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IL MONDO DISEGNATO DAI BAMBINI
Un’immagine è un simbolo che rappresenta una cosa reale e, a differenza della parola o del giocattolo, è
più fedele alla realtà. I bambini acquisiscono gradualmente la capacità di perfezionare la loro prospettiva
del mondo reale mediante la dimensione del disegno. Il disegno consente di riportare la tridimensionalità
degli elementi sulla superficie bidimensionale del foglio.
I bambini comprendono che le immagini possiedono un significato intorno ai due anni. Questo processo
avviene progressivamente e la comprensione di ciò che viene rappresentato precede la produzione
autonoma di disegni relativi a oggetti reali. Inizialmente, l’infante prova piacere nella produzione dello
scarabocchio, al quale gli psicologi non hanno attribuito alcun significato.
Il disegno è la proiezione del mondo interiore del bambino, delle sue attrazioni e dei suoi rifiuti, dei suoi
desideri e dei suoi timori: rappresenta un’espressione della vita emotiva e della personalità, uno strumento
per lo sviluppo della creatività e della maturazione del bambino e un indice del loro andamento, un mezzo
di indagine e di scambio con l’ambiente sociale e uno strumento per la comprensione dei rapporti che si
creano o che mancano tra adulto e infante.
Il bambino nei suoi primi tentativi di rappresentazione, non cerca di disegnare un oggetto come questo
appare, bensì l’idea, il modello interiore, e produce una schematica riduzione all’essenziale: quando il
bambino rappresenta le sue immagini, ci offre uno strumento per comprenderlo meglio di quanto non
consenta il linguaggio.
E’ con tutta la personalità che il bambino disegna, essa emerge nel tratto, nell’utilizzazione dello spazio,
nelle omissioni di alcune parti della composizione, nella scelta del colore, nei temi scelti nei disegni liberi. 2
Il disegno nasce come pure divertimento fine a se stesso, tentativi vari di scarabocchio senza alcun fine
premeditato “[…] i movimenti del bambino sono ampi e vigorosi, ma poco orientati e generano linee
casuali lungo direzioni diverse” (da “Il disegno dei bambini”, Eleonora Cannoni – Carrocci Editore).
Nonostante la sua non intenzionalità, anche questa fase ha la sua importanza, poiché permette al bambino
di esercitare il difficile controllo motorio della mano e di imparare la giusta impugnatura da sviluppare. La
comprensione della funzione rappresentativa del disegno emerge gradualmente.
Georges – Henri Luquet (1876/1965), uno dei maggiori autori ad occuparsi di tale tematica, ha proposto
uno schema evolutivo contraddistinto da quattro stadi.
Il realismo involontario o fortuito compare all’età di 2 anni. Il bambino non è ancora in grado di
riconoscere oggetti reali nel proprio disegno o di ricopiare intenzionalmente qualcosa che può
osservare nella realtà. Il bambino traccia semplicemente dei segni, e al termine li “interpreta” in
base ad una loro presunta somiglianza. Figura 1 "I cavallucci marini" Carlo
(3 anni). Dopo l’esecuzione del
disegno, alla richiesta di descrivere
il suo disegno Carlo si dimostra
titubante e pensoso. Dopo qualche
istante di incertezza, risponde “…
Beh, penso siano cavallucci
marini”.
Il realismo mancato si estende fra i 2 anni e mezzo e i 5 anni circa. Nel bambino compare
l’intenzionale scopo rappresentativo di un oggetto, ma a causa delle sue limitate abilità il tentativo
è destinato a fallire. Il risultato a volte non assomiglia minimamente all’obbiettivo iniziale; a volte,
addirittura, il disegno sembra rassomigliare a qualcosa di diverso dall’intenzione di partenza. 3
Figura 2 "Il piatto" Giulia (4 anni). Dopo aver consegnato il
disegno, afferma “Volevo disegnare una palla, ma mi sa che
assomiglia di più ai piatti dell’asilo!”
Il realismo intellettuale a partire dai 4 anni le abilità del bambino migliorano notevolmente. I
disegni sono molto più riconoscibili e, nonostante non siano ancora del tutto realistici, rispecchiano
sempre più la vera intenzione iniziale del bambino. Figura 3 “Il trattore che irriga il
campo” Manuel (6 anni). Il papà di
Manuel gestisce una piccola fattoria
famigliare. Il bambino rappresenta
l’attività svolta la sera prima nel suo
campo, ottenendo un buon risultato. Un
errore pittorico riconoscibile è la
trasparenza della figura umana stilizzata
alla guida. 4