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ACHIAVELLI OLYB

dove l’autore in particolare si sofferma sulla superiorità tattica

29 Cfr. N. M , Lib. II, pp. 320-22

ACHIAVELLI

della fanteria pesante rispetto alla cavalleria nel mondo antico.

30 Vd. nota sopra.

31 Cfr. N. M , Lib. II, p. 333.

ACHIAVELLI 8

dell’Arte della Guerra

Nel III capitolo la trattazione focalizzò il suo interesse sulla tattica militare

adottata degli eserciti romani d’età repubblicana, riproponendo la suddivisione tipica in astati,

principi e triarii e il loro funzionamento in battaglia. Machiavelli, descrivendo un immaginario

scontro in cui i Romani avrebbero ordinato le loro legioni, pone gli astati in prima linea, in seconda

linea i principi armati di vericulum/verutum e infine i triarii, veterani armati pesantemente posti in

una disposizione tattica densa fatta ad arte per accogliere chi arretrava dalle prime file e

32 L’utilizzo dei

ricompattare lo schieramento . triarii è in genere sintomo di una situazione critica e

avrebbe segnalato una tendenza negativa del combattimento in corso tanto che, come noto,

l’espressione res redacta est ad triarios ha assunto un carattere proverbiale. Analizzando Vegezio e

Machiavelli è possibile notare che, pur rimanendo sulla falsa riga del maestro, il testo tardo antico ci

fornisce maggiori dettagli tecnici: innanzitutto, le tripartizione classica riguarda solo unità di

33

fanteria pesante, equipaggiate sia di armi da lancio che da corpo a corpo . Quelli che invece sono

sommariamente definite come “armati alla leggiera” da Machiavelli, Vegezio li identifica come

ferentaria - ovvero i soldati di fanteria leggera adibiti al trasporto di giavellotti - appartenenti alla

cosiddetta avanguardia e schierati tra i principes. Agli arcieri, difesi con corazza e spade, si

aggiungevano sia i frombolieri armati di pietre e i tragularii che utilizzavano invece pietre e

balestre per lanciare i dardi.

Affrontando invece il discorso numerico riguardante le legioni, le fonti sono molto discordanti: se

e seicento cavalieri a comporre l’esercito consolare

Machiavelli infatti parla di undicimila fanti

formato da due legioni di cittadini romani uniti a “altrettanti fanti e cavagli che erano mandati loro

34 ” per un totale di ventiduemila fanti e duemila cavalieri. I

dagli amici e dai confederati loro numeri

di Vegezio sono invece differenti:

“His decem cohortibus legio plena fundatur, quae

habet pedites sex milia centum, equites .

DCCXXX

Minor itaque numerus armatorum in una legione

esse non debet”.

Seguendo quindi i calcoli qui sopra, due legioni dovrebbero avere un totale di dodicimiladuecento

fanti e millequattrocentosessanta cavalieri sebbene fosse possibile che per esigenze particolari, il

32 Cfr. N. M , Lib. III, pp. 335-336.

ACHIAVELLI

33 Cfr. V , II XV, 4: Haec erat grauis armatura, quia habent cassides catafractas ocreas scuta gladios

EGEZIO

maiores, quos spathas vocant, et alios minores, quos semispathia nominant, plumbatas quinas positas in

[...]”.

scutis, quas primo impetu iaciunt, item bina missibilia

34 Vd. nota 31. 9

computo dei legionari venisse accresciuto. E’ possibile tuttavia che le stime numeriche dei legionari

nel “Dell’arte della guerra” risentissero dell’influenza di Livio che quando parla delle

presenti

truppe romane d’età repubblicana riporta l’esigenza del tempo di snellire il numero dei componenti

35

di una legione per renderla più snella e manovrabile . Per Polibio invece, le legioni erano costituite

da seicento veterani, duemilaquattrocento uomini equamente divisi tra principes e hastates e

36 per un’unità formata in totale da quattromiladuecento armati. La tesi di Polibio è

altrettanti velites

adottata senza mezzi termini da Brizzi che nella sua analisi propone quindi un ipotetico esercito

37

consolare formato da sedicimilaottocento fanti e millecinquecento cavalieri . Medesimo invece è il

rendiconto della composizione degli eserciti consolari: alle due legioni di cittadini romani se ne

aggiungono altre due proveniente dai socii italici, mentre il rapporto tra cavalleria romana e italica è

di due a tre,quindi con un maggior sforzo degli alleati.

l’idea l’utilizzo

Un aspetto molto interessante riguarda espressa dal Machiavelli riguardo

dell’artiglieria pesante; egli si colloca in pieno contrasto con la polemica - presente peraltro anche

nell’Orlando furioso - contro le armi di fuoco, ree secondo alcuni di aver azzerato le conoscenze

belliche dell’antichità in favore di un arte bellica basata su le innovazioni tecnologiche

rinascimentali. La posizione di Machiavelli non è infatti quella di limitare la portata innovativa

dell’artiglieria nell’arte militare ma di paragonarla agli elefanti e ai carri falcati che affrontarono i

38

Romani . La formula adottata dal Machiavelli per affrontare le artiglierie nemiche è la medesima

39

di quella di Vegezio, ovvero si deve lasciare spazio a ciò che non si può affrontare ; utilizzare la

medesima tattica sia per le artiglierie che per gli elefanti e lasciargli quindi spazio negli intervalli

creati ad hoc per poi attaccarli e vanificare la loro potenza offensiva era la mossa tattica migliore.

