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CAPITOLO I
Uno statista cristiano
I. I La figura politica del Senatore e gli anni antecedenti alla conversio
Il seguente elaborato intende delineare un profilo della figura di Cassiodoro con particolare
attenzione all’attività monastica che lo stesso avviò in Calabria, nei pressi di Squillace,
attorno alla metà del VI secolo. Questa piccola località del Bruttium diede i natali a Flavio
Aurelio Magno Cassiodoro, comunemente detto Senatore, attorno al 485 in un’epoca
traumatica che vide il lento crollo strutturale dell’Impero Romano d’Occidente e il
progressivo avvicendarsi della componente barbarica alla guida della ormai indebolita
penisola italica. In un clima di sfacelo sociale, economico e politico causato dall’ingresso
violento delle popolazioni barbariche all’interno dei territori controllati dai Romani e dai
saccheggi che queste operarono durante la loro avanzata, l’aristocrazia romana e italica ricoprì
un ruolo fondamentale nel coadiuvare i nuovi padroni a gestire e riadattare al nuovo contesto
storico la macchina amministrativa romana. A questa élite sociale apparteneva da generazioni
la famiglia di Cassiodoro, che stando a quanto egli stesso ci racconta nelle Variae
, era inserita
1
negli ambienti della corte imperiale già durante gli attacchi dei Vandali guidati da Genserico .
2
La tradizione proseguì con il nostro Senatore che, alla pari dei suoi avi , venne ben presto a
contatto con la corte del nuovo monarca ostrogoto alla quale il padre era legato come inlustris
1 Cfr. Cassiod. Variae I 4, 14 che attesta come il bisnonno di Cassiodoro fosse impegnato per conto
dell’imperatore nel difendere il Bruttium e la Sicilia dagli attacchi dei Vandali.
2 Cfr. Cassiod. Variae I 4, 3-4 e 10-12. 2
vir e prefetto del pretorio. Gli Ostrogoti appunto, guidati dal re Teodorico, avevano preso il
comando della penisola italica dopo il breve dominio di Odoacre che, sconfitto dalle truppe
gotiche prima sulle rive dell’Isonzo e poi a Verona (489), gli lasciò il testimone solo nel 493.
Il padre di Cassiodoro, già al servizio di Odoacre, decise di passare dalla parte del vincitore e
3
si adoperò affinché il suo giovane rampollo beneficiasse della sua rinnovata fortuna politica
sia nell’immediato che in tutto il prosieguo della carriera.
Tralasciando i dettagli degli esordi amministrativi di Cassiodoro presso la corte dei Goti a
Ravenna, è tuttavia utile ricordare a fini della nostra trattazione la fase finale della carriera
politica dello Squillacese. Grazie alla documentazione giunta sino a noi nelle Variae
, opera
multiforme contenente molte lettere redatte durante il servizio presso i Goti, siamo oggi a
conoscenza del progetto politico che il Senatore stava portando avanti grazie all’avvento del
re “Romano” Teodorico il Grande. Questo re, proveniente dalla stirpe reale gotica degli
Amali, si proclamava Romano in quanto inviato in Italia su mandato dell’Imperatore
4
d’Oriente Anastasio e, dopo aver vissuto molti anni presso la corte imperiale a Bisanzio,
giunto sulla ribalta politica si fece promotore della restaurazione dell’Impero d’Occidente in
Italia. La sua preoccupazione infatti, come ricorda un epistola di Cassiodoro inviata a nome di
Teodorico a Costantinopoli era infatti che
“Romani regni unum velle, una semper opinio sit. Quicquid et nos possumus, vestris
5
praeconis applicetur. ”
3 Cfr. Cassiod. Ordo generis Cassiodorum, a cura di L. Viscido, in Quaderni del di Dipartimento di Scienze
dell’Antichità
, Napoli 1992, p. 40: Cassiodorus Senator, vir eruditissimus e multis dignitatibus pollens, iuvenis
adeo, dum patris Cassiodori patricii et praefecti praetorii consiliarius fieret et laudes Theoderici regis
Gothorum facundissime recitasset, ab eo quaestor est fa
c
tus, patricius et consul ordinarius postmodum; dehinc
magister officiorum et praefectus praetorio fuit.
4 Si veda Cassiod. Variae I
II 16, 2: Turbulenta non ames: avara declina, ut talem te iudicem provincia fessa
suscipiat, qualem Romanum principem transmisisse cognoscat.
5 Cfr. Cassiod. Variae I 1, 5 stando alla quale Teodorico avrebbe rassicurato l’imperatore d’Oriente Anastasio
sulle sue intenzioni di rimanere fedele a Bisanzio nel suo governo della penisola italica.
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L’immagine che il re goto voleva mostrare al mondo era quella di un novello Traiano , un
vero princeps romano in grado di governare l’impero secondo i principi della civilitas , gli
stessi di cui Cassiodoro si era fatto interprete e fautore per saldare indissolubilmente Romani
7
e Goti . In che cosa consisteva dunque questa civilitas su cui si poggiava il nuovo corso
inaugurato da Teodorico? Secondo alcuni studiosi, non sarebbe stato altro che “un modello di
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vita dominato dall’ordine in una società operante secondo la legge e il diritto” . Questi due
elementi erano da ricercarsi in tutta la produzione culturale romana, che andava recuperata e
diffusa come cardine imprescindibile su cui poggiare le fondamenta del nuovo Stato.
