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SCIENZE DELL'EDUCAZIONE E DELLA FORMAZIONE

Docente: Sgro' Giovanni

LEZIONE 25. Si esponga la concezione socratica del sapere di non sapere.

Per Socrate la prima condizione della ricerca è la coscienza della propria ignoranza, ovvero l'essere consapevoli di sapere di non sapere. Quando conobbe la risposta dell'oracolo di Delfi, che lo definiva il più sapiente tra gli uomini, egli interpretò il responso divino come se avesse voluto dire che sapiente è soltanto chi sa di non sapere. Socrate rende l'uomo, attraverso la tecnica dell'ironia, cosciente della propria ignoranza e lo stimola a ricercare la propria verità dentro se stesso, attraverso le domande e i ragionamenti. Secondo Socrate, non si è uomini se non tra uomini, dunque la sua filosofia assunse i caratteri di un dialogo interpersonale in cui ognuno affronta e discute questioni relative alla propria umanità e lo fa prima con se stesso e poi con gli altri.

questo colloquio incessante, in questa ricerca senza fine, Socrate pose il valore dell'esistenza, convinto che una vita senza esame non fosse degna di essere vissuta.

Si esponga la concezione socratica della maieutica.

Secondo Platone, Socrate aveva ereditato dalla madre la professione di ostetrica: così come sua madre aiutava le donne a partorire, così Socrate, ostetrico di anime, aiutava gli intelletti a partorire il loro punto di vista sulle cose. Socrate, nel dialogo Teeto, sostiene che la verità e il sapere universale sono già dentro ognuno di noi e il compito del filosofo non consiste nell'insegnare una verità che scaturisce dall'esterno, ma quello di far partorire la verità che già si possiede, proprio come fa un'ostetrica con i bambini. Questo suo sistema fu definito maieutica.

Si esponga la concezione socratica della verità.

Il concetto socratico di verità è in piena antitesi con il

Il soggettivismo dei sofisti sostiene che ognuno può ritenere vero ciò che gli sembra tale. Socrate, invece, sostiene che solo nel confronto tra la propria verità e la verità altrui si possa giungere alla conoscenza di una verità universale. Con Socrate si supera la visione limitata del proprio punto di vista e si giunge al concetto di comprendere il punto di vista altrui, attraverso il dialogo. Il proprio punto di vista viene sottoposto a esame e confutazione da parte del proprio interlocutore attraverso uno scambio di domande e risposte. Il dialogo filosofico proposto da Socrate diviene il mezzo per una comune ricerca della verità, che non è più una verità soggettiva, come sostenevano i sofisti, bensì una verità universale che si fonda sul consenso di tutti. Il dialogo viene così elevato da Socrate a principio filosofico non solo intellettuale ma anche morale.

8. Si esponga la concezione socratica del male.

La concezione socratica del male è legata all'intellettualismo etico. Socrate sostiene che il male non può essere compiuto volontariamente da nessuno, ma che ognuno agisca nel convincimento di fare il bene. Perciò il male non deriva da una libera scelta dell'individuo, ma dall'errata conoscenza di ciò che sia il vero bene. Per Socrate sia l'essere virtuoso che il non esserlo, sono riconducibili all'ascienza del bene e del male, di identità di virtù e scienza, teoria e prassi. Secondo Socrate, dunque, si compie il male per ignoranza del bene, e non perché lo si vuole volontariamente compiere.

LEZIONE 45. Si esponga la dottrina platonica delle idee. Per Platone le idee sono forme immutabili, perfette che risiedono nell'iperuranio. Le idee sono per Platone l'unica realtà, eternamente identica a se stessa, sottratta al divenire e quindi alla corruzione. Il mondo ideale in cui risiedono le idee è contrapposto

nella visione platonica al mondo sensibile (cioè quello che possiamo conoscere attraverso l'uso dei sensi), che è appunto in perenne mutamento e quindi corruttibile. Il mondo sensibile è composto da copie imperfette delle idee, ovvero le cose. Per Platone la vera conoscenza si basa sulla reminiscenza, ovvero il ricordo del momento in cui l'anima ha potuto ammirare le idee.

LEZIONE 56. Si esponga la dottrina platonica della conoscenza.

Per Platone esistono due realtà contrapposte: il mondo ideale (l'iperuranio, dove risiedono le idee) e il mondo sensibile. Da questo dualismo, nella dottrina platonica della conoscenza, scaturisce la differenza tra scienza (epistémé) e opinione (doxa). Per spiegare come avviene la conoscenza Platone ricorre all'allegoria della caverna, contenuta nella Repubblica. In questo celebre dialogo Socrate parla in prima persona con Glaucone. Racconta di alcuni uomini imprigionati, all'interno di una caverna. Essi

Sono legati al buio e costretti a guardare la parete davanti loro. Tutto ciò che possono vedere sono le ombre di alcune statue proiettate dal fuoco. Essi considerano quelle ombre come la realtà (immaginazione). Se, però, i prigionieri riuscissero a liberarsi dai lacci che li imprigionano, essi sarebbero in grado di vedere le statue che proiettano l'ombra (credenza). Inoltre potrebbero scorgere la realtà di ciò che c'è fuori dalla caverna, anche se in un primo momento sarebbero abbagliati dal sole (ragione discorsiva). Infine riuscirebbero a vedere chiaramente tutto ciò che li circonda all'esterno della caverna (mente). Per Platone la vera conoscenza si basa sulla reminiscenza, ovvero il ricordo del momento in cui l'anima ha potuto ammirare le idee.

