vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
SPIEGARE NEL DETTAGLIO COSA SONO E IN COSA DIFFERISCONO I FATTORI PRESENTI
NEL PENSIERO DI HERZBERG.
I fattori igienici riguardavano le condizioni esterne al lavoro, come l’ambiente di lavoro fisico, la
situazione sociale, la remunerazione...
I fattori motivazionali riguardavano invece i contenuti interni del lavoro quindi la capacità del lavoro
di procurare una crescita della personalità di chi lavora. Questi fattori sono a loro volta in maniera
e all’insoddisfazione
distinta con legati alla soddisfazione del lavoratore.
dell’insoddisfazione,
I fattori igienici sono legati solo alla dimensione infatti:
– se assenti causano insoddisfazione,
presenti causano l’assenza
– se di insoddisfazione,
I fattori motivazionali sono legati solo alla dimensione della soddisfazione, infatti:
– se assenti causano assenza di soddisfazione,
– se presenti causano soddisfazione.
Di conseguenza creando soddisfazione se presenti vanno anche a motivare il lavoratore.
LEZ 29
SPIEGARE NEL DETTAGLIO LE TIPOLOGIE DI LAVORATORI IN BASE AGLI ATTEGGIAMENTI
SECONDO HERZBERG. all’atteggiamento
Herzberg concettualizzò le due categorie di popolazioni organizzative rispetto nei
confronti del lavoro: i ricercatori di motivazioni e i ricercatori di igiene. I ricercatori di motivazioni:
sono coloro che ricercano una soddisfazione intrinseca nelle caratteristiche del lavoro, che li porti
ad una crescita psicologica e di personalità. I ricercatori di igiene: non si curano degli aspetti
intrinsechi al lavoro ma sono sensibili soltanto gli aspetti esterni come la remunerazione, un buon
lavoro…
ambiente di .
LEZ 30
SPIEGARE LO STUDIO DI KURT LEWIS SUGLI STUDENTI E LE SUE OSSERVAZIONI.
Nelle sue ricerche Kurt Lewis analizzò tre gruppi di studenti: il primo guidato con criteri autoritari, il
secondo con criteri democratici e il terzo con criteri completamente permissivi.
Lo studio accertò che:
– il primo gruppo raggiunse in breve tempo rendimento soddisfacente, ma successivamente le
pressioni autoritarie bloccavano i progressi di rendimento e avevano introdotto tensione distruttiva
del gruppo;
– il terzo gruppo aveva dato risultati negativi a causa di un rendimento insufficiente, confusione e
conflitti;
– Il secondo gruppo era quello che aveva ottenuto i risultati migliori e più durevoli nel tempo
anche grazie allo svilupparsi di un'armonia interna al gruppo.
LEZ 31
SPIEGARE I PUNTI FONDAMENTALI DEL PENSIERO DI RENSIS LIKERT.
Likert diventa quindi uno degli autori che supporta il concetto dei gruppi di lavoro ovvero di cellule
organiche formate da membri:
– fedeli al gruppo stesso,
– con capacità di interazione,
– con obiettivi che richiedono un alto rendimento.
I gruppi devono essere collegati attraverso i cosiddetti “perni connettori” cioè membri che fanno
parte contemporaneamente di due diversi gruppi sovrapposti in modo gerarchico.
Questo modello non rappresenta tutte le possibilità di un management basato sulla democrazia e
sulla partecipazione, l'osservazione infatti suggerisce lo studioso quattro modelli di leadership che
egli definisce:
1. autoritario-sfruttatorio,
2. autoritario-benevolo (o paternalistico),
3. consultivo,
4. partecipativo di gruppo, quello da lui proposto come migliore.
SPIEGARE NEL DETTAGLIO GLI STILI DI LEADERSHIP NEL PENSIERO DI LIKERT.
Lo studioso suggerisce quattro modelli di leadership: autoritario-sfruttatorio, autoritario-
benevolo,consultivo e partecipativo di gruppo. Dal modello autoritario-sfruttatorio che è quello
caratterizzato dalla minor livello di democrazia e partecipazione per arrivare fino al modello
partecipativo che è quello con i più elevati livelli di queste caratteristiche. Likert nelle sue opere
afferma però che è il modello partecipativo, caratterizzato da un elevato livello di democrazia,
comunicazione, partecipazione e coinvolgimento dei lavoratori all’interno dei gruppi di lavoro, a
poter essere considerato il modello teorico migliore. Con questo modello è possibile ottenere un
un’elevata un’elevata
elevato rendimento, grazie ad motivazione dei lavoratori, e capacità di
adattamento ai cambiamenti.
LEZ 32
SPIEGARE PER PUNTI LE PRINCIPALI CRITICHE AL PENSIERO MOTIVAZIONALISTA.
Non è riuscito tuttavia a convincere fin infondo per alcune leggerezze nello sviluppo delle teorie ed
un'eccessiva enfasi sull'individuo e sui relativi aspetti psico-analitici.
Un altro limite ha riguardato la scarsa considerazione della tecnologia come fattore che crea allo
stesso tempo vincoli e opportunità per il lavoro umano e per la riprogettazione delle mansioni.
sull’aspetto
I motivazionalisti insistendo della crescita della personalità senza considerare il tipo di
mansioni, rischiano anche di perdere di vista le difficoltà a portare avanti questo obiettivo nel
lavoro operaio, andando di fatto a considerare solo lavori maggiormente creativi e autonomi propri
trascurano inoltre l’aspetto sottolineato da Barnard, ovvero
dei ruoli manageriali. I motivazionalisti
tra i fini dell’organizzazione
la fondamentale differenza e i fini individuali. La loro
l’esistenza
concettualizzazione prevede quindi di una sorta di organizzazione idilliaca.
