Grice e le massime della cooperazione
Grice faceva derivare da un principio di cooperazione 4 tipi di massime:
- Quantità, che afferma che chi parla deve dare un contributo tanto informativo quanto è richiesto;
- Qualità, che afferma che chi parla deve cercare di dare un contributo vero, nel senso che non deve dire falsità o cose di cui non ha prove;
- Relazione, che afferma che chi parla deve farlo in modo pertinente all'argomento della conversazione;
- Modo, che afferma che chi parla deve essere ordinato nell'esposizione, evitando l'ambiguità o la prolissità.
Descrizione della storia della sociolinguistica
Il termine cominciò a essere usato negli anni 1950 (sporadicamente anche prima). La nuova disciplina cominciò ad affermarsi con potenza negli Stati Uniti negli anni 1960. Fra i padri fondatori: Labov (soprattutto), Fishman, Dell Hymes. In Italia: Cardona. Ragioni: mescolanza etnica e culturale (melting pot) e dimensione antropologica della ricerca linguistica.
I problemi di pianificazione linguistica, alfabetizzazione, standardizzazione e insegnamento della lingua materna sorti nel secondo dopoguerra (terzo mondo e via di sviluppo) non potevano far passare inosservate le varietà linguistiche e i problemi connessi agli usi linguistici più svariati. Inoltre, grazie allo sviluppo della tecnologia, tantissimi fenomeni linguistici prima sfuggenti perché confinati alla lingua parlata, si possono finalmente registrare e quindi studiare in maniera sistematica e approfondita.
Che cos'è un dialetto?
Il dialetto è quel sistema linguistico subordinato ad una lingua standard con la quale è strettamente imparentato e in confronto alla quale ha una diffusione più limitata. Un dialetto ha una propria storia e una propria struttura diversa dalla lingua standard, ad esempio i dialetti italiani come il campano o i dialetti italo-romanzi sono subordinati all'italiano nel senso che il dialetto copre gli usi
Bassi cioè quelle situazioni sociali non impegnative, mentre la lingua standard è utilizzata per gli usi alti cioè quelle situazioni sociali più formali.Che cos'è una lingua minoritaria?
Una lingua minoritaria, a volte indicata come eteroglossia, è una lingua parlata dalla comunità linguistica all'interno di uno stato in un contesto di minoranza demografica e spesso diversa dalla lingua ufficiale/comune dello stato in cui si trova quella lingua è usata. In generale, una lingua minoritaria etnica ha un valore simbolico di identità nazionale o culturale per la comunità che la utilizza. Una comunità che parla una lingua minoritaria è indicata con il termine lingua minoritaria. Viene fatta anche una distinzione tra lingue minoritarie e lingue immigrate perché le prime lingue sono quelle presenti in un determinato territorio con origini storiche e la seconda lingua la cui presenza è dovuta.come l'italiano. Queste lingue minoritarie sono spesso trasmesse oralmente da generazione in generazione, ma a causa dell'influenza della lingua dominante e dei cambiamenti sociali, stanno lentamente scomparendo. Per preservare e promuovere le lingue minoritarie, sono state adottate diverse misure. Ad esempio, in Italia è stata istituita la Legge 482/1999 che riconosce e tutela le lingue minoritarie presenti sul territorio nazionale. Questa legge prevede l'insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole, la promozione di programmi televisivi e radiofonici nelle lingue minoritarie e la possibilità di utilizzare le lingue minoritarie nei rapporti con le istituzioni pubbliche. Tuttavia, nonostante queste misure, le lingue minoritarie continuano ad essere a rischio di estinzione. È importante sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della diversità linguistica e promuovere l'uso e l'apprendimento delle lingue minoritarie. Solo così sarà possibile preservare e valorizzare il patrimonio linguistico e culturale delle comunità che parlano queste lingue.
