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PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO

1) LO SVILUPPO PERCETTIVO

2) LO SVILUPPO DELL’APPRENDIMENTO E DELLA MEMORIA

3) LO SVILUPPO COGNITIVO

4) LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO E DELLA COMUNICAZIONE

5) LO SVILUPPO SOCIALE E DELLA PERSONALITA’

6) LO SVILUPPO AFFETTIVO ED EMOTIVO

7) LO SVILUPPO MORALE

MANUALE DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO –

CAMAIONI

CAP. 2. LO SVILUPPO PERCETTIVO

1. Principali teorie sullo sviluppo percettivo

Sullo sviluppo percettivo sono state definite due prospettive di base tra loro antitetiche:

- Empirista: la percezione nasce gradualmente dall’esperienza grazie all’associazione tra le

sensazioni elementari inizialmente rozze e frammentarie;

- Innatista: lo sviluppo percettivo avviene in funzione di competenze che fanno già parte

dell’equipaggiamento psichico del neonato.

La teoria della Gestalt

La teoria della Gestalt (Koehler, Koffka e Wertheimer) privilegia il punto di vista innatista e

sostiene che le forme sarebbero percepite, fin dalla nascita, come distinte dallo sfondo

Secondo questa prospettiva la percezione rappresenta un’attività psichica determinata dalle

proprietà intrinseche degli apparati recettivi e del sistema nervoso, cioè dalla dotazione innata

dell’organismo e dalla sua rapida maturazione neurologica.

La prospettiva genetica di Piaget

Secondo Piaget la percezione è una modalità particolare di azione e adattamento che può essere

compresa solo in relazione all’intelligenza. La percezione, in particolare, costituisce una modalità

conoscitiva inferiore e sarebbe gerarchicamente subordinata all’intelligenza dal punto di vista

evolutivo.

Diversamente dallo sviluppo dell’intelligenza caratterizzato da un’evoluzione per stadi

qualitativamente differenti, lo sviluppo percettivo costituisce secondo Piaget un processo continuo

caratterizzato da cambiamenti quantitativi.

L’approccio empiristico di Hebb

Hebb ha proposto un’interpretazione dello sviluppo percettivo su base neurofisiologica. Egli

avanza l’ipotesi che il neonato presenti fin dal momento della nascita, la capacità di cogliere la

distinzione tra figura e sfondo e di assegnare una coerenza globale ai contorni di questa entità

percettiva.

La percezione di una data forma costituisce il risultato di un processo di integrazione progressiva di

percetti parziali, inizialmente indipendenti e corrispondenti alle diverse parti della forma stessa.

Grazie al ripetersi di fissazioni e schemi di esplorazione oculo-motoria, questi elementi percettivi

vengono assemblati e integrati in una costellazione neuronica corrispondente a tutto lo stimolo. Si

raggiunge così l’identità della figura.

Si tratta di una processo di apprendimento lento e prolungato che ha luogo grazie ad una sorta di

esplorazione interiorizzata.

L’apprendimento percettivo secondo Bruner

Bruner intende lo sviluppo psichico non come una costruzione di strutture, ma come sequenza

delle modalità attraverso le quali il bambino rappresenta la sua esperienza e costruisce il suo

mondo. Le modalità esecutive, iconiche e simboliche di rappresentazione incidono sulla vita

mentale del bambino e costituiscono importanti strutture per il funzionamento intellettuale anche

nell’adulto.

La rappresentazione esecutiva consiste nello stabilire relazioni fra oggetti in funzione delle azioni

da essi evocati; quella iconica compare quanto il bambino è in grado di raffigurarsi il mondo

mediante un’immagine che è relativamente indipendente dall’azione. La percezione costituisce

essenzialmente un processo di categorizzazione(costruzione di un sistema di categorie) in base al

quale confrontare e classificare gli stimoli, di volta in volta, percepiti.

2. Lo sviluppo percettivo e lo sviluppo cognitivo

La percezione rientra nel vasto ambito delle funzioni cognitive in quanto costituisce una modalità

primaria, immediata e diretta di conoscenza e fornisce informazioni a forme più elevate di tale

conoscenza.

All’interno dei rapporti esistenti tra lo sviluppo percettivo e quello cognitivo si possono individuare

due momenti o periodi successivi:

- Primo periodo: di ordine percettivo (dalla nascita ai 5-6 anni), rapido progresso entro i

singoli ambiti percettivi che consente la strutturazione del campo percettivo secondo i

principi di figura-sfondo, la differenziazione dei rapporti spaziali e la percezione della

profondità. Questo sviluppo è connesso con la maturazione fisiologica degli apparati

sensoriali e del sistema nervoso. I processi percettivi, quindi, sembrano orientare lo

sviluppo intellettivo più di quanto quest’ultimo influenzi i primi.

- Secondo periodo: di ordine percettivo-cognitivo (dai 6 anni all’adolescenza), graduale

sviluppo dei processi cognitivi più elevati e influenza sullo sviluppo della percezione. I livelli

raggiunti dall’intelligenza influenzano e orientano l’ulteriore sviluppo della percezione

stessa (es. capacità di cogliere i rapporti tra le diverse parti o percepire i diversi

orientamenti di una forma e le relazioni spaziali).

3. La percezione del neonato e nel primo anno di vita

Diversi studi hanno accertato che il feto è soggetto sia a rumori endogeni intrauterini sia a fonti

sonore esterne, quali la voce umana e la musica.

