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Le vicende storiche e sociolinguistiche della nascita del volgare italiano dal latino
L'italiano e i suoi dialetti rappresentano delle evoluzioni del latino parlato nella parte occidentale dell'Impero romano. Le prime attestazioni delle lingue sono relativamente tarde. Nel 842 lo storico Nitardo registrò per la prima volta nel mondo romanzo due formule di giuramento in antico francese, ma le lingue romanze dovevano essere parlate già da molto tempo. Di poco anteriore è il primo riconoscimento ufficiale dell'individualità dei volgari romanzi da parte dei vescovi francesi, che constatarono l'incapacità della popolazione analfabeta di comprendere le omelie in latino e sollecitarono di conseguenza l'uso della rustica romana lingua. Ormai le lingue romanze costituivano una lingua a sé, questa presa d'atto avvenne soltanto nel corso del IX sec. Fin dal I sec. a.C. era.
Presente nel latino una differenziazione di carattere diafasico tra un registro alto, il latino cosiddetto 'classico', e un registro più dimesso, vulgaris, corrispondente alla lingua d'uso quotidiano. La caduta dell'Impero Romano provocò una situazione di diglossia tra il latino scritto e parlato e le lingue romanze. Difficile capire, per gli studiosi, l'evoluzione verso i nuovi sistemi linguistici. Talvolta, però, l'imperizia dello scrivente o il cosciente avvicinamento alla lingua parlata, lasciano intravedere delle deviazioni dalla norma classica che sono la spia del costituirsi di nuove strutture linguistiche.
Elenca e descrivi le caratteristiche di uno dei più antichi testi italiani.
Il più antico testo del dominio linguistico italiano che possiamo considerare interamente volgare si trova a Roma, si tratta di un graffito conservato nella Catacombe di Commodilla databile alla prima metà del sec. IX: 'non dicere ille'.
segreta a bboce” (non pronunciare le segrete a voce alta). Le segrete sono preghiere della messa che il nuovo uso liturgico importato dalla Francia imponeva si recitassero sottovoce. Il testo presenta i seguenti caratteri volgari: l’imperativo negativo, è formato da non + infinito; il passaggio /v/ > /b/ in bboce, si tratta del betacismo, un fenomeno molto diffuso in Italia centromeridionale, che generalizza /b/ in posizione forte, anche in sostituzione di /v/; l’assimilazione del neutro pl. in -a alla declinazione femminile (le segreta); la presenza dell’articolo definito (ille ‘le’). Ma l’elemento più volgare è il raddoppiamento fonosintattico tipico ancor oggi delle varietà italiane centromeridionali (a bboce), oltre che toscane. Anche una forma come dicere ‘dire’, che potrebbe sembrare latineggiante, è normale nel Lazio e nei dialetti centromeridionali. LEZIONE 50 Qual è considerato il piùAntico testo volgare italiano? Perché?
Il primo enunciato in un volgare italiano registrato in un documento latino, è quello contenuto nel Placito di Capua. Si tratta di una formula testimoniale che il giudice Arechisia aveva elaborato per la deposizione di testimoni che non conoscevano il latino. Il contesto in cui emerge il volgare del Placito capuano dimostra che chi usava il latino come lingua giuridica aveva piena consapevolezza che gli illetterati parlavano una lingua 'diversa' dal latino, il volgare. Oltre ad essere stato il primo documento ad essere datato indica anche la data di nascita del volgare in area italiana. L'arcaicità del testo è segnalata dall'uso del grafema 'k' per la consonante occlusiva velare sorda, un segno grafico che tenderà a scomparire dal repertorio alfabetico dei volgari d'Italia. Degna di interesse è la struttura fonologica che risulta simile a quella dell'italiano moderno.
