato, ma non riesce
a rendere produttivi nella propria riscrittura quegli elementi che ritiene dei limiti, restando in
qualche modo imprigionato nel testo shakespeariano che egli non ritiene valido.
024. Si parli della pièce Antigone e del modo in cui Brecht si rifà alle versioni precedenti di
questo mito e quest'opera. Si parli
del lavoro di Brecht ai Modellbucher. Nel 1947 il direttore dello Stadttheater di Chur,
interessato a una collaborazione tra Brecht e Caspar Neher, suo amico e scenografo, propose al
drammaturgo di lavorare all’ Antigone di Sofocle. Brecht rimase profondamente
colpito dalla traduzione hölderliniana di questo dramma, che utilizzò per la propria versione. In
questa ripresa del mito non c’è solo l’implicito riferimento all’eterno ritorno della violenza, bensì
due diversi intenti: da un lato la volontà di lavorare su una