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Estratto del documento

Lez 55

Alessandro Manzoni e la lingua: dal primo abbozzo del romanzo, alla prima edizione dei Promessi

Sposi, all'edizione definitiva problema dell’ibridismo nella stesura

Alessandro Manzoni individuò il del Fermo e Lucia che a suo

avviso era un composto indigesto di frasi lombarde, toscane, francesi e latine. La prima stesura del

romanzo comportò una pronta revisione per risolvere il problema messo a fuoco e quindi Le

soluzioni per sfuggire al lombardismo e al francesismo le trova nella lessicografia settecentesca di

ascendenza cruscante o purista o dagli autori cinquecenteschi comici e popolari. Mentre sta

ultimando la revisione del romanzo I Promessi Sposi uscita a dispense fin dal 1825 progetta un

viaggio a Firenze che risulterà di forte impatto per il contatto con il fiorentino vivo, parlato. La prima

revisione dell’opera fu dunque il passaggio dal modello linguistico del toscano letterario e libresco al

modello linguistico fiorentino colloquiale vivo ma non plebeo ascoltato da amici e conoscenti

proprio nel soggiorno fiorentino. Ne sarebbe uscita una seconda e definitiva edizione che fu

contrastata e censurata a causa della coraggiosa scelta linguistica

Graziadio Isaia Ascoli e il Manzoni della Relazione.

Graziadio Isaia Ascoli linguista di professione guarda con occhi da scienziato al problema nei modi

In Italia secondo Ascoli non c’è un centro culturale

con cui creare e diffondere una lingua nazionale:

e politico da cui può scaturire un linguaggio nazionale e Firenze non lo ha mai rappresentato. Una

soluzione linguistica letteraria non serve, occorre che in Italia si formi quella società civile che solo la

scuola e l’istruzione può creare, fatta l’Italia restano da fare gli italiani e fatti gli italiani ne

discenderà la loro lingua. Ascoli contraddisse le proposte per una lingua comune espresse dal

Manzoni nella Relazione presentata alla Commissione nominata dal ministro della Pubblica

ovvero compilazione di un vocabolario basato sull’uso del linguaggio

Istruzione Emilio Broglio 1868

vivo fiorentino, preferenza accordata ad insegnanti toscani o educati in Toscana, sussidi statali ai

comuni che si dotassero di maestri nativi toscani; conferenze di maestri toscani nelle scuole delle

varie province; borse di studio ad allievi di scuole magistrali che consentissero di trascorrere un

migliori scuole primarie’.

anno scolastico a Firenze, per fare pratica in una delle

Alessandro Manzoni e la Lettera a Giacinto Carena

Manzoni scrisse una lettera a Giacinto Carena in occasione dell’uscita della sua opera

Alessandro

Vocabolario domestico. Lettera importante perché espresse i due capisaldi fondamentali del suo

quindi all’autore piemontese di

credo linguistico: 1) Il fiorentino è lingua italiana e il rimprovero

non aver esclusivamente raccolto il suo Vocabolario a Firenze ma anche in altre città toscane in

quanto la lingua italiana è in Firenze, come la lingua latina era in Roma, come la francese è in Parigi.

In secondo luogo, sostiene Manzoni che la pluralità di termini per indicare una stessa cosa è una

l’unità del fiorentino che il

disgrazia e non una ricchezza. Manzoni contesta al Carena di sostituire

Manzoni aveva da poco proposto come modello di lingua alla deplorabile nostra molteplicità. La

debolezza pratica della soluzione manzoniana si rifletterà nei metodi indicati nella relazione

ministeriale del 1868, per patrocinare la diffusione dell’italiano lingua comune. Fra le sue proposte

la compilazione di un vocabolario fiorentino, che però sarà più utile a un letterato che non a un

contadino, ma Manzoni esprime inconsapevolmente la sua posizione di letterato della lingua, come

strumento di espressione d’arte. Mostra di non aver piena consapevolezza dei meccanismi

sociolinguistici delle lingue..

Manzoni romanziere e Manzoni linguista (le proposte avanzate da Manzoni per l'unificazione

linguistica nella Relazione per la commissione ministeriale).

lOMoARcPSD|7915870

Alessandro Manzoni romanziere e massimo esponente del romanzo storico si pose il problema della

lingua, quando si accorse, nella stesura del romanzo Fermo e Lucia del fenomeno linguistico

dell’ibridismo cioè dell’uso di frasi lombarde, toscane, francesi ed inglesi. Le proposte per

l’unificazione linguistica le espose nella Relazione per la commissione ministeriale voluta dal

Ministro dell’Istruzione Emilio Broglio nel 1868. La Relazione del Manzoni si rifece ai due punti

cardini da lui espressi nella lettera a Carena ossia la lingua italiana si deve attenere al fiorentino

puro in quanto la lingua italiana è in Firenze e non utilizzare sinonimi che potrebbero sostituire i

termini fiorentini e quindi sarebbero controproducenti per la lingua italiana. Manzoni fece delle

proposte criticate soprattutto dal linguista di professione Graziadio Isaia Ascoli: compilazione di un

vocabolario basato sull’uso del linguaggio vivo fiorentino, preferenza accordata ad insegnanti

toscani o educati in Toscana, sussidi statali ai comuni che si dotassero di maestri nativi toscani;

conferenze di maestri toscani nelle scuole delle varie province; borse di studio ad allievi di scuole

magistrali che consentissero di trascorrere un anno scolastico a Firenze, per fare pratica in una delle

migliori scuole primarie

Graziadio Isaia Ascoli e il problema della lingua nazionale.

