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La Storia
Le due sculture furono realizzate nel 1274 probabilmente dal bronzista Rubeus, un artista tedesco attivo presso i cantieri di Arnolfo di Cambio e Fra Bevignate, per essere portate in processione durante la festa di Sant'Ercolano. Nel 1281 furono infatti poste ad abbellire la fontana "in pedis platee" di Arnolfo di Cambio, ma già nel 1301 trovarono posto sulla facciata nord del Palazzo dei Priori (figura 1). Qui rimasero fino alla metà degli anni '60 del secolo scorso, quando tra il 1966 e il 1973 subirono prima un restauro presso l'Istituto Centrale del Restauro e furono poi definitivamente sostituite con delle copie contemporanee. Nel 2005 sono state esposte per la mostra su Arnolfo di Cambio all'ingresso della Galleria Nazionale dell'Umbria e qui trovano ancora posto (figura 2).
Figura 1. Le copie del Grifo e del Leone sopra il portale della Sala dei Notari, facciata Nord del Palazzo dei Priori di Perugia
Figura 2. I bronzi originali
restaurati ed esposti all'ingresso della Galleria Nazionale dell'UmbriaANALISI DELLE STATUE
Gli studi e le analisi condotti in occasione del restauro e l'endoscopia realizzata prima della mostra del 2005 hanno chiarito diversi dubbi circa la datazione, la tecnica utilizzata, la composizione metallica e la doratura dei bronzi.
Le analisi con il radiocarbonio hanno rivelato che la fusione avvenne tra il 990 d.C. e il 1310 d.C, confermando quindi i dati delle fonti scritte che indicavano il 1274 come l'anno della realizzazione.
La tecnica, uguale per entrambe le sculture, è quella della fusione a cera persa con il metodo diretto, con un unico getto di un bronzo ternario. Queste le composizioni:
- Grifo (figura 3), rame (88,15), stagno (10,23), piombo (0,44)
- Leone (figura 4), rame (91,35), stagno (7,54), piombo (0,77)
Entrambe presentano impurezze quali antimonio, arsenico e nichel.
Figura 3. Il Grifo
ANALISI DELLE STATUE
La doratura risulta esser stata applicata a missione.
una colla di olio di lino, resina epigmenti, che va distribuita con cautela con una o due mani di pittura, usando un pennello piccolo e morbido; è una tecnica di applicazione semplice, ma è inadatta a grandi coperture. Infatti impedisce la brunitura: la doratura fu mediata perciò dalla tecnica di doratura pittorica a bolo, per cercare di ottenere un effetto più brillante.
La superficie esterna dei bronzi non è stata sottoposta ad alcun trattamento di rifinitura o lisciatura. Soltanto la pelle di fusione è stata asportata nelle parti lisce, facendo uso di lime, di cui rimangono i segni nelle profonde e abbondanti rigature.
Figura 4. Il Leone
IL DEGRADO
Essendo le statue poste ad adornare la fontana "in pedis platee" i due bronzi subirono innanzitutto gli effetti degradanti dovuti a una situazione di umidità critica. Probabilmente, vista la maggiore presenza di stagno, nel Grifo potevano essere presenti delle macchie bianche dovute al
proliferare di ossidi di stagno, i quali hanno però giocato anche un ruolo protettivo per il bronzo stesso, andando a rafforzare la patina. Quindi dal 1301, collocate sopra il portale del Palazzo dei Priori, hanno continuato a subire per quasi sette secoli gli effetti degli agenti atmosferici, con la definitiva formazione di un sottile strato di cuprite (Cu2O). Gli studi sulla corrosione hanno mostrato che la velocità di corrosione del rame e del bronzo è elevata nei primi anni di esposizione e poi gradualmente diminuisce. Tale comportamento è stato attribuito allo strato di cuprite in patina: con l'aumentare del tempo di esposizione all'ambiente, tale strato di cuprite diventa sempre più spesso e compatto fornendo una maggiore protezione al substrato metallico. IL DEGRADO In seguito, a partire dal XX secolo, sopra allo strato di cuprite si è formato uno strato di prodotti di corrosione costituito da sali di rame di colore blu-verdastro.Principalmente brochantite (Cu4SO4[OH]6), dovuto alle sempre maggiori concentrazioni di SO2 atmosferico.
SO2 + H2O + ½ O2 → H2SO4
4Cu + SO4 + 6OH- → Cu4SO4(OH)62-
2-La pioggia, a cui i due bronzi sono stati esposti nei secoli, ha poi agito a diffondere i sali come si nota dalle striature sui fianchi del Grifo e soprattutto del Leone (figura 5).
Un altro fattore di degrado è stato sicuramente il guano dei piccioni: infatti, in combinazione con l'umidità e gli inquinanti atmosferici, gli acidi organici hanno rafforzato l'attività corrosiva andando a formare acetati di piombo. Anche in questo caso ha collaborato la pioggia che ha portato i componenti chimici all'interno dei fori estendendo l'azione di corrosione in profondità. Figura 5. Il degrado subito dalle copie ricalca quello degli originali, con effetti anche più aggressivi.