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7. CORTECCIA PRE-MOTORIA E SUPPLEMENTARE MOTORIA
8. CORTECCIA PRE-FRONTALE
9. CORTECCIA ASSOCIATIVA PARIETALE
POSTERIORE
10.CORTECCIA PARIETALE
SENSITIVA PRIMARIA
Sulla base della distribuzione terminale sono state distinte tre vie motorie: la via
ventromediale, la via laterale, e la via cortico-spinale.
LEZIONE 20
➢ Definizione, sintomi, e principali correlati neuroanatomici
dell’aprassia ideomotoria
L’aprassia ideomotoria è l’incapacità del paziente di svolgere movimenti finalizzati
su richiesta, anche se il concetto del movimento è mantenuto (es. il paziente
descrive appropriatamente cosa si fa durante il movimento del pettinarsi, ma su
richiesta non riesce a utilizzare un pettine in modo congruo).
Aspetti di interesse clinico:
• Il paziente non riesce a svolgere tali movimenti su richiesta, ma può
eseguirli
spontaneamente;
• Il disturbo migliora con l’imitazione del gesto, con l’uso dell’oggetto reale (es.
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pettine) e con stimoli visivi di facilitazione (es. una freccia colorata per indicare
il
pettine).
• Il paziente può svolgere tali movimenti un giorno, ed essere incapace di
farli il
giorno successivo: fluttuazione della performance nel corso del
tempo.
L’aprassia ideomotoria è spesso causata da lesioni dell’emisfero sinistro, localizzate
frequentemente (ma non esclusivamente) a livello parietale o frontale. Tali lesioni
possono derivare da uno stroke, da traumi cranici, o da malattie neurodegenerative
(malattia di Alzheimer, morbo di Parkinson, corea di Huntington e degenerazione
corticobasale). È comunque possibile osservare una sintomatologia aprassica anche
a seguito di lesioni di altre aree, localizzate anche nell’emisfero di destra.
LEZIONE 21
➢ Definizione, sintomi, e principali correlati neuroanatomici
dell’aprassia ideativa
L’aprassia ideativa è l’incapacità di svolgere azioni sia autonomamente che su
richiesta, poiché il paziente non comprende più il concetto di azione (es. pettinarsi).
Il
paziente mostra difficoltà nel portare avanti sequenze motorie complesse a causa
di una perdita del concetto di azione, più che non di deficit di esecuzione (la
maggior parte di questi pazienti sono affetti da demenza e/o afasia).
Si osservano:
Perdita della conoscenza della funzione dell’oggetto;
- Difficoltà rilevanti quando il paziente programma attività motorie complesse;
- Difficoltà a svolgere compiti complessi, mentre piccole azioni isolate o parti
- del
compito possono essere svolge;
Difficoltà marcate quando al paziente vengono rivolte richieste ipotetiche
- (es. “descriva la funzione di un oggetto”).
Le aree cerebrali tipicamente coinvolte nell’aprassia ideativa sono:
• La corteccia pre-motoria e pre-frontale bilaterale;
• Il lobulo parietale inferiore sinistro;
• Il corpo calloso.
Non è ancora stata identificata una lesione circoscritta tipicamente associata alla
sintomatologia aprassica ideativa.
LEZIONE 22
➢ Definizione, sintomi, e principali correlati neuroanatomici
dell’aprassia costruttiva
L’aprassia costruttiva si riferisce all’incapacità del paziente di copiare in modo
accurato disegni, o di riprodurre in modo fedele modelli tridimensionali. È un
disturbo relativamente comune dopo uno stroke che interessa il lobo parietale
destro, e spesso persiste nel tempo anche una volta che altri disturbi (neglect)
sono
stati superati.
Tale disturbo è spesso associato anche a condizioni neurodegenerative quali la
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demenza a corpi di Lewy, quadri di comorbidità parkinson-demenza, e malattia di
Alzheimer.
I deficit evidenti quando viene richiesto ai pazienti di copiare e disegnare
variano a seconda dei pazienti, e a seconda della sede lesionale (differenze di
performance marcate fra pazienti con lesioni destre rispetto ai pazienti con
lesioni sinistre). lesione emisferica destra
I pazienti con producono tipicamente dei disegni con
limitata accuratezza di relazioni spaziali fra gli elementi del disegno, e una qualità
complessiva non accettabile.
lesione emisferica sinistra
I pazienti con tendono a produrre disegni con una
ipersemplificazione delle figure e una perseverazione (continuare a ripassare più
volte lo stesso tratto appena disegnato) indicativa di deficit di pianificazione.
Ciò che rende complesso e delicato lo studio di tale disturbo è il coinvolgimento di
un network esteso di aree cerebrali nei processi cognitivi, percettivi e motori
richiesti per portare a termine disegni o riproduzioni.
LEZIONE 25
➢ Che cosa è la valutazione neuropsicologica?
Una valutazione neuropsicologica accurata e approfondita consta delle seguenti fasi:
Attività che precedono l’incontro con il paziente
1. : ci sono varie attività
essenziali che occorre fare prima di incontrare il paziente.
