Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Mandanici si riscontra, inoltre, una seconda fase all'interno di questo
ciclo, tettonicamente statica, con pressioni orientate minori rispetto al
precedente evento milonitico;
Terzo ciclo: questo ciclo deformativo è responsabile dell’attuale
strutturazione a falde sud-est vergenti della catena peloritana (fig. 8) e si
sviluppa in ambiente più superficiale. In una prima fase si formano pieghe
ettometriche vergenti verso sud, che coinvolgono anche il contatto
milonitico tra l’Unità dell’Aspromonte e l’Unità di Mandanici, dopo la
quale segue la formazione di thrusts superficiali dimostrati dalla presenza
di cataclasiti.
Fig. 8. Pieghe ettometriche del terzo ciclo alpino; si noti la ripetizione dei litotipi
dell'Upper Complex in prossimità del contatto e le conseguenti intercalazioni di
trucioli di alto grado (Unità Aspromonte- Peloritani) alla base dell’Unità di
Mandanici, così come la posizione rovesciata della copertura sedimentaria dell’Unità
di Mandanici (Serie meso-cenozoica anchimetamorfica di Alì) (disegnato da
Cirrincione R.).
Analisi descrittiva degli affioramenti
In entrambi gli affioramenti, quello sull’Unità dell’Aspromonte e quello
sull’Unità di Mandanici, riscontriamo vari eventi blasto-deformazionali
che sono riassunti nella legenda seguente:
Fig. 9. Legenda indicante tutte le strutture riconosciute nell'affioramento; i pallini
colorati indicano gli assi delle pieghe, le line continue colorate le foliazioni e le
lineazioni ed i trattini le fratture.
Monti Peloritani
L’affioramento è posto lungo un affluente della fiumara d’Agrò
(37°56’51’’ N - 15°17’31’’ E), ed interessa l’Unità di Mandanici. Tramite
l’uso di bussola e martello, sono state rilevate varie strutture deformative
attribuibili alle orogenesi cui sono state sottoposte le rocce di questa
unità. In particolare, nell'affioramento esaminato gli scisti dell’Unità di
Mandanici presentano vari cicli deformativi connessi a diverse fasi delle
due orogenesi sopra descritte, varisica ed alpina (la presenza ed il
riconoscimento di più fasi blasto-deformazionali o, tutt'al più soltanto
deformazionali con assenza di blastesi, è favorita dalla grana fine dei
litotipi in questione). Nell’affioramento l’evento metamorfco più evidente
risulta essere associato alla prima fase deformativa dell’orogenesi
Varisica, in cui si riscontra una foliazione di pieghe isoclinali S1E con
annesso asse di piega B1E (Figg. 10, 12a).
Fig. 10. Piega isoclinale Varisica evidenziata dalla presenza nel nucleo della stessa dal
quarzo; la matita indica l'asse della piega.
A questo primo evento deformativo ne segue un altro, attribuito ad una
seconda fase dell’orogenesi Varisica, in cui la foliazione di piano assiale di
pieghe isoclinali viene ripiegata, a scala millimetrica, da una seconda fase
di piegamento D2E che produce un clivaggio di crenulazione (Figg. 11,
12b).
Fig. 11. Particolare del nucleo quarzoso di una piega isoclinale di prima fase Varisica
ripiegata dal secondo piegamento Varisico (evidenziato l'asse della piega con la
matita).
Fig. 12. a. Pieghe isoclinali di primo ciclo Varisico; b. Clivaggio di crenulazione
causato dal micropieghettamento del secondo evento Varisico.
Poiché questa unità ha subito una leggera sovraimpronta Alpina,
nell’affioramento si possono individuare alcune figure di interferenza
plicative evidentemente differenti da quelle osservate finora. Nella foto
seguente (Fig. 13), infatti, si evidenzia un relitto di piega isoclinale
Varisica, successivamente ripiegata da una fase deformazionale che ha
prodotto una piega chiusa. Questo tipo di piegamento è stato attribuito
alla seconda fase plicativa relativa all’orogenesi Alpina, indicata come D2A
(si noti che questa piega è influenzata da una prima fase alpina D1A che Commentato [BB6]:
non è osservabile poiché produce un piegamento parallelo a D1E). Più che non osservabile, di difficile
distinzione
Fig. 13. Lunga piega isoclinale (la parte gialla la denota), ripiegata come piega chiusa
(il rosso); sono indicati con i pallini azzurro e rosso gli assi della prima e della
seconda fase Alpina.
A volte la D2A produce una classica interferenza plicativa del terzo tipo di
Ramsey (descritta come a manico di ombrello).; qQuesta figura
d’interferenza si crea quando il secondo piegamento Alpino agisce in
maniera più marcata rispetto ad altre pieghe d'interferenza più blande
(Fig. 14.). Commentato [BB7]:
Fig. 14. Piega di prima fase Alpina (blu) ripiegata a manico d'ombrello dalla D2A Quello in blu non è la piega di prima fase
Alpina bensì la B1e. Il rosso è la B1a, mentre la B2a non l’avete
(rosso) con rispettivi assi di piega (pallino blu e rosso). segnata ma si trova esattamente alla fine del segmento rosso
superiore
Gli eventi plicativi sopra descritti riguardano le due orogenesi polifasiche
che hanno interessato l’unità di Mandanici a scala da decimetrica a
millimetrica sino a submillimetrica; in seguito, l’Unità di Mandanici, come
tutte le unità del complesso inferiore e superiore (di cui fa parte), sono
state interessate dall'accavallamento di età tardo-Alpina. Questo
accavallamento ha prodotto delle pieghe a scala ettometrica che
sull'Unità di Mandanici vengono riscontrate grazie alla grana fine del
litotipo; successivamente queste pieghe si sono evolute in thrusts a basso
angolo. Infine, già nella posizione attuale, cessa lo stress orientato (taglio
semplice), e quindi riprende il sopravvento il carico litostatico (taglio
puro) attivando fratture normali ad alto angolo da collasso gravitativo Commentato [BB8]:
(LAF - HAF, Figg. 15, 16). Inserire LAF ed HAF lascia intendere che
entrambe siano connesse al collasso gravitativo. Inserite le LAF nella
giusta collocazione nel testo
Fig. 15. A sinistra fratture normali sintetiche ad alto angolo che tagliano una
precedente frattura a basso angolo (si nota un piccolo rigetto); a destra due fratture
coniugate a basso angolo.