Semmai la critica da muovere alle idee espresse dal Colonna nell’arte della Guerra è quella di aver

il potenziale offensivo dell’artiglieria

sopravvalutato - equiparata alla potenza distruttiva dimostrata

dagli elefanti ai loro esordi negli eserciti di Pirro - e al contrario dichiarate nulle le capacità

difensive. A ridimensionare infatti il rapporto sbilanciato tra artiglieria e fortificazioni obsolete era

circa quattro anni prima della redazione dell’Arte

stata la nascita, della guerra, a Civitavecchia della

35 Cfr. L . VIII 8: [...] et quod antea phalanges similes Macedonicis, hoc postea manipulatim structa acies

IV

coepit esse: postremi in plures ordines instruebantur ordo sexagenos milites, duos centuriones, uexillarium

unum habebat.

36 Cfr. P . VI 21;

OLYB

37 Per le stime numeriche e rispettivi calcoli riguardanti la struttura manipolare della legione si veda G.

l’oplita, il legionario,

B , Il guerriero, Bologna 2002, pp. 34-35.

RIZZI

38 Cfr. V. I , op. cit., pp. 308-309.

LARI

39 Cfr. N. M , op. cit., pp. 342-343 e V , Epitome.., III 24,13: Praeterea venientibus belvis,

ACHIAVELLI EGEZIO

quasi inrupissent aciem, spatium milites dabant. 10

40

cinta muraria bastionata detta anche trace italienne . Il fatto che il Segretario non ne abbia

l’esistenza è da ritenersi un’omissione

considerato di primaria importanza assieme al ritenere

esageratamente alto il potenziale offensivo di tale innovazione.

Merita ora maggior attenzione l’importanza che Machiavelli affida agli alloggiamenti dell’esercito

All’inizio del libro VI

che devono essere realizzati almeno in parte sulla base del modello romano.

dell’ Arte della guerra, il segretario fiorentino - per bocca del solito Fabrizio - trattò gli aspetti del

41

“prendendone che a’ presenti tempi si confaccia”

modello romano quella parte che mi pare . Egli

dell’alloggiamento mobile infatti dell’esigenze

da subito notò come la tipologia romana avesse

tattiche e logistiche differenti rispetto ad esempio a quello greco; i legionari infatti lavoravano per

ore sul sito dove sarebbe stato posto il castrum in modo che il luogo obbedisse a loro non il

42

contrario . Sappiamo infatti sia da Vegezio - che dedica tre paragrafi del libro primo a questo tema

ritrovate che l’esercito romano dava forte

- sia da fonti archeologiche importanza a questo aspetto.

Innanzitutto, in posizione molto avanzata rispetto al grosso delle legioni si trovavano coloro che

preposti ad individuare l’area adatta: l’ufficiale preposto a tale mansione era il

erano metator e, una

volta localizzato il luogo più congeniale, avrebbe dovuto ripartire le unità. Le altre figure in gioco

geometra a cui veniva affidato il controllo dell’orizzontalità delle spianate,

erano poi il librator,

assieme all’ agrimensor che si occupava della suddivisione delle camerate e degli spazi delle varie

43

legioni supplendo le funzioni dell’architetto . Un’eco di questa specializzazione lo troviamo ancora

in cui l’apparato militare

in Vegezio, che vivendo in un momento della storia romana era prossima

al collasso, ricorda una serie di incombenze di cui il comandante doveva tenere di conto

personalmente senza affidarsi a specialisti:

Castra autem, presertim hoste vicino, tuto semper

facienda sunt loco, ut lignorum et pabuli et aquae

suppetat copia et, si divitius commorandum sit, loci

salubritas eligatur. Cavendum etiam, ne mons sit vicinus

aut altior locus, qui ab adversariis captus possit

officere.[...]”

44

40 Si veda V. I , op. cit., pp. 310-311.

LARI I Greci cercavano de’ siti forti, e non si sarebbe mai posti dove

41 Cfr. N. M , Lib. VI p. 364: [...]

ACHIAVELLI

non fusse stata grotta o ripa di fiume o moltitudine di arbori, o altro naturale riparo che li difendesse. Ma i

Romani non tanto alloggiavano sicuri dal sito quanto dall’arte; ne mai sarebbero alloggiati ne’ luoghi dove

eglino non avessero potuto, secondo la disciplina loro, distendere tutte le loro genti.

42 Vd. nota sopra.

43 Per la descrizione maggiormente approfondita degli ufficiali romani competenti agli alloggiamenti militari

L’esercito romano,

si veda Y. L B , Roma 1992, p. 68.

E OHEC

44 Sulle restanti raccomandazioni si veda V , I XXII, 1-3;

EGEZIO 11

Definito il luogo dove erigere l’accampamento, si procedeva poi alla suddivisione degli spazi del

campo: se per le dimensioni non si ha notizia di uno schema fisso, il campo romano ne possedeva

invece uno per quanto riguarda la tipologia strutturale, ovvero il classico quadrato tracciato attorno

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alla groma - uno strumento topografico costituito da quattro fili a piombo - dal quale si dipanava il

“T”.

consueto schema planimetrico a Proprio da questo strumento scaturivano le precise linee

ortogonali che avrebbero permesso la suddivisione perimetrale del campo e delle sue vie di

comunicazione interne. Il modello proposto dal Machiavelli si discosta da quello romano, del quale

46

adotta solamente la divisione degli alloggiamenti tra soldati e civili/feriti in accampamento diviso

inerenti alle misure dell’alloggiamento

in base ai segni cardinali. Tralasciando i tecnicismi proposte

un’altra differenza da notare rispetto all’accampamento romano

dal Colonna, è la minore

“io

importanza che il Machiavelli affidò alla palizzata, poiché - dice il condottiero - per me al

47 &rdqu

Dettagli
A.A. 2016-2017
15 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietro.giannetti1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Mastrorosa Ida Gilda.