Per quanto concerne l’effetto acustico della parola, Querleu et al. (1988) hanno accertato

l’esposizione prolungata alla voce materna suscita l’acquisizione di preferenze per la voce della

madre, per la lingua materna e per specifiche sequenze parlate o cantate.

Le stimolazioni prenatali parteciperebbero allo sviluppo dei processi di trattamento dei segnali da

parte dei sistemi recettivi.

Grazie all’introduzione di nuovi metodi di indagine, il neonato appare oggi come una organismo

dotato di un livello significativo di competenza percettiva in grado di rispondere in modo selettivo

alla diverse caratteristiche della stimolazione ambientale.

Procedure comportamentali:

o Il paradigma della preferenza di fissazione (Fantz, 1958): è stato possibile verificare che i

neonati, fin dalla prima settimana di vita, guardano più a lungo superfici strutturate

rispetto a superfici omogeneamente colorate.

o Paradigma della suzione non nutritiva: neonato (0-4 mesi) tende a succhiare in presenza di

stimoli nuovi o interessanti; continuerà a succhiare fino a quando lo stimolo sarà diventato

così familiare da non costituire più una novità.

o Il paradigma della assuefazione-recupero: tendenza dei neonati a preferire stimoli nuovi

rispetto a stimoli familiari. In un primo momento la presentazione di uno stimolo induce

uno stato di decremento dell’attenzione e determina una condizione di assuefazione o

abituazione allo stimolo stesso. Nella fase immediatamente successiva, in seguito

all’esposizione di uno stimolo nuovo, il neonato recupera l’attenzione verso la novità.

o Il paradigma del condizionamento operante: in un primo momento, quando il neonato

produce un determinato comportamento prescelto dallo sperimentatore riceve un

rinforzo. Il ripetersi di questa associazione consente la comparsa sistematica del

comportamento desiderato. In un secondo momento, una volta che è consolidato

l’apprendimento si osservano risposte del neonato rispetto a variazioni dello stimolo

condizionante.

PERCEZIONE NEL PRIMO ANNO DI VITA

 Fin dalla nascita, il neonato è in grado di eseguire movimenti oculari congiunti e di

inseguimento;

 Sono capai di cogliere la differenza di luminosità e sono sensibili al contrasto di chiarezza: il

lattante non ha una visione caotica, confusa e offuscata ma è in grado di mettere a fuoco le

immagini e di fruire di una visione adeguatamente nitida;

 Il neonato è in grado di discriminare stimoli diversamente colorati e distinguono il rosso

rispetto al blu e al verde

L’attenzione focalizzata

Alla nascita e alle prime settimane, il mondo visivo del neonato è limitato ad uno spazio a lui

prossimo in cui però esercita le sue capacità che sono sufficienti per consentirgli di percepire

numerosi aspetti dell’ambiente. La sua attività è governata fin dall’inizio dai processi di attenzione.

Questo orientamento esplorativo è guidato dalla novità e dalla rilevanza degli stimoli, mentre nei

mesi successivi si hanno sempre più manifestazioni di attenzione focalizzata.

Il bambino piccolo appare in grado in esplorare l’ambiente attraverso la fissazione visiva,

preferendo certi stimoli ad altri (attenzione selettiva). A due mesi mostra una preferenza per i

contorni interni; dalla prima settimana di vita discrimina i contorni curvi, mostrando una

preferenza per questi rispetto a quelli rettilinei. All’esplorazione visiva, si affianca anche la

capacità di esplorare gli oggetti afferrandoli e manipolandoli con le mani.

E’ interessante notare che già a 4-5 mesi compaiono differenze individuali nello stile attentivo,

connesse con lo stile cognitivo complessivo e con le modalità di interagire con l’ambiente: i

soggetti che hanno tempi di fissazione più brevi fanno ricorso a strategie più efficaci per

l’acquisizione delle informazioni (dal generale al particolare) rispetto a quelle impiegate dai

soggetti che fissano lo stimolo più a lungo (viceversa).

L’organizzazione percettiva

 2-3 mesi: percezione di parti all’interno dell’articolazione figura-sfondo (il neonato non è

in grado di organizzare stimoli in totalità unitarie, governate secondo le leggi della Gestalt);

 3-4 mesi: percezione del carattere globale della configurazione;

 Fine dei 2 mesi: costanza percettiva (capacità di percepire oggetti come dotati di qualità

invarianti nonostante il variare delle condizioni fisiche di stimolazione). In particolare,

costanza della grandezza e costanza della forma.

 Dalla seconda settimana di vita: percezione della profondità, capacità del neonato di

cogliere la tridimensinalità di oggetti virtuali;

 Preferenza dei neonati per stimoli in movimento; a 5 mesi sono in grado di discriminare

differenti qualità di trasformazioni cinetiche.

La percezione del volto umano

Processi percettivi nei riguardi del volto umano da parte del neonato: detezione (capacità di

individuare le caratteristiche invarianti che definiscono un volto), discriminazione e

riconoscimento. All’inizio il neonato orienta più frequentemente lo sguardo verso i contenuti

esterni del volto; successivamente predilige le parti interne (occhi e bocca).

 Ad un mese di vita, il neonato risponde con il sorriso ad un volto reale che si avvicina o ad

una sagoma ovale nella qual sono disegnati due punti ben evidenti; poi mostrano interesse

per la bocca.

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
35 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ciccina.ale di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Rossi Paolo.