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Collegiata Gesuitica di una località vicina a Valladolid: Villagarcia

de Campos. Tale progetto prevedeva la pianta a croce latina,

l’abside e le prime due campate della navata.

Durante la seconda fase della costruzione, intorno al 1589, si

termina la cappella maggiore e la navata.

Il 1605 è il momento di massimo splendore del convento, quando

il conte di Villamediana e sua moglie acquisiscono la cappella

maggiore (fig.18). Durante questa fase viene portata a termine la

facciata dell’edificio, che riporta gli scudi araldici della famiglia dei

Villamediana.

La costruzione dell’edificio termina nel 1619.

Il corpo della chiesa si sviluppa in un’ unica navata allungata

tramite proporzioni armoniose, con cinque cappelle laterali, le Fig.18

ultime due cappelle per lato si trovano sotto il coro che si alza P i a n t a

sopra le volte, delle quali rimane ancora traccia. originale della

chiesa, sul

Annesso alla chiesa vennero costruite numerose cappelle lato sinistro

funerarie, ormai scomparse, come ad esempio quella notiamo la

dell'influente commerciante di origine italiana Fabio Nelli, c a p p e l l a

proprietario di un palazzo situato nei pressi della chiesa ora maggiore, ora

adibito a museo. distrutta.

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Negli anni successivi, il complesso monastico venne ampliato

con l'acquisto di numerosi immobili della zona circostante, ciò

L’ inizio deLLa deCadenza

Nel 1801, con lo scoppio della guerra d'indipendenza e l'invasione

napoleonica, l'edificio venne utilizzato come rifugio per le truppe

francesi (fig. 17) che soggiornavano a Valladolid, durante

l’avanzata verso il Portogallo, in questo periodo la chiesa subì Fig. 19

gravi danni e saccheggi da parte dei francesi. Le colonne

Nel 1814 l’edificio riprese la sua funzione di convento, ospitando del chiostro

inizialmente solo quattro monaci. prima del loro

Nel 1835 il convento fu praticamente smantellato durante il trasferimento

periodo noto come “Desamortizacion”, quando gli edifici venivano presso il Parco

di Campo

espropriati dal governo e le loro ricchezze venivano vendute Grande

all’asta.

Nel 1925 si trasferì parte del chiostro (fig.19) nel parco di Campo

Grande e si arrivò a pensare a una demolizione totale dell’edificio

.

Nel 1940 , la chiesa e il resto del complesso del monastero

versavano in uno stato disastroso, e si proseguì la demolizione

per riutilizzare i materiali nella costruzione di una caserma.

L’ aCCordo Con iL Comune

Nel 1942 il Comune raggiunse un accordo con il Ministero

della Difesa : l’Esercito dovette restituire sei proprietà tra cui la

"caserma di San Benito", e l'ex convento di San Agustín in cambio

di terreni municipali in cui stabilire un quartier generale .

Nel 1959 il Comune costruì nella "Caserma San Benito" un istituto

di istruzione secondaria , e ciò comportò la distruzione dei resti

archeologici .

L’assegnazione delle rovine di San Agustin non si effettuò fino

al 1966 quando il Comune acquisì finalmente la proprietà della

chiesa. Da allora , vennero considerate diverse opzioni per il suo

recupero ed infine si optò per la sua riabilitazione come sede

dell'Archivio Comunale.

Negli anni intercorsi prima che venisse effettivamente fatto un

concorso pubblico, la chiesa veniva utilizzata come deposito di

automobili danneggiate.

Il progetto di costruzione per il recupero della Chiesa di San

Agustin, ad opera di Primitivo Gonzalez e Gabriel Gallegos,

vincitori del concorso pubblico, venne approvato l’8 giugno

2001 . L'edificio è stato inaugurato il 2 maggio del 2003, con il

trasferimento del personale, la sua attività è iniziata il 18 agosto

dello stesso anno.

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L’ intervento di restauro

Come si è detto in precedenza, prima dell’intervento di Gonzalez

e Gallegos la chiesa non era mai stata oggetto di veri e propri

restauri, piuttosto si può parlare di cambi della sua destinazione

d’uso, che non hanno comportato modifiche della costruzione

ma piuttosto dei danneggiamenti. L’edificio, infatti, è stato negli

anni saccheggiato e rovinato quando non occupato dai monaci.,

tanto che la situazione al momento dell’intervento non poteva che

essere affrontata con un intervento radicale.

L o stato preCedente iL restauro

Prima dell’intervento, infatti, l’edificio conservava le chiusure

esterne, fatta eccezione delle navate centrali e laterali e il muro

di chiusura delle cappelle su cui era addossato il chiostro. La

facciata considerata come un elegante mostra del classicismo

post Herreriano, e la sua abside, così come i contrafforti sono

realizzati in pietra. I muri di tamponamento della navata centrale,

nei quali si aprono dei fori di forma rettangolare (finestre prive di

infissi), sono costruiti in mattoni rossi. In essi si manifestavano

numerose tracce di strutture precedentemente esistenti ad essi Fig. 20

addossate. La situazione

Il muro sud delle cappelle presentava diverse consistenze che di San Agustin

in alcuni casi conferivano ai muri un aspetto quasi plastico. La prima del

lettura stratigrafica dello stesso è stata oggetto di uno studio restauro.

archeologico realizzato nella zona immediatamente adiacente Foto scattata

negli anni ‘80.

alla chiesa, zona che fino a poco tempo prima veniva utilizzata

come parcheggio (fig.20). Si vedano inoltre, a pagina 26, i rilievi

fotografici dello stato della chiesa al momento dell’esecuzione del

progetto.

