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Descrizione delle criticità associate alla validità diagnostica
Le diagnosi hanno validità quando permettono di formulare previsioni accurate sulle relazioni che intercorrono tra osservazioni diverse. Il DSM specifica che devono essere presenti compromissioni funzionali (disabilità) o profondo malessere per soddisfare i criteri per una diagnosi. Ne deriva che le diagnosi sono correlate a compromissioni funzionali come problemi coniugali e assenteismo sul lavoro. Oltre a cogliere le più comuni difficoltà incontrate da persone con una certa diagnosi, è auspicabile che quella diagnosi permetta di prevedere che cosa ci si debba attendere in futuro, cioè il probabile decorso del disturbo e la risposta a trattamenti differenti. È anche più importante aspettarsi che la diagnosi sia in relazione con le possibili cause del disturbo, ad esempio con una predisposizione genetica oppure un evento traumatico, etc. Una diagnosi con...
forte validità dovrebbe essere in grado di prevedere uno spettro molto ampio di informazioni. Alcune sindromi psicopatologiche del DSM hanno un'effettiva validità di costrutto, nel senso che permettono, a partire da alcune osservazioni, di prevedere con sicurezza un certo numero di informazioni aggiuntive, come ad esempio la risposta ad un certo trattamento, il decorso dei sintomi, il funzionamento sociale e l'eziologia. Tuttavia, molte altre diagnosi del DSM hanno una validità inferiore e forniscono poche o pochissime informazioni in aggiunta al quadro sintomatico. COSA SI INTENDE PER VALIDITÀ DI COSTRUTTO DELLE CATEGORIE DIAGNOSTICHE DEL DSM? Le diagnosi hanno validità quando permettono di formulare previsioni accurate sulle relazioni che intercorrono tra osservazioni diverse. Il DSM specifica che devono essere presenti compromissione funzionale (disabilità) o profondo malessere per soddisfare i criteri per una diagnosi. Ne deriva che lediagnosi sono correlate a compromissioni funzionali come problemi coniugali e assenteismo sul lavoro. Oltre a cogliere le più comuni difficoltà incontrate da persone con una certa diagnosi, è auspicabile che quella diagnosi permetta di prevedere che cosa ci si debba attendere in futuro, cioè il probabile decorso del disturbo e le risposta a trattamenti differenti. È anche più importante aspettarsi che la diagnosi sia in relazione con le possibili cause del disturbo, ad esempio con una predisposizione genetica oppure un evento traumatico, etc. Una diagnosi con forte validità dovrebbe essere in grado di prevedere uno spettro molto ampio di informazioni. Alcune sindromi psicopatologiche del DSM hanno un'effettiva validità di costrutto, nel senso che permettono, a partite da alcune osservazioni, di prevedere con sicurezza un certo numero di informazioni aggiuntive, come ad esempio la risposta ad un certo trattamento, il decorso dei sintomi.il funzionamento sociale el' eziologia. Tuttavia, molte altre diagnosi del DSM hanno una validità inferiore e forniscono poche o pochissime informazioni in aggiunta al quadro sintomatico. 06. ESPONGA ALCUNE DELLE CRITICITÀ DEL DSM-5 DESCRIVENDONE ALMENO DUE. 1. Le nuove dipendenze. L'introduzione del concetto di "dipendenze comportamentali" (le "nuove dipendenze") potrà subdolamente favorire una cultura secondo la quale tutto quello che ci piace molto diventa un disturbo mentale. Occorre stare in guardia dall'uso sconsiderato di diagnosi quali dipendenza da Internet o da sesso, nonché dai costosi programmi di trattamento che verranno proposti per speculare su questi nuovi "pazienti". 2. Lutto Il normale lutto viene ora considerato un possibile fattore scatenante per la Depressione maggiore. È un fatto comune che spesso i pazienti si deprimono dopo un lutto, ma un'associazione così formalizzata rischiaDi indurre gli psichiatri a considerare opportuno o addirittura necessario prescrivere una copertura farmacologica a pazienti che avrebbero più bisogno di sostegno e di ascolto. Negare il fatto che dal lutto complicato si possa transitare alla depressione è contrario ad ogni buon senso (nel DSM-IV-TR si negava la possibilità di diagnosi di depressione) ma proporre che il lutto normale possa causare depressione potrebbe esporre uno psichiatra che non prescriva antidepressivi a pazienti in lutto al rischio di avere compiuto una grave negligenza.
DESCRIVA LE CRITICITÀ ASSOCIATE ALLA DIAGNOSI DI "SINDROME DA RISCHIO PSICOTICO" PROPOSTA NEL DSM-5.
Riguardo alla proposta di una nuova diagnosi di "Sindrome da rischio psicotico", è stato fatto notare che non solo è ingiustificata, ma che avrebbe anche l'effetto di "psichiatrizzare" inutilmente numerose persone per far aumentare la vendita di farmaci antipsicotici.
valutazione nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Questa diagnosi è stata oggetto di dibattito e critica da parte della comunità scientifica. Gli antipsicotici atipici, sebbene costosi, possono causare obesità e non sono efficaci nella prevenzione della psicosi. Inoltre, i test per predire lo sviluppo futuro di una psicosi non sono considerati affidabili. La proposta di diagnosi della "Sindrome da rischio psicotico" è stata ritirata a causa delle numerose critiche ricevute. Gli studi sul "rischio psicotico" sono stati condotti principalmente da un unico gruppo di ricercatori e le modalità di valutazione dei casi sono state considerate discutibili. La sindrome psicotica attenuata è una diagnosi che richiede ulteriori valutazioni secondo il DSM-5.approfondimento.Lezione 00704.
