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DESCRIZIONE DELLE ATTIVITÀ:
•Realizzazione di interventi di mediazione linguistico-culturale.
•Realizzazione di interventi di interpretariato e traduzione non professionale.
•Accompagnamento all’immigrato nell’adempimento
e supporto diretto di procedure
amministrative e burocratiche.
•Ottimizzazione delle relazioni fra l’utente straniero e le istituzioni in contesti di emergenza (prima
accoglienza, sbarchi, pubblica sicurezza) e ordinari (sanità, scuola, pubblica amministrazione,
giustizia, ecc.).
•Orientamento degli utenti nella rete dei servizi e delle opportunità e offerte del territorio, per il
soddisfacimento dei diritti di cittadinanza delle comunità immigrate.
•Realizzazione di interventi di mediazione sociale, prevenzione e gestione di situazioni di conflitto,
individuale e sociale.
•Informazione e orientamento sui diritti, doveri e opportunità (lavorative, abitative, sanitarie,
formative, amministrative) presso le comunità immigrate.
•Agevolazione dei processi di dialogo e di reciproca comprensione interculturale fra comunità
immigrate.
•Progettazione di interventi di integrazione interculturale fra comunità straniere ed autoctone.
•Supporto alle istituzioni e agli operatori di settore, alla progettazione e riorganizzazione di servizi
“migrant friendly”.
secondo modalità
•Partecipazione e cura nelle esperienze e nei processi di apprendimento e sviluppo professionale di
Mediatori interculturali junior.
In conclusione possiamo dire che il risultato atteso per il mediatore Interculturale è: facilitare la
relazione fra immigrato e società di accoglienza in situazioni sia di ordinarietà che di emergenza,
attraverso interventi di mediazione linguistico-culturale, e di mediazione sociale.
LEZIONE 020
05. Prova a sintetizzare il contenuto delle linee guida per l'educazione interculturale del
Consiglio d'Europa?
Il Consiglio d’Europa ha affrontato il tema dell’educazione globale con l’obiettivo specifico di
migliorare e implementare l’Educazione Interculturale in Europa. In quell’occasione i membri delle
delegazioni partecipanti hanno utilizzato le definizioni prodotte dal Centro Nord-Sud del Consiglio
d’Europa in merito a un concetto fondamentale: l’Educazione Interculturale è «un’educazione che
apre gli occhi ai cittadini sulle realtà del mondo e li impegna a partecipare alla realizzazione di un
mondo più giusto e più equo, un mondo di diritti umani per tutti» Il documento si basa sul principio
dell’istruzione
secondo il quale i processi educativi relativi ai settori formali e non formali
dovrebbero veicolare una migliore comprensione di un mondo sempre più globalizzato. Si tratta di
lOMoARcPSD|985 298 2
una guida pratica alla comprensione dell’Educazione Interculturale (EI) in un mondo sempre più
globalizzato e, allo stesso tempo, è uno strumento di formazione pedagogica su argomenti di
importanza mondiale, tenendo sempre presenti le diverse realtà culturali, geografiche, sociali ed
economiche che emergono dall’osservazione dei territori. In realtà il titolo del testo originario è
“Global Education Guidelines”, indicando per Global Education un tipo di educazione che fa
riferimento ad una cultura pluralistica e globalizzata, specifica delle nostre società contemporanee.
Nella traduzione in italiano il gruppo di lavoro sull'Educazione Interculturale ha optato per il
dell'unica espressione “Educazione
mantenimento di un'unità terminologica attraverso l'adozione
Interculturale” in quanto essa racchiuderebbe in sé aspetti differenti tra cui:
– l’educazione allo sviluppo e allo sviluppo sostenibile,
– l’educazione ai diritti umani,
– l’educazione alla pace e alla prevenzione dei conflitti,
– l’educazione alla cittadinanza.
Il Consiglio d'Europa dunque considera tali specifiche tipologie di educazione come delle varianti
di un'unica Educazione Globale ovvero Interculturale. La guida per l'educazione interculturale è
molto importante in quanto è frutto di diverse esperienze acquisite in tema di EI ed è il risultato di
un metodo partecipativo applicato a vari livelli di consultazione da educatori e operatori che
lavorano nel campo specifico interculturale.