• Chiarire il motivo dell’invio
• Leggere con attenzione la cartella clinica del paziente
• Contattare il paziente
L’intervista clinica
2. (con il paziente e se possibile con un familiare): questa fase è
cruciale per due motivi: uno di natura ‘informativa’, l’altro di natura ‘relazionale’.
livello informativo
A , permette di chiarire al paziente gli scopi e la natura della
• valutazione; permette di discutere i motivi che l’hanno resa necessaria, e tutte
le
informazioni che non erano contenute nella documentazione clinica e che è
importante conoscere prima di iniziare la valutazione; permette di ottenere
quelle informazioni sul background scolastico, educativo, professionale socio-
economico che indirizzeranno almeno in parte la valutazione.
livello relazionale
A , permette al neuropsicologo per la prima volta di
• osservare il
paziente, di familiarizzare con il tipo di linguaggio che usa, vedere
qual è il suo comportamento.
3. La somministrazione di test neuropsicologici
Preliminarmente, va effettuato un rapido controllo delle funzioni sensoriali (vista e
udito). Successivamente, si inizia la somministrazione di test neuropsicologici di
screening (restituiscono un’informazione generale sul funzionamento cognitivo di
base
del paziente) tarati sul profilo clinico, età, scolarità e motivo dell’invio alla
valutazione.
Le fasi sin qui viste tipicamente esauriscono la prima seduta di valutazione. A
questo punto, il paziente viene rimandato a una seduta successiva (a distanza di
qualche giorno) nel corso della quale si somministreranno i test neuropsicologici di
approfondimento.
Al termine della seconda seduta, solitamente si sono raccolte le informazioni utili
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all’interpretazione dei dati, alla stesura del referto, e alla programmazione delle fasi
successive.
4. Lo scoring, l’organizzazione e l’interpretazione dei risultati dei test
In questa fase, il neuropsicologo effettua le procedure di scoring (determinazione del
punteggio) dei vari test neuropsicologici, organizza i vari risultati, e procede alla loro
lettura e interpretazione in un quadro di insieme che tenga anche conto della storia
clinica del paziente e delle informazioni ricavate in sede di intervista.
Tale fase avrà come output la determinazione di un profilo neuropsicologico che
contempli sia i punti di forza che quelli di debolezza cognitivi del paziente.
5. La scrittura del referto neuropsicologico
In teoria, il referto dovrebbe semplicemente riportare l’output delle fasi precedenti; in
pratica, siccome il rischio di imprecisioni e fraintendimenti è elevato, la scrittura del
referto è un’operazione complessa che richiede un’attenta analisi di tutte
le
informazioni in possesso del neuropsicologo.
6. La restituzione al paziente (e all’inviante): Il now for next
A questo punto, è necessario condividere gli esiti della valutazione effettuata con il
paziente (e in alcuni casi anche con l’inviante, es. un giudice); discuterne il contenuto,
assicurandosi che il paziente comprenda le conclusioni indicate.
L’ultimo aspetto riguarda il futuro (il next): a seconda della richiesta per cui il
paziente è stato mandato dal neuropsicologo, il suo compito potrebbe essere
terminato o richiedere una valutazione di monitoraggio, quindi altre sedute di
controllo a distanza di
mesi, o potrebbe prevedere la costruzione di un protocollo di
trattamento, in caso fosse necessario un percorso di riabilitazione cognitiva mirata.
LEZIONE 26
➢ Quali sono le principali criticità nella scelta dei test neuropsicologici
da somministrare a un paziente?
I criteri salienti che dovrebbero guidare la scelta ragionata degli strumenti
neuropsicologici da somministrare:
Aspetti scientifici da considerare
❖ • Gli obiettivi dell’esame: obiettivo estremamente puntuale o obiettivo generico
• La validità (misura effettivamente le abilità cognitive che afferma di misurare)
e
l’attendibilità (somministrato in momenti diversi e/o da neuropsicologi
diversi fornisce un risultato coerente e confrontabile) degli strumenti a
disposizione del neuropsicologo
• La loro sensibilità (capacità intrinseca di un test di individuare in una
popolazione di riferimento i soggetti affetti dal disturbo) e specificità
(capacità del medesimo test di individuare come negativi i soggetti non affetti
dal disturbo
in questione)
Aspetti pratici da considerare
❖ • Assicurarsi che il paziente abbia con sé occhiali e apparecchio acustico, nel
caso
ne faccia uso
• Avere a disposizione tutti gli strumenti che occorrono per effettuare l’esame
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• Utilizzare, quando possibile, forme parallele degli strumenti neuropsicologici
• Costo e disponibilità dello strumento
• Tempi di somministrazione e di scoring.
Integrazione dell’esame neuropsicologico formale con prove non
❖ standardizzate
Generalmente utile, a volte indispensabile. Ma prima occorre svolgere la valutazione
neuropsicologica formale. Poi, si può integrare l’esame con prove meno
standardizzate ma a maggior valenza ecologica.
Le prove standardizzate permetteranno di ottenere un bilancio quantitativo dei punti
di
forza e di debolezza neuropsicologici del paziente.
Le prove non standardizzate valuteranno le abilità (o difficoltà) del paziente in
un
setting più vicino alla realtà della sua quotidianità.
LEZIONE 27
➢ Come vengono valutate le funzioni linguistiche?
I principali strumenti neuropsicologici standardizzati per la valutazione