LEZ 33
SPIEGARE I PUNTI PRINCIPALI DEL PENSIERO DI TOURAINE.
su come l’evoluzione
Alaine Touraine focalizza i sui studi tecnologica in specifici settori abbia
contribuito a modificare il lavoro e più in generale i sistemi organizzativi in quel settore.
Lo studioso si focalizza particolarmente sugli stabilimenti automobilistici che rappresentano un
classico esempio per lo studio del pensiero organizzativo, basti pensare allo sviluppo del fordismo.
Il punto centrale del suo studio riguarda il collegamento tra epoche storiche, relative tecnologie
produttive e organizzazione del lavoro. La sua prima osservazione riguarda il crescente
automatismo delle macchine. Nelle sue osservazioni nota come l'automatizzazione di fasi del
lavoro, che in precedenza erano direttamente seguito dell'uomo, stia cambiando
l'organizzazione stessa del lavoro. Inoltre sottolinea come l’innovazione tecnologica porti
dell’organizzazione
cambiamenti a tutti i livello del lavoro:
– a livello individuale nel rapporto diretto uomo-macchina,
– a livello collettivo nella costituzione di gruppi o squadre di lavoro
_a livello tecnico-sociale per quanto riguarda i canali di comunicazione e di comando tra i livelli
gerarchici, per quanto riguarda l’identità professionale
– a livello politico-culturale dei lavoratori e la
sindacalizzazione.
Vengono quindi individuate tre fasi che in parte corrispondono a tre tappe
dell’evoluzione
storiche tecnologica e allo stesso tempo a tre differenti sistemi
di lavoro (le cosiddette fasi A, B, e C).
SPIEGARE IL RUOLO DELLA TECNOLOGIA NEL SUPERAMENTO DEL TAYLORISMO.
Sostenere che il Taylorismo ha subito un superamento dovuta la tecnologia non significa definire
l'esistenza di un determinismo tecnologico (ovvero che tutto il cambiamento è stato imposto
dall'innovazione tecnologica). La tecnologia infatti stabilisce alcuni vincoli e crea uno scenario di
scelte possibili, che poi dipenderanno anche dai modelli culturali organizzativi, delle politiche di
da altri aspetti legati all’attività
impresa, e organizzativa.
LEZ 34
SPIEGARE IN MODO APPROFONDITO LE FASI NEL PENSIERO DI TOURAINE.
La fase A è caratterizzata dalle tecnologie denominate polivalenti universali. Sono in generale
e l’utilizzo per
macchine utensili azionate a comando elettrico che permettono flessibilità produttiva
In questa fase il lavoratore apprende il suo “mestiere”
lavorazioni di serie limitate e intercambiabili.
con il tempo attraverso l'apprendimento dei più anziani e dall'esperienza continua con le dell’uno
tecnologie. questa fase si mescolano lavori qualificati e non qualificati e la percentuale
In
dell’altro nella
o vita del lavoratore dipende dal livello di esperienza accumulato.
La fase B si verifica quando alle tecnologie polivalenti universali vengono sostituite macchine
nell’eseguire
monovalenti, cioè specializzate un numero ridotto di operazioni se non una
solamente. Questa fase ha il suo fulcro nel taylorismo e nel fordismo, dove si impone il
lavoro attraverso la catena di montaggio e dove le diverse operazioni sono ridotte a micro unità,
rese ripetitive e affidati ad un singolo operaio. Si perde così l'operaio che conosce un mestiere e
viene sostituito da un operaio che deve eseguire una singola operazione ripetitiva per tutto il
tempo. La fase B è caratterizzata quindi da degradazione dei contenuti lavorativi e
perdita di comprensione della globalità del processo produttivo (alienazione). La terza fase,
denominata fase C, è caratterizzata dall'introduzione delle
cosiddette macchine automatiche. Se nella fase precedente si erano cercati di scomporre i
contenuti del lavoro in singole fasi e singoli macchinari, nella fase C questi vengono ricomposti
un’unica
sotto tecnologia che li raggruppa.
LEZ 35
SPIEGARE COSA SONO I DISTRETTI INDUSTRIALI NEL PERIODO DELLA PRODUZIONE
FLESSIBILE.
Il distretto industriale è un agglomerato in una specifica zona geografica di piccole imprese
specializzato nella produzione di beni similari. Nel distretto industriale l'organizzazione del lavoro è
completamente differente infatti sono presenti:
– imprese di piccole dimensioni che operano una micro-imprenditorialità diffusa,
– una regolazione formale e informale dei rapporti di concorrenza e di tutela di interessi,
– istituzioni politiche e sociali per lo sviluppo delle capacità tecniche, produttive e innovative del
distretto che sono un patrimonio collettivo per tutte le aziende.
LEZ 36 COS’E’
SPIEGARE IL JUST IN TIME NEI SUOI PUNTI PRINCIPALI.
l Just-in-time (JIT) può essere definito come un sistema produttivo che garantisce la simmetria tra:
– l'offerta dei beni prodotti,
– la domanda proveniente dal mercato.
L’idea di fondo è quella di produrre e consegnare le merci finite al momento più opportuno
evitando di accumulare scorte di prodotti finiti nel magazzino. Il modo di produrre JIT porta a
conseguenze opposte rispetto a quello della produzione di massa.
La produzione di massa si basa su economie di scala ovvero la produzione di grandi volumi per
permettere di “spalmare” i costi fissi su un numero più elevato di prodotti abbassando così il costo
unitario di produzione. In queste realtà spesso la programmazione della produzione si basa su
analisi statis