7. Si esponga la dottrina platonica dell'anima.

L'anima per Platone è l'unico strumento attraverso il quale l'uomo può arrivare a conoscere le

Nel Fedro, Platone espone il mito della biga alata e sostiene che l'anima è divisa in tre facoltà:

  1. una parte razionale, alla quale sono attribuite le virtù della sapienza;
  2. una parte animosa, alla quale è attribuita la virtù del coraggio;
  3. una parte appetitiva (che tende a un fine), che è la parte ribelle, la quale difficilmente si sottomette alla parte razionale.

Queste tre parti dell'anima vengono rappresentate all'interno del mito come tre cavalli che trainano una biga alata. Platone sostiene che quando il cavallo nero (la parte appetitiva) riesce a liberarsi dal comando dell'auriga (la parte razionale) fa precipitare la biga (nonché l'anima). Nel precipitare viene trascinato anche il cavallo bianco e generoso (la parte animosa). In questa incarnazione l'anima rimane imprigionata in una forma di vita che è paragonabile al suo degrado e da questa, durante la sua vita, dovrà faticosamente riscattarsi.

8.

Si esponga l'allegoria platonica della caverna: GIÀ SPIEGATA NELLA NUMERO 6!

Per spiegare i quattro gradi della conoscenza Platone ricorre all'"allegoria della caverna" contenuta nella Repubblica. In questo celebre dialogo Socrate parla in prima persona con Glaucone. Racconta di un uomo imprigionato, all'interno di una caverna. Egli è legato è costretto a guardare la parete. Tutto ciò che può vedere sono le ombre di alcune statue proiettate dal sole. Egli è portato a considerare quelle ombre come la realtà (immaginazione). Se il prigioniero riuscisse a liberarsi dai lacci che lo costringono, egli sarebbe in grado di vedere le statue che proiettano l'ombra (credenza). Inoltre potrebbe scorgere la realtà di ciò che c'è fuori dalla caverna, anche se in un primo momento sarebbe abbagliato dal sole (ragione discorsiva). Infine riuscirebbe a vedere chiaramente tutto ciò che lo circonda.

all'esterno della caverna (mente). Per Platone la vera conoscenza si basa sullareminiscenza, ovvero il ricordo del momento in cui l'anima ha potuto ammirare le idee. Lezione 64. Si esponga la concezione platonica dell'arte. Nel celebre dialogo la Repubblica, in cui Socrate parla in prima persona con Glaucone, Platone espone la propria concezione dell'arte. Essa viene descritta come una mera copia di una copia, essendo l'arte secondo Platone la raffigurazione del mondo reale che per la dottrina platonica è di per sé una copia del mondo perfetto delle idee. Essendo le cose delle copie delle idee, l'arte, chrisulta essere qualle disciplina che si occupa di copiare le cose (culture, dipinti ecc...), essa non è altro che copia di una copia. All'interno del dialogo Platone condanna l'arte sia da un punto di vista etico-pedagogico, sia da un punto di vista metafisico. Per quanto riguarda il primo punto, Platone chiede allo stato di

reprimere tutte le espressioni artistiche (non solo ora figurative, ma anche poetiche e musicali), laddove raffigurino caratteristiche contrarie a quelle che dovrebbero essere elevate in senso classico (il coraggio, la bontà, l'onestà, ecc...). Per quanto riguarda il punto di vista metafisico, la critica platonica si rifà alla dottrina delle idee, definendo l'arte come copia di una copia e per questo capace di allontanare ancora di più l'uomo dal ricordo che ha della perfezione del mondo delle idee, che sono la vera realtà.

Si esponga la concezione platonica dello Stato. Nella Repubblica Platone espone la sua idea di Stato ideale. Questa sua concezione non è utopica, ma contestualizzata all'interno di un dibattito dovuto all'esigenza di porre un freno agli eccessi della democrazia, diventata il trionfo delle opinioni personali. Il modello di stato proposto da Platone è di tipo costituzionale secondo ragione, un

posta alla guida dello Stato perché sono coloro che possiedono la saggezza e la sapienza necessarie per prendere decisioni giuste e guidare la società verso il bene comune. I filosofi, secondo Platone, sono coloro che hanno una profonda conoscenza della verità e sono in grado di discernere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Sono in grado di vedere al di là delle apparenze e comprendere le vere cause e le conseguenze delle azioni umane. Pertanto, Platone ritiene che siano i più adatti a governare e a garantire la giustizia nello Stato ideale. Inoltre, Platone sostiene che i filosofi devono essere educati in modo specifico per sviluppare le loro capacità di pensiero critico e di ragionamento. Devono essere istruiti nella filosofia, nella matematica e nelle scienze, in modo da acquisire una conoscenza approfondita del mondo e delle leggi che lo governano. Solo attraverso questa formazione possono diventare veri filosofi e assumere il ruolo di governanti. In conclusione, secondo Platone, il modello di Stato ideale prevede che i filosofi siano posti alla guida, in quanto sono coloro che possiedono la saggezza e la sapienza necessarie per prendere decisioni giuste e garantire la giustizia. La loro educazione specifica li prepara a svolgere questo ruolo e a guidare la società verso il bene comune.

L'unica in grado di impedire la progressiva degenerazione delle varie forme di governo, non solo della democrazia. Lezione 76. Si esponga la critica di Aristotele alla filosofia di Platone.

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
26 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/06 Storia della filosofia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher -Debo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof Sgrò Giovanni.