Procedendo su questi binari politici, il periodo di governo di Teodorico fu un periodo di
prosperità e pace per la penisola italica, con i Goti a gestire il potere militare e l’aristocrazia
9
romana dedita all’attività amministrativa e burocratica . Con la morte violenta di Simmaco e
Boezio prima e quella naturale di Teodorico dopo, con la sucessiva guida di Teodato e Vitige
questo progetto politico naufragò miseramente e Cassiodoro si defilò dalla scena politica.
I. 2 La svolta ascetica: Cassiodoro e la tradizione monastica occidentale
Il crollo del regno di Teodorico e l’inizio della guerra greco-gotica segnarono per
Cassiodoro la fine del suo impegno presso la corte di Ravenna, dando inizio alla sua svolta
mistica che lo portò alla fondazione dei due monasteri di Vivarium e Castellense. Ma a
quando è possibile datare questa conversio ?
6 Cfr. Cassiod. Variae VIII 3, 5: Ecce Traiani vestri clarum saeculis reparamus exemplum. Per Teodorico, il
paragone con Traiano ricorre più volte; assunse infatti il titolo di rex col nome di Flavius Theodericus
, facendo
espressamente riferimento alla gens Flavia
.
7 Per il progetto Teodoriciano di uno stato Romano-Goto si veda A. Caruso, Cassiodoro, nella vertigine dei
tempi di ieri e di oggi
, Catanzaro 1998, p. 75.
8 Cfr. B. Saitta, La civilitas di Teodorico
, Roma 1993, pp. 8-9.
9 Cfr. A. Caruso, op. cit., p. 78. Per il predominio dei militare dei Goti sui Romani si veda anche Cassiod. Variae
III, 38, 1: Vivat noster exercitus civiliter cum Romanis. 4
Bisogna innanzitutto chiarire il significato di questo termine nel mondo tardo antico, il quale
è molto differente da come viene inteso attualmente. Prima dell’espansione della regola
benedettina infatti, la conversione portava una modifica del proprio stile di vita ma non
10
necessariamente l’adesione ad un ordine monacale . Per Cassiodoro invece, essendo stato un
cattolico convinto durante tutto il corso della sua vita, il termine conversio si riferisce più
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probabilmente alla scelta di dedicare maggior tempo alla cura dell’anima e a Dio .
Le ipotesi sul quando collocare questo avvenimento sono molte e controverse: mentre alcuni
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la fanno risalire al 547, anno dell’assedio di Roma da parte di Totila , altri invece la
considerano un processo molto lento e per nulla traumatico, seppur permangano molti dubbi
13
su una precisa datazione . Un’altra interpretazione risulta dalla lettura della prefazione del De
ortographia , nella quale Cassiodoro, riferendosi ai Commenta Psalterii li indica come il
14
primo lavoro da lui compiuto dal momento della sua conversione . Questo lungo processo
introspettivo vissuto dal Senatore sarebbe iniziato, secondo alcuni studiosi, già nel 535
quando tentò invano di fondare a Roma, con l’aiuto di papa Agapito I(535-536), una Schola
15
Christiana n ella quale dei maestri pubblici avrebbero dovuto insegnare le Sacre scritture .
Questo sogno rimase purtroppo nel cassetto, ma risulta chiaramente come fosse già maturato
in lui un profondo sentimento religioso e una necessità di rifugiarsi, dopo le cocenti delusioni
politiche, lontano dalla mondanità. Sebbene alcuni studi siano tesi a non riconoscere un forte
16
legame tra gli intenti della Schola Christiana e il proponimento del Vivarium , sembra
10 Cfr. S. Pricoco, San Benedetto e Cassiodoro
, in Vivarium Scyllacense 1, 1990, pp. 21-28, spec. 21-22.
11 Si veda L. Viscido, Ricerche sulle fondazioni monastiche di Cassiodoro
, Catanzaro 2011, p. 23.
12 Cfr. A. Caruso, op. cit.
, p. 199.
13 Per le teorie sulla conversione graduale di Cassiodoro si veda J. O’Donnell, Cassiodorus, USA 1979, pp.
107-108.
14 Cfr. Cassiod. De ortographia
, Pref., 605: Post Commenta Psalterii, praestante Domino, conversionis meae
tempore primum studium labore impendi.
15 Cfr. A. Caruso, op. cit
., pp. 200-201 il quale sottolinea la continuità tra i due progetti. Per la tesi opposta si
legga invece S. Pricoco, Spiritualità monastica e attività culturale nel cenobio di Vivarium
, in Atti della
settimana di studi
, Cosenza-Squillace 1983, pp. 357-377, spec. p. 360.
16 Per questa tesi si veda A. Zumbo, Lezioni di letteratura calabrese
, Cosenza 2005, p. 24.
5
davvero difficile non intuire come i due progetti culturali fossero congiunti. Molto
probabilmente, infatti, la fondazione monastica calabrese non fu altro che la prosecuzione in
tono minore dell’opera culturale pensata a Roma. Le motivazioni che spinsero Cassiodoro a
teorizzare questo tipo di centro di studi sono ancora oggi oggetto di discussione accademica.
E’ possibile che egli, ammiratore delle scuole presenti all’epoca in Oriente - di matrice
cristiana ad Alessandria ed ebraica a Nisibi in Siria - abbia voluto ampliare il raggio d’azione
includendo anche la cultura profana. P roprio quest’ultima infatti giocava un ruolo
fondamentale, in quanto secondo Cassiodoro, la conoscenza del sapere classico apportava un
contributo fondamentale sia per la diffusione del cattolicesimo che, in termini più concreti,
17
per la soluzione dell’eresia ariana e del r