Graziadio Isaia Ascoli poteva guardare al problema dei modi con cui diffondere o ‘creare’ una lingua

nazionale solo con gli occhi dello scienziato, non con quelli di un letterato come Alessandro

Manzoni. A distanza di qualche anno dalla proposta manzoniana consegnata alla Relazione ,

Graziadio Isaia Ascoli fondava nel 1873 l’“Archivio glottologico italiano”, una rivista specialistica di

linguistica il cui primo numero era introdotto da un Proemio , in cui il fondatore prendeva posizione

dell’italiano e sulla proposta avanzata da Manzoni. Ascoli in Italia non c’è

sulla questione sostiene

stato come in Francia, un centro culturale e Firenze non lo ha rappresentato; in Italia non c’è stato

determinare l’unità linguistica .Insomma

un evento tale da la proposta di far assurgere Firenze e il

fiorentino a lingua comune costringe con leggi e dettami inefficaci quel che altrove è avvenuto sulla

base di un’evoluzione che prima che linguistica è stata politica e soprattutto culturale. La ragione

della divergenza fra la situazione linguistica italiana da una parte e quelle francese e tedesca

dall’altra consiste nel fatto che agli “uomini grandi” non ha fatto da contorno una società civile,

ampia e articolata, che consentisse la diffusione della cultura, rimasta isolata. Bisognerà che anche

e l’istruzione può creare.

in Italia si formi quella società civile che solo la scuola

Lez 56

Indicate quali furono i mezzi principali per una crescita dell'alfabetizzazione nel nuovo stato

unitario e quali categorie di lettori furono coinvolte nella nascita della nuova stampa periodica

L’educazione del popolo esigeva preliminarmente la creazione di una ideologia popolare:

moderazione, rispettabilità, equilibrio tra l’aspirazione a migliorarsi e la capacità di accontentarsi di

ciò che si ha. Questi modelli, in ogni caso, passarono attraverso una copiosa produzione di giornali,

opuscoli divulgativi, testi educativi, che divenne, in seguito, editoria specificamente scolastica.

Ciò pose le condizioni per il potenziamento del mercato dei manuali destinati soprattutto alle ultime

classi elementari. Solo più tardi il libro di lettura sembra perdere la funzione di ammaestramento

morale, in quanto gli si chiede di avere valore artistico e di formare il gusto estetico. Nel XIX secolo

poi all’incremento delle nuove testate giornalistiche e alla diversificazione dell’utenza:

assistiamo

dal giornale della classe colta al giornale politico all’almanacco rivolto ai singoli gruppi di lavoratori.

all’alfabetizzazione

La stessa stampa periodica contri poi tramite la diffusione di notizie e nozioni

tramite la pratica della lettura condivisa e alla diffusione della letteratura di massa e i romanzi

d’appendice.

Lez 57

Tracciate per sommi capi l'evoluzione del genere romanzo in Italia dal Seicento all'Ottocento e

collegate tale genere alla problematica linguistica dell'Unificazione politica.

Il romanzo seicentesco e primo-settecentesco aveva assunto le caratteristiche di un prodotto di

massa venendo ad occupare i margini della letteratura. Fra la fine del Settecento e gli inizi

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dell’Ottocento però in Italia si erano avuti alcuni tentativi di ‘nobilitare’ il genere della narrazione

lunga di tipo romanzesco: tentativi molto diversi per forme e caratteristiche, ma significativi in

quanto esperimenti di collocazione del romanzo nella letteratura italiana. È con il terzo decennio

dell’Ottocento, e entro la spinta rinnovatrice patrocinata dal movimento romantico, che

l’ostracismo decretato dal classicismo italiano alla nuova forma, venne prima combattuto su più

fronti e poi definitivamente vinto. Al 1827 si data la nascita effettiva del romanzo italiano moderno,

quell’anno viene risale la prima

a edizione dei Promessi Sposi . Il successo dei romanzi di Walter

il “vero”, l’ambientazione storica

Scott si unì al successo interno dei romanzi dove accoglie e si

mescola al “verisimile”, alla storia dei personaggi, alle loro vicende, ai loro affetti, una “forma di

storia finta” che, inserendosi nel vero, lascia spazio all’“umana fantasia”. La diffusione poi dei

giornali non solo sollecito la creazione di una lingua meno retoricamente impostata, caratterizzata

da una sintassi meno artificiosa e da un lessico moderno ma contribuì all’alfabetizzazione, e favorì la

diffusione dei romanzi d’appendice con i quali si cercava di fidelizzare il lettore. Si trattava non di

rado di letteratura di consumo che mirava a raggiungere anche gli strati più bassi

L'Ottocento: la nascita del romanzo

Nell’Ottocento si afferma il romanzo come genere letterario,. Alessandro Verri alla fine del

Settecento diede alle stampe due romanzi Le avventure di Saffo poetessa di Mitilene e Notti

romane nel sepolcro degli Scipioni e così i due romanzi costituiscono l’atto di rifondazione

nobilitante del genere in Italia con riferimenti al mondo classico, alle rovine della città antica. Ugo

Foscolo e Vincenzo Cuoco subito dopo diedero vita al romano epistolare con Le Ultime lettere di

Jacopo Ortis e Platone in Italia. Il tentativo di Verri, Foscolo e Cuoco di nobilitare il genere romanzo

non riusci’ in modo incisivo nello scopo di abbattere le resistenze dei letterati

seppur da ap

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A.A. 2025-2026
41 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/12 Linguistica italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giuliadangeliskype di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Linguistica italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica "e-Campus" di Novedrate (CO) o del prof De Mario Stefano.