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Questa tesi si propone di descrivere ed analizzare le relazioni disturbate tra madre e bambino
nella prima infanzia, ripercorrendo alcuni tra i principali lavori della psicanalista Selma
Fraiberg.
Si inizierà con una breve parentesi sull’origine del processo di attaccamento nell’infanzia; si
affronteranno poi i casi in cui questo processo è reso difficile dall’invasione dei “fantasmi”
del passato dei genitori, portando ad esempio il caso di Mary seguito da Selma Fraiberg
attraverso l’Infant Mental Health Program.
Per concludere si descriveranno alcune delle difese disadattive messe in atto dai bambini in
queste condizioni di inadeguato accudimento, con particolare riferimento al caso sopracitato.
Biografia
Selma Horwitz Fraiberg è nata l’8 marzo 1918 a Detroit.
Laureata presso la Wayne State University, è stata una psicanalista, assistente sociale e
pioniera nel campo della psichiatria infantile. Ha dedicato la sua vita alla comprensione dei
bisogni evolutivi dei bambini ed alla creazione di programmi che promuovessero la loro
salute mentale.
I suoi primi lavori con i bambini ciechi e le loro madri hanno prodotto tecniche atte a
promuovere l’attaccamento in assenza di segnali visivi, che hanno avuto importanti
implicazioni anche per i bambini vedenti. Le strette osservazioni di queste interazioni madre-
bambino hanno aperto la strada ai suoi successivi lavori con i bambini a rischio di abbandono,
abusi o ritardo di crescita.
Durante quest’ultima fase della sua carriera Selma Fraiberg ha dato il via all’Infant Mental
Health Program, presso l’Università del Michigan, che ha assistito famiglie in difficoltà e ha
sviluppato un modello di trattamento ampiamente replicato negli anni a venire.
Nel 1956 Fraiberg ha scritto gli Anni Magici, un luminoso saggio sulla mente infantile, che
nel 1959 è stato premiato come libro dell’anno dall’associazione Child Study of America.
Nel 1981 ha ricevuto il premio Dolley Madison, come riconoscimento del suo ruolo
fondamentale nel campo della salute mentale infantile.
Selma Fraiberg è morta il 19 dicembre 1981, all’età di 63 anni, a causa di un tumore al
cervello.
Il processo di attaccamento 3
La ricerca sull’attaccamento prende avvio dai contributi di John Bowlby e di Mary Ainsworth.
Il comportamento di attaccamento è un legame intimo, reciproco e radicato biologicamente,
che lascia un’impronta psicologica duratura e fornisce i modelli operativi di base per le
rappresentazioni mentali delle relazioni interpersonali future.
Nella relazione madre-bambino l’aspetto più importante è la qualità dell’attaccamento, ovvero
la capacità della madre di fornire una base sicura e di essere sensibile ai segnali di bisogno di
protezione e conforto del piccolo.
Come affermato da Selma Fraiberg nel suo lavoro sulle origini dei legami umani, la relazione
di attaccamento si forma attraverso la nutrizione, il conforto e l’offerta di adeguate
opportunità di esperienza sensoriale e motoria, in modo tale che la madre diventi la
personificazione stessa del soddisfacimento dei bisogni.
Non esiste un unico momento in cui il bambino stabilisce l’attaccamento nei confronti della
madre, ma un esteso periodo nell’infanzia in cui questo comportamento si sviluppa e un
infinito numero di variazioni nel pattern di accudimento materno che possono essere adottate.
Un segnale dell’evoluzione del comportamento di attaccamento può essere il sorriso
differenziale, in quanto indica, tra le altre cose, il riconoscimento dell’altro.
Si vedrà nel prossimo paragrafo come questo segnale può essere raro o assente nel caso di
bambini allevati in ambienti patologici in cui, a causa dell’assenza fisica o psicologica della
madre, non è possibile stabilire un legame di attaccamento significativo.
I fantasmi nella stanza dei bambini
“Nella stanza di ogni bambino ci sono dei fantasmi. Sono i visitatori del passato non
ricordato dei genitori.” (Selma H. Fraiberg - Il sostegno allo sviluppo)
Il concetto di “fantasma” è stato utilizzato da Freud per designare una serie di produzioni,
rappresentazioni, percezioni e ricordi che sono all’origine di sogni, lapsus e atti mancati e che
si attualizzano attraverso le scelte relazionali e affettive del soggetto.
Nella concettualizzazione della Fraiberg i fantasmi sono il frutto di esperienze traumatiche
rimosse nell’infanzia che nel presente possono causare problemi in aree specifiche, quali
alimentazione, sonno, controllo sfinterico o disciplina, a seconda della vulnerabilità infantile
del genitore.
Anche nelle famiglie in cui i legami affettivi sono stabili e forti, il genitore può trovarsi a
rappresentare inconsciamente la tragedia della sua infanzia con il proprio bambino, una scena
di un altro tempo, in cui la vittima di allora diviene il carnefice di oggi.
Il genitore è come condannato a questa rappresentazione e può sentirsi impotente di fronte ai
propri fantasmi.
Uno dei casi seguiti da Selma Fraiberg attraverso l’Infant Mental Health Program è quello di
Mary, giunta agli esperti all’età di 5 anni e mezzo. Sua madre, la signora March, descritta
come una “madre rifiutante”, vuole dare sua figlia in affidamento, ma il marito non dà il
consenso.
