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è però possibile in un sistema di livello maggiore , cioè passando a
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un livello maggiore di astrazione, in termini di filosofia della mente. Il fatto
che esistano degli enunciati indecidibili, però, non rende falso il sistema che
si sta considerando, ma dichiara semplicemente la necessità di trascenderlo.
Quest’ultima considerazione è essenziale in sede di esame della posizione di
Gödel in filosofia della matematica e in filosofia, perché evita facili frainten-
dimenti sul significato generalizzato dei teoremi di incompletezza. Dal punto
di vista gödeliano si potrebbe, infatti, così riassumere quanto è emerso finora
riguardo le conseguenze filosofiche dell’incompletezza: è impossibile elimina-
re il “mentale” e il “concettuale”, perché i concetti matematici trascendono
i singoli sistemi formali. Proprio per questo il razionalismo platonico e i
risultati di incompletezza si dovrebbero, così, rinforzare a vicenda.
Come esempio della presenza di problemi non decisi ( o anche indecidi-
bili in un certo sistema esistente), ma non assolutamente indecidibili, Gödel
fa riferimento alla congettura di Cantor:
For in this reality Cantor’s conjecture must be either true of false, and its un-
decidability from the axioms known today can only mean that these axioms
do not contain a complete description of this reality; and such a belief is by
no means chimerical, since it is possible to point out ways in which a decision
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of a question, even if it is undecidable from the axioms in their present form,
might nevertheless be obtained. (Gödel 1947, p. 181)
Gödel sostiene che in nessun modo l’impossibilità attuale, cioè legata all’attuale
forma che assume l’assiomatica della teoria degli insiemi, di decidere la con-
gettura di Cantor coincida con un’impossibilità effettiva e assoluta. In
ogni caso, ancora potrebbe sembrare che la necessità di procedere sem-
pre più astrattamente, in sistemi che si fondano l’uno nell’altro, disegni
l’incompletezza come un grosso limite per la ragione umana. Ma Gödel non
ritiene lo sia. Non si tratterebbe, infatti, di un limite per la ragione umana
in sé, ma soltanto per le potenzialità del puro formalismo in matematica.
A conclusione di questa prima breve sezione, si possono riordinare
le considerazioni che si traggono da quanto Gödel esprime sulle sue stesse
scoperte:
? non si può eliminare il mentale e il concettuale dalla matematica e
dalla logica;
? la logica e la matematica non possono coincidere totalmente con sistemi
formali di pura manipolazione sintattica (macchina di Turing);
? esistono problemi indecidibili all’interno di un certo sistema matemati-
co o logico, ma ciò non significa che esistano necessariamente problemi
assolutamente indecidibili o che una teoria è invalidata se non può
decidere un problema formulato nei termini del linguaggio della teoria;
? la prova di consistenza per un certo sistema formale deve essere for-
mulata in un sistema di ordine più elevato che contenga il sistema
stesso;
? non è possibile dare una prova di consistenza di un sistema matematico
o logico in puri termini sintattici combinatori.
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2 La critica di Gödel ai programmi riduzionisti
Fondamentale per ricostruire la posizione filosofica di Gödel, è poi
l’approccio che mostra nei confronti dei programmi fondazionalisti, in parti-
colare quello finitista e quello neopositivista, rispettivamente di Hilbert e di
Carnap. Gödel utilizza, infatti, i propri teoremi per dimostrare che i due pro-
grammi non possono essere portati a compimento. Ne presento in estrema
sintesi le motivazioni.
Il programma di Hilbert, a partire da ciò che si evince dall’analisi göde-
liana, può essere così riassunto: la crisi dei fondamenti della matematica può
essere risolta assiomatizzando le teorie matematiche e poi formalizzandole
completamente, ottenendo così un sistema formale di meta-livello, chiama-
to “metamatematica”, che si basa interamente su stringhe di segni e regole
sintattiche di manipolazione di questi. Il secondo teorema di incompletezza
dimostra che questo programma non può essere portato a termine. Infatti,
affinché possa fondare la matematica, la metamatematica deve essere consi-
stente. Ma il secondo teorema di incompletezza afferma che la consistenza
di un sistema non può essere dimostrata con una prova espressa interna-
mente al linguaggio del sistema stesso. La conclusione che trae Gödel è che
non è possibile ridurre la matematica a un’insieme di segni che vengono ma-
nipolati secondo regole sintattiche finitistiche. L’elemento concettuale e il
riferimento al significato non possono essere eliminati. Il tentativo di Hilbert
di mescolare empirismo, in quanto gli assiomi della metamatematica sono
direttamente percepiti nell’esperienza, e razionalismo, in quanto sono valide
solo prove che si basano sulla manipolazione sintattica dei segni, fallisce. I
risultati sull’incompletezza lo dimostrerebbero inequivocabilmente.