LEZIONE 025
05. Quali effetti ha sulle famiglie migranti il progetto migratorio?
Le tipologie insediative delle famiglie straniere migranti possono essere molto variegate, a seconda
delle comunità di appartenenza dei coniugi, della presenza di figli a carico, del tipo di progetto
migratorio intrapreso. Una stessa famiglia può attraversare varie fasi nel suo processo di interazione
con la comunità locale. Nel processo migratorio si mettono in gioco delle dinamiche relazionali,
culturali e simboliche che caratterizzano ciascuna famiglia in modo specifico e differenziato. La
scelta e l’attuazione del progetto migratorio rappresentano fattori destabilizzanti per tutti i membri
della famiglia. Il momento del distacco di alcuni o di tutti i suoi componenti dal luogo di origine
costituisce inevitabilmente un momento di crisi per la vita familiare, assimilabile ai marker events
levinsoniani e alle peak experiences maslowiane. La forza destabilizzante che scaturisce dai fattori
esterni è molto forte. Ogni famiglia si trova di fronte al compito di individuare delle strategie di
gestione degli eventi stressanti efficaci per le nuove sfide. Fattori destabilizzanti e stressanti: -il
progetto migratorio, spesso precario, dettato da spontaneismo oppure troppo rigido e non adattabile
a cambiamenti subentrati nel paese di provenienza o in quello di arrivo;
-il passaggio dalla famiglia allargata alla famiglia nucleare (perdita di riferimenti e difficoltà a
stabilire nuovi rapporti di comunicazione);
-la distanza dalla lingua familiare, con problemi di comprensione linguistica, per cui spesso sono i
figli ad assumere il ruolo di mediatori e ciò implica anche il cambiamento dei ruoli familiari: perdita
di ruolo dei genitori. lOMoARcPSD|985 298 2
L’avvento della società multietnica e multiculturale ha reso tutte le famiglie interculturali. Anche
chi non emigra
– in seguito a maggiori viaggi e maggiori contatti multiculturali
– è esposto a valori e modalità comportamentali nuovi e diversi.
Sul piano pedagogico, una delle conseguenze negative di tali sviluppi può essere una lacerante crisi
rispetto a obiettivi e finalità da raggiungere. Nel contesto contemporaneo tutto sembra essere messo
sullo stesso piano. Con il venir meno dei contesti di riferimento originari alcuni genitori possono
porre la soddisfazione del piacere, la totale libertà individuale e lo spontaneismo come strade
maestre per la realizzazione del sé. Tutto ciò va a scapito dell’idea del gruppo e della comunità,
della vita in famiglia, della progettualità, dell’educazione stessa. Il prezzo che paga il singolo
educando è la difficoltà a raggiungere una propria autonomia.
06. Quali spazi si aprono per l'educazione interculturale in famiglia?
Benché le analisi, le ricerche e gli studi pedagogici svolti siano espressione di diversi orientamenti
ideologici e metodologici, è possibile enucleare un consenso di fondo da parte di tutti su come la
famiglia, fra tutte le istituzioni educative, eserciti un ruolo precipuo nei confronti della formazione
del soggetto e del gruppo sociale. Considerando le suddette riflessioni, nel tempo delle
globalizzazioni, è necessario acquisire competenze educative atte a gestire autonomamente la
responsabilità genitoriale. Tali competenze dovranno essere di natura interculturale e comprendere
dell’identità, assieme alla capacità di dialogo con l’alterità. Nel tempo
una certa sicurezza sul piano
delle globalizzazioni, è necessario acquisire competenze educative atte a gestire autonomamente la
responsabilità genitoriale. Tali competenze dovranno essere di natura interculturale e comprendere
una certa sicurezza sul piano dell’identità, assieme alla capacità di dialogo con l’alterità. Nella
stagione dei cambiamenti, delle incertezze e del pluralismo, in famiglia è necessario promuovere
Nell’educazione,
una «corretta educazione alla coscienza etnica». solo dopo aver acquisito stabilità
e piena consapevolezza delle proprie radici, il soggetto riuscirà a dialogare proficuamente con
persone di lingua, cultura, religione e modalità comportamentali differenti. Il gruppo famiglia va
considerato come capitale sociale, laddove ogni membro diventa sensibile alle diversità dentro e
fuori la famiglia. Al centro dovrebbe esservi il rispetto della personalità dei figli, che non vanno
formati secondo le aspettative dei genitori. I genitori dovrebbero vivere secondo i propri valori,
fornendo delle direttive e aiutando il bambino a sviluppare fiducia in se stesso e nel mondo.
l’empatia, l’essere
Importanti ingredienti educativi saranno da esempio (più che parole o
«prediche»), perché «i bambini necessitano di modelli più che di critiche. Innanzitutto, pur non
essendo possibile eliminare stereotipi e pregiudizi, pedagogicamente è necessario imparare ad
l’educazione all’ascolto,
individuarli e a gestirli opportunamente. Importante è anche al dialogo,
alla comprensione, contrastando modelli negativi di sopraffazione, violenza verbale e mancanza di
rispetto per l’altro. L’educazione domestica può essere volta alla pace e alla gestione non violenta
all’educazione
del conflitto. Accanto al pluralismo e alla pace, è necessario educare alla gestione dei
conflitti. Poiché non è possibile eliminare i conflitti dalla vita, la pace «giusta» e duratura implica
l’imparare a gestire opportunamente i conflitti e l’aggressività. Fra gli ambiti precipui da attuare in
famiglia, vi è anche l’educazione al pluralismo, alla legalità e al rispetto dei limiti. Il pluralismo
delle culture dovrebbe aiutarci a raggiungere l’autonomia di pensiero, la criticità, in seno a delle
L’educazione
identità assiologicamente ben radicate. (interculturale) non è possibile senza regole
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chiare e condivise. In pedagogia, specie in contesto multiculturale occorre conoscere con chiarezza
«le regole del gioco», i fini che si vogliono perseguire, e scegliere i mezzi appropriati.
LEZIONE 026
07. Perché l'educazione interculturale é importante anche nelle famiglie non migranti?
La sociologia conferis