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Con l’espressione “violenza nei confronti delle donne” si intende designare una violazione dei diritti umani
e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere
che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o
economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della
libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata (art. 3 della Convenzione del Consiglio d’Europa
sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica).
Le donne sono in misura estremamente maggiore vittime di omicidi, nelle relazioni interpersonali,
rispetto alla violenza femminile sugli uomini.
Nel suo libro Concita De Gregorio si domanda come facciano le donne a resistere al dolore, a convivere
con la violenza; infatti solo il 4% delle donne vittime di violenza denuncia alle Autorità, la restante
parte continua a subire i maltrattamenti.
La domanda che si pone l’autrice è “come mai oggi, nell’Italia delle ragazze calabresi che a scuola sono
le più brave d’Europa, delle figlie delle rivoluzioni sociali, delle manager e delle capitane d’impresa,
come mai nel mondo delle trentenni e delle quarantenni che hanno studiato all’estero, che sono
cresciute libere, che sarebbero nelle condizioni di esercitare la loro autonomia, delle ventenni che
potrebbero aspirare a fare l’astronauta e non la moglie, che non dovrebbero aver bisogno dei soldi e
della tutela di nessuno, come mai queste donne sono disposte a sopportare?”. Può essere vergogna o
paura, come suggeriscono alcuni, ma forse le donne sono consapevoli della debolezza maschile,
pensano che l’uomo, il loro aguzzino, reagisca con la violenza perché non è capace di gestire la propria
rabbia, mentre le donne sanno aspettare e credono che prima o poi i propri mariti, fidanzati, padri
riusciranno a controllarsi. È la storia intitolata “Rateta”, in cui una topolina, mentre scopa le scale,
trova un soldo e si compra un fiocco, da invisibile quale era diventa la topolina più desiderata del
quartiere; tra tutti i pretendenti sceglie il gatto, mellifluo, vellutato, seduttore; si sposano. La storia è
facilmente prevedibile: il gatto mangia il topo. Morale: i gatti sono gatti e questo restano. Retromorale:
i topi femmina tendono a scegliere i gatti, forse pensano che li salveranno, forse sono in preda a un
delirio di onnipotenza o hanno una vocazione al martirio: comunque lo fanno. Ecco l’insegnamento,
evita i gatti; sarai tentata di preferirli, li sceglierai ma evitali, invece. Non esistono gatti vegetariani,
esistono solo gatti melliflui, dissimulatori dei loro propositi. Esistono poi, in numero enorme, topine
presuntuose che credono di cambiare i gatti in topi, di essere più forti di loro. Le topoline si lasciano
picchiare e maltrattare, anche sessualmente, per “lasciare sfogare” i gatti, sono consapevoli di essere
maltrattate eppure glielo lasciano fare. Perché? Perché pensano che questo possa colmare le loro
fragilità maschili.
La realtà, però, è un’altra, la cultura patriarcale ha reso gli uomini incapaci di affrontare e gestire il
rifiuto, ad accettare che la moglie o la compagna possa avere un ruolo lavorativo più prestigioso di
quello dell’uomo; fino a pochi anni fa il delitto d’onore (abrogato nel 1981) permetteva loro di punire
la moglie per salvaguardare la reputazione, perciò oggi il loro unico strumento per la rivalsa è la
violenza (il 93% delle violenze è commesso dal partner).
Il tema è molto importante, tanto che Oliviero Toscani, in una campagna contro la violenza sulle donne,
afferma che i bambini incarnano la purezza ed è proprio dall’infanzia che tutto ha inizio,
dall’educazione dei genitori, dai valori che trasmettono. È importante crescere i bambini nel rispetto
verso l’altro sesso e verso il mondo. È un tema molto delicato, tanto che la campagna è stata ritirata, a
causa delle critiche da parte dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Telefono Azzurro e l’Associazione
Italiana Genitori.
Non esiste soltanto la violenza domestica, un altro argomento altrettanto importante e degno di nota è
la prostituzione minorile. È la storia di Dalia, una bambina di 12 anni, a cui la nonna aveva detto che in
cambio di soldi per poter vivere sarebbe dovuta andare a lavorare. La bambina parte, e inizia il suo
incubo: le viene offerta una stanza in una nave e gli uomini si susseguono, uno dopo l’altro. Fino a