È interessante anche ciò che non c'è: manca, per esempio, il segno della neutralizzazione delle vocali finali. Ugualmente importante è, dal punto di vista linguistico, la presenza nel testo della dislocazione a sinistra: l'oggetto diretto è dislocato a sinistra, e, quando appare il verbo, un pronome clitico lo riprende. Un ultimo tratto che merita di essere segnalato è la mancanza dell'articolo determinato davanti a parte: si tratta sicuramente di un latinismo giuridico. Nonostante la sua antichità (VIII sec. d.C), l'Indovinello veronese non è considerato il più antico testo volgare italiano. Perché? Perché nonostante il testo presenti una patina volgare sicura, è però generica. Dal punto di vista fonetico è costituito da due fenomeni fortemente caratteristici del passaggio dal latino al volgare, l'uno pertinente al consonantismo e l'altro al vocalismo. SebbenePervenuti nella loro forma originale bensì nella tradizione di copisti toscani che hanno sostituito quasi totalmente le caratteristiche del loro volgare a quelle dellalingua originaria. Dopo la morte di Federico II il modello della poesia della scuola siciliana acquistò prestigio e si diffuse soprattutto in Toscana. La lingua dei siciliani, adattata alle caratteristiche fonologiche del toscano, divenne la lingua letteraria di riferimento.
LEZIONE 52
La lingua del Dolce Stil Novo
Negli ultimi decenni del sec. XIII a Firenze si afferma una tendenza poetica, che Dante chiamerà Dolce Stil Novo, in cui la lirica amorosa di ispirazione cortese tocca il suo apice in Italia. La lingua degli stilnovisti non opera una rottura radicale con la tradizione, al contrario mostra molti agganci con la lirica precedente: nomi suffissati e prefissati, forme non dittongate, sicilianismi e provenzalismi. Il discorso d’amore si fa più intellettualistico. Ai temi tipici della lirica cortese
di ascendenza trobadorica si aggiungono motivi nuovi: la nobiltà d'animo; la sofferenza del poeta e l'ineffabilità della bellezza della donna amata. I nuovi argomenti richiedono nuovi supporti linguistici, e strutture sintattiche più complesse. Elementi della tradizione (sicilianismi, gallicismi) ed elementi nuovi (latinismi lessicali e sintattici) si innestano su un tessuto linguistico che è fondamentalmente quello del toscano fiorentino, il volgare che dopo poco diventerà la nuova lingua letteraria italiana.LEZIONE 53
Con le categorie di plurilinguismo e monolinguismo si caratterizzano a confronto le esperienze linguistico-letterarie di Dante e Petrarca. Cosa si intende con tali definizioni?
Nella Commedia di Dante il programma di selezione rigorosa dei materiali linguistici che è alla base sia dell'esperienza stilnovistica giovanile e sia della teoria degli stili enunciata nel De Vulgari Eloquentia lascia spazio a una straordinaria
capacità di rielaborare gli apporti più disparati. Alla complessità dei contenuti dell'opera corrisponde una forte varietà stilistica e linguistica. Per questa ragione, il filologo Contini ha usato la categoria del plurilinguismo per descrivere la lingua di Dante. La base fonico-morfologica della lingua della Commedia è quella del fiorentino di fine 200 e inizio 300 ma in vari punti del testo si fa ricorso ad altre lingue: uso abbondante di prose o sintagmi latini, impiego di sicilianismi, gallicismi e forme dialettali. Dante attinge ai più diversi livelli diastatici del fiorentino contemporaneo recuperando tecnicismi bassi e plebei. Nella seconda metà del Trecento si affianca anche la produzione lirica di Petrarca che scrisse la maggior parte delle sue opere in latino; prese però in considerazione anche il volgare elevandolo all'espressione classica. Da qui nasce il Canzoniere dove narra poeticamente il suo amore per Laura e in cuiutilizzando entrambe le lingue, ma dà maggior importanza al latino, considerandolo la lingua più nobile e adatta per trattare argomenti filosofici e scientifici. Tuttavia, nel corso della sua vita, Dante si rende conto dell'importanza e del potenziale del volgare e decide di utilizzarlo per la sua opera più importante, la Divina Commedia. In questo modo, Dante eleva il volgare a lingua letteraria e lo utilizza per descrivere l'esperienza umana e divina in modo più immediato e accessibile. La scelta di utilizzare il volgare anziché il latino dimostra la sua volontà di comunicare con un pubblico più ampio e di rendere la sua opera comprensibile a tutti, non solo agli eruditi.