Per quanto riguarda il programma neopositivista di Carnap, Gödel
individua tre punti fondamentali che lo caratterizzano e di cui nega la cor-
rettezza, attraverso i teoremi di incompletezza:
1. l’intuizione matematica viene rimpiazzata completamente da una serie
di convenzioni sintattiche; 7
2. la matematica è vuota di contenuto;
3. la validità della matematica risulta compatibile con l’empirismo stretto.
Anche in questo caso, come in quello della critica al programma di Hilbert,
Gödel utilizza i teoremi di incompletezza, mostrando come sia impossibile
trasformare la matematica in una serie di regole sintattiche, eliminando ogni
riferimento al significato dei termini che appartengono al linguaggio mate-
matico. Il primo punto viene confutato da Gödel così: affinché le verità
della matematica possano basarsi soltanto su convenzioni linguistiche (sin-
tattiche), le convenzioni sintattiche devono essere consistenti, altrimenti da
esse deriverebbe qualsiasi enunciato, anche enunciati fattuali; ma, per il se-
condo teorema di incompletezza, la consistenza di un sistema formale non
può essere dimostrata all’interno del sistema stesso. Ciò significa che è ne-
cessario l’intervento di “qualcosa” di extralinguistico. Ci sono due possibilità
per ottenere la prova di consistenza: una prova di natura matematica oppu-
re una prova di natura empirica. In entrambi i casi le prove trascenderanno
la sintassi e così invalideranno il programma riduzionista di Carnap. Il ri-
sultato che ottiene Gödel dalla confutazione del primo punto è il seguente:
l’intuizione matematica non può essere eliminata. Ma questo risultato por-
ta immediatamente alla confutazione del secondo punto del programma di
Carnap, perché l’intuizione matematica conferisce un contenuto alla mate-
matica, un fatto extralinguistico, una parte concettuale. Il risultato della
confutazione del secondo punto è il seguente: la matematica possiede un
contenuto proprio. Ma se la matematica possiede un contenuto proprio e
l’intuizione matematica non può essere eliminata, la validità di un sistema
matematico non può essere compatibile con l’empirismo stretto del Circolo di
Vienna, che ammetteva la possibilità della matematica solo in quanto vuota
tautologia.
Wang afferma che fu proprio lo studio del programma di Carnap e lo
scritto che doveva pubblicare su questo argomento che spinsero Gödel allo
studio di Husserl. Husserl avrebbe dovuto fornirgli un metodo che potesse
superare l’incompatibilità tra empirismo e razionalismo e che potesse essere,
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in qualche modo finora non considerato, uno strumento di fondazione per la
matematica. Se la critica a Carnap rappresenta allora la pars destruens del
lavoro di Gödel riguardo decisione e fondazione in matematica, si potrebbe
dire che il metodo fenomenologico di Husserl poteva forse rappresentare per
Gödel la pars costruens.
3 Il ruolo della fenomenologia
La conclusione di interesse filosofico che si può trarre dalle analisi della
proposta carnapiana è che la matematica, in quanto possiede un contenuto,
che le viene fornito da un’intuizione specificatamente matematica, che tra-
scende il linguaggio formale, non può essere definita come pura sintassi del
linguaggio; inoltre è possibile che il contenuto della matematica non si limiti
al finito. Wang però ci informa che Gödel si rendeva conto che la propria
critica, se rispondeva alla questione di cosa la matematica non fosse, non
dava però quasi nessun contributo al problema alla radice di essa, cioè che
cosa la matematica fosse:
It seems to me that the two decisions may have been related. He had, he
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once told me, proved conclusively in this essay that mathematics is not
syntax of language but said little about what mathematics is. At the time
he probably felt that Husserl’s work promised to yield convincing reasons
for his own beliefs about what mathematics is. (Wang 1996, p. 163)
Il riferimento a Husserl e lo studio dei suoi scritti, quindi, rappresentava per
Gödel la speranza di poter trovare una strada positiva per “definire” (anche
se certamente in senso fenomenologico e non analitico) l’ambito e il meto-
do della disciplina che ha il nome di matematica. L’idea di fondo che ha
Gödel è quella di trovare un metodo di decisione per la matematica e la lo-
gica che sia rigoroso, ma non meccanico. Per rigoroso si intende un metodo
che permetta di dare ai problemi una decisione che non sia relativa o con-
testabile. Per non meccanico si intende un metodo che non sia riducibile a
una macchina di Turing. L’intuizione di Gödel è che questo metodo possa
3 Si riferisce qui al saggio su Carnap che ho precedentemente citato, più volte riscritto
da Gödel (vedi Gödel *1953/59). 9
corrispondere a un’applicazione della fenomenologia husserliana ai problemi
matematici. Il metodo cui si allude, se di metodo si può parlare, è quello
dello scavo sempre maggiore nel concetto, cioè di una sua progressiva chia-
rificazione, tramite il processo di astrazione. Questa soluzione anche se non
è mai esplicita, tuttavia, è legittimo attribuirla al matematico per alcune
delle proprie affermazioni riguardo i problemi di decisione in matematica,
con particolare riferimento all’ipotesi del continuo. Gödel indica per essa la
possibilità di tentare la via della fenomenologia, o almeno di una