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Esse garantiscono una concentrazione di grandi imprese in pochi punti, ma presentano

svantaggi elevati a livello di flessibilità, infatti non garantiscono un adeguato cambio di

mansione per l’eccessiva specializzazione della manodopera e soprattutto non permettono una

risposta e un cambiamento immediato in base alle richieste del mercato.

Economie esterne

Economie di localizzazione: vantaggi di cui le imprese possono beneficiare grazie alla

“aree

prossimità con altre imprese dello stesso settore; ciò garantisce la nascita di

specializzate dal punto di vista produttivo (come i distretti industriali)” (Talia, 2007) .

Importante è la riduzione dei costi di transazione, la facilità nel reperire industrie per la

manutenzione di impianti e attori del mercato e soprattutto la grande disponibilità di un bacino

di manodopera e competenze specifiche relative al settore, che garantisce la diffusione di

informazioni e processi utili alla produzione, eliminando il margine di errore e di incertezza.

Economie di urbanizzazione :

 sono i vantaggi che si possono avere dalla

presenza, in territorio urbano, di più legami tra tutti i settori dell’economia. Sono favorite

dall’ampia disponibilità di servizi pubblici e privati, dall’ampia disponibilità di manodopera

specializzata, ma soprattutto dall’elevato tasso di informazioni che possono circolare ed essere

fatte circolare spesso anche senza costi aggiuntivi, in particolare grazie all’elevata quantità di

contatti tra le singole persone della città. Certo è che spesso sono caratterizzate, però, da un

elevato costo del lavoro e quindi alti salari, causati da un costo della vita maggiore rispetto

all’ambiente extra urbano o comunque rurale; incombenti sono anche i costi di congestione.

In generale le economie di agglomerazione garantiscono ciò di cui necessita il mercato:

efficienza, integrazione, scambio di conoscenze, manodopera specializzata e interazione

“situazioni di elevata contiguità e di interscambio tra sistemi

costante tra aziende; assicurano

formativi, processi produttivi, commercializzazione e mercati … resi possibili dalla facilitazione

comunicativa che simultaneità e compresenza permettono. … Compresenza e contestualità

permettono, inoltre processi di apprendimento e imitazione che agevolano la crescita e la

diffusione di competenze e conoscenze in modo tacito. Gli effetti di agglomerazione impattano

fortemente sulla struttura sociale dell’area urbana, sui comportamenti della gente che ci vive,

sugli stili di vita, sulle attività extraproduttive oltre che su quelle produttive.” (Sordini, 2006,

pag. 21).

La localizzazione dell’impresa potrebbe essere, secondo Ciciotti (2003) , collegata al

ciclo di vita del prodotto ma anche al ciclo di vita dell’impresa, che subentra come variabile

4

importante nella distribuzione delle imprese e dei loro successi; entrambi sono composti di

fasi: introduzione, crescita, maturità e declino.

Il ciclo di vita del prodotto è importante per le aziende che nascono come produttrici di

prima fase

un unico prodotto che prima non esisteva sul mercato e possiamo dire che nella ci si

imbatte nell’innovazione, cioè l’ingresso nel mercato di un prodotto, un processo o modello di

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organizzazione aziendale innovativo. Le imprese sono poche, nel centro della città perché si

necessita di conoscenze, lavoro qualificato e mercato vasto, aperto alle innovazioni.

Nella seconda fase, il prodotto deve crescere e affermarsi nel mercato, che tende ad

ampliarsi; c’è diffusione delle imprese che aumentano per la possibilità di imitare le imprese

nella fase di maturità,

innovatrici, andando ad invadere anche le aree suburbane. Infine, la

produzione standardizzata, basata su grandi industrie, che necessitano anche di grandi spazi,

spinge a distanziarsi dalle città limitando costi di congestione e produzione grazie, per

esempio, alla disgiunzione del settore direzionale (che tende a rimanere in città) da quello

produttivo.

Ciò che ci permette di capire la positività di quest’ ultimo atteggiamento e, soprattutto,

del far rimanere il centro direzionale dove si trovano le economie di agglomerazione, è il ciclo

di vita dell’impresa.

Può essere utile parlarne per comprendere gli aspetti positivi di questo decentramento

localizzativo, in particolare, nel caso di imprese che divengono multi prodotto.

Infatti non necessariamente il declino di un prodotto comporta il declino dell’impresa,

anzi proprio per evitare questo spesso si procede verso tre direzioni: innovare il prodotto ormai

“maturo”, innovare il processo amplificando, per esempio, le attività di ricerca oppure

progettare ed inserire nel mercato un prodotto totalmente nuovo che possa soddisfare nuove

domande esplicite o latenti, dopo un’accurata progettazione.

È proprio in quest’ultimo caso che è basilare la dispersione delle imprese e la

disgiunzione tra attività produttive e dirigenziali in quanto, così facendo, l’impresa può:

raggiungere l’obiettivo di costi ridotti per la produzione di prodotti maturi; può lavorare a lievi

innovazioni ad essi stessi grazie al reparto ricerca e sviluppo, che , essendo generalmente

posizionate tra economie di agglomerazione, si vede facilitato nel lavoro grazie alla necessaria

quantità di informazioni e adeguati strumenti per il loro utilizzo; inoltre, contemporaneamente,

può introdurre innovazioni di processo, come è richiesto dal mercato alle nuove aziende ad

efficacia dinamica e infine, può procedere più facilmente alla stessa introduzione di nuovi

prodotti nel mercato, senza che i costi della produzione (dislocata lontano da suoli urbani) di

prodotti “maturi” gravino eccessivamente sulla progettazione, la ricerca e lo sviluppo di quelli

innovativi. Così l’azienda raggiunge più facilmente efficacia ed efficienza e soprattutto diventa

più competitiva rispetto alle concorrenti.