L ’

inee guida deLL intervento

La proposta di adeguamento della chiesa come archivio cerca

il rispetto dello stato di rovina dell'edificio, non la sua rimozione,

in quanto la rovina è considerata espressione della storia del

monumento. Gli architetti vogliono fondere il passato con il

presente, e per conseguire questo scopo lo spazio interno è

adattato come archivio comunale, una funzione che è concorde

con l'idea di riutilizzare gli edifici con un uso simile a quello

originale. A questo proposito la sacralità della chiesa non è violata

perché la nuova funzione non ha bisogno di modifiche importanti

della tipologia.

i :

L mantenimento deLLa tipoLogia La pianta

Come possiamo osservare in pianta (fig.21), la disposizione delle

cappelle viene sfruttata per suddividere lo spazio interno, a tal

fine sono stati ricomposti i contrafforti della prima cappella del

lato sud ed è stato realizzato un muro, in mattoni forati, che serve

da sostegno ai nuovi solai. Le cappelle sul lato destro vengono

impiegate come biblioteca, mentre quelle sul lato sinistro ospitano Fig.21

gli uffici. Pianta con

La zona centrale ospita attualmente la zona dedicata alla s c h e m a

distributivo.

consultazione, qui una particolare attenzione è stata posta nella 13

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scelta degli arredi, la quale, concorde con le esigenze della nuova

funzione, aiuta a mantenere visibile la tipologia di chiesa, infatti i

banchi da lettura seguono la disposizione dei banchi della chiesa.

Per non modificare la percezione degli spazi all’interno, i

progettisti avevano previsto una tenda semitrasparente che

suddividesse la zona di consultazione dalla zona dedicata alle

esposizioni temporanee (che si trova nell’abside), ma la sensibilità

che avevano avuto gli architetti nella progettazione, non ha avuto

riscontro nella realizzazione in quanto tale tenda è stata sostituita

da una parete divisoria in legno (fig. 22). La continuità visiva Fig.22

prevista nel progetto, inoltre, non si conferma a livello fisico in v i s t a

dell’interno

quanto le aperture delle scale, disposte in senso perpendicolare della chiesa

rispetto all’entrata, impediscono il passaggio (fig 23). senza la

Viene anche mantenuta l’entrata principale originale e quella parete in legno

secondaria a destra, mentre l’antica entrata alla cappella (a sinistra) e

maggiore, attraverso la quale i frati potevano accedere al chiostro con la parete

(a destra).

viene utilizzata come collegamento al sito archeologico. Dei

due passaggi che servivano da collegamento tra le cappelle,

precedentemente utilizzati dai frati per raggiungere l’altare

senza dover passare tra i fedeli durante la messa, solo uno

viene conservato: quello al lato destro che serve ora come

collegamento tra gli uffici.

L’ :

esterno nuovo muro e sito arCheoLogiCo

La lettura stratigrafica della parete sud, aveva evidenziato i resti

di un porticato di un’epoca anteriore alla costruzione della chiesa,

il quale è stato riposizionato sopra il nuovo elemento di chiusura

delle cappelle (fig. 24).

La creazione di un nuovo muro indipendente parte dal desiderio di

preservare questi resti, ricollocandoli nella loro posizione originale

(fig.25), e da criteri funzionali. Questa soluzione facilita infatti la

creazione di uno spazio servente di connessione tra i diversi livelli

di cappelle, ora uffici occupati dall’archivio. La nuova struttura è

costituita da pilastri e travi in metallo e ospita un corridoio e le

scale (fig. 26).

Inoltre, ortogonalmente al nuovo vano è stato costruito muro che

segue la traccia del vecchio chiostro e, insieme agli altri reperti

archeologici, è parte di un recinto connesso all’archivio stesso

(fig. 27).

Grazie a questi nuovi spazi, il progetto ha restituito una possibilità

d’uso alla comunità, ma tale progetto, in accordo con l’articolo 5

della Carta di Venezia “non deve né può alterare la disposizione o

la decorazione degli edifici”. Ecco perché si è scelto di mantenere

la pianta originale e gli uffici sono stati collocati nel blocco

esterno, il quale poggia sulla parete laterale dell’edificio, ma

senza modificare la percezione dello spazio all’interno.

Il punto di osservazione verso il sito è invece previsto tramite una Fig.23

piattaforma di cemento, sollevata rispetto alla quota degli scavi, Schema dei

percorsi, degli

dalla quale li si può osservare affacciandosi a una sorta di finestra assi visivi e

aperta nel muro che sorregge l’arcata. degli accessi.

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riMitivo onzAlez e Abriel AllegoS Fig.25

Le colonne

dell’antico

c h i o s t r o

riposizionate

sul nuovo

muro, in basso

la p

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
25 pagine
1 download
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/19 Restauro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.tidu.9 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria e storia del restauro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Giannattasio Caterina.