Fig. 16. Visione d'insieme dell'affioramento in cui si notano fratture sintetiche a
basso angolo (arancio) tagliate da fratture sintetiche ad alto angolo (fucsia).
Aspromonte
L’area oggetto di rilevamento si colloca a Nord-Ovest della località di
Samo (38°05’40’’ N - 16°00’13’’ E) ed è ubicata interamente sull’Unità
dell’Aspromonte. Nella zona si ha una sequenza completa di
protomiloniti, miloniti s.s. ed ultramiloniti, più volte ripetuta lungo
l’affioramento a causa di piegamenti continui (Fig. 17). In questa zona si
nota come, durante l’orogenesi Alpina, si è avuta anche la presenza di un
ulteriore fase blasto-deformazionale che sull’Unità di Mandanici non
affiora (se non al tetto dell’unità, dove abbiamo la zona di scorrimento tra
la stessa unità e l’Unità dell’Aspromonte). Questo evento metamorfico
rispetto agli altri è fortemente localizzato nelle zone di taglio duttile
dovute all’accavallamento delle falde ed è definito come metamorfismo
milonitico. Per questi motivi, nell’affioramento si riscontra solo una
foliazione principale che è quella milonitica, che ha praticamente
obliterato quasi del tutto le strutture plicative precedenti relative
all’orogenesi Varisica, oltre alle pieghe ampie dovute al terzo ciclo Alpino
ed anche le strutture fragili successive.
Fig. 17. Ripetizione della sequenza di rocce milonitizzate (di grado dal minore al
maggiore), dovuto al piegamento; è evidenziata anche una frattura a basso angolo.
La foliazione principale di tipo milonitico produce anche una lineazione
definita stretching lineation (L1M), che descrive l’allungamento dei
minerali a comportamento plastico, come il quarzo, a causa della
foliazione milonitica di cui mantiene la stessa direzione (Fig. 18).
Fig. 18. Stretching lineation del quarzo dovuta alla foliazione milonitica.
Evidenti sono anche le strutture fragili come fratture (e a volte vere e
proprie faglie) a basso angolo tagliate da strutture ad alto angolo (Fig. 19).
Fig. 19. Fratture a basso angolo sintetiche tagliate da fratture ad alto angolo
anch'esse sintetiche.
Infine, in questa foto si evidenzia una piega aperta che ripiega la
foliazione S2A. Questa fase di piegamento successiva alla milonisi è
attribuibile alla terza fase deformazionale alpina D3A, successiva
all’accavallamento delle varie unità (Fig. 20).
Fig. 20. Piega aperta di tarda fase Alpina (D3A) compresa tra due fratture a basso
angolo sintetiche.
Osservazione microscopica in sezione sottile
È stata anche studiata una sezione sottile al fine di ricostruire anche a
scala microscopica la sequenza blasto-deformazionale dell’area.
La sezione sottile studiata proviene dalla località di Santo Stefano di Briga,
quindi al tetto dell’Unità di Mandanici, al contatto con l’Unità
dell’Aspromonte. Si riconosce una tessitura anisotropa, data dalla
isorientazione di gran parte dei minerali costituenti la paragenesi, ed una
struttura lepidogranoblastica, poiché si ha una netta prevalenza di
minerali lamellari rispetto a minerali tabulari o ad abito tozzo
equidimensionali (Fig. 21).
Fig. 21. Sezione sottile del campione studiato a struttura lepidogranoblastica.
Si riscontra una paragenesi generale costituita da: quarzo, muscovite,
granato, biotite, plagioclasio ed ossidi. Il riconoscimento del quarzo è da
attribuire alla sua peculiare assenza di abito cristallino (sono cristalli tutti
anedrali), ed ai suoi bassi colori del primo ordine a nicols incrociati; anche
il plagioclasio non presenta il suo abito cristallino né l'estinzione a bande
tipica dei plagioclasi magmatici, al solo polarizzatore è incolore ed a nicols
incrociati presenta bassi colori d'interferenza del primo ordine (ma Commentato [BB9]:
comunque maggiori di quelli del quarzo), ed ha composizione sodica; la Come fai a dirlo?
muscovite, invece, si riconosce poiché è facilmente isorientata ed a nicols
incrociati ha alti colori di interferenza del secondo ordine; la biotite, al
contrario della muscovite, si riconosce per la sua caratterista pleocroica il
caratteristico pleocroismo, in quanto, essendo un minerale mafico, a
nicols paralleli risulta colorata di un colore leggermente marroncino che
più o meno mantiene a nicols incrociati dove, infatti, presenta anch'essa
alti colori del secondo ordine; il granato si presenta generalmente
euedrale e, dato che cristallizza nel sistema cubic