Già dai primi colloqui si scopre che la signora March soffre in realtà di una grave depressione
ed è da subito evidente che Mary non ha stabilito con lei alcun attaccamento. I sintomi di tale
situazione sono chiari: Mary è indifferente, troppo silenziosa, non mostra interesse per
l’ambiente, non si avvicina spontaneamente alla madre, né tramite contatto visivo, né
attraverso gesti di avvicinamento, non si rivolge a lei neppure per essere consolata e sorride
raramente. Come affermato nel precedente paragrafo il sorriso nei bambini è un forte segnale
di riconoscimento dell’altro e la signora March sembra proprio non essere riconosciuta come
figura di conforto e accudimento dalla sua bambina.
Come emerge nel corso della terapia, la madre di Mary è stata anch’essa una figlia
abbandonata, passata in affidamento da un parente all’altro, ricevendo scarse cure, senza che
nessuno mai “ascoltasse” il suo dolore. E’ questo il fantasma che ha invaso la camera della
sua bambina.
I vissuti materni e le rappresentazioni ad essi associati sono fattori essenziali nella relazione,
in quanto possono riaffiorare e condizionare il rapporto con i figli, generando interazioni
negative, seppur fortemente non volute dalla madre che desidera offrire un’infanzia migliore
della propria ai suoi bambini.
“Quando i pianti della madre verranno ascoltati, la madre ascolterà i pianti di sua figlia.”
(Selma H. Fraiberg - Il sostegno allo sviluppo). E così è stato osservato nel caso di Mary: la
signora March, dopo essersi sfogata per il dolore provato nell’infanzia, ha potuto smettere di
infliggerlo alla sua bambina, l’ha accolta e ha sentito i suoi bisogni, scacciando così uno ad
uno i fantasmi dalla stanza.
Si può ipotizzare l’esistenza di un meccanismo della mente che spinge il genitore a tornare
sull’evento traumatico e a ripeterlo inconsciamente nell’interazione con il proprio bambino in
modo tale da rielaborare l’accaduto; tuttavia una diversa lettura dell’evento, con
un’attribuzione di senso e una conseguente risoluzione del circolo vizioso di ripetizione può
avvenire solo nel momento in cui si introduce un nuovo elemento, che può essere identificato
in questo e in molti altri casi nella relazione terapeutica, che offre l’ascolto attivo del dolore
della madre, permettendole in tal modo di sperimentarlo e superarlo.
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In pochi mesi Mary sviluppò un attaccamento focalizzato alla madre, con un’attiva ricerca di
conforto presso di lei e vocalizzazioni e sorrisi preferenziali.
Difese patologiche nell’infanzia
Un bambino in normali condizioni di accudimento inizia già dalle prime settimane di vita a
rivolgersi alla madre in caso di angoscia, ma se questa fallisce ripetutamente nella sua
funzione protettiva, o se è lei stessa la fonte del dolore, il bambino deve ricorrere a dei mezzi
per affrontare la situazione di impotenza nella quale si trova.
Si descriveranno qui brevemente tre meccanismi in particolare che sono stati osservati nel
caso di Mary sopracitato.
Dagli studi sulla signora March è emerso che una delle difese adottate da lei nell’infanzia, che
ha favorito il ritorno dei fantasmi in età adulta, è stata l’identificazione patologica con
l’aggressore. Questa difesa consiste nel ricordo vivido dell’abuso e dell’abbandono subiti ad
opera del genitore nell’infanzia, ma allo stesso tempo nella rimozione dell’esperienza affettiva
ad esso associato. Chi ha subito l’abuso e non ricorda il dolore si identifica inconsciamente
con le figure terrorizzanti dell’infanzia e a sua volta infligge il proprio passato a suo figlio.
L’identificazione primaria con la madre di per sé è naturale ed auspicabile nell’infanzia, ma
nel momento in cui il genitore è l’aggressore, il bambino si identifica con esso per difendersi
dall’angoscia e allo stesso tempo interiorizza ed organizza il comportamento di abuso.
Passando invece alla figura di Mary si evidenzia un comportamento di evitamento,
caratteristico dei bambini la cui madre è psicologicamente assente per gran parte del tempo.
L’evitamento è un meccanismo di difesa in cui la percezione visiva e uditiva sembra espellere
selettivamente la figura della madre, in modo tale che l’esperienza affettiva negativa ad essa
associata non venga registrata.
Infine un ultimo meccanismo di difesa tratto dal caso analizzato dalla Fraiberg è il freezing,
un comportamento di completa immobilizzazione e congelamento della postura e della voce,
che può verificarsi in ambienti estranei e che è in genere seguito da uno stato di totale
disorganizzazione. Questo comportamento è stato osservato in Mary alla prima visita,
occasione in cui rimase più di 20 minuti seduta immobile, con lo sguardo fisso, finché, in
seguito ad un collasso motorio, iniziò a gridare, senza mai però cercare il conforto della
madre.
Conclusioni
Nel caso di Mary, e in tutti gli altri casi seguiti da Selma Fraiberg, sono stati osservati dei
rapporti disturbati tra madre e bambino e, una volta individuati i “fantasmi” e gli altri
eventuali ostacoli, sono stati adottati metodi in grado di promuovere e sostenere una relazione
positiva tra madre e figlio, una relazione libera dagli antichi conflitti.
Una volta sviluppatosi un sano legame di a