Per di più, in certe situazioni, le grandi imprese trovano vantaggi non tanto nel produrre

al loro interno l’intero prodotto, ma nell’acquistare parti da imprese subfornitrici, che

tendenzialmente prediligono la piccola dimensione, così da poter continuare a produrre

nell’area urbana. face to face

La grande impresa deve quindi tentare di mantenere rapporti costanti con

le piccole imprese, anche a gestione artigianale, che garantiscono facilmente flessibilità,

innovazione e variabilità, così da poter permettere una produzione adattabile alla richiesta di

un mercato che, proprio come l’economia in generale, subisce cambiamenti grazie alle nuove

tecnologie informatiche, al nuovo modo di fare commercio e scambiare beni, al nuovo modo di

comunicare e diffondere conoscenze. 9

2.I MUTAMENTI DELL’ECONOMIA A PARTIRE DAGLI ANNI ‘

80

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a incessanti trasformazioni nell’ambiente socio-

economico, cambiamenti che sono stati costanti e velocissimi e sembrano ancora in forte

espansione.

Negli ultimi venti anni circa stiamo infatti assistendo a grandi rivoluzioni in particolare a

livello economico, che ha spinto molti a sostenere che siamo ormai passati dall’era industriale

a quella “informazionale”, si è di fatto passati dalla “old” a quella che gli esperti definiscono

“new”- economy, la quale presenta grandi innovazioni e cambiamenti.

La new-economy definita anche “net-economy” consiste sopratutto in attività, aziende e

investimenti basati sulle nuove tecnologie dell’informatica, della telematica e delle

telecomunicazioni; essa si differenzia profondamente dalla vecchia tipologia economica

soprattutto perché permette di lavorare in un mercato globale, incentrato sulla possibilità di

connettersi con chiunque, ovunque ci si trovi, consentendo di abbattere anche vari costi di

gestione.

Oltre al grande sviluppo tecnico e all’affermarsi del paradigma tecnologico e delle ICT,

(Information and Communication Technologies) in realtà, ci sono molti altri fattori che hanno

scatenato mutamenti strutturali evidenti in ambito economico e tra questi, per esempio,

notiamo un ampliamento dell’idea di prodotto, che non è più costituito solo dalla parte

materiale, ma comprende anche la distribuzione del servizio; la nascita di una nuova idea di

consumatore, la cui soddisfazione è fondante il successo dell’impresa; un forte affermarsi del

mercato globalizzato che spinge le aziende a vendere ed acquistare in tutto il mondo, facilitate

dalla rete di comunicazioni che si può facilmente tessere tramite internet e telefonia; la

terziarizzazione dell’economia stessa, ma anche il decentramento demografico dovuto alle

“mutate preferenze localizzative delle persone” (Ciciotti, 2003).

Alla base di questa nuovo modello c’è il fatto che non ci si basa più solo sul

patrimonio materiale dell’azienda, bensì ora la base della crescita, dello sviluppo e del valore

dell’organizzazione è la Conoscenza, quindi idee innovatrici, informazioni, competenze e

capacità dei lavoratori che non sono più solo semplici operatori, ma diventano veri Knowledge

worker e che fanno risaltare l’importanza del capitale umano e sociale. Ora, ognuno è

partecipante attivo nella creazione di nuova conoscenza, ma soprattutto il singolo individuo si

trova in una rete di relazioni che gli permettono di interagire con gli altri e di collaborare con

essi per il bene dell’ organizzazione. 10

2.1 Innovazione e tecnologia

Si è precedentemente accennato al fatto che alla base dei cambiamenti può essere

inserito il nuovo paradigma tecnico-economico basato sulle ICT. Quando parliamo di paradigma

una struttura concettuale che definisce degli standard

ci riferiamo ad un insieme di principi, “

per una certa performance. Esso integra le scoperte in un sistema coerente di rapporti

caratterizzati da una sinergia - vale a dire, dal valore aggiunto posseduto da un sistema

rispetto alle sue singole componenti. Un Paradigma Tecnologico organizza la gamma

disponibile di tecnologie intorno ad un nucleo che accresce le performance di ciascuna di

esse.” (Pekka, 2007). un

Parlare di paradigma tecnico- economico, secondo il professor A. Celant significa parlare di “

grappolo di innovazioni tecniche, organizzative, manageriali interrelate, in cui è possibile

individuare un fattore produttivo “chiave”. Nel caso dell’attuale paradigma tecnico-economico

tale fattore produttivo risiede nell’informazione, divenuta estremamente accessibile e a buon

mercato.” p

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Publisher
A.A. 2010-2011
21 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/10 Organizzazione aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mgentili di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Organizzazione aziendale e cultura d'impresa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Macerata o del prof Bottone Germana.