Ovvero la lingua ufficiale dello Stato. Inoltre, si individuano alcune lingue minoritarie in relazione ad enti politico-amministrativi di natura diversa da quella di uno Stato. È il caso, ad esempio, dei cosiddetti dialetti interni in Italia o di quei dialetti italo-romantici parlati in aree geografiche dove il dialetto di riferimento parlato nelle zone limitrofe è storicamente diverso. Si tratta di lingue che progressivamente perdono campo di utilizzo e parlanti man mano che entrano in contatto con la presenza di una lingua socialmente e culturalmente dominante, ovvero la lingua ufficiale dello Stato. Inoltre, si individuano alcune lingue minoritarie in relazione ad enti politico-amministrativi di natura diversa da quella di uno Stato.
25. Quali sono le basi storiche dell'italiano standard? La varietà standard di italiano è basata sul volgare fiorentino del Trecento, che grazie al prestigio letterario delle cosiddette tre corone fiorentine (Dante, Petrarca, Boccaccio) si impose come modello di lingua scritta e parlata in tutta Italia.
Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio) e alla supremazia economica e culturale raggiunta in quell'epoca da Firenze, e incrementata nel Quattrocento, acquista via via nell'età dell'Umanesimo e del Rinascimento il carattere di lingua letteraria di elezione, presentandosi come il principale candidato a rispondere all'esigenza di una lingua unitaria adeguata al rinnovamento culturale rinascimentale. Il coronamento di questo processo si ha nella prima metà del Cinquecento con la fioritura di grammatiche del volgare, che diffondono il modello fiorentino come lingua letteraria in tutta Italia, e discutono e fissano le norme dell'italiano segnandone la codificazione come lingua standard. 26. Descrivere il modello parlato/scritto proposto da Koch e Oesterreicher Lo scritto tende di solito a condividere le caratteristiche tipiche dei registri molto formali mentre il parlato, per via della sua natura più spontanea, tende a condividere i tratti tipici.dei registri molto informali. Se lo scritto è la lingua della distanza comunicativa, il parlato è la lingua della vicinanza, o immediatezza, comunicativa. In questa prospettiva, scritto e parlato si oppongono fra di loro sulla base di parametri come: - Pubblicità: alta nello scritto e bassa nel parlato; - Confidenza o familiarità fra i partecipanti all'interazione: bassa nello scritto e alta nel parlato; - Partecipazione emotiva: nulla nello scritto e forte nel parlato; - Prossimità fisica tra i partecipanti: nulla nello scritto e alta nel parlato; - Spontaneità della comunicazione: minima nello scritto e massima nel parlato; - Fissazione degli argomenti: alta nello scritto e nulla nel parlato. 27. Qual è la differenza tra un pidgin e il creolo? Il PIDGIN nasce per adempiere alla comunicazione tra gruppi di parlanti con lingue materne diverse, tipiche di situazioni migratorie o coloniali, e funziona quindi da lingua franca. Nasce perSoddisfare bisogni comunicativi essenziali relativi a rapporti di lavoro o di commercio oppure dettati da questioni di sopravvivenza. Un pidgin è un sistema linguistico semplificato che presenta fenomeni di semplificazione che rendono la grammatica autonoma e ben diversa da quella delle lingue di partenza. Un pidgin non ha parlanti nativi perché non è di per sé lingua materna di un gruppo di parlanti. Col tempo però, il pidgin può essere trasmesso come lingua materna presso una comunità di parlanti: quando ciò accade, un pidgin si sviluppa in creolo.
Il creolo nasce come lingua materna, e quindi come strumento di comunicazione principale, di una comunità. Un creolo è quindi utilizzato non solo per i bisogni comunicativi essenziali, ma viene usato in domini di impiego diversificati e sviluppa un lessico e una grammatica più elaborati di quelli del pidgin da cui ha origine.