E' POSSIBILE NEL DSM UNA INTEGRAZIONE TRA L'APPROCCIO NOSOGRAFICO-DESCRITTIVO E QUELLO ESPLICATIVO INTERPRETATIVO?
Il DSM include alcune scale, come ad es. la Scala del Funzionamento Difensivo, la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento Relazionale e la Scala di Valutazione del Funzionamento Sociale e Lavorativo, che dimostrano il tentativo da parte degli estensori del DSM di ampliare il sistema multi-assiale muovendosi in settori estranei alla psicopatologia descrittiva. Si potrebbe quindi pensare che queste scale consentano un'integrazione tra i due sistemi diagnostici.
05. IN CHE SENSO, COSI COME OSSERVATO DA DEL CORNO E LANG, L'APPROCCIO DEL DSM E "SYMPTOM BEHAVIOR ORIENTED"?
Il DSM include alcune scale, come ad es. la Scala del Funzionamento Difensivo, la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento Relazionale e la Scala di Valutazione del Funzionamento Sociale e Lavorativo, che dimostrano il tentativo da parte
degli estensori del DSM di ampliare il sistema multi-assiale muovendosi in settori estranei alla psicopatologia descrittiva. Si potrebbe quindi pensare che queste scale consentano un’integrazione tra i due sistemi diagnostici. In realtà, come osservano Del Corno e Lang (2013), essendo l’approccio del DSM symptom-behavior oriented, tutto ciò che non rientra in esso si presenta come aggiunta, sovrapposizione, più che vera e propria integrazione. Infatti, l’inclusione di nuove scale, la Scala del Funzionamento Difensivo, la Scala di Valutazione Globale del Funzionamento Relazionale e la Scala di Valutazione del Funzionamento Sociale e Lavorativo, dimostra il tentativo di ampliare il sistema multi-assiale muovendosi in settori che sono estranei alla psicopatologia descrittiva. È però innegabile che queste scale introducono nuovi termini (ad es. conflitto emotivo, stressor interno) e portano a porsi interrogativi sulle cause psicologiche. In questo modo,l'approccio nosografico-descrittivo si concentra sulla classificazione e la descrizione dei sintomi e dei disturbi psicopatologici, senza cercare di spiegare le cause sottostanti. Questo approccio si basa su criteri diagnostici standardizzati, come il DSM-5 o la Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-10). D'altra parte, l'approccio esplicativo-interpretativo cerca di comprendere le cause e i meccanismi che stanno alla base dei disturbi psicopatologici. Questo approccio si basa su teorie e modelli che cercano di spiegare il perché dei sintomi e dei disturbi, come ad esempio il paradigma genetico, delle neuroscienze o cognitivo-comportamentale menzionati in precedenza. In sintesi, l'approccio nosografico-descrittivo si concentra sulla classificazione e la descrizione dei sintomi, mentre l'approccio esplicativo-interpretativo cerca di spiegare le cause e i meccanismi dei disturbi psicopatologici.fermarsi al sintomo non permette di avere un quadro globale e vi è laperdita di informazioni che si possono, invece, rivelare molto utili per conoscere ilpaziente. nell'approccio interpretativo si considera il sintomo ma esso è un segno che rimanda ad altri segni; esso si comprende proprio grazie ai segni; l'intento è di "leggere dietro" al sintomo e anche dietro al segno, o "leggere dietro ai sintomi aiutandosi con i segni". Ossia: si cerca di comprendere il segno patologico inserendolo nel contesto dei segni non patologici che appartengono al soggetto. 08. DESCRIVA LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELL'APPROCCIO INTERPRETATIVO-ESPLICATIVO. Quando si adotta un sistema diagnostico di tipo interpretativo esplicativo, si applica una specifica teoria del comportamento (psicogenetica, sociogenetica o organogenetica) che viene successivamente declinata in una tecnica terapeutica. Questo approccio ritiene fondamentale capire la causa eL'evoluzione (cioè la genesi) di un fenomeno patologico. Nel sistema diagnosticointerpretativo-esplicativo vi è una grande attenzione per il sintomo (ad es. le parestesie) ma non è sufficiente in quanto si tratta di "leggere dietro" per riuscire a costruire un'interpretazioneeziologica. Nell'incontro con un paziente vi sono però anche comportamenti che non sono sintomi ma che permettono di fare delle inferenze. Prestare attenzione a questi elementi, anche ai dati di natura relazionale, vuol dire guardare a segni che sono importanti tanto quanto i sintomi. Si tratta di mantenere la conflittualità tra le diverse teorie quindi, di fronte al paziente, avremo che la mente del clinico diventa terra di conflitti. Confliggono la sfera biologica e quella psicologica, l'interpretazione psicoanalitica e quella cognitiva. Ciascuna si completa con le altre, decade o permane in relazione alla raccolta degli elementi clinici durante il
ico è un elemento centrale nella teoria psicoanalitica di Sigmund Freud. Secondo Freud, il conflitto interno tra le diverse parti della mente, come l'Es, l'Io e il Super-Io, è responsabile dei disturbi psicologici. Il lavoro diagnostico consiste nel raccogliere informazioni sul paziente attraverso interviste, test psicologici e osservazioni cliniche al fine di identificare i conflitti inconsci che possono essere alla base del disturbo. Una volta identificato il conflitto, il clinico può utilizzare diverse tecniche terapeutiche, come la psicoanalisi, per aiutare il paziente a comprendere e risolvere il conflitto interno.