28. Che cosa si intende per koinè?
E koneizzazione? La koineizzazione è un esempio di fenomeno di convergenza orizzontale: si tratta di un processo diviso in 2 fasi: la prima fase è caratterizzata dalla mescolanza caotica di tratti linguistici provenienti da varietà differenti e la seconda fase è una fase di livellamento delle differenze vernacolari più marcate. Un processo di koineizzazione può anche sfociare nell'emergenza di una nuova varietà di lingua portando alla formazione di una koinè cioè una varietà di contatto costituita da tratti linguistici di più varietà. Un esempio di koineizzazione è in Ticino dove la comunicazione tra parlanti di dialetti ticinesi diversi, in contatto quotidiano ad esempio per lavoro, si caratterizza per la rinuncia di tratti vernacolari più marcati.
Come si può definire la pianificazione linguistica? La posizione sociale di una lingua può essere soggetta ad interventi
programmati a modificarla, e l'insieme di questi provvedimenti linguistici, politici e legislativi per conferire lo status alla lingua e per migliorare la posizione sociale delle lingue svantaggiate va sotto il nome di pianificazione linguistica.
In sociolinguistica, qual è la differenza fra una variabile e una variante?
In sociolinguistica una delle nozioni importanti è quella di variabile, cioè un insieme di modi diversi di dire la stessa cosa, ognuno dei quali è correlato a qualche tratto extralinguistico. Ciascuno di questi modi diversi è una variante. Una delle varianti di una variabile è sempre la variante standard. Tra i diversi fattori extralinguistici che entrano in correlazione con varianti di variabili ci sono la provenienza geografica e il livello di istruzione del parlante.
Che cosa sono l'essenzialismo e il costruttivismo in sociolinguistica?
Da un punto di vista teorico per quanto riguarda il concetto di
sociolinguistica? Entrambe le discipline si occupano dello studio delle dinamiche sociali e del loro impatto sulla lingua. La linguistica femminista si concentra specificamente sulle questioni di genere e sul modo in cui il linguaggio può riflettere e perpetuare le disuguaglianze di genere. La sociolinguistica, d'altra parte, esamina come i fattori sociali come classe sociale, etnia e status influenzino l'uso e la variazione linguistica. Entrambe le discipline cercano di comprendere come la lingua sia influenzata e influenzi a sua volta la società.La questione del politically correct? La lingua è uno strumento essenziale di azione politica; infatti il linguaggio verbale permette la propaganda politica, la persuasione e l'ottenimento del consenso. Circa il far politica con la lingua, due dimensioni molto sviluppate in anni relativamente recenti sono il linguaggio politically correct e il discorso inclusivo. Il politically correct si riferisce all'uso di un linguaggio che evita di offendere o discriminare gruppi sociali o minoranze. Questo tipo di linguaggio cerca di promuovere l'uguaglianza e il rispetto per tutte le persone, evitando termini o espressioni che potrebbero essere considerati offensivi o denigratori. Il discorso inclusivo, invece, si concentra sull'uso di un linguaggio che includa tutte le persone, indipendentemente dal loro genere, orientamento sessuale, etnia, religione o abilità. Questo tipo di linguaggio cerca di evitare l'uso di pronomi o termini che possano escludere o discriminare determinati gruppi. Entrambe queste dimensioni del linguaggio politico hanno suscitato dibattiti e controversie. Alcuni sostengono che il politically correct sia una forma di censura o limitazione della libertà di espressione, mentre altri lo vedono come un modo per promuovere l'uguaglianza e il rispetto. Allo stesso modo, il discorso inclusivo è stato accolto da alcuni come un modo per rendere il linguaggio più inclusivo e rispettoso, mentre altri lo considerano un eccesso di politica del linguaggio. In conclusione, la questione del politically correct e del discorso inclusivo riguarda il modo in cui utilizziamo il linguaggio per comunicare e far politica. È un dibattito complesso che coinvolge questioni di libertà di espressione, uguaglianza e rispetto.Scarica il documento per vederlo tutto.
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